giuseppe conte luigi di maio nicola zingaretti

NASCE UN GOVERNO CONTE-RENZI? - SACRIFICARE DI MAIO PER SALVARE L'INSPIEGABILE CONTE? ZINGARETTI, PRESSATO DA UN FRONTE CHE VA DA RENZI E PRODI A TUSK E MERKEL, PRONTO A DIRE SI’ A PEPPINO PREMIER IN CAMBIO DELLA TESTA DI GIGGINO – ORLANDO SPINGE ZINGA A ENTRARE NELL’ESECUTIVO COME VICEPREMIER - IL MESSAGGIO SIBILLINO DI CASTAGNETTI (AMICO DI MATTARELLA) - L’OFFERTA DEL PREMIER DIMISSIONARIO: VIA I DECRETI DI SALVINI – E DI MAIO? SE NE STA AL MARE…

Carlo Bertini per la Stampa

 

zingaretti di maio

Il travaglio del segretario è lacerante, di quelli che lasciano il segno per una vita.

E tra oggi e domani potrebbe produrre - obbligo di condizionale - un placet del Pd ad un governo «Conte due».

 

Ma solo a stringenti condizioni, che Zingaretti però aspetta di sentir pronunciare dalla bocca di Luigi Di Maio. La prima: dentro Conte e fuori Di Maio stesso dal governo, come promesso dagli emissari grillini. E poi ministeri di fascia A, quelli di spesa più significativi, per il Pd.

 

Interni (dove andrebbe Minniti), Esteri (a Gentiloni, se dicesse sì), Economia (Roberto Gualtieri), Sviluppo Economico (Paola De Micheli), Infrastrutture (Delrio), Giustizia (Orlando).

 

FOTOMONTAGGIO – LUIGI DI MAIO NICOLA ZINGARETTI

«Domani può maturare un ok, anche se Nicola ha chiesto discontinuità sui nomi», ammette uno di quelli di stanza al Nazareno in questo giorno di passione. In cui il leader nutre ancora sospetti che Di Maio - ieri era al mare dicono i Dem - senta oggi Salvini per tenere aperto il secondo forno. Di buon mattino verifica che il rilancio su Fico premier, che imbarazza i Cinque stelle, non è andato a buca. Di Maio torna a farsi sentire. Ripartendo dalla stessa casella di Conte. E Zingaretti ripete il suo no che rilancia a sera dal Nazareno.

 

SALVINI CONTE

Ma le parole in conferenza stampa del leader Pd suonano come un prendere tempo per una curva larga da compiere, chiedendo che il confronto sia anche sui contenuti. E per arrivare magari al fatidico sì dopo aver avuto rassicurazioni inoppugnabili.

GIUSEPPE CONTE CON SERGIO MATTARELLA PER LE DIMISSIONI

«L' Italia non capirebbe un rimpastone del governo caduto. Continuo a pensare che in un governo di svolta la discontinuità vada garantita anche da un cambio di persone». Ma è l' appello ad aprire un tavolo comune sui contenuti, con i Cinque stelle e la sinistra, che suona come una richiesta di prendere fiato in attesa di ingurgitare l' amaro calice.

 

E dunque se su Conte «ci sono opinioni differenti sono convinto che si troverà una soluzione, in un confronto reciproco per capire come garantire questi elementi. Ma prima apriamo il cantiere delle idee e dei contenuti». Con una chiosa che altro non è se non un richiamo alla correttezza indirizzato a Renzi, che preme per il Conte bis.

 

luigi di maio nicola zingaretti

Summit dei big A sera, dopo la conferenza stampa, nello studio di Zingaretti si ritrova dunque tutto lo stato maggiore Dem, da Gentiloni a Zanda, da Orlando a Franceschini, alla De Micheli. Tema, il no a Conte va trasformato in sì a precise condizioni, oppure si deve respingere il diktat e andare a vedere se quello dei 5 stelle è un bluff, rischiando davvero di precipitare il Paese alle urne? Il pressing dentro e fuori il Pd per dire sì a un «Conte due» è fortissimo. La trattativa con i Cinque stelle è avviata e Zingaretti vuole prima vedere se davvero ci sono sul piatto i ministeri di peso e quali. Dalle parti di Renzi scommettono che entro stamani arriverà un ok per sbloccare la situazione e dare il là al Colle.

