giuseppe conte matteo renzi mario lavia

IL PD SI È ROTTO LE PALLE DI CONTE: NONOSTANTE NON CI SIANO PRESE DI POSIZIONI UFFICIALI, IL CORPACCIONE "DEM" (NON STIAMO PARLANDO DI BETTINI) LA PENSA COME RENZI - NON CI CREDETE? LEGGETE SU "LINKIESTA" L'ATTACCO DI MARIO LAVIA, EX GIORNALISTA DI "EUROPA", "UNITA.TV", "DEMOCRATICA". INSOMMA UNO CHE AL NAZARENO È DI CASA...

 

MARIO LAVIA

Mario Lavia per www.linkiesta.it

 

Tocca al Partito democratico dare un senso a questa legislatura. Il Pd può, se vuole, dar vita a una fase nuova che assicuri al Paese un governo decente che sappia affrontare le grandissime prove della vaccinazione di massa e dell’accesso alle risorse del Recovery fund, i due capitoli sui quali Giuseppe Conte pattina ma scivola: e mettiamoci anche il caos sulle scuole e sui colori delle regioni e il quadro è completo.

 

Ma Il Partito democratico in queste ore non parla, ha paura di sbagliare la mossa. Odia Matteo Renzi e non ama Conte, di qui il ristagno della sua politica, il galleggiamento nella risacca della crisi, il dire e il non dire aspettando le mosse altrui, il terrore di polpette avvelenate appena si parla di un esponente democratico incaricato di formare il nuovo governo: c’è da restare allibiti, conoscendo un poco il protagonismo dei partiti fondatori, dinanzi a questa inanità che non è senso di responsabilità, ma subalternità agli eventi.

 

GIUSEPPE CONTE MATTEO RENZI - BY GIANBOY

La verità è che in queste ore i soliti pontieri stanno lavorando a un Conte ter (in pratica un rimpastone) dopo l’ormai inevitabile crisi che sarà innescata da Renzi quanto prima. Il premier si muove parecchio, aiutato dai maggiorenti del Nazareno, con Goffredo Bettini in gran spolvero. Renzi è corteggiato in cambio di un aggiustamento del Piano italiano per il Recovery fund e di un rimpasto favorevole a Italia viva. Si cercano voti in ogni angolo del Parlamento, voti politici, non alla Scilipoti: anche a Carlo Calenda sono stati chiesti i voti di Azione.

 

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

Sono tentativi difficili, avvolti dall’odore della disperazione, come quando l’alcolizzato non avendo più niente da perdere si getta sull’ennesimo bancone di un bar di periferia invocando un ultimo goccio. È uno di quei frangenti molto da Seconda Repubblica, a caccia del più sconosciuto dei peones, quando fra i giocatori esperti si punta forte e le voci girano senza controllo, voci che gira gira finiscono sempre con lo sbattere sulla grande terrazza del Nazareno.

 

GIUSEPPE CONTE - MATTEO RENZI

E così, già prima che Conte sia naufragato, si parla molto dei principali esponenti del Pd, una rosa da cui potrebbe uscir fuori il successore del premier attuale, perché secondo alcuni solo un dem sarebbe in grado di ricostruire la maggioranza giallorossa con un nuovo presidente del Consiglio ridefinendo un serio programma e una forte e rinnovata squadra di governo anche aperta a competenze specifiche esterne ai partiti. Un governo in grado di rispondere alla sollecitazione di costruire venuta dal Presidente della Repubblica e non solo di galleggiare. E di replicare, con la politica, all’offensiva di Matteo Renzi.

 

zingaretti renzi

Il Movimento cinque stelle, un soggetto politico che è entrato in una fase acuta della sua afasia e cecità, ha già espresso, e per due volte, il presidente del Consiglio e su Conte non molla. Per questo se l’avvocato dovesse essere travolto dovrebbe toccare al Pd, e il momento di Dario Franceschini è il più gettonato di tutti e già rimbalzato sui giornali (Nicola Zingaretti ha il problema di governare la Regione Lazio in un momento molto complesso, sarebbe un problema andare ora alle elezioni regionali) e dunque potrebbe proprio essere il ministro della Cultura l’uomo destinato a succedere a Conte, un avvocato dopo un avvocato ma con ben altra caratura politica.

 

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Certo, sarebbe una deviazione rispetto al piano più lineare che Franceschini aveva in mente, succedere a Roberto Fico dopo il trasloco di questi a Napoli, come sindaco, e dallo scranno più alto di Montecitorio provare a balzare al Colle, secondo una tradizione che vuole il presidente della Camera super papabile per il Quirinale (così fu per Gronchi, Leone, Pertini, Cossiga, Scalfaro, Napolitano).

 

conte franceschini

Da parte sua Conte lavora sott’acqua per salvare sé stesso. Ha commesso molti errori, ultimo dei quali quello di prendere sottogamba gli avvertimenti che da mesi giungono da Italia viva e senza peraltro cementare l’intesa con tutto il Partito democratico, a partire dal suo segretario, preferendogli piuttosto Roberto Gualtieri per risolvere i nodi politici e dando per scontato una volta per tutte di essere ormai «il punto di riferimento dei progressisti», una frase di Zingaretti che è appunto solo una frase. Con tutto il Pd alle spalle, il premier avrebbe forse potuto resistere alla pressione renziana, ma non ci ha lavorato troppo, così che alla fine è costretto a implorare Zingaretti e a concedere a Renzi più di qualcosa, peraltro restando sempre nel suo mirino.

renzi franceschini by osho

 

Tocca dunque al Nazareno fare politica. Ma se il Pd non volesse prendersi la responsabilità in prima persona, dovrà sintonizzarsi su altre proposte che verranno dall’odiato Renzi. Non è un mistero che Italia viva continui a sognare Mario Draghi a Palazzo Chigi; mentre in altri ambienti spunta il nome anch’esso autorevole di Carlo Cottarelli, immaginato alla guida di un esecutivo tecnico-politico, lo schema che fu del governo Ciampi nel 1993.

 

L’unica cosa che Zingaretti non può fare è lavarsene le mani. E non c’è tanto tempo per cincischiare, la clessidra della crisi è ormai rovesciata e la sabbia della crisi reale anche se non formale ha preso inesorabilmente a scorrere.

Ultimi Dagoreport

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...