renzi zingaretti di maio

PROVE TECNICHE DI ALLEANZA - ZINGARETTI E’ SCETTICO SULL’ACCORDO CON IL M5S E VORREBBE UN PASSO INDIETRO DI LUIGINO DI MAIO: “I CINQUESTELLE DOVREBBERO FARE PASSI AVANTI E UN MINIMO DI AUTOCRITICA” - GENTILONI SI STA CONVICENDO MA I SEGRETARI REGIONALI TEMONO L’ABBRACCIO GRILLINO - RENZI TIENE I CONTATTI CON FORZA ITALIA: IN 27 SONO DISPOSTI A DISCUTERNE. E POI C’E’ UNA NUOVA CREATURA RENZIANA DA COSTRUIRE IN SENATO…

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

zingaretti di maio

Il tabellone segna 161 voti e Salvini battuto: questa la fotografia di giornata che conta, secondo Matteo Renzi. Ma quale maggioranza? Quel voto sul calendario non significa nulla, piuttosto Salvini «è stato abile ed ha messo in crisi i grillini», secondo Nicola Zingaretti.

 

Al quale sono arrivati attraverso canali diplomatici dei diktat pesanti dei grillini sulla formazione del nuovo governo: «Mettiamola così: non vogliono veti sui loro ministri, stanno mettendo sul tavolo nomi ingombranti, dallo stesso Di Maio, a Toninelli e altri, forse anche Conte stesso. Non possiamo discutere in questi termini», racconta uno di quelli che sta tenendo i contatti. «Ci devono essere passi avanti da parte loro. Ci deve essere un cambiamento radicale della classe dirigente», va dicendo Goffredo Bettini parlando a nome del lader.

letta gentiloni renzi

 

Dalle regioni uno stop ai 5S Insomma la trattativa è in salita, anche se l'unità del Pd ora è assicurata: tutti sulla linea del «vediamo le carte». Perfino Paolo Gentiloni si starebbe convincendo, almeno a sentire chi ha parlato col presidente del partito. Quindi nella Direzione del 21 agosto possibile un voto unanime per un governo nuovo.

 

Ma i segnali che arrivano dai territori non sono un buon viatico. I segretari regionali riferiscono al leader che la base teme di prendere la fregatura, ovvero di perdere la faccia con i cinque stelle e poi di farsi massacrare alle urne da Salvini. «Dalle regioni ci dicono solo non litigate, ma nessuno vuol andare coi grillini. C'è molta paura di questa operazione».

dario franceschini

 

Franceschini e Bettini in regia Comunque sia, Franceschini e Bettini hanno in qualche modo dettato ai renziani le condizioni per allineare il partito sul fronte del sì, ovvero proporre un governo politico di ampio respiro e far gestire tutto al segretario. Zingaretti non crede che la mossa di Salvini sul taglio degli eletti cambierà le cose, perché la crisi ormai è conclamata. Cosa che perfino dalle parti del leader del Carroccio ammettono: sarà impossibile un ritorno allo status ante crisi. Ovvero ad un prosieguo del governo Conte o addirittura a un Conte bis.

 

roberto giachetti e goffredo bettini (1)

Proprio perché la confusione è alta sotto il sole romano e visto che le mosse e contromosse si sprecano, Zingaretti mette le mani avanti: «Noi siamo pronti ad andare al voto. Se e quando si aprirà la crisi, vedremo se c'è la possibilità di un governo di legislatura». E questa possibilità, per il segretario è remota: «I cinque stelle dovrebbero fare enormi passi avanti e un minimo di autocritica, ancora non vedo nulla di tutto ciò».

 

L'ex leader il riferimento per FI Renzi è ringalluzzito dall' aver mandato in porto una sconfitta cruciale per il capo leghista e di aver portato tutto il Pd sulle sue posizioni. Ed è dunque pronto a far gestire questa fase a Zingaretti, ma butta lì in Senato una frase sibillina. «Io non darò alibi a nessuno per far saltare un accordo che il tabellone di Palazzo Madama dice che può essere possibile». E in camera caritatis precisa. «Voglio che lui sia responsabile di come va a finire». Anche Renzi sa quanto sia difficile, «le possibilità che si faccia il governo sono 50 e 50», ammette.

 

CANTONE RENZI

Però è convinto che il nome di Cantone sia spendibile come premier perché gradito ai pentastellati e a Leu. E tiene i contatti con Forza Italia, «che ha capito che si fa il governo di legislatura ma se c'è lei è un problema in più per i 5stelle». Alcuni azzurri sarebbero tentati dal governissimo e vedono in lui un punto di riferimento: dicono che siano 27 quelli disposti a discuterne. Numero che non trova conferme ma che ricorre nei capannelli del gruppo Pd. Dunque a quel 161 si aggiungerebbero altri voti, strada facendo: con innesti verso una nuova creatura renziana da costruire in Senato.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…