 

Leadership a rischio Il segretario Pd si gioca l' osso del collo e in uno dei suoi conversari non nega di temere i rischi che questa operazione può avere per la tenuta della sua leadership. Orlando è uno di quelli che infatti lo spinge a entrare nel governo da vicepremier per rafforzarsi, ma Zingaretti rifiuta, perché poi si voterebbe nel Lazio. Il dilemma sul sì o no a Conte è duro da sciogliere. Con il voto anticipato certo rinnoverebbe i gruppi parlamentari, si potrebbe prendere in mano il partito; con un bis di Conte non darebbe ministeri ai renziani se non a Delrio, per affidare a un suo fedelissimo poi la carica di capogruppo alla Camera. Avrebbe così il controllo sui giochi a Montecitorio.

 

Fino a domani, quando darà la linea in Direzione, rilancia l' appello di Franceschini che in un tweet ricorda come il silenzio stampa ai mondiali nel 1982 portò bene alla Nazionale.

zingaretti renzi

Castagnetti cita Berlinguer Ma tra i vari tweet, non sfugge a nessuno quello di Pierluigi Castagnetti, democristiano di lungo corso come il capo dello Stato. «Nel '78 Berlinguer accettò Andreotti anche se preferiva Moro, perché riteneva che sono i programmi e non le persone a segnare la discontinuità».

 

Non è il solo appello di alta levatura, quello dell' ex segretario del Ppi, che molti interpretano come una conferma che anche al Colle il clima sarebbe di buon auspicio. C' è anche la benedizione di uno dei fondatori del Pd, Romano Prodi, dalle colonne del Messaggero, che fa ruotare le sue argomentazioni intorno al bisogno di stabilità e di credibilità verso i partner europei.

 

Ci sono poi i segnali della base. Il sondaggio del professor D' Alimonte uscito sul Sole 24 ore, che registra una stragrande maggioranza di elettori Dem a favore dell' intesa con i grillini, gira come una trottola nelle chat dei parlamentari. I quali, inutile dirlo, sono i più scatenati a tifare per un governo che eviti il ritorno, assai pericoloso, alle urne. Ecco perché il segretario è stretto in una morsa che potrebbe aprirsi solo stasera. «Un' operazione in ogni caso difficilissima da chiudere», tengono a dire a fine giornata i dirigenti più in alto nel board di presidenza del partito.

 

 

consultazioni nicola zingaretti 2

L’OFFERTA DEL PREMIER

Tommaso Ciriaco per la Repubblica

 

Tramonto sull' oceano di Biarritz. Un bambino in giacca e cravatta attraversa il salone dell' Hotel Du Palais. Si chiama Niccolò Conte, è il figlio del premier e ha un posto a tavola con i Grandi del mondo. Giuseppe Conte è sereno, si capisce anche da questi dettagli. Di più: fiducioso. La crisi è ancora lì, ma il suo nome resiste: strapazzato dai veti, ma ancora vivo in questo caos.

 

Luigi Di Maio continua a proporlo, Nicola Zingaretti a opporsi.

«Non siamo disponibili ad essere presi in giro o ad accettare diktat », giura con Repubblica il dem.

Se non frena nessuno, finiscono entrambi nel burrone.

 

Conte si muove, silenziosamente. Sa che ogni mossa va ponderata al millimetro. E quella che ha in mente di compiere nelle prossime ore va dosata al meglio: promettere una revisione corposa dell' odiato decreto sicurezza fortissimamente voluto da Matteo Salvini, per tendere la mano al Pd. Cambiarne l' impostazione, su cui era scettico fin dal principio in nome di alcuni cardini costituzionali, dopo aver però accettato la forzatura della Lega sul testo.

 

Mai trasferta internazionale fu più benedetta, va detto. Conte può centellinare anche gli sms. Ma quelli che riceve lo rincuorano. Dal Colle continuano ad arrivare segnali positivi. E ogni giorno si aggiungono sponsor al Conte bis. Un esempio?

Armata PD - Renzi Zingaretti

Pierluigi Castagnetti, che di Sergio Mattarella è amico: «La lezione di Berlinguer nel 1976 fu quella di accettare Andreotti, perché riteneva che sono i programmi e non le persone il terreno e lo strumento della discontinuità». Messaggi in bottiglia, progetti per uscire dallo stallo.

