IL PNRR STA DIVENTANDO UNA BRUTTA ROGNA PER IL GOVERNO MELONI – IL PROBLEMA È REALIZZARE I 55 OBIETTIVI PREVISTI DAL PIANO PER IL SECONDO SEMESTRE DEL 2022, RISULTATO DAL QUALE DIPENDE L'EROGAZIONE DELLA TERZA RATA DA 19 MILIARDI - IL MINISTRO FITTO DICE CHE LA SPESA SARÀ DISTANTE DAI 22 MILIARDI DI EURO PREVISTI, SALVINI CHIEDE DI RIVEDERE TEMPI E COSTI . L’ALLARME DI PICHETTO FRATIN: “DOBBIAMO TAGLIARE LE OPERE. STANZIATI 35 MILIARDI, NE SERVIREBBERO 40”. SUL RIGASSIFICATORE DI PIOMBINO: “NOI ANDIAMO AVANTI, SPERIAMO DI PORTARLO IN FUNZIONE TRA MARZO E APRILE”

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Da open.online

 

gilberto pichetto fratin 2 gilberto pichetto fratin 2

Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin lancia oggi l’allarme in un’intervista a La Stampa: per le opere del Pnrr sono stanziati 35 miliardi. Ma ne servirebbero almeno 40, visto l’aumento dei costi delle materie prime. Fratin spiega che a causa dell’inflazione «o si taglia sulle opere o non ci stiamo dentro.

 

Sull’attuazione del Pnrr c’è un ritardo, ma il mio dicastero sta rispettando tutte le tappe e i target. Sto attrezzando il ministero perché abbia una struttura di consulenza per gli enti locali: l’80% dell’attuazione del Pnrr spetta a loro. Dobbiamo fare in modo che gli interventi non rimangano bloccati anni per un parere». Per il ministro è necessario un intervento dell’Europa per rivedere le scadenze. Altrimenti sarà impossibile rispettarle.

 

Il rigassificatore e la raffineria

berlusconi salvini meloni fitto berlusconi salvini meloni fitto

Pichetto Fratin ha anche parlato del rigassificatore di Piombino: «Noi andiamo avanti, speriamo di portarlo in funzione tra marzo e aprile. È un legittimo il diritto di Piombino anche il ricorso al Tar, lo Stato si difenderà. È una questione nazionale, al di là di quello che sarà il giudizio del Tar. Il venir meno di 5 miliardi di metri cubi di stoccaggi in prospettiva nel 2023 creerebbe enormi problemi al nostro Paese». E dal 15 dicembre scatterà l’embargo al petrolio russo, che dovrebbe in teoria colpire anche la raffineria di Priolo: «La Lukoil, che occupa con l’indotto circa 10 mila persone ed è molto rilevante anche per il settore della plastica, prima prendeva circa il 10-15% del proprio petrolio dalla Russia, ma essendo un gruppo russo con le sanzioni ha dovuto prendere il petrolio al 100% dalla Russia perché non aveva credito per acquistarlo altrove. Dopo il 5 dicembre si pone il problema perché non potrà più fornirsi e si blocca il sistema», premette il ministro.

 

 

gilberto pichetto fratin gilberto pichetto fratin

Ma il governo sta ragionando su varie soluzioni: «Una, in attesa che si possa arrivare ad un compratore e una proprietà che non sia più russa, potrebbe essere un’ipotesi di intervento dello Stato, con garanzie se sono sufficienti. O al limite estremo con un’operazione di quasi nazionalizzazione. Oppure con deroga rispetto al meccanismo delle sanzioni. Le possibilità sono tre. O ci autorizzano la deroga come per la Bulgaria oppure la valutazione è dire se non c’è subito un compratore bisogna fare un’operazione ponte dello Stato».

 

 

PNRR, RITARDI SULLA SPESA

Enrico Marro per il Corriere della Sera

 

 

fitto meloni fitto meloni

Il governo italiano è convinto che si debbano rivedere tempi e costi previsti per la realizzazione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ieri sono usciti allo scoperto diversi ministri, proprio mentre nella Capitale è in corso la visita della task force dei tecnici della commissione europea sul Pnrr. E nello stesso giorno in cui la Camera ha approvato la mozione di maggioranza che impegna il governo «a non approvare il disegno di legge di ratifica del Mes», il Meccanismo europeo di stabilità, che, a certe condizioni, può intervenire a sostegno dei Paesi in difficoltà nel finanziarsi sul mercato

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Il Pnrr, dice il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, «continua a essere un qualcosa che non va cambiato, ma ritoccato: vanno rivisti i tempi, perché chiudere tutte le opere e rendicontarle entro il 2026 mi sembra assolutamente ambizioso; e vanno rivisti i prezzi, molto banalmente come fa qualunque impresa a fine anno».

 

«A causa dell'inflazione - aggiunge il titolare dell'Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin - solo il mio ministero ha un onere maggiore di 5 miliardi sui 35 previsti; quindi o si taglia sulle opere o non ci stiamo dentro». Il ministro spiega che l'80% degli interventi spetta agli enti locali e «per questo sto attrezzando una struttura di consulenza per fare in modo che gli interventi non rimangano bloccati per anni perché manca un parere». Secondo il ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, «se la scadenza del 2026 non dovesse essere compatibile con le lentezze attuali, sarà necessario chiedere almeno due anni di proroga» e arrivare quindi al 2028. Conferma la lentezza, soprattutto nella spesa, il ministro per gli Affari europei e il coordinamento sul Pnrr, Raffaele Fitto: «La previsione di spesa del Pnrr quando fu approvato era di 42 miliardi al 31 dicembre, poi è stata corretta al ribasso a 33 miliardi una prima volta e a 22 miliardi lo scorso settembre.

gilberto pichetto fratin konstas skrekas roberto cingolani gilberto pichetto fratin konstas skrekas roberto cingolani

 

Nei prossimi giorni noi prenderemo atto di quanto si è speso, temo che la percentuale di spesa non sarà molto alta e sarà distante dai 22 miliardi di euro».

 

Il problema immediato è realizzare i 55 obiettivi previsti dal Piano per il secondo semestre del 2022, risultato dal quale dipende l'erogazione della terza rata da 19 miliardi (finora l'Italia ha incassato 66,9 miliardi dei 191,5 complessivamente previsti fino al 2026). «Tutti ci impegniamo a raggiungere gli obiettivi al 31 dicembre - dice Fitto - ma dobbiamo avere la capacità di guardare oltre questa scadenza». Il tutto stando attenti a non compromettere i rapporti con Bruxelles. «È importante lavorare d'intesa con la commissione - sottolinea il ministro - e lo faremo con una relazione completa sullo stato di attuazione del Pnrr».

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Dall'opposizione, il presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini (Pd), chiede al governo di convocare «un tavolo con parti sociali ed enti locali, perché l'aumento dei prezzi rischia di mandare deserte le gare per miliardi di lavori». A cominciare da quelle per la banda larga nelle cosiddette «aree grigie», conferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alessio Butti, mentre, sempre da Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano annuncia che «in un decreto legge prossimo al varo si cercherà di razionalizzare qualche procedura».

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