evgeny kuyvashev ekaterinburg proteste

OCCHIO, PUTIN NON HA LA RUSSIA IN PUGNO – DOPO LE CREPE NEL CERCHIO MAGICO DELLO ZAR, I PARTIGIANI INVISIBILI TENTANO DI MINARE LE FONDAMENTA DEL REGIME: ROCCAFORTE DEI MALPANCISTI ANTIPUTIN È EKATERINBURG, LA CAPITALE DEGLI URALI DOVE LE PERSONE SCENDONO IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA PIÙ CHE IN QUALSIASI CITTÀ RUSSA - A PREOCCUPARE PUTIN È IL SUO GOVERNATORE: LE VOLTE IN CUI KUYVASHEV HA APPOGGIATO LA GUERRA IN PUBBLICO SI CONTANO SULLE DITA DI UNA MANO...

Anna Zafesova per “la Stampa”

 

proteste contro la guerra i ucraina 9

Le eleganti t-shirt e shopper nere con la scritta "Centro di ripugnante liberalschifo" sono già il trend dell'estate a Ekaterinburg. Nessuno sa chi le produce: il sito It' s My City ha intervistato il loro inventore a condizione dell'anonimato. Ha raccontato di aver inventato il design ascoltando il famigerato propagandista putiniano Vladimir Solovyov, che ha accusato la sua città di essere un covo dei nemici del regime, di "ripugnante liberalschifo": "Prima ho riso, poi ho capito che volevo una maglietta con quella frase". Chiedere aiuto alla sorella creativa, e mettere in rete il design perché chiunque se lo possa scaricare e riprodurre è stata questione di poche ore.

proteste contro la guerra i ucraina 12

 

Ekaterinburg, Ekat, come lo chiamano i suoi abitanti più giovani, ha i riflessi rapidi: la città si è già riempita di adesivi rossi con la frase del propagandista, esibiti su finestre e grondaie a metà tra scherno e orgoglio.

 

La capitale degli Urali ha indossato l'accusa di Solovyov quasi come un complimento.

Del resto, è qui che tuttora scendono in piazza contro la guerra più persone che in qualunque altra città russa (tranne le due capitali Mosca e Pietroburgo): in tre mesi, gli arrestati sono decine, di ogni genere ed età, dalla giovane madre Nadezhda Saifutdinova, che ha fatto ricorso a una protesta estrema come quella di cucirsi la bocca per rappresentare la censura, alle due ottantenni Galina Bastrykina e Svetlana Moleva, fermate dalla polizia per cartelli che inneggiano alla pace e alla libertà di espressione.

proteste contro la guerra i ucraina 11

 

È a Ekat che gira tuttora miracolosamente a piede libero Evgeniy Roizman, l'unico sindaco indipendente eletto da una grande metropoli russa nel ventennio putiniano: l'ex primo cittadino appoggia apertamente Alexey Navalny e denuncia la guerra con il linguaggio irriverente che lo ha reso famoso. È nel capoluogo degli Urali che Aleksandr Antonov corre una maratona con la maglietta col tridente ucraino, e si prende pure il 54% di solidarietà nei sondaggi.

 

È qui che ogni giorno partigiani invisibili lanciano nel cielo palloncini nei colori dell'Ucraina, mettono nel fiume di una flottiglia di barchette con scritto "No alla guerra", o strappando il banner con la Z sulla fiancata dell'università dell'architettura.

proteste contro la guerra i ucraina 10

 

È stato proprio il banner ad aver fatto scatenare Solovyov, forse perché ha suscitato una protesta non solo clandestina, ma organizzata, con nomi, cognomi e 580 firmatari che hanno chiesto di toglierlo, in quanto «si tratta di un gesto politico fatto a nome dell'università, senza aver consultato gli studenti», come ha dichiarato Olga Yakimova, l'organizzatrice della lettera aperta.

 

proteste contro la guerra i ucraina 1

Olga è considerata un'attivista di Navalny, ed è stata minacciata di espulsione insieme agli altri firmatari, mentre non si sa molto della sorte delle decine di studenti dell'università federale degli Urali, che hanno abbandonato in massa una lezione di indottrinamento sulla guerra. Una propaganda ormai quasi obbligatoria in molti atenei, come denuncia il giornale online degli studenti Doxa, ma solo a Ekaterinburg i ragazzi hanno avuto il coraggio di lasciare l'aula, e di riprendere l'esodo, silenzioso e sdegnato, con il telefonino. Per molti intellettuali delle ultime generazioni Ekat è la vera capitale della Russia reale, lontana dai soldi, dai lussi e dagli intrighi di Mosca e Pietroburgo.

evgeny kuyvashev

 

Una città industriale e sovietica - qui si trova il gigantesco Uralvagonzavod, la fabbrica preferita da Putin, dove oggi si procede al rimessaggio frettoloso di vecchi carri armati da inviare in Ucraina -, che però ha saputo reinventarsi come capitale del rock, della birra artigianale e dell'attivismo civico, grazie anche alle mostre e ai convegni al liberale Eltsin-zentr. Il primo presidente russo era stato il capo comunista della città quando si chiamava ancora Sverdlovsk, ma ne incarna bene il lato ribelle, e Solovyov ha indicato esplicitamente il centro a lui dedicato come "nido dei traditori".

proteste contro la guerra i ucraina 2

 

Ottenendo però una reazione molto pesante del governatore Evgeniy Kuyvashev, che ha invitato il propagandista a «stare attento a quello che dice», difendendo l'onore dei suoi concittadini, «coraggiosi, liberi, intelligenti e dotati di pensiero critico». Una risposta che apre una delle prime crepe in quello che da fuori appare un establishment monolitico. I deputati del consiglio regionale - quasi tutti del partito putiniano Russia Unita - scrivono infatti alla TV di Stato chiedendo una museruola per Solovyov, che per ripicca apre un sito dove denunciare «attività antirusse» negli Urali, e si merita l'insulto del "neonazista" dal pugile olimpionico Egor Mekhonzev.

 

proteste contro la guerra i ucraina 4

Nel frattempo i propagandisti moscoviti contano le volte (poche) in cui il governatore Kuyvashev ha appoggiato la guerra in pubblico, e accusano i dissidenti di essere i veri colpevoli dei roghi forestali (il capo della rete di Navalny, Leonid Volkov, viene da Ekaterinburg). Non è più uno scontro tra governo e dissidenti, ma uno scontro interno al regime, che gioca col fuoco in una città che negli anni '90 sognava di diventare il centro di una "repubblica degli Urali" che si sarebbe allontanata da Mosca.

proteste contro la guerra i ucraina 6proteste contro la guerra i ucraina 3proteste contro la guerra i ucraina 8proteste contro la guerra i ucraina 7proteste contro la guerra i ucraina 5

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?