etruria renzi boschi

QUANDO RENZI HA VARATO IL DECRETO SALVABANCHE INTENDEVA DAVVERO TUTELARE CORRENTISTI E DIPENDENTI COINVOLTI NEL CRAC, O - COME MOLTI SOSPETTANO - VOLEVA SOLO SALVARE I BANCHIERI, TRA I QUALI C'È IL PAPÀ DEL MINISTRO MARIA ELENA BOSCHI? PIÙ SI FA LUCE SULLA VICENDA E PIÙ SI HA LA SENSAZIONE CHE LA RISPOSTA GIUSTA SIA LA SECONDA

renzi boschirenzi boschi

Maurizio Belpietro per “Libero Quotidiano”

 

Matteo Renzi quando ha varato il decreto Salvabanche intendeva davvero tutelare correntisti e dipendenti degli istituti di credito coinvolti nel crac, o - come molti sospettano - voleva solo salvare i banchieri, tra i quali, vale la pena di ricordarlo, c' è il papà del ministro Maria Elena Boschi? Più si fa luce sulla vicenda e più si ha la sensazione che la risposta giusta sia la seconda.

 

E per capirlo bisogna tenere presente due passaggi, anzi due date: il 13 e il 22 novembre 2015. Si tratta dei giorni in cui il governo ha varato gli importanti decreti che condizionano questa storia di prestiti sbagliati a ricchi imprenditori e di soldi rubati a poveri pensionati.

renzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici mieirenzi con il padre suo e di boschi e rosi di banca etruria stile amici miei

 

Vediamo allora di fare un po' di chiarezza, cominciando dal fondo, ossia dal 22 novembre, quando il consiglio dei ministri ha varato la misura con cui ha azzerato il capitale della Popolare dell' Etruria e di altri tre istituti di credito finiti nei guai. Con il decreto, Renzi ha di fatto reso carta straccia gli investimenti di migliaia di piccoli azionisti, i quali dai vertici delle quattro banche - ma in particolare di quella dell' Etruria, ossia di quella di cui era vicepresidente il papà del ministro - erano stati invogliati a comprare obbligazioni subordinate, cioè strumenti ad alto rischio senza avere alcuna capacità di comprendere che stavano puntando i propri risparmi alla roulette.

 

renzi boschi banca etruriarenzi boschi banca etruria

Si poteva fare diversamente da come ha fatto Renzi? Sì, si poteva: sarebbe bastato far intervenire il fondo interbancario, come già è successo in passato, contestando il parere contrario della Ue, come già hanno fatto altri paesi, ad esempio il Lussemburgo. Non è la prima volta che le banche in Italia falliscono, ma è la prima volta che dalla sera alla mattina si dichiarano carta straccia azioni e obbligazioni.

 

Con il crac dell' Ambrosiano fu accertata l' insolvenza del Banco e un gruppo di istituti di credito rilevò le sue attività, lasciando i debiti in mano ai commissari. Non un dipendente fu licenziato, non un correntista perse un soldo, non un' agenzia chiuse. Gli azionisti rimasero titolari delle loro azioni e cercarono con gli anni di recuperare quanto possibile.

maria elena boschi  maria elena boschi

 

Nel caso delle banche "salvate" da Renzi, niente di tutto ciò è avvenuto.

Semplicemente si è deciso che azioni e obbligazioni subordinate valevano zero, espropriando di fatto gli azionisti di ogni diritto, compreso quello di rivalersi su chi ha causato il dissesto. E qui veniamo all' altra data, al 13 novembre, quando il governo decide di recepire le norme europee in materia di interventi per scongiurare i fallimenti bancari.

fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria  9fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 9

 

maria elena boschi banca etruriamaria elena boschi banca etruria

Che cosa fa Matteo Renzi? Accoglie le norme della Ue e introduce nel nostro ordinamento un comma che prima non c' era: l' impossibilità per gli azionisti singoli di far causa agli ex amministratori. Non ai commissari nominati da Bankitalia, persino a chi ha portato la banca al fallimento. Per salvare le banche c' era bisogno di salvare i banchieri? Più si scava e più si ha la sensazione che l' obiettivo fosse proprio quello: mettere in sicurezza gli amministratori, in modo che nessuno potesse rivalersi su di loro, in particolare sul papà del ministro Maria Elena Boschi.

lorenzo rosi pier luigi boschilorenzo rosi pier luigi boschi

 

Si deve sapere che a metà del 2014, quando Banca Etruria era già in cattivissime acque e cercava un partner che l' aiutasse, all' istituto arrivò l' offerta della Popolare di Vicenza, la quale si disse disposta a comprare le azioni al valore di un euro. All' epoca la quotazione si aggirava intorno a una cifra che era inferiore di un terzo. Eppure gli amministratori, ossia il presidente Lorenzo Rosi e il vicepresidente Pier Luigi Boschi, rappresentanti delle due cordate che da sempre hanno gestito la banca, dissero no, rifiutando l' offerta.

maria elena boschi stefania agrestimaria elena boschi stefania agresti

 

Con il senno di poi, con quello che è capitato, ogni azionista avrebbe potuto chieder conto al consiglio di amministrazione di quel no, ma dopo il decreto del governo, quello che recepisce le norme europee, non lo potrà fare. E dire che nella direttiva della Ue di quello scudo per i vertici che hanno accompagnato la banca al fallimento non c' è traccia.

stefania  agresti madre di maria elena boschistefania agresti madre di maria elena boschi

 

Anzi, c' è l' esatto contrario, perché non solo si parla della necessità di salvaguardare azionisti e creditori, non solo si stabilisce che nessun creditore possa essere svantaggiato rispetto ad altri come invece si stabilisce con il Salvabanche, ma si dice chiaro e tondo che le persone fisiche e giuridiche sono tenute a rispondere per il dissesto dell' ente in base alle leggi del proprio paese.

fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria  7fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 7maria elena boschi i grillini chiedono la sfiduciamaria elena boschi i grillini chiedono la sfiduciafotomontaggi maria elena boschi e banca etruria  4fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 4fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria  5fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 5fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria  8fotomontaggi maria elena boschi e banca etruria 8stefania agresti madre di maria elena boschistefania agresti madre di maria elena boschi

 

Dunque, torniamo alla domanda iniziale: chi voleva salvare Renzi quando ha varato i due decreti? I correntisti e i dipendenti dell'Etruria come ha detto sul palco della Leopolda o il papà del suo ministro? Chi strumentalizza la vita delle persone? Noi o qualcun altro?

A voi, cari lettori, la risposta.

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)