PD: ELEZIONI ANTICIPATE AD OTTOBRE - I GRILLINI SCAVALCANO ALLE EUROPEE FORZA ITALIA, IL BERLUSCA CASSA IL “PATTO DEL NAZARENO” E RENZI VA A CASA - RE GIORGIO CONTRARIO A SCIOGLIERE LE CAMERE - UN GOVERNO DI UNITÀ NAZIONALE?

Claudio Tito per La Repubblica

C'è chi la chiama la "rivoluzione d'ottobre". Per ora è solo un'ipotesi. Un'opzione. O meglio: una via d'uscita. Una piccola scala d'emergenza per tirare fuori il collo dalla eventuale palude che rischia di allagare la politica e le istituzioni dopo le elezioni europee di domenica prossima. Una porta con una scritta ben chiara: elezioni anticipate. Appunto in autunno.

Ormai sono in tanti a parlarne. A considerarla la carta da giocare se tutto dovesse andare per il verso sbagliato. Nel centrosinistra e nel centrodestra. Nel governo e nel Partito democratico. Certo quel "se" è ancora molto grande. Eppure per molti, nel corso di questa campagna elettorale, sta diventando via via sempre più piccolo. Mentre crescono le probabilità di votare a ottobre «per dare una svolta».

«Per quanto mi riguarda - ripete Matteo Renzi ad ogni occasione - le elezioni sono fissate per il 2018». Ma a Palazzo Chigi alcuni dei suoi collaboratori hanno iniziato a prendere in considerazione proprio la "rivoluzione d'ottobre". Dopo l'inchiesta Expo, l'arresto di Scajola e il voto su Genovese, i calcoli sono diventati sempre più serrati.

Illustrano i vantaggi e gli svantaggi di una soluzione di questo tipo. Vagliano le condizioni che a partire dal 26 maggio potrebbero modificare e sbilanciare l'attuale assetto. E il tutto si basa su questo interrogativo: una ipotetica avanzata del Movimento 5 Stelle è in grado di mettere in crisi l'attuale equilibrio? Dipende dalla quota che i grillini raggiungeranno e dal loro distacco rispetto al Pd e a Forza Italia.

Tra i democratici e forzisti infatti sta avanzando una sorta di "demone". Una paura per certi aspetti incontrollata che i penta stellati si avvicinino a insidiare la soglia di successo del Pd e che il distacco da Berlusconi riduca Forza Italia definitivamente al ruolo di terzo partito.

Ieri, nel Transatlantico di Montecitorio, era scattato l'allarme tra deputati di prima nomina e veterani raggiungendo i massimi livelli. Un turbinio di bigliettini passava di mano in mano con i dati degli ultimi sondaggi. E ogni volta tutti sgranavano gli occhi. Scuotevano la testa e se ne andavano. Se quei numeri venissero confermati - è il ragionamento che molti fanno nel governo e nelle Istituzioni - il primo effetto sarebbe il disconoscimento da parte del Cavaliere del cosiddetto "patto del Nazareno".

La vittima istantanea sarebbe dunque l'Italicum. L'ex premier non potrebbe più accettare una legge elettorale che prevede il ballottaggio tra i primi due partiti e quindi la sua ininfluenza. La riforma costituzionale - l'abolizione del Senato
- salterebbe un minuto dopo. Senza contare che diventerebbe più complicato cambiare il sistema di voto e il quadro istituzionale senza o addirittura contro il M5S eventualmente irrobustito dalle urne europee.

«Per quanto mi riguarda - dice proprio Berlusconi in queste ore - quell'impianto di riforme già non esiste più». Il leader forzista è già passato ad una sorta di "fase due". Quella della «difesa a oltranza». Prova a ricucire con l'ex delfino Alfano nella speranza di poter unire i voti di tutti i "satelliti" del suo schieramento (in primo luogo la Lega e Fratelli d'Italia) e sommarli a quelli del Nuovo centrodestra.

