I PM CALANO IL POKER FINALE SULLA STRAGE DI BOLOGNA - D'AMATO, TEDESCHI, GELLI E ORTOLANI. MA È IL PRIMO, IL PREFETTO-GOURMET, LA FIGURA PIÙ INQUIETANTE DEL NOSTRO DOPOGUERRA. MANOVRATORE DELL'UFFICIO AFFARI RISERVATI DEL MINISTERO DELL'INTERNO, IL POTENTE SERVIZIO SEGRETO CIVILE. "MANDANTE-ORGANIZZATORE" DELLE BOMBE, SCRIVONO I MAGISTRATI - MA CI SONO ANCHE I VIVI, TRA I NUOVI INDAGATI. COME PAOLO BELLINI, GIÀ MILITANTE FASCISTA, POI CONFIDENTE DEI CARABINIERI, INFILTRATO IN COSA NOSTRA

Gianni Barbacetto per il “Fatto quotidiano

 

licio gelli

Il nome del prefetto-gourmet è scritto nell' avviso di conclusione indagini mandato ieri dalla Procura generale di Bologna ai nuovi indagati per la più grave strage italiana, quella del 2 agosto 1980. Federico Umberto D' Amato è la figura più inquietante della storia del nostro dopoguerra. Manovratore dell' Ufficio affari riservati del ministero dell' Interno, il potente servizio segreto civile in eterna competizione con quello militare (Sifar, Sid, Sismi). "Mandante-organizzatore" della strage, scrivono i magistrati bolognesi.

 

Burattinaio prima e grande depistatore dopo, aiutato da Mario Tedeschi , direttore del Borghese, "nella gestione mediatica dell' evento strage, preparatoria e successiva allo stesso". In compagnia della coppia ai vertici della loggia P2 , Licio Gelli e Umberto Ortolani , indicati come "mandanti-finanziatori". D' Amato-Tedeschi-Gelli-Ortolani: è il poker calato dai tre magistrati della Procura generale, Alberto Candi, Umberto Palma e Nicola Proto, che indagano sulla strage.

federico umberto d amato

 

I quattro manovratori sono tutti morti, ma la nuova indagine potrebbe ricostruire la verità almeno per la storia e per i famigliari degli 85 morti e dei 200 feriti. C' è una mole immensa di documenti raccolti dagli investigatori. Tra questi, il documento "Bologna-525779XS", sequestrato a Gelli: racconta di milioni di dollari usciti dal conto svizzero numero 525779XS tra il luglio 1980 e il febbraio 1981, i mesi della strage e dei depistaggi. Altre note, scritte a mano da Gelli, riguardano contanti da portare in Italia: 4 milioni di dollari solo nel mese prima dell' attentato.

 

Nel biennio 1979-1980, quando la strage fu preparata, realizzata e "gestita mediaticamente" (ovvero depistata), Federico Umberto D' Amato non era più al vertice degli Affari riservati. Era stato rimosso nel 1974 da Paolo Emilio Taviani, due giorni dopo la strage di Brescia, e mandato a dirigere la Polizia di frontiera. Ma era rimasto l' uomo degli americani in Italia, membro del Club di Berna che riuniva le intelligence europee e Nato sotto l' ombrello Usa, lui che aveva cominciato la carriera lavorando con James Jesus Angleton all' Oss, il servizio americano che precede la Cia.

 

federico umberto d amato

Ci sono anche i vivi, tra i nuovi indagati di Bologna. Paolo Bellini , fin da ragazzo militante fascista di Avanguardia nazionale, poi confidente dei carabinieri, infiltrato in Cosa nostra con l' ok del generale Mario Mori, coinvolto nella trattativa Stato-mafia.

 

"Che cosa succederebbe se Cosa nostra mettesse una bomba alla Torre di Pisa?": qualche investigatore ipotizza che sia stato lui a dare (o portare?) ai mafiosi l' idea di attentare al patrimonio artistico. E nel 1993, le stragi "in continente" colpiscono in effetti l' Accademia dei Georgofili a Firenze, il Padiglione d' arte contemporanea a Milano e due basiliche a Roma. Ora una cassetta "Super 8" scovata nell' Archivio di Stato dagli avvocati dei familiari delle vittime mostra un uomo che si aggira nei pressi del primo binario della stazione di Bologna pochi minuti dopo l' esplosione.

 

federico umberto d amato

Capelli ricci, grossi baffi, sopracciglia folte: davvero simile a Bellini nelle foto di quegli anni. Indagato (per depistaggio) anche l' ex generale dei servizi segreti Quintino Spella , che continua a negare ciò che gli ha raccontato nel luglio 1980 il giudice Giovanni Tamburino. È l' annuncio della strage, un mese prima. Da Tamburino, allora magistrato di sorveglianza a Padova, arriva un neofascista, Luigi Vettore Presilio, accompagnato dall' avvocato Franco Tosello. Ha una storia pesante da raccontare. Anzi due.

 

Ha sentito in carcere che sono in preparazione due azioni: un agguato al giudice Giancarlo Stiz, il primo ad aver indagato sulla "pista nera" per la strage di piazza Fontana; e un "attentato di eccezionale gravità che avrebbe riempito le pagine dei giornali nella prima settimana d' agosto". Sull' agguato a Stiz, Tamburino manda subito una nota scritta alla Procura di Padova.

 

strage stazione bologna

Dell' altro annuncio, più generico, parla con il comandante locale dei carabinieri, che gli organizza un incontro con Spella, allora dirigente del Centro Sisde (il servizio segreto civile, erede degli Affari riservati di D' Amato) di Padova. Tamburino lo incontra il 15, il 19 e il 22 luglio 1980. Poi ancora il 6 agosto, a strage compiuta, dopo aver scritto ai magistrati di Bologna che infatti interrogano subito Vettore Presilio, il quale conferma i suoi racconti, pur senza svelare le fonti. Qualche tempo dopo, il "nero" viene trovato in carcere massacrato di botte. In compenso l' agente segreto si dimentica gli incontri con il giudice. Li nega nell' interrogatorio del 25 gennaio 2019 e anche nel confronto con Tamburino del 14 maggio.

strage stazione bologna

 

Indagato anche Piergiorgio Segatel , nel 1980 carabiniere a Genova. Mente, secondo gli investigatori, quando nega di essere andato un paio di volte da Mirella Robbio, moglie del neofascista di Ordine nuovo Mauro Meli, a chiederle di indagare tra i "vecchi amici del marito", perché "la destra stava preparando qualcosa di veramente grosso".

 

E indagato infine Domenico Catracchia , amministratore di una società immobiliare usata da Vincenzo Parisi, capo della Polizia e poi vicedirettore del Sisde. Nega di aver affittato ai neofascisti dei Nar, nel settembre-novembre 1981, un appartamento in via Gradoli. Sì, proprio la via dove durante il sequestro di Aldo Moro, nel 1978, vivevano i brigatisti rossi Mario Moretti e Barbara Balzerani.

licio gelli a villa wanda 3vittime della strage di bolognastrage alla stazione di bolognastrage alla stazione di bolognastrage alla stazione di bolognastrage alla stazione di bolognastrage alla stazione di bologna 2 agosto 1980 4strage alla stazione di bolognastrage alla stazione di bolognastrage alla stazione di bologna 2 agosto 1980 6strage alla stazione di bolognaLICIO GELLI CARTA IDENTITA federico umberto d amato

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?