 

Come quello presentato ieri da alcuni autorevoli pontieri grillini alla segreteria dem. L' offerta manca ancora del bollo ufficiale di Di Maio, ma prevede uno "scambio" tra il capo 5S e Giuseppe Conte. In cambio della riconferma del premier uscente, i cinquestelle sarebbero pronti ad assegnare al Pd ministeri di peso come Interni, Economia, Giustizia.

 

La regola aurea del nuovo corso imporrebbe di tenere fuori la maggior parte dei ministri uscenti, in nome della discontinuità. «Anche Di Maio?», hanno chiesto dal Nazareno. «Meglio con Di Maio dentro e Zingaretti vicepremier unico», la risposta.

NICOLA ZINGARETTI E MATTEO RENZI

Sono ore di travaglio profondo, per il leader del Pd. Le chat dei renziani sono come sale sulle ferite. Al Senato minacciano di metterlo in minoranza nei gruppi in nome della "soluzione Conte".

 

Può il leader assumersi la responsabilità di far saltare tutto mentre mezzo partito gli chiede di ripensarci per fermare Salvini?

Può e intende farlo, almeno per adesso. «Accettare Conte sarebbe come dire che non guido più il Pd, che la mia leadership è svuotata», ha spiegato ieri ai suoi.

Di Maio, invece, è rinchiuso in un bunker quasi esistenziale. Deve evitare le elezioni, ma vive ore difficilissime. Trascorre un week end lungo a Palinuro mentre infuria la crisi, e i suoi lo massacrano.

 

Con un paradosso nel paradosso: i generali che lo circondano hanno opinioni diverse sulla strada da percorrere. Il risultato è che non si capisce più chi tratta a nome del leader.

meme sulla crisi di governo conte e salvini

I due pontieri più attivi, Vincenzo Spadafora e Lorenzo Fioramonti, sono protesi verso il Pd.

«Se accettate Conte - ha confidato ai dem il secondo - sposteremmo il Movimento a sinistra e apriremmo una nuova era». Con l' avvocato in sella, ovviamente. Peccato che la squadretta prestata dalla Casaleggio associati al capo politico remi nella direzione opposta: Piero Dettori, ad esempio, vuole solo le urne. Quel che è certo è che Di Maio appare sfuggente agli occhi dell' interlocutore.

meme sulla crisi di governo conte e salvini

Due sere fa il suo cellulare segnava cinque chiamate perse, con un nome evidenziato in rosso: Nicola Zingaretti.

 

Eppure, gli sponsor dell' avvocato prendono coraggio, ora dopo ora. Grillo lo sostiene convintamente, Fico si è sfilato per difenderlo. Il problema è che il tempo stringe. E il giorno decisivo diventa oggi. Perché il segretario potrebbe incontrare Di Maio, che voci avvelenate vorrebbero anche disposto a ritrovarsi faccia a faccia poco prima con Salvini. E i rispettivi stati maggiori sono già convocati per due summit serali.

Il burrone si avvicina, ma il piede è ancora sull' acceleratore.

E in Francia il presidente del Consiglio si porta il figlio. L' avvocato del popolo ostenta tranquillità.

giuseppe conte luigi di maio 2giuseppe conte esce dal senato 1giuseppe conte luigi di maio 3giuseppe conte luigi di maio

di maio virginia saba

VIGNETTA BENNY - DI MAIO E ZINGARETTI

giuseppe conte luigi di maio 1giuseppe conte esce dal senato

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....

a lume di candela federica panicucci fabio rovazzi tommaso cerno pio e amedeo elonoire casalegno barbara d urso

