il ministro del tesoro daniele franco

NESSUNO LO CONOSCE MA HA LE MANI IN PASTA DAPPERTUTTO – RITRATTONE DEL MINISTRO DELL'ECONOMIA DANIELE FRANCO – PASSARE INOSSERVATO È UNA SUA GRANDE QUALITÀ - INDIMENTICABILE LA LETTERA DELLA BCE ALL'ALLORA PREMIER BERLUSCONI. LA MISSIVA, FIRMATA DA TRICHET E DRAGHI A FRANCOFORTE, FU PREPARATA, A ROMA, DA FRANCO – LA FATWA DI CASALINO: “NEL 2019, CI CONCENTREREMO SOLTANTO A FAR FUORI QUEI PEZZI DI MERDA DEL MEF”. DANIELE FRANCO ERA IN CIMA ALL’ELENCO...

Nicola Mirenzi per “il Venerdì di Repubblica”

IL MINISTRO DEL TESORO DANIELE FRANCO

 

Fuori dai palazzi, nessuno lo conosce. Eppure, nel governo, c'è chi pensa che, se Draghi fosse eletto a capo dello Stato, il suo successore ideale a Palazzo Chigi sarebbe Daniele Franco. L'attuale ministro dell'Economia e delle Finanze (questo credono i suoi sostenitori) sarebbe la garanzia che il lavoro fatto finora continuerebbe nella stessa direzione.

 

La prosecuzione del draghismo con altri mezzi. Per di più, sotto la vigilanza dello stesso Draghi al Quirinale. L'inconveniente è che, dopo otto mesi da ministro, la direzione generale della Banca d'Italia, sei anni a capo della Ragioneria dello Stato, Franco, 68 anni, ha un curriculum impeccabile ma nessun profilo politico.

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

 

Pochi sanno cosa pensi quest'uomo di cui non si registra una dichiarazione che abbia fatto discutere, una parola fuori misura, una smorfia traditrice di un'approvazione o di una stizza, nulla che sporga dalla sua immagine equilibrata e severa di servitore dello Stato.

 

Anche gli ex compagni di classe del liceo Galileo Galilei di Belluno, sezione A, faticano a individuarne un segno particolare, un connotato decisivo. «Daniele», racconta Domenico Bisinella, che oggi fa l'ingegnere, «non era lo studente più brillante del corso, ma nemmeno un disastro, o un ragazzo irrequieto, o un campione dell'umorismo. Non aveva nulla che lo facesse notare in mezzo agli altri».

 

DANIELE FRANCO

Passare inosservato è una qualità essenziale del (daniele)franchismo, dottrina del lavoro che rifugge il clamore, sebbene produca, a volte, effetti clamorosi. Indimenticabile la stagione dello Spread, iniziata con lettera della Banca centrale Europea all'allora presidente del consiglio, Silvio Berlusconi. La lettera, firmata da Jean Claude Trichet e Mario Draghi a Francoforte, fu preparata, a Roma, da Franco.

 

La storia è poco nota, anche se Renato Brunetta l'ha raccontata in un libro, Berlusconi deve cadere. Brunetta era ministro della Pubblica amministrazione e Franco direttore centrale dell'Area ricerca della Banca d'Italia. Brunetta apprese che c'era una lettera tremenda in arrivo dall'Europa e si precipitò a Palazzo Chigi per informare Berlusconi del pericolo. Berlusconi gli chiese di aspettare, perché era rapito da un filmato che Altero Matteoli aveva preparato sul Ponte sullo Stretto.

DANIELE FRANCO E MARIO DRAGHI

 

Ma quando lo fece parlare, e capì il rischio, chiamò immediatamente Mario Draghi. Il quale confermò l'esistenza della lettera e disse che a lavorarci su, alla Banca d'Italia, era Daniele Franco. «Lo chiami», disse a Brunetta, che era accanto a Berlusconi. E, meno di un'ora dopo, Franco era nell'ufficio del ministro, «con delle carte in inglese in mano». Era la bozza della lettera che sarebbe stata inviata il 5 agosto del 2011.

 

jean claude trichet e mario draghi 1

E inizia così: "Strettamente confidenziale". Oggi Franco, Brunetta e Draghi siedono insieme in un governo che ha la missione di gestire i fondi in arrivo dall'Unione europea, attraverso il Pnnr. Dettaglio che i maliziosi sottolineano per alimentare le teorie delle manovre internazionali o buttar lì il sospetto. Indubitabile che a differenza di parecchi suoi predecessori al ministero dell'Economia, Franco si trovi in una situazione eccezionale: anziché risparmiare, tagliare, limare, dovrà spendere, spendere e ancora spendere. Situazione paradossale per uno che ha dedicato buona parte della vita a far tornare i conti. Soprattutto, sottraendo.

daniele franco

 

IL POSTO IN BANCA

Entrato a ventisette anni nel Servizio studi di Banca d'Italia, dopo un master a York, Franco costruisce nella banca centrale il rapporto con D raghi quando Draghi ne divenne il Governatore. Specializzato in finanza pubblica, conosce alla perfezione la materia pensionistica e i guai del debito italiano, questioni che declina in vista di un fine preciso: l'equilibrio di bilancio.

daniele franco a cernobbio

 

«Quando Franco è diventato Ragioniere dello Stato», racconta Natale D'Amico, giudice della Corte dei Conti, «le previsioni dell'istituto sono diventate estrema-mente attendibili. Prima di Franco, la forbice delle stime oscillava spesso di qualche punto, mentre, sotto la sua direzione, gli scostamenti si sono ridotti agli zero virgola».

