italia quarantena colosseo roma coronavirus

PARALISI TOTALE? CONTE VUOLE ALTRE 24-48 ORE PER DECIDERE SULLA PROPOSTA DI FONTANA E SALVINI, CHE LASCEREBBE TUTTI A CASA TRANNE CHI LAVORA NEI SETTORI SANITARI E ALIMENTARI (CURARSI E MANGIARE UNICHE ATTIVITÀ CONCESSE). MOLTI GOVERNATORI, SOPRATTUTTO AL SUD, SONO D'ACCORDO. IN CAMPANIA I CASI STANNO CRESCENDO, IN CALABRIA NON SI RIUSCIREBBE A GESTIRE NEANCHE UNA PICCOLA EPIDEMIA

 

1 - CONTE, DUBBI SULLA STRETTA TOTALE: BLOCCO L'ITALIA COL SÌ DEGLI ESPERTI

Ilario Lombardo e Paolo Russo per “la Stampa

 

Giuseppe Conte si è dato circa 48 ore: «Se ci sarà da prendere misure ancora più restrittive lo faremo. Ma devono dircelo gli scienziati.

Resto coerente alla linea che abbiamo tenuto sin dall' inizio, sin dai primi due casi emersi in Italia, quando abbiamo deciso di bloccare i voli dalla Cina e ci avevano detto che stavamo esagerando». Il ragionamento di Conte è lo stesso con tutti i diversi interlocutori che incontra nell' ennesima lunghissima giornata di riunioni e telefonate.

 

ITALIA QUARANTENA

«Gli esperti vogliono anche misurare gli effetti delle misure che abbiamo preso. Se tra due giorni vediamo che la curva dei contagi né si ferma né si arresta allora procederemo...». Il premier si aggrappa alla speranza di vedere gli italiani cambiare i comportamenti, restare a casa e permettere così di contenere il contagio. I casi in Sicilia, in Sardegna e in tutto il Sud, poi, sono ancora pochi, controllabili, e non renderebbero così urgenti agli occhi di Conte interventi che rischiano di «rivelarsi sproporzionati», soprattutto sul fronte dei contraccolpi economici.

 

Uscendo da Palazzo Chigi, Matteo Salvini costringe il capo del governo a uscire allo scoperto. Palazzo Chigi smentisce quanto sostenuto dal leader della Lega e dai colleghi del centrodestra, che cioè Conte si sarebbe opposto alla proposta di bloccare tutto per 15 giorni, rendere l' Italia una vera e propria zona rossa, e non sfumata sull' arancione come è stato imposto da un decreto con pochi divieti e molte raccomandazioni ancora aggirabili. Una zona rossa, sostiene Salvini, come lo sono state Codogno e Vo' Euganeo, i primi comuni focolaio del coronavirus, dove il contenimento sembra aver avuto successo: chiudere tutto, tranne i servizi essenziali, farmacie e supermercati, chiudere i trasporti, le aziende, gli uffici pubblici.

giuseppe conte contro salvini in senato

 

Conte di fronte alle opposizioni non ha escluso la possibilità di una serrata generale: «Il governo è disponibile ad aggiornare tutti i provvedimenti necessari per contrastare la diffusione del contagio». Ma vuole farlo condividendolo con gli amministratori e sulla base delle valutazioni del comitato tecnico-scientifico, «tenendo in conto tutti i fondamentali interessi in gioco ».

La pressione di Confindustria si fa sentire. Ha senso bloccare l' intera economia di un Paese?, si chiede Conte. Ha senso farlo adesso, quando fuori dal Nord i numeri non sembrano così allarmanti?

 

la quarantena italiana vista dalla zeit

«Ma non ci tireremo indietro se servirà...» . Ogni giorno il presidente del Consiglio si trova di fronte alla stessa domanda: chiudere un pezzo di Italia in più o no? Chiuderla subito o aspettare? Il tempo però brucia rapidamente ogni incertezza. Sulla Lombardia il confronto con il governatore Attilio Fontana è aspro. Sembra si andrà verso una serrata di tutte le attività commerciali, tranne farmacie e supermercati, e una riduzione all' osso dei trasporti pubblici, treni, anche a lunga percorrenza, tram, bus e metro. Il presidente leghista ha chiesto di chiudere tutto, e minacciato di farlo anche da solo con un' ordinanza. Luca Zaia ha cambiato idea e si è convertito alle soluzioni più estreme. Ma anche nel Pd, a partire dal sindaco Giorgio Gori, travolto nella sua Bergamo, fino a Dario Franceschini si chiede di fare presto.

 

La Lombardia è l' emergenza sanitaria oggi, il resto d' Italia potrebbe esserlo domani.

Lo schema è lo stesso e si ripete uguale. Prima la regione epicentro dell' epidemia italiana, poi il resto del Paese. Conte sembra restare fedele alla sua strategia a tappe, a cerchi concentrici, partendo dalla Lombardia, con interventi scaglionati che possono allargarsi a tutta della Penisola. Oggi le città sembrano addormentate, ma gli spostamenti per lavoro rischiano di rimanere un problema, tanto che se il virus continuasse a girare veloce gli esperti sono pronti a una nuova stretta modello Wuhan.

 

Bloccare, come chiede Fontana, tutti gli spostamenti da e per la Lombardia dove si concentra larga parte dei nuovi contagi e limitare in tutta Italia gli spostamenti, vietando quelli da un comune all' altro per motivi di lavoro.

