IL PRESIDENTE PLAYBOY – SE NE VA A 90 ANNI CARLOS MENEM: PORTÒ GLAMOUR E SCANDALI IN ARGENTINA - LEADER DAL 1989 AL 1999, DOPO GLI ANNI BUI DELLA DITTATURA, ABBRACCIÒ IL NEO-LIBERISMO, VINSE LA RECESSIONE, IMBRIGLIÒ L’IPERINFLAZIONE MA VENNE POI TRAVOLTO DALLA CRISI E DALLE ACCUSE DI CORRUZIONE – I LEGAMI CON GLI STATI UNITI - GIOCÒ A CALCIO CON MARADONA, POSÒ IMPETTITO AL FIANCO DI CLAUDIA SCHIFFER E DEI ROLLING STONES  - LA VITA SENTIMENTALE DA SOAP E L'EX MISS UNIVERSO…

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Sara Gandolfi per corriere.it

 

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Eccentrico, imprevedibile, carismatico. Carlos Menem, ex presidente peronista dell’Argentina dal 1989 al 1999, è morto domenica a 90 anni. Era ricoverato all’ospedale Los Arcos di Buenos Aires dal 15 dicembre scorso per una grave infezione e da Natale era in coma. L’attuale presidente Alberto Fernández ha decretato tre giorni di lutto nazionale.

 

Figlio di immigrati siriani, eletto il 14 maggio 1989, Menem fece dimenticare gli anni bui della dittatura militare, con il suo tragico bilancio di morte, la sconfitta delle Falkland e il disastro economico che ne seguì. Vinse la recessione, imbrigliò l’iperinflazione e venne rieletto nel 1995 con il 49,94 per cento delle preferenze diventando il leader che più a lungo ha governato l’Argentina.

 

 

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Amante della bella vita, delle donne giovani e delle auto veloci, Menem amava farsi fotografare con i Vip: giocò a calcio con Maradona, a tennis con la campionessa Gabriela Sabatina, posò impettito al fianco di Claudia Schiffer e dei Rolling Stones. Oltre che per le eccentricità, la sua presidenza resta nella storia del Paese per la svolta neo-liberista, con la privatizzazione delle imprese pubbliche che portò inizialmente stabilità economica ma al costo di una forte disoccupazione profonda spaccatura sociale.

 

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Menem restò in sella anche grazie ai suoi stretti legami con gli Stati Uniti di George Bush senior e poi di Bill Clinton. Verso la fine del secondo mandato, il tramonto del boom economico «menemista», macchiato da corruzione e scandali finanziari, fu foriero della recessione che terminò con la grave crisi del 2001. Ma a quel punto, Menem era già uscito dalla Casa Rosada. Pronto ad entrare nelle patrie galere.

 

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Accusato di svariati episodi di corruzione, l’ex presidente si trovò impantanato nello scandalo della vendita d’armi a Ecuador e Croazia, fino all’arresto nel 2001. Subito liberato, due anni dopo si presentò alle elezioni del 2003. Dopo il primo turno, tuttavia, si ritirò e lasciò campo libero a Néstor Kirchner, peronista come lui ma dell’ala più progressista. Nel 2013 fu infine condannato a sette anni di carcere per contrabbando d’armi ma grazie all’immunità parlamentare e all’età avanzata evitò la detenzione. Fino all’ultimo, Menem è rimasto nell’arena politica, senatore della provincia della Rioja.

 

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Molto turbolenta anche la sua vita sentimentale, degna di una «soap opera» sudamericana. Sposato con la conterranea Zulema Yoma, anche lei discendente da immigrati siriani, visse molte storie extraconiugali, fino al burrascoso divorzio - in cui si insinuò la drammatica morte del figlio, in un incidente con l’elicottero, che secondo la madre fu omicidio e le cui circostanze non sono mai state davvero chiarite. Nel 2001, nel pieno della crisi finanziaria con il crack del debito argentino, legami con gli Stati Uniti di George Bush senior e poi di Bill Clinton

 

Da notare che Menem, incarcerato per due anni nell’epoca delle giunte militari, ha poi concesso il perdono presidenziale a Galtieri e ai suoi compari militari nell’«interesse di una pacifica transizione verso la democrazia». Una scelta ancora oggi molto criticata in Argentina, quasi più delle sue politiche neo-liberiste che poi sfociarono nella grande crisi.

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