 

mario draghi jean claude trichet

Una precisione che ha pesato, politicamente. La Finanziaria del 2014, scritta dal governo di Matteo Renzi, e che incluse il bonus bebè, ebbe la bollinatura della Ragioneria dello Stato una settimana dopo l'approvazione del governo. Franco contestò le previsioni, indicò le mancate coperture, costrinse il governo a correggere il testo. Sotto Gentiloni, il Senato dovette rivotare un provvedimento poiché Franco ritenne che mancassero le coperture.

 

daniele franco a cernobbio

Gli attacchi più feroci, però, li ha ricevuti dal Movimento 5 Stelle, durante il governo gialloverde, a causa del reddito di cittadinanza. «Alzai un argine intorno a Franco e a tutta la struttura del mini-stero», racconta al Venerdì l'ex ministro dell'Economia di quel governo, Giovanni 'Tria. «Ritenevo vergognosi gli attacchi che gli rivolse il portavoce del presidente Giuseppe Conte».

 

Rocco Casalino aveva detto in un messaggio audio, su WhatsApp, che «...se, all'ultimo ci dicono che i soldi per il reddito non li hanno trovati, nel Movimento 5 Stelle è pronta una mega vendetta. Nel 2019, ci concentreremo soltanto a far fuori quei pezzi di merda del Mef!».

 

daniele franco

Daniele Franco era in cima all'elenco. Eppure, rimase imperturbabile nella bufera. Mentre Tria intervenne in difesa. «Dissi al presidente Conte», racconta, «che doveva prendere dei provvedimenti, perché quanto successo era intollerabile. Conte mi rispose: "Giovanni, ma Casalino è la vittima di questa storia: è sua la privacy che è stata violate...». Sposato, un figlio maschio e una femmina, padre impiegato del catasto, amante della montagna e dello sci di fondo, una passione per la storia, talvolta anche per le visite archeologiche: difficile sapere di più della sua vita privata, custodita dietro quattro strati di riservatezza.

 

daniele franco

Carattere schivo, indole di uomo di montagna, etica alto burocratica, amici che sembrano scelti sulla base del fatto che non riveleranno mai nulla di lui. Chi è riuscito a trascinarlo in un salotto romano ha notato che neanche davanti a una bottiglia di vino è uscito dalla parte del funzionario dello Stato.

 

La severità che i 5 Stelle credevano fosse diretta contro di loro è in realtà l'abito dentro cui Franco si è abbottonato. Al punto che, per trovare una spettinatura, bisogna tornare al tempo in cui, da studente, faceva volontariato durante le vacanze estive. «Andammo a Badia Polesine a costruire una casa di riposo per anziani» racconta Michele Reolon.

MARIO DRAGHI DANIELE FRANCO

 

«Avevamo tutti un sacco a pelo per la notte, tranne lui, che, per non aver freddo, dormì in mezzo a due materassi: un materasso come giaciglio, e l'altro come lenzuolo».

 

IL PROFESSOR TONI NEGRI

Franco è nato a Trichiana, un tempo comune della provincia di Belluno, oggi frazione di Borgo Valbelluna. Ha studiato Scienze politiche a Padova, quando in facoltà insegnava Toni Negri che l'aveva resa l'accademia dell'Autonorma operaia, teoria e pratica della sollevazione. Ogni giorno, le camionette della polizia erano fisse in piazza Garibaldi.

 

silvio berlusconi a venezia con brunetta

C'erano manifestazioni, scontri. Daniele Franco frequentava gli Universitari C o struttori, un'organizzazione di volontari fondata da padre Mario Ciman, un gesuita. (L'incontro con i gesuiti è un altro tratto che Franco ha in comune con Draghi). E, con loro, partecipò alla ricostruzione del Friuli dopo il terremoto. Da quando è ministro, non ha rilasciato nessuna intervista. In una delle poche concesse nella sua vita, quella a Enrico Cisnetto su War Roon parla di un atteggiamento che gli è proprio, «l'umiltà intellettuale».

 

Il suo dramma è che, oggi, è costretto anche a uscire dall'ombra. Nelle conferenze stampa se la cava dirottando ogni questione dal terreno della politica a quello della tecnica amministrativa. Dove c'è il rischio del conflitto, impone subito la no fly zone della scienza delle finanze.

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI

 

Per l'incubo di dir qualcosa che possa farlo finire nella mischia, strattonato dalla destra, oppure dalla sinistra, premedita ogni parola e la consegna ai cronisti leggendola diligentemente dai suoi fogli d'appunti. Appena un briciolo d'immediatezza rischia di farsi largo nell'argomentazione - un commento, una battuta una considerazione a braccio - torna immediatamente dietro lo scudo della rassicurante, familiare, pila di carte. Il pensiero economico di Franco non ha la rotondità di una filosofia. Il suo contributo è piuttosto circostanziato, pratico.

 

DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI AL SENATO

Quando Draghi ha deciso le nomine delle partecipate pubbliche non era d'accordo, in particolare sulla sostituzione di Fabrizio Palermo a Cassa depositi e prestiti. Eppure, dicono che a Palazzo Chigi c'è chi lo chiama Alexa, dal nome dell'assistente virtuale di Amazon. «Alexa fammi questo decreto». «Alexa fammi questa nomina». È in sintesi il cuore del rapporto tra lui e Draghi, secondo le cattiverie, di cui Franco - ed ecco infine spuntare un sentimento - soffre. Forse anche per questo coronerebbe più volentieri la sua carriera alla presidenza della Banca d'Italia. Ma, se gli chiedessero davvero di fare un altro passo avanti nel governo, risponderebbe certo come impone lo spirito di servizio. «Sono a vostra disposizione, Signori».

rocco casalinoil ministro del tesoro daniele francoDANIELE FRANCO MARIO DRAGHI daniele franco g20DANIELE FRANCOdaniele francodaniele francodaniele franco

Ultimi Dagoreport

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")