mario draghi

I PARTITI NON HANNO CAPITO CHE LA MUSICA E’ CAMBIATA. DAVANTI HANNO MARIO DRAGHI, NON IL CONTE-CASALINO! - SEBASTIANO MESSINA TWEET: “PENSANO DI ANDARE ALLE CONSULTAZIONI PONENDO LE LORO CONDIZIONI. O NON HANNO CAPITO COSA STA SUCCEDENDO, O FANNO FINTA DI NON CAPIRE” – IL PD E LEU METTONO IL VETO SU SALVINI MA SUPERMARIO LI RIMETTE AL LORO POSTO: “A ME SPETTA LA SINTESI, AI PARTITI IL GIUDIZIO”. ECCO PERCHE’ I DEM NON POSSONO DIRE NO ALL’ESECUTIVO – DRAGHI, CHE PENSA AI TECNICI NEI MINISTERI CHIAVE, MANDA UN AVVISO AI NAVIGATI: GOVERNO SENZA SCADENZA (LA MELONI SI PUO' SCORDARE LE ELEZIONI A BREVE)

Tommaso Ciriaco per la Repubblica

mandraghi

 

Per capire le mosse di Mario Draghi, bisogna ricostruire il passaggio più intenso delle ultime ore. Metà pomeriggio, salone delle consultazioni della Camera. «Presidente - insiste a un certo punto la delegazione del Pd - se allarghi troppo il tuo esecutivo rischi di non riuscire a dare le risposte che servono e di passare la vita a mediare». Non è un veto esplicito alla Lega, formalmente solo un richiamo all'omogeneità programmatica.

 

ZINGARETTI RENZI

Ma è un modo cortese per chiedere di escludere Matteo Salvini, senza fornire alibi al leghista. «Vi ringrazio per la franchezza - è la replica pacata del premier incaricato, secondo quanto riferiscono fonti dem - La sintesi la faccio io. Poi però naturalmente starà a voi dire se questa sintesi è ripugnante o meno. E fare le vostre valutazioni ». Significa: fidatevi del mio profilo, della mia storia, del mio europeismo. Ma significa anche: deciderò io, poi ognuno si assumerà la responsabilità di una scelta. La calma di Draghi, in ore così frenetiche, stride parecchio con l'agitazione dei partiti.

 

PAPA FRANCESCO CON MARIO DRAGHI

Eppure l'ex presidente della Bce si muove così, un tassello dopo l'altro, avvicinandosi ogni giorno di più all'obiettivo che si è prefisso: un governo di legislatura che comprenda tutti, o quasi. Anche la Lega, se possibile.

 

Non metterà veti su nessuno, come detto. Ma stilerà un programma marcatamente europeista. Indipendentemente dai confini della maggioranza, il suo obiettivo è quello di un esecutivo che arruoli anche ministri politici. Almeno uno per ogni forza, in modo da blindare una maggioranza tanto eterogenea. Poi, certo, ci sarà molto spazio per tecnici in posizione chiave.

 

NICOLA ZINGARETTI ANDREA MARCUCCI

Secondo quanto circola ai massimi livelli dei partiti, potrebbero trovare spazio Franco Bernabé e Vittorio Colao, mentre Dario Scannapieco guiderebbe Cdp, in alternativa al Tesoro. Muoversi con cautela e senza fretta significa anche, per Draghi, riservarsi tutta la prossima settimana per sondare le parti sociali, organizzare un secondo giro di consultazioni, stilare la lista di ministri e presentarsi alle Camere. Quest' ultimo passaggio è presumibile che non avvenga prima del week end. Il tempo serve anche a consumare una serie di passaggi politici. E a spegnere fuochi di resistenza allo schema scelto in sintonia con il Colle: nessuna formula politica per il nuovo governo. Una, a dire il vero, ci sarebbe e ci sarà, vista la tradizione e i legami storici del Paese: quella europeista.

MARIO DRAGHI CON IL FACCIARIO

Di certo, l'ex banchiere centrale offrirà alle forze giallorosse una piattaforma che metta al centro il Recovery e il piano vaccini, senza il quale non sarà possibile - sostiene - uscire dalla crisi. Nello stesso tempo, però, non porrà veti di principio sul Carroccio. Lo si capisce da come continua a ragionare con tutti. Affiancando alle consultazioni in corso anche lunghi colloqui telefonici.

