IL PIANO MARSHALL DEL TERZO MILLENIO: GLI USA SGANCIANO I DOLLARI PER SALVARE L’EUROPA (IN BARBA A BERLINO)

Ugo Bertone per "Libero"

Stamane, addì 6 giugno, sir Mervyn King guiderà per l'ultima volta il board della Bank of England prima di passare il testimone di Threanedle Street, sede dal 1734 della banca centrale più vecchia del pianeta, al canadese Mark Carney, il primo governatore alla testa della Old Lady che non ha (ancora) un passaporto del Regno Unito.

Stamane, addì 6 giugno, mille chilometri o giù di lì a sud della City, inglesi e canadesi, compresi gli ultimi veterani superstiti, celebreranno sulle rive di Arromanche,Normandia, i compagni caduti nello sbarco che ha cambiato nel 1944 le sorti dell'Europa.

Assieme agli Americani, poi, renderanno visita al sacrario di Omaha beach, dove giacciono marines e paracadutisti yankees caduti in quei giorni di fuoco. Stamane, addì 6 giugno, come ogni primo giovedì del mese, si riunirà all'Eurotower il direttorio della Banca Centrale Europea, ancora una volta alle prese con un bollettino di guerra che segnala più vittime che vittorie: la recessione si aggrava un po' in tutta Europa, senza nemmeno risparmiare le aziende tedesche.

Sarà, forse, l'occasione per tagliare di nuovo il tasso di sconto. Mario Draghi ci pensa di sicuro, ma non si fa illusioni: per invertire la rotta ci vorrebbero, assieme all'azione dei governi e della Ue in materia di riforme e politica fiscale, «strumenti innovativi» capaci di sbloccare la liquidità bancaria in direzione delle piccole e medie imprese.

Ma, come ha notato il Financial Times, Draghi non ha a disposizione un Big Bazooka, a differenza del suo collega americano Ben Bernanke o di quello giapponese, Haruhiko Kuroda, piuttosto che Mark Carney che ha accettato la poltrona di governatore della Bank of England solo dopo aver ottenuto precise garanzie tra cui, da buon agente di Sua Maestà, la licenza di uccidere la recessione a suon di misure non convenzionali.

L'opposto, insomma, delle teorie insegnate e praticate al quartier generale della Bundesbank, che si tiene ben stretto i bazooka dell'eurozona. Certo, di fronte alla recessione herr Jens Weidmann domani non sfiderà più di tanto le esigenze dei colleghi del Sud Europa. Ma, al di là delle concessioni e delle misure contingenti, si profilano due macigni. Primo, il ricorso della stessa Bundesbank alla Corte Federale di Karlsruhe sulla legittimità del piano Draghi. Un ricorso durissimo preparato dall'ufficio legale della Bundesbank, davanti a testimoni come il falco Werner Sinn, l'ideologo delle campagne stampa della Bild, o lo stesso Weidmann.

Ieri, poi, Die Zeit ha anticipato un piano di risanamento radicale delle banche dell'Eurozona: «periti esterni» controlleranno i conti di 140 banche europee. E se sarà necessario ordineranno iniezioni di capitale che, in caso di necessità, dovrà essere effettuato dai governi o dalla Ue, previa richiesta degli Stati. Messa così, sembra un doppione degli stress test dell'Eba. Ed insospettisce il fatto che, secondo il giornale tedesco, i «cattivi» italiani e francesi si dicono contrari alle ispezioni della Bce.

Non sarà che Bankitalia e Banque de France diffidano dei metodi degli ispettori in arrivo dalla panzer Bundesbank? Troppo ghiotta è la coincidenza con l'anniversario dello sbarco in Normandia per non correre il rischio, anzi la tentazione, di paralleli storici impropri e comunque ingenerosi con la Repubblica Federale. Ma la strada dei paralleli storici, di questi tempi, ha precedenti illustri. E poi, oggi come allora, la partita si spiega solo in una chiave globale in cui i protagonisti devono agire in funzione delle reazioni altrui.

Gli Usa, oggi come allora il Paese chiave, sono a un punto critico. Ben Bernanke, dopo la più massiccia iniezione di liquidità della storia, sta saggiando le reazioni dei mercati, prima di frenare gli acquisti. La sua speranza è che il mercato delle obbligazioni, dopo i primi scossoni (e le lamentele della speculazione) si assesti.

Nel frattempo, la ripresa dell'economia reale dovrà fornire nuove armi alla tenuta dei mercati azionari, rafforzando la ripresa. Ma perché questo capiti, Bernanke ha bisogno che la ripresa sia di tutti perché il mercato Usa, da solo, non basta anche perché i tagli alla spesa pubblica frenano il pil per almeno un punto percentuale. È necessario perciò che riparta il Giappone, così come il Regno Unito. Ma, soprattutto, che si sblocchi la crisi europea, sbloccando le risorse ingessate dall'austerità.

Per questo alla Fed stanno meditando, come rivelano gli studi delle investment bank, di orientare gli acquisti sui mercati internazionali, a partire da Bonos e Btp, cioè quell'Europa «periferica» che sta pagando il prezzo più alto per l'intransigenza tedesca. Una manovra che, secondo i piani, deve coinvolgere anche i compratori giapponesi e, tra non molto, anche i banchieri della City.

Insomma, una sorta di metaforico sbarco sui mercati dell'euro, che potrebbe mettere in seria difficoltà la locomotiva tedesca così come le oscillazioni dei mercati monetari stanno mettendo in difficoltà l'alleato più fidato di Berlino: la Cina, l'altra grande potenza esportatrice che in questi anni ha lucrato sulla svalutazione dello yuan così come la Germania (finanziata a tassi zero dalla fuga dei capitali dalla periferia) si è giovata della svalutazione dell'euro, più debole di quel che sarebbe il marco.

Insomma, al di là delle suggestioni, quel che si sta combattendo sui mercati ricorda da vicino una battaglia di tanti anni fa. Allora nacque una nuova Europa. Stavolta potrebbe rinascere un euro meno squilibrato e più solidale. Ma non sarà facile.

 

BERNANKE jpegMERVYN KING MARIO DRAGHI MERKEL MARIO DRAGHI E ANGELA MERKEL Jens Weidmann BUNDESBANK

Ultimi Dagoreport

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…