giuseppe conte nicola zingaretti antonello giacomelli

NOMEN NOMINE - ORMAI LE QUESTIONI SU CUI IL GOVERNO PUÒ INCIAMPARE NON SI CONTANO PIÙ: SI È VISTO CON IL DECRETO RILANCIO, POI CI SONO ALITALIA, AUTOSTRADE E ILVA - E IL 14 LUGLIO C’È DA VOTARE IL RINNOVO DEI VERTICI DI GARANTE DELLA PRIVACY E AGCOM, DA UN ANNO IN PROROGATIO. PER L’AUTORITÀ GARANTE DELLA COMUNICAZIONE IL CANDIDATO IDEALE DEL PD (E BERLUSCONI E RENZI) È ANTONIO GIACOMELLI, MA I GRILLINI OVVIAMENTE SI METTONO DI TRAVERSO…

 

 

Claudio Antonelli per “la Verità”

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

È vero che in Italia non c'è nulla di più definitivo del provvisorio e dunque è troppo presto per poter scrivere il capitolo finale del governo giallorosso. È però altrettanto vero che le tensioni dentro l'esecutivo e all'interno della maggioranza parlamentare che lo sostiene non sono mai state così instabili.

 

Lo si è visto con il difficile percorso in Aula del decreto Rilancio. Qui il governo si è trovato a gestire centinaia di emendamenti «amici» che, se accolti, avrebbero portato il budget del dl a sforare di circa 40 miliardi. Motivo per cui in queste ore si va per le unghe e si arriverà alla prossima settimana ad approvarlo con la fiducia.

 

Nicola Zingaretti Luigi Di Maio Giuseppe Conte

Esattamente seguendo lo schema di marcia che il governo ha imposto lo scorso anno per l'approvazione della legge Finanziaria 2020. Un iter così farraginoso dimostra due cose. La prima è che la scelta sottostante, quella di usare il veicolo del decreto, è sbagliata. La seconda è che il governo non tiene la maggioranza, non controlla l'Aula.

 

E da qui a fine mese non avere le redini in mano del Parlamento si dimostrerà un grosso problema per l'esecutivo giallorosso. Il prossimo 14 luglio la Camera ha calendarizzato il voto per il rinnovo dei vertici di Agcom e del Garante della privacy. Da esattamente un anno sono in prorogatio per mancanza di accordo. Qui il tema passa non tanto dal governo ma dai partiti e ciò rende le cose ancora più difficili.

 

conte meme

Pd e 5 stelle stanno su fronti opposti. Il candidato ideale per la presidenza si chiama Antonello Giacomelli, già sottosegretario all'epoca di Matteo Renzi al Mise e ora tra le fila dei deputati pd. Per ideale, si intende che va bene al partito di appartenenza e va benissimo a Silvio Berlusconi, che negli anni ha misurato l'atteggiamento mai aggressivo dell'ex sottosegrtario. Inutile dire che i 5 stelle vedono Giacomelli come il fumo negli occhi e cercheranno di abbatterlo per fare un dispetto a Forza Italia.

 

maria elena boschi antonello giacomelli

La quale punta a far nominare nel consiglio dell'Agcom Laura Aria, attualmente in forze al Mise. La scelta della formazione dell'Agcom è per Berlusconi storicamente di estremo interesse e ancor più in questi giorni di avvicinamento politico alla maggioranza. Ieri, non a caso, lo stesso Conte se ne è uscito lodando con eccessivo fervore Fi, definendola «la forza di opposizione che si sta distinguendo per un atteggiamento più costruttivo e anche più responsabile.

 

Non vorrei offendere le altre forze di opposizione», ha concluso la frase, al termine di una serie di dichiarazioni rilasciate giusto dopo aver incontrato Nicola Zingaretti, segretario del Pd. Appare così chiaro che il flirt con gli azzurri si consumi dalle parti di Palazzo Chigi e pure in Aula. Lo si capirà benissimo il 14 luglio.

 

antonello giacomelli 2

Non tanto perché sarà prevista anche la scelta dei vertici della privacy, ma perché nell'arco della stessa giornata si votano i presidenti delle commissioni parlamentari. A oggi la maggioranza è detenuta dalla Lega, ma la legge prevede che arrivati a metà legislatura si cambi. Stavolta il giro di valzer vede il Pd e i 5 stelle a gestire la maggioranza.

 

Con la differenza che tra i due partiti non c'è sincronia e il Movimento è spaccato a sua volta all'interno. Una parte guarda ancora con simpatia alla Lega. Il risultato è che rischiano di esserci sorprese per il Pd e pure per Italia viva, che si presenta debole alla partita delle commissioni.

 

Su un altro fronte è esattamente quanto sta accadendo in Liguria dove i partiti di maggioranza non riescono a trovare la quadra sul candidato governatore. In pratica, se non si trovasse un accordo soddisfacente, i 5 stelle potrebbero alzare ulteriormente il muro al momento di votare su Agcom e Privacy, con il risultato finale di far slittare ancora i rinnovi.

berlusconi renzi

 

Un paradosso che si trascinerebbe fino alla fine del mese, quando ci sarà l'appuntamento più delicato dell'estate. Giuseppe Conte dovrà presentarsi ai parlamentari per chiedere lo sforamento di bilancio, necessario per il decreto Rilancio bis, per tenere in piedi le impalcature dei bonus e della cassa integrazione.

 

Ma incastrare le pedine per il premier sarà difficile. Chiedere lo sforamento e dire no al Mes, il fondo Salvastati, tranquillizzerà gran parte dei grillini, ma farà adirare definitivamente il Pd e allontanerà il braccio teso di Silvio Berlusconi, che a favore del Mes si è pronunciato più volte.

 

Chiedere di sforare il deficit è stato semplice fino a ora, ma fra quattro settimane i partiti vorranno sapere in anticipo come verranno spesi i soldi. E Conte si è infilato in questo sacco che rischia di stringersi sempre più alla sommità.

antonello giacomelli

 

Ha questo mese per accontentare sempre più Fi e al tempo stesso dare risposte alle continue sollecitazioni ricevute dai dem. Chiamato in causa più volte da Zingaretti, che aveva chiesto un cambio di passo al governo, il premier ieri ha voluto stemperare le voci che parlano di tensioni.

 

«Sono stupito di leggere di gelo», ha detto ai cronisti all'uscita dell'incontro con il segretario dem. «Lavoriamo tutti i giorni, su vari fronti: lo vedete anche col decreto Rilancio, dove è stato fatto un grandissimo lavoro. Se volete misurare la maggioranza, misuratela sul lavoro concreto».

 

maria elena boschi antonello giacomelli

Purtroppo prendendo per buono il metro di paragone, bisogna ammettere che i tavoli di crisi non si contano più, Alitalia è stata dimenticata e la newco si muove pe r inerzia. La vicenda ex Ilva avrà la soluzione opposta rispetto a quella dichiarata lo scorso dicembre e rispetto ai desiderata del Pd. Inutile parlare di Autostrade dove Pd e 5 stelle sono ancora su fronti opposti e la tecnica di Conte è stata sfinire tutti. Sono queste le partite aperte alle quali i dem continuano a fare riferimento. Conte non le ha risolte in un anno, farlo in meno di un mese pare impossibile. Quanto lo è uscire da un sacco strattonato da tutti i partiti.

giuseppe conte meme 1GIUSEPPE CONTE MEME

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”