 

fontana salvini

Dai dati del rapporto Pendolaria di Legambiente ogni giorno 5,5 milioni di italiani prendono treni, metro e bus per spostarsi dai comuni delle cinture urbane verso le grandi città. A questi si aggiungono circa 8 milioni di spostamenti in auto. Ora tra aspettative, ferie forzate e telelavoro quei 13 e passa milioni potrebbero essersi dimezzati ma resterebbero sempre troppi per mettere bene le briglie al Covid-19.

A preoccupare gli scienziati e il governo è soprattutto Roma, che conta 650 mila pendolari al giorno (a Milano sono meno di 300 mila, a Torino 103 mila).

 

Poi c' è il problema di chi si sposta dalla vecchie zone più endemiche e non lo dice alla Asl né si mette in isolamento. Il nuovo decreto integra non supera il precedente. Per cui chi nei passati 14 giorni è transitato per Lombardia o una delle 14 provincie ex zona gialla ha sempre l' obbligo di comunicarlo al numero verde regionale o al proprio medico di base e mettersi in quarantena. Le stime Ferrovie calcolano che di questi tempi di spostamenti ridotti comunque almeno 2 milioni sono transitati da quelle aree nelle regioni del centro-sud nelle ultime due settimane (non solo in treno), mentre le segnalazioni pervenute alle Asl sono poche migliaia.

nicola zingaretti dario franceschini

 

 

2 - CONTE DISPONIBILE AL SÌ: DATEMI UNA LISTA DETTAGLIATA PUÒ VALERE PER TUTTA ITALIA

Monica Guerzoni per il “Corriere della Sera

 

Assediato dalle opposizioni che chiedono il pugno di ferro, dalla Lombardia che implora di diventare zona rossa e da una parte del Pd, Giuseppe Conte lavora a un nuovo decreto. Potrebbe essere pronto già oggi e consentirà alle Regioni di decidere ulteriori chiusure, restando però all' interno di una cornice nazionale. Al presidente leghista della Lombardia, Attilio Fontana, che vuole abbassare le saracinesche dei negozi e chiudere gran parte degli uffici, il premier ha chiesto di avere il piano nel dettaglio: «Ragioniamo insieme, purché non si fermino la produzione e i servizi essenziali».

 

Dalle farmacie al settore alimentare, dall' energia elettrica all' informazione.

La direzione è questa, permettere alle Regioni di emanare ordinanze restrittive in accordo con il governo. A sera il vicesegretario Andrea Orlando schiera il Pd al fianco delle Regioni che, nel quadro nazionale, agiscono «per implementare le misure». Come farà Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna, sospendendo bar e ristoranti nel weekend e chiudendo i mercati, salvo i banchi alimentari.

ANTONIO TAJANI, MATTEO SALVINI E GIORGIA MELONI

 

Il Pd, ufficialmente, sposa la linea cauta di Conte. Ma i parlamentari dem del Nord, Maurizio Martina e Alessia Rotta, sono per chiudere tutto (o quasi) e l' assessore lombardo Davide Caparini assicura che il Lazio di Zingaretti, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia e Abruzzo, sosterrebbero la linea dura. Lo conferma il vicepresidente della Regione, Daniele Leodori: «Si a misure più drastiche, purché non siano a macchia di leopardo».

 

L' apertura matura nel giorno delle tensioni con il centrodestra. A Palazzo Chigi salgono Salvini, Meloni, Tajani e Lupi (Noi con l' Italia). Il vertice si svolge in un clima rispettoso, che fa sperare in un voto unanime oggi sullo scostamento di bilancio. Nel merito la distanza è lunare, eppure Conte e i suoi ospiti si danno del tu, sul tavolo ci sono i caffé, l' amuchina e le proposte di Lega, FdI e FI: estendere la zona rossa al Paese intero, stanziare almeno 15 miliardi e nominare un commissario straordinario. «Serve una figura abituata a gestire scenari estremi», sostiene Giorgia Meloni.

ATTILIO FONTANA VINCENZO DE LUCA

 

Antonio Tajani rilancia Guido Bertolaso. Conte frena («Non nominerò una bandiera») e Meloni lo provoca: «Non vuoi uno che ti faccia ombra?». Salvini esce dal vertice «preoccupato». Perché la delegazione ha chiesto «scelte forti e drastiche» modello Cina e la risposta di Conte, Gualteri, D' Incà e Fraccaro «è stata no». In realtà Conte farà sapere di non aver «escluso affatto la possibilità di adottare misure più restrittive, ove necessarie». Il premier vuole tenere conto «di tutti i fondamentali interessi in gioco». Confindustria è contraria. E poi Conte, che lunedì si è confrontato con la ministra dell' Interno Luciana Lamorgese, teme le rivolte sociali. Ha paura che misure penalizzanti possano innescare problemi di ordine pubblico.

 

jole santelli 12

Cgil, Cisl e Uil sono per una frenata alla produzione. Anche Luca Zaia (Veneto) si va convincendo che «un isolamento fiduciario fatto bene» sia la soluzione. Enrico Rossi (Toscana) ci starebbe. E Tajani consegna a Conte l' allarme, oltre che del Piemonte, dei presidenti di Calabria, Basilicata e Molise: «Se il virus aggredisce il Sud, non reggiamo».

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."