giuseppe conte roberto gualtieri euro tasse

IL MES GIÀ INIZIA A FARE DANNI? L'ASTA DEI BTP SI RIVELA UNA DELUSIONE - RICHIESTE SOTTO LA MEDIA E CRESCITA DEI RENDIMENTI DEI TITOLI A 5 E 10 ANNI. GLI ESPERTI TEMONO LA RISTRUTTURAZIONE DEL DEBITO. HA RAGIONE GUALTIERI: OTTENERLA NON SARÀ PIÙ FACILE CON LA RIFORMA. MA UNA VOLTA IMBOCCATA QUESTA STRADA, TOSARE GLI INVESTITORI SARÀ PIÙ SEMPLICE

ROBERTO GUALTIERI PIERRE MOSCOVICI

 

Fabio Dragoni per ''la Verità''

 

Scherzare con il fuoco può essere pericoloso e le proposte di modifica al trattato istitutivo del Meccanismo europeo di stabilità (noto come fondo salva Stati) iniziano a turbare gli investitori. Ad alimentare le perplessità non è tanto lo spread, in lieve aumento a circa 170 punti. Il differenziale nel rendimento fra Btp e Bund è infatti un termometro inattendibile per misurare il sentimento degli operatori sul nostro debito. Ciò che lascia perplessi è l' aumento dei rendimenti sulle nuove emissioni. Questa è una misura più accurata per testare il gradimento sul nostro debito. Ieri la Repubblica italiana ha collocato due Btp: uno con scadenza a cinque anni, l' altro a dieci, assieme a un Cct rimborsabile a sei anni.

 

roberto gualtieri giuseppe conte 1

L' asta non è stata un successo, per due motivi. Per collocare il primo Btp lo Stato ha dovuto offrire un rendimento dello 0,64%. Una cifra in sé più che «giusta», ma in aumento rispetto alla precedente analoga asta del 30 ottobre, che aveva segnato lo 0,43%. In altre parole, il costo annuo del Btp a cinque anni è aumentato di quasi il 50%.

 

E questo è un costo «vero», che si riverbera - in misura proporzionale all' importo di questa emissione - sul bilancio dello Stato. Pure il Btp a dieci anni ha segnato un aumento di 23 punti base nel rendimento offerto in asta, attestandosi all' 1,29% rispetto all' 1,06% del 30 ottobre. In proporzione, un aumento del costo inferiore rispetto a prima, ovvero poco meno del 22%. Ma il fatto che a dieci anni i timori degli operatori siano inferiori rispetto alla più breve scadenza di cinque non fa che alimentare ulteriori perplessità.

LUIGI DI MAIO ROBERTO GUALTIERI

 

Gli investitori, in altre parole, iniziano a ipotizzare possibili tensioni che nel lungo termine potrebbero mitigarsi.

Quanto più gli aumenti di rendimento si trasmetteranno sulle fasce di scadenza più corte, tanto più alti saranno i timori degli operatori. Infine, anche il Cct a sei anni ha mostrato un aumento nel rendimento offerto chiudendo a 0,71% annuo contro lo 0,52% del 27 ottobre. Cifre in sé non allarmanti, ma che evidenziano un timore crescente.

 

BORSA MILANO

Ma vi è un secondo motivo per giudicare insoddisfacente il risultato delle aste di ieri. La domanda degli investitori non è stata copiosa rispetto ai nostri standard. Abbiamo collocato nelle tre aste 5,7 miliardi di titoli e la richiesta degli investitori è stata di circa 7,6 miliardi, superiore del 32%. Può sembrare un risultato di tutto rispetto, ma non è così. Nei primi dieci mesi del 2019 la domanda ha mediamente superato del 70% l' offerta nelle aste di titoli di Stato. Pure nel secondo semestre del 2018, nei momenti di maggiore tensione sui rendimenti, la domanda ha superato l' offerta di circa il 65%. Uno scarto addirittura superiore rispetto al primo semestre, quando ancora non si era insediato il governo Conte.

 

LILLI GRUBER E ROBERTO GUALTIERI A OTTO E MEZZO

Ciò che gli operatori iniziano a valutare con attenzione è l' introduzione a partire dal 2022 di nuove clausole di azione collettiva diverse da quelle attualmente in essere (in gergo Cac, e verrebbe da scrivere «nomen omen») su tutte le emissioni superiori a un anno.

 

Di che si tratta? Proviamo a spiegarlo nella maniera più semplice possibile. A partire dal 2013, i regolamenti delle emissioni dei titoli di Stato con scadenza superiore a un anno riportano regole procedurali da seguire in caso di ristrutturazione del debito. E questa è già una prima nefandezza, dal momento che si ammette urbi et orbi che il debito sovrano nell' Eurozona, a differenza di tutti gli altri debiti sovrani, può fare default.

 

ROBERTO GUALTIERI AKA MAO TSE TUNG

Ristrutturare il debito significa infatti che il capitale restituito può essere inferiore e gli interessi magari più bassi; il tutto pagato in scadenze più lunghe. Affinché questa scemenza possa verificarsi, le vecchie Cac esigevano che la maggioranza degli investitori fosse d' accordo a subire questi sacrifici, non solo nel complesso ma anche a livello di singola emissione.

 

BORSA MILANO

Lo Stato, che ha cioè emesso titoli spezzettati in 100 emissioni diverse, poteva ristrutturare il debito soltanto se la maggioranza degli investitori era d' accordo nel complesso e in ogni singola emissione. Bastava una maggioranza contraria anche in una sola emissione, magari piccolissima, e la ristrutturazione non andava in porto. Ovviamente il solo scrivere queste casistiche ha alimentato spinte speculative non indifferenti sui debiti dell' Eurozona.

 

Ma poiché una volta toccato il fondo si può sempre scavare, ecco che con il nuovo trattato si prova a peggiorare la situazione, prevedendo che dal 2022 le emissioni riportino una nuova Cac. Basterà una sola maggioranza, a livello di debito complessivo. In altre parole, è vero - come dice il ministro Roberto Gualtieri - che chiedere la ristrutturazione del debito non sarà più semplice rispetto a ieri.

 

pignoramento conto corrente gualtieri e conte

Ma una volta imboccata questa strada, tosare gli investitori sarà più semplice. «Ti dico con certezza matematica che se passa questa schifezza diamo loro lo short Btp della vita, e avremo tutto il mercato a vendere» è uno degli sms che gira fra gli addetti ai lavori a Londra. Tradotto, significa: «Venderemo a mani basse».

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