enrico letta siena

MPS, LETTA NEL SACCO, TESORO NEL PIANO ISACCO - A MARZO DEL 2018 IL CENTRODESTRA SI È PRESO DI SLANCIO IL COMUNE TOSCANO. POI, L'ANNO DOPO, ALLE ELEZIONI EUROPEE, LA LEGA HA SFONDATO IL 28% - MIGLIAIA DI FAMIGLIE CAMPANO ANCORA SUL MONTE E NON DIFENDERE LA BANCA DALLE PRETESE DI UNICREDIT RISCHIA DI RIVELARSI UN PESANTISSIMO HANDICAP PER LA CANDIDATURA DI ENRICO LETTA, PER GIUNTA PISANO. AGGIUNGERE IL PIANO ISACCO: LA FONDAZIONE HA INTENTATO UNA CAUSA DI RISARCIMENTO DANNI PER 3,8 MILIARDI…

Enrico Letta

Sergio Rizzo per “la Repubblica”

 

Premessa: c'era una volta il collegio sicuro. Toscana, Siena. Una certezza, per i big della sinistra che non potevano rimanere appiedati, come l'ex ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan. Una certezza fino all'ultimo, nonostante elettori tanto fedeli quanto turbolenti, sempre pronti ad arroccarsi attorno al campanile, al Palio, ma soprattutto alla loro banca.

 

Poi, a un certo punto, il collegio sicuro non è stato più sicuro. Tre mesi dopo che Padoan, a marzo del 2018, ce l'aveva fatta, il centrodestra si è preso di slancio il Comune con Luigi De Mossi. Poi, l'anno dopo, alle elezioni europee, la Lega di Matteo Salvini ha sfondato il 28 per cento. E le crepe nella roccaforte rossa si sono allargate in modo preoccupante, puntellate solo dalla vittoria di Eugenio Giani alle regionali della Toscana nell'ottobre 2020.

 

eugenio giani by emiliano carli

Ma sono sempre lì. Adesso, nel collegio non più tanto sicuro, arriva il segretario del Pd Enrico Letta, per giunta pisano, a sfidare la pericolosità di quelle crepe. Nel momento più delicato. Forse nemmeno lui, che quella storia conosce bene, poteva immaginare di trovarsi fra i piedi nella campagna elettorale per le suppletive una sorpresa come il fantasma del Monte dei Paschi di Siena. Più inquietante che mai.

 

TOMMASO MARROCCHESI MARZI

Il viatico per la sfida alle urne fra l'ex presidente del Consiglio e il suo avversario di centrodestra Tommaso Marrocchesi Marzi, padrone della tenuta di Bibbiano, è fornito direttamente da Unicredit. Ossia la banca della quale è diventato presidente Pier Carlo Padoan, che ha così dovuto lasciare il seggio facendo scattare un nuovo voto nel collegio dove era stato eletto: Siena, appunto.

 

enrico letta piercarlo padoan

E si dà il caso che proprio la banca presieduta da Padoan, che da ministro dell'Economia e prima di essere eletto a Siena aveva fatto acquisire al Tesoro il Monte dei Paschi salvandolo dal fallimento, si è ora detta ufficialmente disponibile a rilevare la banca. Risolvendo così una bella grana al Tesoro, ma senza accollarsi la montagna di sofferenze e i rischi dell'enorme contenzioso legale: per capirci, una decina di miliardi.

 

andrea orcel

La trama degna di un thriller non sarebbe tuttavia completa senza il seguente dettaglio. Perché l'amministratore delegato di Unicredit che ha firmato l'anteprima di un'offerta di acquisto altri non è che Andrea Orcel. Ossia uno degli artefici come consulente all'epoca del Banco Santander, del pacco del secolo: la vendita dell'Antonveneta al Monte dei Paschi.

 

Se Mps versa nella situazione attuale, se lo Stato ha dovuto sborsare una valanga di denari pubblici per evitare il crac mentre la ricca città di Siena si è ritrovata senza un quattrino e senza più la sua banca, la causa è quella operazione. Un disastro epocale ascrivibile a una classe dirigente fallimentare, espressione del Pd locale. Che forse non ha ancora capito bene la lezione.

 

LUIGI DE MOSSI

Per avere un'idea dell'impatto che il ritorno dello spettro potrebbe avere sullo scontro elettorale, basta ascoltare l'ex sindaco Bruno Valentini, dipendente del Monte come una lunga serie di suoi predecessori: «La prospettiva peggiore per la banca sarebbe quella di essere acquistata da un grande istituto italiano. Spazzerebbe via quel che resta a Siena del Monte. Credo che il Pd dovrebbe prendere una posizione chiara e ritengo che Letta non potrebbe astenersi dal dovere di rappresentanza di una simile istanza».

 

Chiarissimo, tanto più che Unicredit vuole la rete commerciale del Monte, e non il suo storico palazzo a Siena. Ma dopo i disastri che la politica ha causato, potrà il nuovo segretario del partito autore di quei disastri commettere lo stesso errore? Vero è che a Siena, dove migliaia di famiglie campano ancora sul Monte, non difendere la banca rischia di rivelarsi un pesantissimo handicap per chi insegue il consenso.

 

LA CORSA DISPERATA DI ENRICO LETTA A SIENA

E con questa faccenda Letta dovrà inevitabilmente fare i conti. In un collegio non più sicuro. Se almeno il pericolo di Italia viva sembra disinnescato dopo che Renzi ha deciso di appoggiare il segretario del Pd, con il capo del suo partito a Siena Stefano Scaramelli, consigliere regionale e anch' egli dipendente del Monte, che mastica amaro, cantare vittoria sarebbe un azzardo.

 

stefano scaramelli matteo renzi

Tanto più dopo quella infelice uscita («Se perdo lascio») che ricorda tanto, ironia della sorte, l'identico proposito di Renzi prima del catastrofico referendum costituzionale. E, ammonisce Valentini, «non porta fortuna ». Le stime danno Fratelli d'Italia (in crescita) e Lega (in calo) insieme non così lontani dal 35-38 per cento di cui sarebbe accreditato il Pd.

 

Bruno valentini

Senza poi contare l'asso nella manica che Maurizio Montigiani, altro dipendente del Monte un tempo alfiere della Lega e ora fuori dal partito in dissenso con il credo salviniano, conta ancora di aver confezionato per il sindaco De Mossi. Si chiama piano Isacco: la Fondazione ha intentato una causa di risarcimento danni per 3,8 miliardi alla banca, quindi al Tesoro che ora ne è l'azionista.

 

La questione sembra risolta con un accordo di risarcimento da 150 milioni siglato la scorsa settimana, che estinguerebbe ogni contenzioso, ma a Siena c'è chi è ancora convinto di poter portare a casa di più. Per esempio innescando una nuova transazione con il Tesoro, per ottenere, oltre ai soldi, una parte di azioni della banca.

 

MAURIZIO MONTIGIANI MATTEO SALVINI

Per quanto assurda e inverosimile possa sembrare l'idea di far tornare Mps nelle mani del vecchio proprietario, il sindaco De Mossi sembra aver sposato il piano Isacco, magari con un pensierino alle prossime elezioni comunali del 2023. L'avversario di Letta, per ora, ha invece fatto spallucce. Ma dovrebbe saperlo anche lui, che nella Siena senza Palio ormai da due anni l'unico cavallo vincente rischia di essere ancora una volta il Monte. Pure azzoppato com' è adesso.

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