 

Nelle ultime ore ha sentito tutti i leader, Salvini compreso. E tra i leghisti, nessuno nega che il candidato ministro naturale sia Giancarlo Giorgetti. Eppure, restano almeno tre ostacoli lungo il suo cammino. Il primo è proprio Salvini. Il leader potrebbe assecondare l'ala "giorgettiana", ma sfilarsi all'ultimo secondo, preoccupato dalla concorrenza di Meloni. È il sogno di Zingaretti. Il secondo problema si chiama Movimento: per adesso non ha posto il veto sul Carroccio, ma potrebbe farlo, lasciando il Pd in una posizione insostenibile. Il terzo è, appunto, il Partito democratico.

 

draghi poppins

Anche Draghi ha toccato con mano i tormenti dem. A loro, preoccupati dagli effetti dell'emergenza Covid, non ha negato la realtà: «Nessuno può prevedere» con precisione gli scenari dei prossimi mesi, ha spiegato, né immaginare come e a che ritmo ripartiranno i consumi, visto che la pandemia è circostanza rara. Ma al Nazareno interessa anche costruire uno schema politico sostenibile, che passa dalla coalizione "Ursula": fuori Salvini e dentro Berlusconi.

 

In astratto, potrebbe anche bastare per un esecutivo solido, che è il primo obiettivo di Sergio Mattarella. E potrebbe garantire quell'omogeneità su cui certamente il premier ha ragionato con il Quirinale negli ultimi giorni. Ma la Lega sembra davvero orientata a partecipare.

 

E allora tocca a Zingaretti provare a mettersi di traverso. Chiederà a Draghi risposte ai dossier più spinosi, dall'immigrazione a quota cento e al fisco, in modo da "allontanare" Salvini. Il premier incaricato reagirà facendo la sintesi, ma favorendo la massima condivisione possibile.

mattarella dracarys

 

A quel punto, sarà il segretario del Pd a decidere se spingersi fino al punto ipotizzato in queste ore: votare la fiducia, ma promuovendo soltanto ministri tecnici d'area, senza politici dem. Un granello di sabbia nell'ingranaggio "politico" che ha in mente il premier. Ma anche un rilancio che rischia di infrangersi contro le divisioni interne al Pd, dove solo una minoranza dei gruppi risponde al segretario.

 

 

DRAGHI AVVERTE I PARTITI

Alberto Gentili per il Messaggero

 

 

meme casalino draghi

Mario Draghi non fissa una data di scadenza per il «governo di alto profilo» a cui sta lavorando su incarico di Sergio Mattarella. E di fronte al forte maldipancia di Pd e Leu, corsi a dirgli che con Matteo Salvini «esiste incompatibilità, non è possibile governare insieme», ha promesso «una sintesi». E ha aggiunto, mostrandosi ottimista: «Fidatevi di me, ci sono scelte da fare e non intendo eluderle». Il momento della verità arriverà «a breve».

 

Dopo un nuovo (ma più rapido) giro di consultazioni, il premier incaricato tra martedì o mercoledì proporrà un programma. E chi ci starà, lo voterà. Con un'ambizione: costruire «un governo misto, composto da politici e tecnici capaci». Il modello che debuttò nel 1993 con Carlo Azeglio Ciampi, poi eletto capo dello Stato. C'è da dire che quella di ieri è stata una giornata a chiari e scuri per Draghi, che ieri ha sentito al telefono Beppe Grillo e lunedì incontrerà le parti sociali. E' vero, il Pd con Nicola Zingaretti ha promesso «pieno sostegno e piena disponibilità». E anche Matteo Renzi e Forza Italia hanno garantito il loro «appoggio incondizionato», mentre Salvini già annunciava di voler mettere suoi ministri nell'esecutivo.

ivan draghi

 

Obiettivo: terrorizzare l'ex maggioranza rosso-gialla e trovare un'exit strategy. Ma è altrettanto vero che Leu, con Loredana De Petris e Federico Fornaro, non ha offerto alcuna garanzia battendo sul no al capo della Lega: «Impossibile convivere con i sovranisti, con chi a giorni alterni liscia il pelo ai negazionisti». E la leader di FdI Giorgia Meloni ha confermato che non voterà la fiducia al nuovo esecutivo, pur non escludendo l'astensione e un'opposizione costruttiva.

