matteo salvini vladimir putin mario draghi joe biden viktor orban giorgia meloni

NON SI PUO’ ESSERE ATLANTISTI A PAROLE - A WASHINGTON TEMONO CHE IL DOPO-DRAGHI PORTI L’ITALIA A SGANCIARSI DALLA PRIMA LINEA SULL’UCRAINA E SU ALTRI DOSSIERI (DALL’INTRANSIGENZA SULLA CINA AL SOSTEGNO AGLI USA NEL MEDITERRANEO CON BASI E AVAMPOSTI IN ITALIA) - TRADOTTO: DOPO TRE PACCHETTI DI ARMI A KIEV VOTATI DAL PARLAMENTO, FRA QUALCHE MESE GLI AIUTI POTREBBERO PASSARE DALLE ARMI “AL SOSTEGNO ECONOMICO E ASSISTENZA UMANITARIA”  

Alberto Simoni per “la Stampa”

 

MARIO DRAGHI JOE BIDEN

Washington osserva la crisi italiana non senza stupore per le modalità in cui si è dipanata, e con grande preoccupazione per gli esiti. Le frasi ufficiali sono di attesa e «di rispetto e sostegno al processo costituzionale in Italia». Nessun commento - su carta intestata ufficiale - sulla politica interna. Quel che un portavoce del Dipartimento di Stato consegna invece a La Stampa è «un ringraziamento a Mario Draghi per la sua costante leadership durante un periodo di sfide per l'Italia e il mondo». Parole semplici che rimarcano la profonda sintonia che si è registrata fra l'ex numero uno della Bce e Washington.

salvini putin conte

 

Fonti diplomatiche rimarcano che soprattutto sul dossier delle sanzioni che un'incerta Europa stava per varare e la determinazione nel fornire armi agli ucraini, il premier uscente è stato determinante e una «preziosa sponda» per gli americani. Ed è una sponda che mancherà da questa parte dell'Oceano, come aveva fatto intendere nei giorni dello scoppio della crisi politica John Kirby, portavoce del Consiglio per la Sicurezza nazionale, ribadendo la «vicinanza fra Biden e Draghi sull'Ucraina».

 

VIKTOR ORBAN GIORGIA MELONI

Ma si tratta anche di voltare pagina e puntare l'attenzione su quel che accadrà quando - a elezioni consumate - un nuovo esecutivo prenderà le redini del Paese. Per questo a Washington si sottolinea che si continuerà a lavorare «insieme e da vicino» su un ventaglio di questioni di primarie importanza, fra cui il «sostegno all'Ucraina contro l'aggressione russa».

 

Gli sherpa e i diplomatici studiano, analizzano e cercano di captare quel che succederà. È un lavoro di raccolta di minute e scambio di informazioni lungo i tradizionali canali diplomatici e di meeting presso i think tank della capitale che più seguono le vicende italiane, da cui i diplomatici traggono indicazioni sugli equilibri e sui possibili volti della prossima stagione governativa. Se gli appunti che tornano sui desk dei vari uffici del Dipartimento di Stato servono a delineare scenari, gli incontri con gli analisti però consentono di recapitare messaggi e dettagliare le preoccupazioni.

 

salvini putin

A Washington nessuno dubita della linea atlantica dell'Italia, la postura internazionale - è convinzione - non subirà scossoni, nessun ritorno insomma a un'oscillazione filorussa come in passato. O almeno non in modo nitido. Ma persino «un governo che si dichiara atlantista a parole e nei principi può benissimo interferire con le azioni americane».

Significa che la linea di condotta su tutta una serie di dossier su cui finora le due sponde dell'Atlantico sono andate a braccetto - un esempio oltre all'Ucraina è la linea intransigente sulla Cina, o la postura militare Usa nel Mediterraneo che si regge su basi e avamposti in Italia - potrebbe vacillare in nome di una definizione diversa degli interessi nazionali.

giorgia meloni e viktor orban

 

Quel che potrebbe succedere, lo spiega un analista, è una ritirata dall'impiego per così dire di prima linea sull'Ucraina a posizioni di importante rincalzo. Tradotto, dopo tre pacchetti di armi a Kiev votati dal Parlamento, fra qualche mese gli aiuti potrebbero passare dalle armi «al sostegno economico e assistenza umanitaria». Il segnale di cambio di direzione politica sarebbe evidente.

 

MARIO DRAGHI JOE BIDEN

I temi caldi sono molti. L'espansione della Nato, il conflitto in Ucraina, ma anche il fronte Sud del Mediterraneo sono questioni che intersecano dossier diversi. E le pressioni sul nuovo esecutivo saranno tante. Per questo servono leader capaci e dotati di esperienza e il salto da Draghi a qualcun altro appare a Washington se non un balzo del buio qualcosa di simile.

 

«Temo - si sbilancia un diplomatico statunitense con lunghe frequentazioni italiane - l'abilità di reggere un certo tipo di pressioni da parte di nuovi e non testati politici». Il riferimento principale che la fonte avanza è a Meloni e Salvini, «in quanto favoriti nei sondaggi», ma il ragionamento si adatta anche a figure di altri schieramenti. Non sfugge agli osservatori delle vicende europee ed italiane, inoltre che il protrarsi del conflitto in Ucraina sta generando la cosiddetta "sanctions fatigue".

 

GIORGIA MELONI VIKTOR ORBAN

La pressione sull'Europa e la crisi del gas e del petrolio con i rincari dei prezzi rendono complicata la gestione dei prossimi mesi. «E toccherà al nuovo governo affrontarla con una popolazione esausta per l'inflazione galoppante». Dinanzi a questo, le richieste - si ragiona ad alta voce - di «una sorta di disimpegno progressivo» potrebbero intensificarsi. Ed è questo che sul lungo termine resta la principale preoccupazione degli Stati Uniti. Enunciare la fedeltà atlantica insomma potrebbe non bastare nell'era post-Draghi.

Ultimi Dagoreport

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

NAZARENO, ABBIAMO (PIU’ DI) UN PROBLEMA - L’ASSEMBLEA PD DI DOMANI RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG PER SCHLEIN: I DELEGATI DISERTANO, A RIDOSSO DI NATALE, NESSUNO SPENDE SOLDI E TEMPO PER VENIRE NELLA CAPITALE AD ASCOLTARE UNA RELAZIONE SENZA DIBATTITO – LA MOSSA DEI PRETORIANI DI ELLY PER SCONGIURARE LA SALA VUOTA ED EVITARE IL CONFRONTO IMPIETOSO CON MELONI CHE CONTEMPORANEAMENTE FARA’ IL PIENO A ATREJU – SORGI: “BONACCINI ENTRERA’ IN MAGGIORANZA MA SE I RIFORMISTI NON DOVESSERO RICEVERE RASSICURAZIONI SULLE LISTE ELETTORALI, IL RISCHIO DI UNA EVENTUALE SCISSIONE, SI FAREBBE PIÙ CONCRETO…”

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…