silvio berlusconi giovanni toti mara carfagna

UN PARTITO IN MANO A DUE COORDIN-ATTORI - TOTI E CARFAGNA ALL'ASSALTO DEI NOTABILI DI FORZA ITALIA, MA BERLUSCONI GIÀ SOFFRE LE PRIME CRISI DI GELOSIA - LA GELMINI SI CANDIDA ALLE PRIMARIE ATTACCANDO L'EX AMICO TOTI: ''È PARTITO CON IL PIEDE SBAGLIATO. IL BOARD NON È ANCORA STATO CONVOCATO DA BERLUSCONI E LUI GIÀ SI È MOSSO COMPORTANDOSI DA LEADER DIMENTICANDO CHE È UN NOMINATO, COME TUTTI NOI''

 

1 - FORZA ITALIA, TOTI E CARFAGNA ALL' ASSALTO DEI NOTABILI MA BERLUSCONI GIÀ SOFFRE LE PRIME CRISI DI GELOSIA

Ugo Magri per “la Stampa

 

Dentro il partito che fu di Berlusconi spopolano i paragoni mitologici. La nuova coppia di coordinatori, Mara Carfagna e Giovanni Toti, viene paragonata da alcuni a un Minotauro, da altri a una Chimera («Leone la testa, il petto capra e drago la coda», cantava nell' Iliade Omero). Ma il richiamo più inquietante è tra Silvio e Crono, dio crudele che sbranava i propri figli. Ecco: la vera incognita sul nuovo corso di Forza Italia è per quanto tempo Silvio lascerà fare Toti e Carfagna senza ingelosirsi, resistendo all' istinto di spolparseli vivi come già fece con Fini e con Alfano.

GIOVANNI TOTI MARA CARFAGNA

Il più a rischio sembra Toti.

 

Carfagna dovrà guardarsi dalle invidie al femminile, però finora ha potuto contare sull' anziano leader sempre dalla sua parte. Il governatore della Liguria, invece, ha l' handicap opposto: Berlusconi lo sta vivendo male. Si è rassegnato a mollargli il volante su pressione della famiglia e dell' azienda. Agli occhi dei figli (soprattutto di Marina e Piersilvio) il riferimento futuro si chiama Salvini. Dunque Toti, che col Capitano s' intende bene, viene considerato la figura più adatta a chiudere dignitosamente una storia per iniziarne un' altra. Ma al netto delle convenienze aziendali, l' ex premier è stato costretto a cedere sotto minaccia di scissione.

 

Il colloquio segreto

C' era già la data: il 6 luglio, giorno della convention di Toti. L' indomani (secondo i sondaggi) Forza Italia sarebbe precipitata al 5 per cento, dietro la Meloni. Pur di evitare l' umiliazione, Berlusconi ha subìto quello che qualcuno non esita a definire un ricatto e altri un bagno di realismo.

 

L' avvocato Niccolò Ghedini, insieme con Anna Maria Bernini, ha dato una grossa mano a limitare il danno mediando con Toti. Ma decisivo pare sia stato un colloquio segreto tra Giovanni e Mara che si è svolto a Roma il 14 giugno, previo fitto scambio di messaggini iniziato alcuni giorni prima. Ne è nato a sorpresa un patto operativo molto stretto.

maria stella gelmini e giovanni toti

 

Per dare l' idea di quanto sia costato a Berlusconi passare la mano, basta la seguente scena: il Cav annuncia la svolta ai parlamentari del suo partito, ma solo al terzo tentativo ci riesce, perché ai primi due perde il filo. Ora l' uomo finge di darsi una proiezione europea, mettendo su un mega-ufficio a Bruxelles con l' apporto del fido Valentino Valentini; in realtà, Silvio non l' ha ancora mandata giù. Brontolii di tuono hanno accompagnato le prime uscite pubbliche di Giovanni e Mara.

 

I quali, se vorranno ridare vita a Forza Italia, saranno costretti a osare dove Antonio Tajani da vice-presidente non si era mai spinto. Per esempio, dovranno rivolgersi direttamente al Paese marcando (segnala a ragione Osvaldo Napoli) una netta discontinuità rispetto al passato, tanto nel linguaggio quanto nei contenuti. Il berlusconismo verrà di fatto archiviato. Inoltre dovranno dimostrare che tutte le posizioni del partito sono tornate contendibili, nessuna esclusa. Il Fondatore, assicurava ieri Toti, «avrà sempre una parola importante, ma la linea si farà negli organismi».

 

I fulmini di Arcore

toti berlusconi

Nel mirino finiranno per primi i coordinatori e i commissari regionali. Quello della Lombardia, Massimiliano Salini, si è già ribellato a una convocazione via Facebook. Folle di notabili disarcionati chiederanno soccorso a Berlusconi. Il quale, secondo unanime previsione, a un certo punto scenderà dal suo Olimpo per decretare: «Visto? Neppure questi hanno il quid». E poco importa se Forza Italia imploderà in una nube acre di zolfo. Una rete di mediatori, capitanata dal solito Ghedini, è già entrata in azione per scongiurare l' inevitabile.

 

Intanto lui, Crono spodestato, nel weekend era a Lampedusa per farsi un bagno, ma di folla. Chiaro il messaggio: «Non mi farò rottamare».

