carlo nordio

PROCURE CON IL NORDIO ALLA GOLA – I PROCURATORI GENERALI HANNO SCRITTO UNA LETTERA AL NEO-MINISTRO DELLA GIUSTIZIA CARLO NORDIO CHIEDENDOGLI DI FERMARE LA RIFORMA CARTABIA SUL PROCESSO PENALE CHE ENTRERÀ IN VIGORE LA PROSSIMA SETTIMANA – LE NUOVE REGOLE (CHE PREVEDONO PIÙ CONTROLLI SULL’ATTIVITÀ DEI PM, PIÙ LIMITI ALLE INDAGINI, PIÙ INFORMAZIONI ALL’INDAGATO) PORTEREBBERO AD “ADEMPIMENTI OGGETTIVAMENTE IMPOSSIBILI” – L’IPOTESI È UN DECRETO LEGGE PER RINVIARE L'ENTRATA IN VIGORE…

Giuseppe Salvaggiulo per “La Stampa”

 

carlo nordio

C’è posta per Nordio. Sulla scrivania al ministero ha trovato una lettera inviata martedì da tutti i procuratori generali italiani, dopo un’assemblea, per metterlo al corrente delle dell’entrata in vigore, tra meno di una settimana, della riforma Cartabia del processo penale. Il documento dei procuratori generali (figure apicali e di vigilanza), pur intinto nello «spirito di collaborazione istituzionale», lancia l’allarme sulle «principali problematiche» che comporta «la vigenza immediata di una parte significativa della nuova disciplina», con diversi «adempimenti oggettivamente impossibili o comunque problematici senza adeguato supporto».

 

MARTA CARTABIA

Parole più hard si ascoltano in questi giorni nelle riunioni tra i pm delle Procure, impegnati nella trincea investigativa: «inferno», «disastro», «tsunami», «precipizio». Eppure la più radicale riforma del processo penale da oltre trent’anni sta passando alla chetichella. Nessun cenno nel dibattito parlamentare, né nelle dichiarazioni che hanno accompagnato l’insediamento del nuovo ministro, che peraltro è un ex pubblico ministero.

 

L’impostazione della riforma, definita con i decreti delegati poco prima dell’insediamento del nuovo governo, è garantista: più controlli sull’attività dei pm, più limiti alle indagini, più informazioni all’indagato, più filtri all’esercizio dell’azione penale.

 

carlo nordio giorgia meloni

L’aggravio organizzativo sui pm sconta quattro problemi generali: le Procure sono gli unici uffici non rafforzati nell’ambito del Pnrr; il sistema informatico non è stato aggiornato alle nuove norme; l’introduzione delle nuove norme cala come una mannaia, senza la previsione di un regime transitorio e graduale; non è chiaro se ai procedimenti in corso si applicano le vecchie regole (vigenti quando sono stati avviati) o le nuove.

 

Le novità con maggiore impatto sono la modifica dei termini delle indagini, con proroghe più difficili; l’imposizione di un termine perentorio di tre mesi, alla scadenza delle indagini, per depositare tutti gli atti agli indagati; l’obbligo di videoregistrare gli atti investigativi; i controlli del giudice sulla data di iscrizione degli indagati nel registro delle notizie di reato.

 

marta cartabia al senato

Nella pratica, i pubblici ministeri hanno tre lamentele. La prima è la nebbia interpretativa, che li costringerà ad applicare le nuove regole assumendosi il rischio di errori con danni alle indagini. La seconda è l’assenza di strumenti operativi per far funzionare le nuove regole (una nuova udienza filtro prima del dibattimento, la cosiddetta giustizia riparativa).

 

La terza è l’irrazionalità di una regola molto rigida sulla chiusura delle indagini, anche quando mancano atti fondamentali (rogatorie, informative finale di polizia giudiziaria, perizie, interrogatori di nuovi testimoni, documenti inviati da altre Procure) e indipendentemente dall’inerzia dello stesso pm, con l’effetto di vanificare anni di lavoro, soprattutto in casi complessi come quelli delle organizzazioni mafiose.

 

CARLO NORDIO STRINGE LA MANO A GIORGIA MELONI DOPO IL GIURAMENTO

La lettera dei procuratori generali, inviata anche a Cassazione e Csm, invoca un intervento normativo; in assenza, l’attuazione della riforma sarà «limitata». Secondo i magistrati inquirenti, servirebbe addirittura un decreto legge, per rinviare l’entrata in vigore della riforma e specificare il regime transitorio. Nel frattempo in tutte le Procure si studiano linee guida e «tecniche di sopravvivenza». Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato si è portato avanti, emanando una circolare per fissare «soluzioni ragionevoli».

 

Mancano pochi giorni. La questione sarà in cima all’agenda dello staff di Nordio, che ha nominato due ex colleghi nell’ufficio di gabinetto: capo Alberto Rizzo, presidente del tribunale di Venezia, e vice la giudice siciliana Giusi Bartolozzi, nella scorsa legislatura deputata di Forza Italia da cui era uscita in dissenso sia sulla legge Zan che sulla riforma della giustizia.

mario draghi marta cartabia 1marta cartabia mario draghi. marta cartabia al senato 2

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