lancio di pomodori su emmanuel macron

UN PRESIDENTE ALLA PUMMAROLA – TENSIONE IN UN MERCATO POPOLARE DI CERGY DOVE MACRON E' STATO ACCOLTO DAL LANCIO DI POMODORI – LA CAMPAGNA ELETTORALE NON SI È ANCORA CONCLUSA, VISTO CHE CI SARA' IL VOTO LEGISLATIVO DEL 12 E 19 GIUGNO E, PER GOVERNARE, MACRON HA BISOGNO DI UNA MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE - AL PORTACIPRIA DI BRIGITTE SERVE IL VOTO POPOLARE, CIOE' DI QUELL'ELETTORATO CHE LO CONSIDERA UN FIGHETTO E GLI HA PREFERITO MARINE LE PEN - VIDEO

 

Leonardo Martinelli per “la Stampa”

 

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C'era chi gridava «Macron presidente!», «bravo!», «congratulazioni!». Ma altri: «Macron dimissioni!». Il presidente, appena rieletto domenica, avanzava nella bolgia di un mercato popolare, quello di Saint-Christophe, a Cergy, e qualcuno gli ha tirato dei pomodori (che non l'hanno colpito).

 

Le guardie del corpo lo hanno circondato, hanno aperto un ombrello sopra di lui, ci sono stati momenti di forte tensione. Ma poi la passeggiata del presidente-monarca tra i poveri sudditi (nella banlieue Nord di Parigi, la più disagiata) è continuata, fra madri che chiedevano un posto di lavoro per i figli e giovani eccitati a caccia di un selfie.

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«È come se la campagna elettorale continuasse», spiegano nell'entourage presidenziale.

Perché il 12 e il 19 giugno si terranno le legislative e, per governare, Macron ha bisogno di una maggioranza all'Assemblea nazionale.

 

Lui ricomincia da dove aveva finito: la caccia ossessiva ai voti dell'elettorato popolare, già vista prima del ballottaggio. Qui a Cergy al primo turno era stato Jean-Luc Mélenchon, leader della sinistra radicale, a piazzarsi primo con il 48%.

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Ieri mattina Macron ha deciso all'ultimo momento di piombare in questo mercato, appena una trentina di km a Nord-Ovest dell'Eliseo. E poiché non fa mai nulla per caso, il fatto che in questi giorni Mélenchon cerchi di riunire intorno a lui le altre forze della sinistra (ecologisti, socialisti e comunisti), con l'obiettivo di diventare primo ministro (sembra comunque fantapolitica), non può essere estraneo al fatto che il presidente sia venuto proprio qui.

lancio di pomodori contro macron

 

Ha detto che vuole «scendere in campo per ascoltare, convincere e poi agire». «Sono depositario di tutta la vostra rabbia - ha aggiunto -. Voglio che tutti lavoriamo insieme per trovare delle soluzioni».

Strana questa democrazia macronista, dove non si ascoltano più sindacalisti, deputati o sindaci (lo ha fatto pochissimo negli ultimi cinque anni), ma si va a sorpresa tra la «gente» urlante, a caccia di spunti.

 

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Da lui si aspetta anche la nomina di un nuovo Governo, già prima delle legislative, e, quindi, di un nuovo premier. A Cergy ha detto che sarà «qualcuno di sensibile ai temi sociali, all'ambiente e alla produzione industriale». Sa molto di sinistra questo futuro personaggio, mentre è probabile che, dopo le prossime elezioni, dovrà governare con una maggioranza di centro-destra (e più a destra che nell'ultimo mandato). Contraddittorio? No, siamo nella tipica ottica macronista, di sinistra e di destra al tempo stesso o né l'una, né l'altra cosa: una balena bianca democristiana, che vada bene per tutti.

 

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Nel 2017, alle legislative che si erano tenute subito dopo le presidenziali, la République en Marche, il partito che Macron aveva fondato (e che da allora è rimasto una scatola vuota), aveva conquistato la maggioranza assoluta dei 577 seggi, assieme un a una piccola formazione centrista, il Modem. Stavolta non ce la possono fare da soli: Macron dovrà coinvolgere altri piccoli partiti, come Horizons, creato l'anno scorso dal suo ex premier Edouard Philippe, che vuole comunque mantenere il proprio spirito d'indipendenza nella coalizione. Ma anche così, forse, la maggioranza assoluta non sarà conquistata, perché un'eventuale sinistra unita (le trattative sono faticosamente in corso) e dall'altra parte il Rassemblement National di Marine Le Pen potrebbero aggiudicarsi stavolta un bel po' di deputati, sebbene il sistema maggioritario a due turni non li favorisca.

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