IL PD SI RIMANGIA LE PROTESTE SUL CASO MIFSUD - ALL'EPOCA DEI GIALLOVERDI, I DEM ANDREA ROMANO, ALESSIA MORANI E ANNA ASCANI FECERO UN'INTERROGAZIONE PARLAMENTARE SUL RUSSIAGATE, LA LINK, LE SPIE E PURE IL RUOLO DI CONTE. ORA CHE GOVERNANO INSIEME INVECE STANNO IN SILENZIO

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Antonio Grizzuti per “la Verità

 

Mifsud con Olga Roh Mifsud con Olga Roh

Fino alla formazione del governo giallorosso c' erano molte questioni sulle quali Pd e M5s sembravano distanti anni luce. Mentre i primi non perdevano occasione per accusare i secondi di incompetenza e cialtronaggine, dal canto loro i pentastellati giuravano solennemente che mai e poi mai si sarebbero accoppiati con il «partito di Bibbiano». Ma come recita il vecchio adagio, se non riesci a sconfiggere il tuo peggior nemico, meglio fartelo amico. Pochi lo sanno, ma una delle divergenze che ha segnato la prima parte della legislatura (quella cioè durante la quale la Lega di Matteo Salvini faceva parte della maggioranza) riguarda per l' appunto il coinvolgimento del governo italiano nel cosiddetto Spygate.

 

Stiamo parlando del filone parallelo al Russiagate, l' inchiesta condotta dall' ex capo dell' Fbi e procuratore speciale Robert Mueller sulle presunte ingerenze russe nel corso della campagna elettorale del 2016 per la presidenza Usa. Tramontata di fatto l' accusa di collusione del presidente Donald Trump con i vertici del Cremlino, l' attenzione si è quindi spostata sul ruolo giocato dall' intelligence occidentale a sfavore dello stesso Trump.

 

joseph mifsud vincenzo scotti joseph mifsud vincenzo scotti

Nel corso delle ultime settimane, i lettori della Verità hanno avuto modo a più riprese di leggere in anteprima gli aggiornamenti sulla storia di spionaggio che sta tenendo le due sponde dell' Atlantico (e non solo, se pensiamo che c' è di mezzo anche l' Australia) con il fiato sospeso. Dall' intervista a George Papadopoulos, fino ai collegamenti con la Link campus university, passando per il caso Eyepyramid che ha visto coinvolti i fratelli Giulio e Francesca Maria Occhionero. La reazione nervosa di Matteo Renzi a seguito delle affermazioni rilasciate al nostro quotidiano da Papadopoulos («a causa di questa storia la sua carriera politica verrà distrutta») la dice lunga sul fatto che lo Spygate rappresenta oggi l' elefante nella stanza della politica italiana.

 

ANNA ASCANI LUCIANO NOBILI ANNA ASCANI LUCIANO NOBILI

Tuttavia, c' è stato un momento nel quale il Pd ha chiesto insistentemente conto al governo del suo ruolo in questa vicenda. Ovviamente parliamo ancora dei tempi del Conte uno, quando ancora cioè gli ex duellanti se le davano di santa ragione. Pochi mesi fa, a maggio di quest' anno, i deputati dem Andrea Romano, Alessia Morani e Anna Ascani (quest' ultima attuale viceministro all' Istruzione) depositarono un' interrogazione scritta rivolta al premier Conte, all' allora ministro dell' Interno, Matteo Salvini, a quello degli Affari esteri, Enzo Moavero Milanesi, e al titolare del Miur, Marco Bussetti.

 

anna ascani 2 anna ascani 2

Citando l' inchiesta condotta da Luciano Capone sul Foglio, i tre facevano innanzitutto notare che «anche l' Italia risulterebbe coinvolta nel cosiddetto Russiagate», e tiravano in ballo il «professore maltese Joseph Mifsud», definito un «personaggio chiave» di tutta la vicenda. Questi, prosegue l' interrogazione, avrebbe «incontrato per la prima volta presso l' università Link campus di Roma il consigliere di Trump, George Papadopoulos, lo stesso a cui avrebbe poi riferito che i servizi segreti russi erano in possesso di «migliaia di email imbarazzanti su Hillary Clinton».

 

SARA MANFUSO ANDREA ROMANO SARA MANFUSO ANDREA ROMANO

Più avanti, Romano e i suoi compagni di partito tornavano su Joseph Mifsud, il quale «sarebbe stato nascosto in un appartamento a Roma pagato da una società della Link, della quale lo stesso Mifsud risulta socio al 35%». Ma non finisce qui: i tre tirano in ballo anche Stephan Roh, l' avvocato di Mifsud, azionista della società di gestione della Link, il quale a sua volta ha dichiarato al Foglio che sarebbe stato Vincenzo Scotti (presidente dell' ateneo) a suggerirgli di presentare Papadopoulos ai suoi contatti russi. Tutti aspetti sui quali i parlamentari del Pd, attraverso questa interrogazione scritta hanno chiesto chiarimenti all' esecutivo.

 

Senza tuttavia, almeno secondo quanto ha potuto verificare La Verità, ricevere alcuna risposta.

morani morani

La sostanza però è un' altra: una manciata di settimane prima che il governo gialloblù finisse la sua corsa, il Pd era pronto a incalzare Conte, Di Maio e Salvini sul presunto ruolo avuto dall' Italia nel filone europeo del Russiagate.

Dall' interrogazione appare evidente che la vicenda rappresentava per gli autori, e dunque anche per l' intero partito, un punto decisivo sul quale il premier e i suoi più stretti collaboratori venivano chiamati a chiarire.

 

di maio conte di maio conte

E oggi che i dem sono al governo con i pentastellati? Possibile che abbiano mollato la presa solo perché l' obiettivo di scalzare la Lega è stato raggiunto e oggi a Palazzo Chigi insieme ai 5 stelle siedono loro? Per qualcuno come Graziano Delrio che invita alla prudenza, ci sono altri come Luigi Zanda secondo i quali «sul Russiagate molte cose non tornano» ed è necessario che «Conte le chiarisca subito». Non è esagerato dire che oggi, in particolare sul ruolo di quello che Lucia Annunziata ha definito «avvocato delle spie», la tenuta dell' asse Pd-M5s rischia di cedere.

 

Difficile pensare che tutti questi aspetti non finiscano al centro della visita del presidente Sergio Mattarella in corso in questi giorni a Washington. Oggi l' agenda prevede un colloquio tra il capo dello Stato e Donald Trump nello Studio ovale. Niente di strano che, a porte chiuse, l' inquilino della Casa Bianca chieda rassicurazioni al Quirinale sull' atteggiamento collaborativo dell' Italia ai fini di un' inchiesta considerata strategica per la sua rielezione.

 

scotti di maio scotti di maio

Un altro tema che potrebbe finire in agenda riguarda l' avvio della tecnologia 5G, in particolare dopo che Reuters ha rivelato che la Germania starebbe mettendo a punto regole per non escludere le tecnologie Huawei, e dopo la pubblicazione di uno studio Ernst & Young nel quale si quantificano in 4-5 miliardi gli extra costi (con ricadute anche sui consumatori) per gli operatori in caso di bando per il gruppo. Una ricerca che preoccupa gli americani perché potrebbe essere usata dalla componente grillina del governo per giustificare l' asse con il colosso cinese.

 

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