 

BOTTA E RISPOSTA CON GIORGIA Proprio durante il colloquio con la delegazione di FdI, Draghi ha parlato dell'orizzonte temporale del governo. E ha escluso date di scadenza. «Presidente, prende in considerazione di mettere in sicurezza il Paese, fare il Recovery Plan e il piano vaccinale per poi consentire agli italiani di andare ad elezioni prima dell'inizio del semestre bianco? Tra giugno e luglio?», ha chiesto la Meloni.

 

L'ex capo della Bce ha risposto: «Guardi, ragionevolmente no. Nel mandato ricevuto dal capo dello Stato non c'è alcun limite temporale. Mi confronterò di nuovo con lui, ma non mi sembra vi sia l'intenzione di andare a breve». Tant' è, che poco prima Renzi aveva dichiarato: «Ci vedremo nel 2023». La fine della legislatura.

berlusconi salvini renzi

 

Il nodo-Salvini è invece esploso per la prima volta durante l'incontro con Leu. «Riteniamo che sia impossibile fare un governo con forze politiche incompatibili», hanno detto De Petris e Fornaro, «perché lei potrà anche fare dieci decreti al giorno, ma poi dovrà essere il Parlamento a votarli. Le portiamo un esempio: per noi il blocco dei licenziamenti deve durare fino alla fine della pandemia, la Lega invece la pensa in modo opposto. Cosa farà?».

 

BERLUSCONI DRAGHI

La risposta di Draghi è stata laconica: «E' vero, la questione dei licenziamenti è grave, vedremo come affrontarla. Riguardo alla questione politica, farò un secondo giro di consultazioni. Dobbiamo provare a comporre. Vi ringrazio per la franchezza». Un copione più o meno simile ma meno ruvido, al di là delle dichiarazioni di pieno sostegno rilasciate da Zingaretti al termine, è andato in scena durante il colloquio con la delegazione del Pd composta anche dai capigruppo Graziano Delrio, Andrea Marcucci e dal vicesegretario Andrea Orlando.

DRAGHI SALVINI 1

 

drag queen

Durante l'incontro i dem - che sanno benissimo di non poter negare la fiducia a Draghi - hanno spiegato al premier incaricato che su giustizia, politiche fiscali, immigrazione, rapporti con l'Europa ed euro-atlantici e perfino sui cambiamenti climatici non possono stare al governo con Salvini. E che serve «una maggioranza il più possibile omogenea». La risposta di Draghi: «Capisco le vostre obiezioni, sono consapevole che le riforme spesso sono state rallentate da visioni diverse. Avete fatto bene a parlare un linguaggio di verità.

 

Cercherò di farmi carico di una sintesi efficace per il Paese». La traduzione data a queste parole dalla delegazione dem, che ancora confida al pari di Leu e 5Stelle in «un governo politico» guidato dall'ex capo della Bce: «Il presidente farà una proposta programmatica e la voterà chi vi si riconoscerà». Con un auspicio: «C'è da sperare che la proposta sarà indigeribile per Salvini. Perché una cosa è certa, Draghi non può e non vuole porre veti espliciti contro la Lega. E non li possiamo porre neppure noi dopo l'appello di Mattarella».

Mario Draghi – viandante sul mare di nebbiagiorgia meloni matteo salvini antonio tajani al quirinale

 

LA TEORIA DI RENZI Renzi è convinto che l'ex capo della Bce non abbia alcuna intenzione di tagliare fuori la Lega. E questo perché, con Salvini dentro alla maggioranza, «nessuno avrà potere di veto o di ricatto sui vari provvedimenti e nessuno potrà far cadere Draghi. Né i 5Stelle, né i leghisti», ha confidato ai suoi il leader di Italia Viva, «e non ci sarà nessuno che avrà in mano, grazie ai numeri amplissimi in Parlamento, la golden share dell'esecutivo». Alberto Gentili

MARIA SERENELLA CAPPELLO E MARIO DRAGHI MARIA SERENELLA CAPPELLO E MARIO DRAGHI

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…