DAGOREPORT BY CANDELA - BARBARA D’URSO E IL PROGETTO ARENATO CON URBANO CAIRO - NUOVO SHOW DI PIO E AMADEO SU CANALE5 IN PRIMAVERA - FEDERICA PANICUCCI CONDURRÀ CAPODANNO IN MUSICA" SU CANALE 5: AL SUO FIANCO POTREBBE TORNARE FABIO ROVAZZI. TRA I DUE, L’ANNO SCORSO, NON ERA SCATTATA LA SCINTILLA - SI CERCA CONDUTTORE SOVRANISTA PER NUOVO TALK DI RAI2: POTREBBE ESSERE COINVOLTO IL MELONIANO CERNO - RAI1 E CANALE 5 COPRIRANNO I LORO BUCHI “SPOSTANDO” IN PRIMA SERATA “AFFARI TUOI”, “L’EREDITÀ” E "LA RUOTA DELLA FORTUNA" - ELENOIRE CASALEGNO SI PAPPA DUE NUOVE CONDUZIONI - NELLA REDAZIONE DI ''LIBERO'' ESPLODE IL “TAXI GATE” - UNA VIVACE SIGNORINA STA CERCANDO DI VENDERE A DIVERSI GIORNALI, PROVE ALLA MANO, LA SUA "RELAZIONE SEGRETA" CON L'ATTACCANTE FIDANZATISSIMO. INDIZIO: LUI GIOCA IN UNA SQUADRA DI ALTA CLASSIFICA IN SERIE A E IN NAZIONALE. DI CHI SI TRATTA?

luca matilde bernabei sandokan can yaman

DAGOREPORT – IL TRIONFO DI “SANDOKAN” SU RAI1 FA GODERE LA LUX VIDE MA I FRATELLI BERNABEI, LUCA E MATILDE, BRINDANO SEPARATI – LUCA, CHE E’ COLUI CHE FORTEMENTE VOLUTO RIPORTARE IN TV LO SCENEGGIATO E LO HA PRODOTTO, A MAGGIO SCORSO HA LASCIATO LA FU SOCIETA’ DI FAMIGLIA (FONDANDO LA SUA “OHANA) – DI LUCA NON C’E’ TRACCIA NEI COMUNICATI ED ERA ASSENTE SIA ALL’ANTEPRIMA CHE ALLA CONFERENZA STAMPA – VUOI VEDERE CHE GLI SCAZZI DI FAMIGLIA FANNO PIU’ MALE DELLA “TIGRE DI MOMPRACEM”? AH, SAPERLO…

2025scala la russa

DAGOREPORT - LA DOMANDA CHE SERPEGGIAVA NEL FOYER DELLA SCALA, IERI SERA, ERA: “E ‘GNAZIO? DOVE STA LA RUSSA?”. COME MAI LA SECONDA CARICA DELLO STATO NON HA OCCUPATO LA POLTRONA DEL PALCO REALE, DOVE SI È SEMPRE DISTINTO NELLO STRAZIARE L’INNO DI MAMELI CON I SUOI SICULI ACUTI? IL PRESIDENTE DEL SENATO, TRA LA PRIMA DELLA SCALA SANTA E IL FESTIVAL DI SAN ATREJU, HA PREFERITO ATTOVAGLIARSI AL RISTORANTE “EL CAMINETO”, DIMORA DELLA SODALE SANTANCHÈ A CORTINA D’AMPEZZO...

john elkann theodore kyriakou repubblica

DAGOREPORT - DOMANI, FINALMENTE, GLI EMISSARI DI JOHN ELKANN SI DEGNERANNO DI INCONTRARE I CDR DI “REPUBBLICA” E “LA STAMPA” PER CHIARIRE LO STATO DELLA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRUPPO ANTENNA DI THEODORE KYRIAKOU. PER IL MAGNATE GRECO, I QUOTIDIANI SONO SOLO UN ANTIPASTO: IL SUO VERO OBIETTIVO SAREBBE ACQUISIRE UN'EMITTENTE TELEVISIVA - YAKI NON VEDE L'ORA DI LIQUIDARE IL GRUPPO EDITORIALE, PER FARE SEMPRE PIÙ AFFARI CON EXOR: LA CARTA RAPPRESENTA NEMMENO L'UN PER CENTO DELLA HOLDING, NON DÀ ALCUN GUADAGNO MA SOLO ROTTURE DI COJONI (E LA LINEA ANTI-TRUMP DEI DUE QUOTIDIANI È UNA ROGNA PER IL SEMPRE PIÙ AMERICANO JOHN) - KYRIAKOU HA SUBITO INIZIATO CON IL PIEDINO SBAGLIATO LA CAMPAGNA D’ITALIA: AVREBBE SCELTO COME ADVISOR NIENTEMENO CHE MIRJA CARTIA D’ASERO, EX AD DEL “SOLE 24 ORE” - RETTIFICA! CARTIA D'ASERO: "NON SONO ADVISOR DI ANTENNA O DI KYRIAKOU E NON MI OCCUPO DI EDITORIA DALL'USCITA DAL 'SOLE'"