ursula von der leyen meloni

MORIREMO PER KIEV. MA FINO A QUANDO? - MELONI È PREOCCUPATA CHE VENGA CAVALCATO LO SCONTENTO POPOLARE PER LE BOLLETTE PER AZZOPPARE IL SOSTEGNO POPOLARE ALL’UCRAINA: PER QUESTO VUOLE INTERVENTI RAPIDI DA BRUXELLES - IL PRIMO È L'INTESA COMUNITARIA SUL TETTO AL PREZZO DEL GAS - L'ORMAI EX MINISTRO CINGOLANI, CHE SULLA MATERIA ASSISTERÀ MELONI COME ADVISOR, SI DICE “OTTIMISTA” SULL'ACCORDO - SENZA UN'INTESA IN EUROPA INFATTI, SOLO PER PROROGARE LE MISURE CONTRO IL CARO BOLLETTE, L'ESECUTIVO DOVREBBE IMPEGNARE PER IL 2023 CIRCA SESSANTA MILIARDI…

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

giorgia meloni mario draghi

In un giorno Meloni smentisce la narrazione sovranista e colloca il suo governo nell'alveo atlantista ed europeista. Le prime telefonate sono state con i vertici delle istituzioni comunitarie, il primo incontro sarà con il presidente francese Macron, il primo viaggio lo farà a Bruxelles: in ogni atto la nuova premier si è mossa ieri su una linea di continuità con Draghi, dal quale oggi riceverà il testimone e gli impegni assunti dall'Italia con l'Europa e l'Occidente. Non è un caso se i partner internazionali - nel congratularsi per il suo avvento a Palazzo Chigi - hanno volutamente rimarcato a Meloni gli obblighi dell'alleanza. E Meloni ha offerto le garanzie che i suoi interlocutori attendevano.

antonio tajani roberta metsola

 

Il presidente americano Biden le ha rammentato «il comune impegno nella Nato» e «per l'Ucraina». «Ci batteremo insieme per la libertà e la sicurezza», è stata la risposta della premier. La presidente della Commissione von der Leyen le ha ricordato «le sfide che ci attendono». «Collaboreremo per rafforzare la resilienza dell'Ue», è stata la replica. La presidente dell'Europarlamento Metsola ha invocato «l'unità per aiutare i cittadini» del Vecchio Continente. «Faremo la nostra parte per un'Unione forte», è stato il commento. Il presidente del Consiglio europeo Michel ha posto l'accento sui punti di crisi, dalla «guerra» ai temi «energetici ed economici».

 

«Pronti a fare del nostro meglio» in un'Europa dove «27 nazioni cooperano insieme», ha chiosato la premier italiana, ancorata all'idea di un'Europa confederale.

MELONI DRAGHI

E certo anche i sovranisti hanno festeggiato la vittoria dei «patrioti» italiani, dalla Francia alla Spagna, passando per la Polonia e l'Ungheria.

 

Ma è dalla risposta a Orbán che si intuisce come Meloni abbia adattato la propria postura al nuovo ruolo: quel «faremo del nostro meglio» per trovare «soluzioni comuni alle sfide che l'Europa sta affrontando» rivelano una prudenza dettata dal principio di realtà. La leader di Fratelli d'Italia rappresenta da ieri il Paese intero e si fa carico delle relazioni e degli impegni internazionali.

 

ursula von der leyen volodymyr zelensky 3

Su un punto si mostra determinata: la difesa di Kiev. E scrivendo a Zelensky, indirettamente si è rivolta anche al segretario della Nato Stoltenberg e al segretario di Stato americano Blinken: «L'Italia sarà sempre dalla parte del coraggioso popolo ucraino che lotta per la sua libertà e una giusta pace. Non siete soli». Dello stesso tenore le parole di Tajani, che come primo atto «contro l'invasione russa» ha chiamato dalla Farnesina il ministro Kuleba: «Non c'è pace senza giustizia. E giustizia significa l'indipendenza dell'Ucraina».

 

JENS STOLTENBERG

Quello del governo è un impegno che in prospettiva potrebbe avere un costo nei rapporti con l'opinione pubblica. Perché il conflitto scatenato da Putin non incide solo sulle questioni di politica estera, ma anche su quelle di politica interna. Meloni ha ripetutamente affrontato l'argomento insieme ai suoi più importanti collaboratori, che sono arrivati a citarle un precedente: la caduta di Costantinopoli ad opera degli ottomani, quando i regni cristiani pensarono di accordarsi con gli invasori, «tranne poi ritrovarseli alle porte di Vienna, che venne salvata da un re polacco e dai cosacchi ucraini».

 

Insomma, tra citazioni storiche e analisi della situazione attuale, la premier non ha dubbi.

ROBERTO CINGOLANI

Solo che sarà necessario trovare adeguate contromisure a livello europeo: il prolungamento della guerra, in presenza della crisi economica «potrebbe far affievolire il sentimento di vicinanza verso gli ucraini», spiega un autorevole dirigente di FdI: «E per ogni governo sarebbe difficile tenere il livello di solidarietà. In questo l'Italia è più esposta di molti altri».

 

Insomma, la premier è preoccupata che venga «cavalcato lo scontento popolare» e per questo auspica segnali tangibili dall'Unione. Il primo è l'intesa comunitaria sul tetto al prezzo del gas, «nella speranza di non dover far da soli». Perciò nella telefonata di ieri ha chiesto a von der Leyen un «intervento rapido» sull'energia «per ridurre i costi di famiglie e imprese».

 

bollette in vetrina 5

L'ormai ex ministro Cingolani, che sulla materia assisterà Meloni come advisor, si dice «ottimista» sull'accordo: probabilmente rappresenterà ancora l'Italia alla riunione tecnica di Bruxelles della prossima settimana, visto che l'appuntamento coincide con il passaggio del governo in Parlamento per il voto di fiducia. La premier è soddisfatta della sinergia con il gabinetto Draghi ma attende gli esiti per capire come muoversi. Gli scenari sono diametralmente opposti: senza un'intesa in Europa infatti - solo per prorogare le misure contro il caro bollette - l'esecutivo dovrebbe impegnare per il 2023 circa sessanta miliardi. Ecco il motivo della prudenza di Meloni, così parca nelle dichiarazioni.

ROBERTO CINGOLANI

 

«Non è il momento dei proclami», sussurra un suo ministro appena uscito dal Quirinale: «Dobbiamo lavorare per evitare tra un mese e mezzo di avere la gente in piazza». Sono già allo studio delle soluzioni. Perché «è vero che l'Italia è nei guai - come ha detto in una riunione riservata il neo titolare per gli Affari europei Fitto - ma è anche vero che tra fondi di coesione, fondi di sviluppo e Pnrr il Paese è seduto su una montagna di miliardi che bisognerà saper utilizzare».

 

bollette

In questi passaggi sarà fondamentale la collaborazione con Bruxelles. Di fronte a un'agenda occupata da tutte queste emergenze, è chiaro che le dinamiche politiche diventano questioni secondarie. Il «metodo Meloni» applicato alle scelte di governo ha lasciato scorie tra alleati e in futuro si vedrà quali conseguenze produrranno. Ieri, al termine del giuramento, la premier ha realizzato di essere «entrata nella storia». Finito l'effetto ha sospirato: «Speriamo di farcela».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…