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PASSANO I GIORNI E A DRAGHI SORGE IL DUBBIO CHE LO STANNO PRENDENDO PER IL CULO - CERTO CHE, DOPO TANTI ANNI PASSATI IN BANKITALIA E ALLA BCE, PRENDERE LA SCENA DEL TEATRINO DELLA POLITICA NON SAREBBE STATO UN COMPITO FACILE. PER QUESTO SI È VALSO DEI CONSIGLI DI GIULIANO AMATO, ED È ARRIVATO FRANCO GABRIELLI. MENO AZZECCATO È STATO INVECE IL SUGGERIMENTO DI ENRICO LETTA DEL SUO CARO AMICO ROBERTO GAROFOLI - UN'ALTRA DELUSIONE SI CHIAMA DANIELE FRANCO. IL MINISTRO DEL TESORO FA FATICA A DIMENTICARE LA RIGIDA GERARCHIA DI BANKITALIA E SUCCEDE CHE RISPONDA PIÙ AL GOVERNATORE IGNAZIO VISCO CHE ALLE INDICAZIONE DI DRAGHI - NON BASTA: DRAGHI NON HA PAROLE PER DEFINIRE LO STATO MENTALE DELL'AMICA ANGELA MERKEL

Mario Draghi visita il centro vaccinale anti Covid dell'aeroporto di Fiumicino

DAGOREPORT

Passano i giorni, è più gironzola nella testa di Mario Draghi la spiacevole idea che lo stanno prendendo per il culo. Certo che, dopo tanti anni passati in Bankitalia e alla BCE, con intermezzo come direttore generale del Tesoro, prendere la scena come protagonista del teatrino della politica italiana, non sarebbe stato un compito facile.

mario draghi giuliano amato

 

Per questo si è valso dei buoni consigli, oltre a quelli dello staff quirinalizio, di Giuliano Amato – ed è arrivato Franco Gabrielli alla autorità delegata per i servizi e alla Sicurezza nazionale.

ROBERTO GAROFOLI ENRICO LETTA

 

Meno azzeccato è stato invece il suggerimento di Enrico Letta sulla scelta del nevralgico ruolo di sottosegretario alla presidenza del Consiglio: ed ecco il suo caro amico Roberto Garofoli che fu promosso dall’allora premier Letta, epoca Napolitano sul Colle, a segretario di palazzo Chigi.

 

roberto garofoli

Racconta Filippo Ceccarelli: “L’elegante e un po’ arrogante Roberto Garofoli che non molto tempo fa, a ragione ma in pubblico, si è concesso di interrompere e dare torto al presidente Conte; e a chi si complimentava ha risposto: “Allora non sapete che cosa facevo con Renzi”.

 

daniele franco ignazio visco g20

La boria di Garofoli è quella di chi fa parte dell’establishment, la cosiddetta ‘’Casta dei mandarini’’, detta anche “Deep State”. Vale a dire, “la sala macchine e insieme il retrobottega dell’amministrazione pubblica: quell’entità che invisibili addetti hanno il potere di fare andare avanti con norme scritte e concreti atti di governo, ma che pure con i medesimi mezzi possono bloccare, o magari differire, oppure deviare, o addirittura inceppare senza che nulla appaia alla luce del sole; e comunque sempre in nome di quella Tecnica che formalmente e al servizio delle Istituzioni, ma in pratica si pone al disopra dei politici” (Filippo Ceccarelli).

daniele franco

 

Ovviamente non poteva mancare la nemesi (e la cacciata) quando Garofoli fu oggetto nel settembre del 2018, con l’allora Ragioniere di Stato Daniele Franco, rei di non assecondare il programma dei 5Stelle, di un simpatico avvertimento audio che Rocco Casalino mandò ad alcuni giornalisti: “Ci concentreremo a far fuori tutti questi pezzi di merda del Mef”.

 

roberto garofoli franco frattini

Ora Draghi inizia a nutrire seri dubbi sull’uomo forte di Palazzo Chigi consigliato da Enrico Letta, altro esponente di primo grado dell’Establishment.

 

ignazio visco mario draghi

Tra nomine e logiche di potere, Garofoli ha perso infatti la sacra misura dell’opportunità politica e domenica scorsa sul ''Corriere della Sera'' è apparso un suo articolo firmato insieme al potentissimo avvocato Andrea Zoppini, deus ex machina del diritto societario, super consulente per molte società partecipate del Tesoro, entrambi già autori di un ''Manuale delle società di partecipazione pubblica".

 

ANDREA ZOPPINI 2

Ora succede che ad aprile si apre il turbolento valzer di 510 nomine nelle società di Stato, la grande mensa dei partiti, a partire dalla conquista della CDP, la gallina dalle uova d’oro, e vedere quella doppia firma ha irritato moltissimo Mario Draghi.

 

Altra delusione per Supermario si chiama Daniele Franco. Il neo ministro del Tesoro fa fatica a dimenticare la rigida gerarchia di Bankitalia e succede che risponda più al governatore Ignazio Visco, notoriamente “comunista”, che alle indicazione di Draghi.

mario draghi angela merkel

 

Non è finita: il premier non ha parole a come definire, oggi, lo stato mentale della sua amica Angela Merkel. Quella che fu definita la “Regina d’Europa” comincia a dare segni di non essere in sé. Sta lì a dimostrarlo la pazzesca vicenda di stoppare il vaccino Astrazeneca. In barba al vincolo di concordare ogni decisione, Angelona l’ha comunicato a cose fatte a Macron e a Draghi.

presentazione la nuova disciplina delle societa' a partecipazione pubblica – curato da roberto garofoli e andrea zoppini 1

 

Tra i suoi guai familiari con il maritino in calore, la pandemia incontrollabile e la recente e pesante sconfitta del suo partito CDU in due lander, la Merkel è ben consapevole che il suo addio alla politica, previsto a novembre, sarà mesto e molto diverso da come l’aveva immaginato la  “Regina d’Europa”. Sic transit gloria mundi...

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