Per provare a dire dopo il 26 maggio che la sua coalizione è ancora competitiva. Ma lo stesso Cavaliere non nasconde il suo pessimismo: «Sarà inutile». Al punto che già non esclude con i suoi fedelissimi la strada della disperazione: «Un governo di unità nazionale».

Ma ci sarebbe anche un secondo effetto. Ed è quello che alcuni degli uomini che frequentano Palazzo Chigi stanno valutando con più attenzione. Far saltare le riforme significa far precipitare il governo nella «palude». Una delle «ragioni sociali» di questo esecutivo verrebbe di fatto meno.

Come scrive l'"Economist" nel suo ultimo numero riferendosi a tutta l'Europa e alla carica del fronte populista e "no-euro", «la disillusione degli elettori può provocare una nuova crisi». Renzi più di una volta ha spiegato che sulle riforme «ci metteva la faccia». Paralizzare il percorso di modifica della Carta equivale allora ad elidere la sua "mission" fondamentale.

«Ma se Forza Italia dovesse andare male è il suo ragionamento - ancora di più sarà costretta a blindare la legislatura». Ma a questo discorso viene spesso chiosato dai suoi collaboratori: «E se non fosse così?». Il suo incubo peggiore prenderebbe forma: l'impossibilità di agire e l'esposizione al ricatto di un governo insieme a Forza Italia. «Inaccettabile».

Ma c'è di più. In autunno, quando entrerà in gioco la legge di Stabilità, il governo dovrà - così prevedono i programmi - procedere con un'altra gigantesca opera di "Spending review": circa 19 miliardi. Allora in tanti si domandano: è possibile incidere sulla spesa in maniera così pesante senza un mandato elettorale e con le urla dell'opposizione ingigantite dal megafono elettorale del 25 maggio?

È possibile tenere il passo di 400 miliardi ogni anno di roll over nel debito pubblico (emissione di titoli di Stato) in queste condizioni? «Forse - è la soluzione che alcuni dei collaboratori di Renzi stanno prospettando - bisogna chiedere un parere agli elettori. Non ci possiamo assumere certe responsabilità da soli, lo devono fare gli italiani». Chiedere insomma un incarico pieno, suffragato dalle urne.

Eccola dunque la "exit strategy". Ma si tratta comunque di un percorso pieno di incognite. Due delle quali gigantesche. La prima riguarda proprio la legge elettorale. Il rischio del voto a ottobre sarebbe quello di presentarsi agli italiani con il cosiddetto "Consultellum", un sistema completamente proporzionale corretto solo dalle soglie di sbarramento.

La possibilità che si riprecipiti nell'ingovernabilità sarebbe assai consistente. Non a caso sia nel Pd, sia in Forza Italia sta rispuntando l'idea di una sorta di «riforma transitoria»: il ritorno al Mattarellum.

La seconda incognita è il Quirinale. Napolitano ha più volte fatto sapere che non intende sciogliere le Camere senza una nuova legge elettorale. Piuttosto sarebbe pronto a dimettersi. Ma se tutto dovesse precipitare, le sue dimissioni risponderebbero anche ad un'altra esigenza: quella di far eleggere dall'attuale Parlamento il nuovo capo dello Stato. Quello che gli ha rinnovato il mandato e che offre le maggiori garanzie dal punto di vista della "successione democratica".

Tutto però, prima di ogni cosa, dovrà essere misurato dal dato reale dei risultati elettorali di domenica prossima e non dalla emotività dei sondaggi. «Per quanto mi riguarda io voglio andare avanti fino al 2018», ripete ad ogni piè sospinto il presidente del consiglio. Ma molti a questo punto vogliono capire se le elezioni di domenica prossima saranno davvero un viatico per la fine della legislatura.

