toninelli di maio

PIÙ PASSA IL TEMPO, PIÙ SI ALLONTANA LA CRISI DI GOVERNO, PIÙ SI AVVICINA IL RIMPASTO: PATUANELLI AL POSTO DI TONINELLI, FRACCARO SOSTITUISCE DI MAIO AL MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO? - ANCORA RESTA VUOTA LA POLTRONA DI PAOLO SAVONA ALLE POLITICHE EUROPEE, E NON È CHIARO QUALI MINISTERI DOVRANNO CEDERE I GRILLINI PER ''RIEQUILIBRARE'' L'ESECUTIVO DOPO LE EUROPEE

Alessandro Trocino e Monica Guerzoni per il “Corriere della sera

 

Più passano i giorni, più la crisi di governo si allontana. Matteo Salvini, a dispetto degli umori (e dei malumori) di tanti leghisti, non ha alcuna voglia di andare a votare in autunno e nessuna, come è noto, ne ha Luigi Di Maio. Prova ne sia l' appello alla pacificazione che lancia il sottosegretario Stefano Buffagni, uno degli uomini più ascoltati dal capo politico del M5S: «Il governo deve essere unito per affrontare i problemi, queste contrapposizioni hanno anche un po' stufato gli italiani».

 

STEFANO PATUANELLI M5S

Avanti, dunque. Orizzonte rimpasto. Il vicepremier e ministro dell' Interno ha l' esigenza di mettere a frutto il tesoro di consensi accumulato alle elezioni europee del 26 maggio. Per questo tra Palazzo Chigi e il Parlamento, dove si aspetta con ansia la chiusura, il 20 luglio, della finestra elettorale, è ripartito il totonomi.

Chi prenderà il posto di Paolo Savona alle Politiche europee?

E quali ministri del M5S Luigi Di Maio accetterà di sacrificare per placare le ire dell' alleato?

 

Raccontano che l' inquilino del Viminale sia ancora furioso per la sconfitta incassata dai sovranisti con le nomine della merkeliana pro austerity Ursula von der Leyen alla Commissione, di Christine Lagarde alla Bce e del democratico David Sassoli alla presidenza del Parlamento europeo. Tre nomi indigeribili per il vincitore delle Europee, che si ritrova in minoranza tra Bruxelles e Strasburgo. Anche per questo Salvini vuole mandare in Europa un fedelissimo, «il prima possibile». Il nome più accreditato è stato per settimane il professore Alberto Bagnai, l' economista della Lega che suona il cembalo, presiede la Commissione Finanze al Senato e teorizza l' uscita dalla moneta unica.

LUIGI DI MAIO MANGIA UNA MOZZARELLA

 

Ma da qualche giorno, consapevole che i vertici della Ue lo temono come l' uomo nero, il leader sta ragionando sul profilo di Lorenzo Fontana, attuale ministro della Famiglia.

Se agli Affari europei dovesse andare Fontana, al suo posto c' è chi vedrebbe bene Luca Zaia. Il problema è che il governatore, di cui si è parlato anche per il ruolo di commissario europeo alla Concorrenza, vuole restare in Veneto e ricandidarsi nel 2020, tanto che ha liquidato come «manfrine» i rumors sul suo trasloco in Europa.

danilo toninelli palestrato 3

 

Un' altra casella chiave è quella del sottosegretario a Palazzo Chigi, da coprire se alla Concorrenza dovesse andare Giorgetti: scendono le quotazioni della ministra Giulia Bongiorno e salgono quelle di Nicola Molteni, sottosegretario all' Interno molto vicino a Salvini.

 

A caldo, dopo il trionfo di maggio alle Europee, i leghisti sognavano di mandare a casa ben tre ministri M5S. Ma se sacrificare Danilo Toninelli sull' altare della Tav potrebbe essere un vantaggio per i 5 Stelle, il siluramento di Elisabetta Trenta potrebbe essere un colpo per i vertici: la ministra della Difesa è amata dalla base, che registrerebbe il benservito come una sconfitta di Di Maio.

 

Quanto a Giulia Grillo, nel Carroccio non sembrano appassionarsi troppo alla sua sorte. Il più accreditato per raccogliere la (discussa) eredità di Toninelli ai Trasporti è il capogruppo al Senato Stefano Patuanelli, esperto di infrastrutture. Mentre il collega alla Camera, Francesco D' Uva, sarebbe in corsa per sostituire Riccardo Fraccaro ai Rapporti con il Parlamento, qualora Di Maio dovesse decidere di lasciare il Mise per dedicarsi «solo» al ministero del Lavoro, alla vicepresidenza del Consiglio e alla guida del Movimento .

salvini ignora elisabetta trentasalvini ride con fraccaro riccardo fraccaro

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…