alexey paramonov sergey razov vladimir putin

PUTIN SI DIVERTE A PROVOCARCI – DA MOSCA È ARRIVATO IL CARTELLINO ROSSO PER SERGEY RAZOV: L’AMBASCIATORE RUSSO IN ITALIA È NEL MIRINO PER IL SUO ATTEGGIAMENTO POCO CONCILIANTE E SARÀ SOSTITUITO. QUINDI ARRIVERÀ QUALCUNO PIÙ “DIPLOMATICO”? MICA TANTO: TRA I NOMI CHE CIRCOLANO C’È ANCHE QUELLO DI ALEXEY PARAMONOV, L’EX CONSOLE A MILANO CHE AVEVA MINACCIATO GUERINI E L’ITALIA, INSERENDOLA NELLA LISTA NERA E PARLANDO DI “CONSEGUENZE IRREVERSIBILI” IN CASO DI SANZIONI

Francesca Sforza per “la Stampa”

 

sergey razov a piazzale clodio 1

Tempo scaduto per l'ambasciatore russo in Italia Sergej Razov. E non è una questione di avvicendamenti naturali - per la diplomazia russa il limite di quattro o cinque anni è sempre stato subordinato ad altre considerazioni, tant' è che Razov è a Roma già dal 2013 - ma di politica.

 

Lo stato dei rapporti bilaterali Italia-Russia è arrivato al grado zero della cooperazione e del dialogo, e anche a Mosca cominciano a pensare che parte della responsabilità sia proprio dell'ambasciatore Razov.

 

VLADIMIR PUTIN SERGEY RAZOV

Per come ha gestito la comunicazione in questi anni, per il disastro dell'operazione di invio degli aiuti durante la pandemia, per la decisione di sporgere querela nei confronti della Stampa in seguito alla pubblicazione di un articolo di Domenico Quirico (procedimento penale archiviato il 9 giugno scorso dal giudice per le indagini preliminari di Torino Giorgia De Palma), e in generale perché è ormai chiaro che questo funzionario cresciuto nella scuola del Pcus non ha più nulla da dare - né da fare - nel nostro Paese.

 

L ARTICOLO DI DOMENICO QUIRICO SULLA STAMPA DEL 22 MARZO 2022 SUL TIRANNICIDIO

La soluzione che circola in queste ore al Cremlino potrebbe tuttavia essere il segno che l'intenzione non è affatto quella di riavviare un dialogo - cosa comunque complicata, visto l'elefante nella stanza rappresentato dalla guerra in Ucraina - ma di continuare sulla linea dello scontro frontale, della provocazione e dell'escalation.

 

In cima alla lista dei possibili sostituti di Razov si trova infatti il nome di Alexey Paramonov, classe 1962, direttore per l'Europa al Ministero degli esteri russo ed ex console a Milano, forte di un ottimo italiano e di rapporti coltivati negli anni con l'imprenditoria del Nord e del Nord Est.

 

ALEXEI PARAMONOV - PASQUALE TERRACCIANO

E' a lui che si deve una delle interviste più critiche nei confronti dell'Italia - tanto che la portavoce del Mid russo Maria Zakharova è dovuta intervenire per denunciare quanto fosse stata fraintesa. In quell'occasione Paramonov, parlando con l'agenzia russa Ria Novosti, aveva inserito il nostro paese nella classifica dei paesi «più ostili», aveva parlato di «conseguenze irreversibili» sul fronte energetico, lasciando intendere che la Russia si riservava iniziative a sorpresa come l'interruzione delle forniture, e aveva anche attaccato il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, accusandolo prima di aver chiesto aiuto alla Russia durante la pandemia e poi di essere stato fra i primi a pronunciarsi a favore delle sanzioni.

 

Le reazioni furono piuttosto irritate - anche da parte di Palazzo Chigi - tanto che si cominciò a lavorare alla revoca delle onorificenze che Paramonov aveva ottenuto negli anni, prima come Cavaliere dell'Ordine al Merito della repubblica italiana (2018) e poi come Commendatore dell'Ordine della Stella d'Italia (2020).

ONORIFICENZA A ALEXEI PARAMONOV

 

Le possibilità che Paramonov riesca a ottenere il gradimento da parte delle autorità italiane (è il Ministero degli Esteri a trasmettere il parere al presidente della Repubblica, che ha l'ultima parola in base all'articolo 87 della Costituzione) sono obiettivamente esigue, e deve esserci questa considerazione alla base dell'ultima intervista rilasciata dall'ex console russo a Ria Novosti a metà giugno, in cui cercava forse di aggiustare il tiro, intervenendo sull'importanza di avviare dei negoziati e sul ruolo che avrebbe potuto giocare il Vaticano nell'avvicinare le parti (tanto che le sue dichiarazioni avevano fatto circolare voci di un possibile sbarco in Italia come rappresentante diplomatico alla Santa Sede).

 

gli aiuti russi all'italia 1

Tra gli altri possibili candidati a sostituire Sergey Razov - certamente meno esposti di quanto non sia Paramonov - ci sono Alexander Nurizade, anche lui ex console a Milano e attualmente direttore generale al Ministero degli Esteri russo, e soprattutto Andrey Maslov, oggi ambasciatore russo ad Atene, e dal 2004 al 2010 ministro consigliere all'ambasciata di Roma.

 

Figure certamente meno compromesse di Paramonov, ma che riuscirebbero comunque a creare qualche imbarazzo alle autorità italiane, chiamate a esprimere un "gradimento" al rappresentante di un Paese con cui i rapporti - sia a livello bilaterale, sia sul piano multilaterale - sono danneggiati in un modo che prescinde dal singolo funzionario.

 

sergey razov a piazzale clodio 4

Al di là dei nomi, infatti, si impone una riflessione su quali siano le reali intenzioni russe nella decisione di sostituire Sergey Razov, diventato ormai l'immagine dell'incomunicabilità tra i due Paesi: siamo di fronte alla volontà di scegliere un volto nuovo per riprendere il dialogo, o invece a una mossa per chiamare il nostro Paese a esprimere "un gradimento" nei confronti di (chi rappresenta) Mosca?

sergey razov ambasciatore russoVLADIMIR PUTIN E GIUSEPPE CONTEgiuseppe conte vladimir putinsergey razov e sergio mattarella

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…