virginia raggi marco terranova enrico stefano donatella iorio angelo sturni

UNA POCHETTE DI TRAVERSO PER LA RAGGI - I QUATTRO CONSIGLIERI COMUNALI DI ROMA CHE HANNO LASCIATO IL MOVIMENTO 5 STELLE LO HANNO FATTO PER SCHIERARSI CON L’EX PREMIER, IN CONTRAPPOSIZIONE A GRILLO (E QUINDI A “VIRGY”) - ORA LA SINDACA NON HA PIÙ LA MAGGIORANZA, E CI SARANNO RIPERCUSSIONI SULL’ATTIVITÀ AMMINISTRATIVA, CHE SUBIRÀ UNA BATTUTA D’ARRESTO DEFINITIVA DA QUI ALLE ELEZIONI DI OTTOBRE (MA TANTO GIÀ ANDAVA A RILENTO)

Francesco Pacifico per "il Messaggero"

 

BEPPE GRILLO VIRGINIA RAGGI

Il nuovo movimento di Giuseppe Conte non è ancora nato e nessuno sa con certezza se vedrà mai la luce. Intanto l' ex premier può già contare a Roma, precisamente in Campidoglio, su un piccolo gruppo consiliare. Proprio riconoscendosi nell' avvocato del popolo e stigmatizzando l' attivismo del garante Beppe Grillo, in aula Giulio Cesare quattro consiglieri hanno annunciato la loro uscita dal Movimento Cinque stelle.

 

giuseppe conte virginia raggi 3

Ma soprattutto hanno lasciato senza maggioranza Virginia Raggi. La sindaca, quando fu eletta nel 2016 aveva 29 consiglieri, ora, a tre mesi dalle elezioni, può contare su 19 voti a favore in consiglio contro i 25 necessari. Le opposizioni - Pd e Lega - annunciano di voler presentare una mozione di sfiducia. Che difficilmente sarà appoggiata dalla maggioranza dei fuoriusciti grillini (sono dieci in totale).

 

ENRICO STEFANO VIRGINIA RAGGI

Anche se nessuno può escludere sorprese in una campagna elettorale, quella romana, che lentamente sta carburando. Invece è certo è che l' attività dell' amministrazione capitolina, già molto a rilento, segnerà una definitiva battuta d' arresto, in prospettiva dell' arrivo in aula di delibere delicate come l' ultima variazione di bilancio (deve sbloccare importanti risorse ai Municipi) e quella per mandare in soffitta il progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle.

Donatella Iorio

 

GUERRA FRATRICIDA

La guerra fratricida tra il fondatore Grillo e l' ex premier Conte si propaga fino al Campidoglio, dove quattro consiglieri grillini (Donatella Iorio, Enrico Stefàno, Angelo Sturni e Marco Terranova) hanno annunciato la creazione di un nuovo gruppo, Piano Roma. Per la cronaca, è da quasi un anno che fanno la fronda alla sindaca. Ieri, di fatto, hanno soltanto certificato quello che a Roma è chiaro da mesi: cioè che Raggi da tempo ha perso la maggioranza.

virginia raggi Angelo Sturni

 

 E sempre per la cronaca, va detto che i quattro non avrebbero avuto contatti diretti con Conte, ma soltanto con il suo staff. Non a caso, l' inner circle della prima cittadina ha fatto invece notare che Raggi ieri mattina ha chiamato al telefono i duellanti (cioè Conte e Grillo) chiedendo loro di trovare un accordo. Difficile parlare di una mediazione, ma - usando le parole della stessa Raggi - di un auspicio che «si riuscirà a ricomporre anche questo periodo. Sono due persone che stimo e apprezzo».

 

Marco Terranova

Per il resto nessun pentastellato ancora fedele alla sindaca ha proferito parola per criticare gli ex compagni. Il capogruppo in Campidoglio, Giuliano Pacetti, li ha «ringraziati per il lavoro fatto» e spera «di continuare a lavorare con loro sui provvedimenti» che restano da approvare. Ma questo strappo avrà effetti sulla campagna per le amministrative. I ribelli sono da tempo in contatto con il centrosinistra e a loro sarebbero stati promessi posti nelle liste civiche che appoggiano Roberto Gualtieri. Poi Enrico Stefàno, il leader di questa corrente, non ha lesinato attacchi alla sindaca: «Dà precedenza ai like, non sopporto più la retorica del va sempre tutto bene e se no è sempre colpa di qualcun altro».

 

giuseppe conte virginia raggi

Rivendica «la coerenza nella loro azione», ma non esclude la volontà di lavorare a Roma per un futuro partito di Conte. Il quale, pur appoggiando la Raggi, ha un buon rapporto con Roberto Gualtieri, candidato del centrosinistra. Proprio l' ex ministero dell' Economia si è detto certo di ottenere un endorsement del suo ex presidente del Consiglio al ballottaggio. Ieri ha «riconosciuto la coerenza dei quattro che si sono trovati contro un muro», non ha escluso un futuro assieme, ma soprattutto ha tuonato: «È bene che Raggi si dimetta. Siamo pronti anche alla sfiducia».

 

VIRGINIA RAGGI ENRICO STEFANO

I primi a lanciare l' ipotesi della sfiducia sono stati i consiglieri della Lega. «I suoi ex compagni di partito fuggono, probabilmente in direzione Pd. La spina è stata staccata: ora aspettiamo l' ufficializzazione delle dimissioni», dice il sottosegretario Claudio Durigon. Se nel centrodestra Giorgia Meloni parla di «triste epilogo dell' amministrazione Cinque stelle», l' altro sfidante della Raggi, Carlo Calenda, non crede nella sfiducia: «La sindaca non si combatte con le manovre di palazzo e i giochetti della maggioranza. La si sconfigge alle urne».

conte raggiANGELO STURNI E VIRGINIA RAGGIANGELO STURNIEnrico Stefano ENRICO STEFANO VIRGINIA RAGGI ANGELO STURNI Angelo Sturnigiuseppe conte virginia raggi 2

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”