 

RENZI TECHNORENZI TECHNORENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL SILVIO SALVA RENZI RENZI E BERLU C BERLUSCONI A CAROGNA IMG WA RENZI E BERLUSCONI BATMAN E ROBIN RENZI BERLUSCONI MONTEZEMOLO AL TEATRO REGIO DI PARMAalfano napolitano

Ultimi Dagoreport

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?

giorgia meloni volodymyr zelensky viktor orban vladimir putin antonio costa

DAGOREPORT – IL PROSSIMO CONSIGLIO EUROPEO INIZIERÀ IL 18 DICEMBRE, MA NON SI SA QUANDO FINIRÀ, NÉ COME: IN BALLO C'E' IL FUTURO DELL'UNIONE - DA TRUMP ALL'UCRAINA, I 27 LEADER DOVRANNO PRENDERE DECISIONI CRUCIALI E NON PIU' PROCASTINABILI, PENA LA TOTALE IRRILEVANZA NELLA GEOGRAFIA MONDIALE - E QUI VIENE IL BELLO: CHI SI METTERA' DI TRAVERSO PONENDO IL DIRITTO DI VETO E MANDANDO ALL'ARIA TUTTO? ORBAN FARÀ IL SOLITO GUASTAFESTE FILO PUTIN? E GIORGIA MELONI, CHE HA FATTO ORMAI LA SUA DEFINITIVA SCELTA TRUMPIANA, PRESSATA DAL SUO VICE PREMIER SALVINI CHE HA GIÀ CONSEGNATO L'UCRAINA ALLA RUSSIA, RIUSCIRÀ A CONTINUARE A TENERE IL PIEDINO IN DUE STAFFE? AH, SAPERLO....

a lume di candela federica panicucci fabio rovazzi tommaso cerno pio e amedeo elonoire casalegno barbara d urso

DAGOREPORT BY CANDELA - BARBARA D’URSO E IL PROGETTO ARENATO CON URBANO CAIRO - NUOVO SHOW DI PIO E AMADEO SU CANALE5 IN PRIMAVERA - FEDERICA PANICUCCI CONDURRÀ CAPODANNO IN MUSICA" SU CANALE 5: AL SUO FIANCO POTREBBE TORNARE FABIO ROVAZZI. TRA I DUE, L’ANNO SCORSO, NON ERA SCATTATA LA SCINTILLA - SI CERCA CONDUTTORE SOVRANISTA PER NUOVO TALK DI RAI2: POTREBBE ESSERE COINVOLTO IL MELONIANO CERNO - RAI1 E CANALE 5 COPRIRANNO I LORO BUCHI “SPOSTANDO” IN PRIMA SERATA “AFFARI TUOI”, “L’EREDITÀ” E "LA RUOTA DELLA FORTUNA" - ELENOIRE CASALEGNO SI PAPPA DUE NUOVE CONDUZIONI - NELLA REDAZIONE DI ''LIBERO'' ESPLODE IL “TAXI GATE” - UNA VIVACE SIGNORINA STA CERCANDO DI VENDERE A DIVERSI GIORNALI, PROVE ALLA MANO, LA SUA "RELAZIONE SEGRETA" CON L'ATTACCANTE FIDANZATISSIMO. INDIZIO: LUI GIOCA IN UNA SQUADRA DI ALTA CLASSIFICA IN SERIE A E IN NAZIONALE. DI CHI SI TRATTA?

luca matilde bernabei sandokan can yaman

DAGOREPORT – IL TRIONFO DI “SANDOKAN” SU RAI1 FA GODERE LA LUX VIDE MA I FRATELLI BERNABEI, LUCA E MATILDE, BRINDANO SEPARATI – LUCA, CHE E’ COLUI CHE FORTEMENTE VOLUTO RIPORTARE IN TV LO SCENEGGIATO E LO HA PRODOTTO, A MAGGIO SCORSO HA LASCIATO LA FU SOCIETA’ DI FAMIGLIA (FONDANDO LA SUA “OHANA) – DI LUCA NON C’E’ TRACCIA NEI COMUNICATI ED ERA ASSENTE SIA ALL’ANTEPRIMA CHE ALLA CONFERENZA STAMPA – VUOI VEDERE CHE GLI SCAZZI DI FAMIGLIA FANNO PIU’ MALE DELLA “TIGRE DI MOMPRACEM”? AH, SAPERLO…