 

 

2 - GELMINI: «ALLE PRIMARIE DI FI IO MI CANDIDO TOTI È PARTITO MALE»

Dino Martirano per il “Corriere della sera”

 

Mariastella Gelmini è stata la prima a parlare del congresso di Forza Italia e ora, con il treno delle primarie azzurre instradato su un binario libero da Silvio Berlusconi, ha deciso di rompere gli indugi: «Io mi candido...».

antonio tajani nella redazione di leggo 4

 

La cornice di questa scelta - che prescinde dal passo in avanti già fatto da Giovanni Toti e da Mara Carfagna per scalare la leadership del partito - ha solidi appigli nell' asse geografico Milano-Brescia, tra i sindaci e i consiglieri regionali in Lombardia e nel Nord, nell' associazionismo non solo cattolico, nei ceti professionali e produttivi. Tanto da far dire a Mariastella Gelmini, presidente dei deputati di Forza Italia, che la sua «candidatura sarà rappresentata da una fotografia di gruppo e non dall' immagine di una sola persona». Di tutto questo il presidente Berlusconi è al corrente .

 

Presidente, alle primarie, dunque sarete almeno in tre: Toti, Carfagna e lei...

«Mi permetta però di inquadrare bene questa nuova fase che sta attraversando il partito. Il presidente Berlusconi ha inaugurato un nuovo corso e, con un grande gesto di generosità, ha reso contendibile il partito. Però, ora dobbiamo essere all' altezza della sfida lanciata da Berlusconi: il dibattito non deve essere autoreferenziale e incentrato sulla selezione della classe dirigente ma deve catturare l' attenzione degli elettori».

 

Dentro Forza Italia si parla poco di programmi?

«Dobbiamo ripartire dall' Italia che produce non da quella che aspetta il reddito di cittadinanza. Puntare sul ceto medio indebolito dalla crisi: no al salario minimo, sì al taglio del cuneo fiscale perché Forza Italia rappresenta il paese che lavora e che fa impresa.

Gli imprenditori, non solo al Nord, sono stanchi di Di Maio che li chiama prenditori».

melania rizzoli annamaria bernini

 

A proposito, è orgogliosa della squadra Fontana-Malagò-Sala-Zaia che ha strappato alla Svezia le olimpiadi invernali del 2026?

«Va dato atto che ha agito una grande squadra. Ha vinto la buona amministrazione: poche chiacchiere e fatti concreti».

 

Forza Italia, che sul territorio governa con la Lega, sarà sempre collocata nel centrodestra?

«Sì perché Berlusconi è il fondatore del centrodestra. Ma non saremo la stampella della Lega, alla quale chiediamo pari dignità, né strizzeremo l' occhio alla sinistra come facevano i vecchi partitini di centro. Tra la destra di Salvini e la sinistra di Zingaretti c' è uno spazio enorme e Forza Italia si deve attrezzare per una grande campagna di ascolto soprattutto per intercettare quei milioni di italiani che non vanno più a votare. E penso anche al mondo cattolico, ai valori della famiglia, alla crisi della natalità, al welfare per l' infanzia e le mamme...».

 

Però Forza Italia sembra presa più dalle beghe interne che dai programmi. Come è partito il nuovo board di cui anche lei fa parte, con Antonio Tajani e Anna Maria Bernini, insieme ai coordinatori Toti e Carfagna?

mara carfagna l intervista a belve 17

«Toti è partito con il piede sbagliato. Il board non è ancora stato convocato dal presidente Berlusconi e lui già si è mosso comportandosi da leader dimenticando che è un nominato, come tutti noi. Anche lui è un commissario a tempo e sarebbe surreale se Forza Italia passasse dai nominati di Berlusconi ai nominati da Toti».

 

Toti ha evitato una scissione, rimane nel partito.

«La scissione non avrebbe fatto bene al partito. Sono contenta del suo ritorno dopo averlo visto ai comizi della Meloni e di Salvini più che a quelli di Forza Italia».

 

Reggerà lo schema Giovanni Toti al Nord e Mara Carfagna al Sud?

«È corretto pensare di rappresentare tutti i territori ma non siamo né Forza Nord né Forza Sud. Siamo Forza Italia, un partito autenticamente nazionale».

 

Ora lei non rischia di apparire come terzo incomodo tra i due coordinatori indicati da Berlusconi?

«Il primo a chiedere primarie aperte è stato Toti. Magari alla fine saremo anche in 4 in 5: dobbiamo tornare ad essere inclusivi - riflettendo molto sugli elettori che hanno abbandonato Forza Italia - altrimenti non saremo mai più un partito del 15-20%».

gelmini toti fuorionda

 

Il tavolo delle regole di cui lei fa parte deve stabilire un percorso: congressi territoriali o primarie nazionali?

«Il percorso si vedrà, non entro nei tecnicismi. È sicuro però che la sfida dovrà essere collegiale: coinvolgendo sindaci, amministratori locali e parlamentari. Poi chi si vuole candidare alle primarie lo farà liberamente. E sarà un bene: più candidati vogliono dire più opzioni politiche».

 

Lei ci sarà, dunque.

«Il mio curriculum - consigliera comunale e regionale, coordinatrice in Lombardia, parlamentare - mi consente di farlo».

 

Che succede a Forza Italia in caso di voto anticipato?

«La nuova fase è partita. Non potevamo restare fermi dopo una prova elettorale non esaltante nonostante il grande successo personale del presidente Berlusconi».

 

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