mario draghi joe biden emmanuel macron olaf scholz vladimir putin boris johnson guerra in ucraina

PER QUANTO POTREMO CONTINUARE A FINANZIARE I CRIMINI DI GUERRA DI PUTIN? - LE IMMAGINI DEL MASSACRO DEI CIVILI A BUCHA HANNO SCOSSO L’EUROPA, MA GLI STATI MEMBRI ANCORA NICCHIANO SULL’EMBARGO DEL GAS RUSSO. DRAGHI VUOLE CAPIRE COSA FARANNO I TEDESCHI, CHE DIPENDONO PIÙ DI TUTTI DAL GAS RUSSO: “OGNI INIZIATIVA SARÀ COORDINATA NELLA CORNICE EUROPEA” - IL NODO DEL TETTO AL PREZZO (OSTEGGIATO DA BERLINO E DALL’OLANDA)

VLADIMIR PUTIN

1 - LE SANZIONI SI AVVICINA L'EMBARGO SUL GAS SALE IL PRESSING E BERLINO APRE

Marco Bresolin per “la Stampa”

 

L'embargo sul gas russo non è mai stato così vicino. Prima il ricatto di Vladimir Putin, con la richiesta di pagare le forniture in rubli.

 

UCRAINA - CADAVERI IN STRADA A BUCHA

Poi le immagini in arrivo da Bucha che rivelano un brutale salto di qualità nell'orrore della guerra condotta dalla Russia. Insomma: al tavolo dei governi europei, chi fino a ieri si opponeva al blocco delle importazioni nel settore energetico in una logica sanzionatoria «incrementale» ora ha almeno un paio di argomenti in meno per tenere il piede sul freno.

 

Tanto che persino all'interno del governo tedesco si registrano le prime aperture.

GASDOTTI RUSSI

Il cancelliere Olaf Scholz ha parlato della necessità di «ulteriori sanzioni», ma si è ben guardato dal menzionare il settore energetico.

 

Cosa che però la sua ministra della Difesa non ha fatto: Christine Lambrecht, esponente della Spd come il cancelliere, ha detto esplicitamente che l'Ue deve discutere di un blocco dell'import di gas russo. Anche se non si tratta ancora della posizione ufficiale del governo tedesco, l'uscita della ministra rappresenta la rottura di un tabù, visto che Berlino è stata sin qui la capitale più restia ad allargare le sanzioni agli idrocarburi.

 

Per compiere quel passo, però, è necessario un confronto al massimo livello politico.

Per questo ieri sera il premier polacco Mateusz Morawiecki ha scritto a Charles Michel per chiedergli di convocare "al più presto" un Consiglio europeo straordinario. «Servono sanzioni efficaci - ha insistito Morawiecki - quelle attualmente in vigore non stanno funzionando».

 

Da Kiev sono arrivate richieste ben precise tramite il ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba: «Embargo su petrolio, gas e carbone. Chiusura dei porti a tutte le imbarcazioni e a tutte le merci russe. Disconnessione di tutte le banche dal sistema Swift».

 

ucraina civili uccisi a bucha

È chiaro che si tratta di richieste forti che l'Ue non sembra in grado di soddisfare nell'immediato, ma anche il pressing interno è sempre più forte. «L'indifferenza è la madre di tutti i crimini» ha ribadito la premier estone Kaja Kallas, in prima linea nel chiedere una risposta forte.

 

La Lituania ha appena deciso di interrompere l'importazione di gas dalla Russia e le altre ex repubbliche baltiche seguiranno in scia. A Bruxelles sono convinti che se la Germania dovesse decidere di compiere il grande passo sarebbe più facile superare le altre resistenze.

 

ucraina fossa comine a bucha

Resterebbero da convincere l'Ungheria e la Slovacchia, che sono contrarie: il ministro dell'Economia di Bratislava, Richard Sulik, insiste nel dire che il suo Paese ha bisogno del gas di Mosca e che è addirittura disposto a pagarlo in rubli, se necessario.

Durante il fine settimana la Commissione europea ha lavorato alla definizione di nuove sanzioni, ma si tratta di misure minori che sostanzialmente riguardano un'estensione di quelle già adottate.

 

putin gas

Ora si tratta di decidere se andare avanti con l'adozione di questo pacchetto, che però risulterebbe insufficiente di fronte al massacro di Bucha.

 

La Commissione potrebbe dunque metterlo da parte in attesa di un confronto tra i ventisette sulla possibilità di estenderlo al settore energetico. Una delle opzioni sul tavolo prevederebbe di iniziare con il petrolio per poi passare, eventualmente al gas.

 

le vie del gas russo

Ma tra i governi Ue - anche per ragioni di interesse nazionale - c'è invece chi sostiene la necessità di tenere insieme il pacchetto idrocarburi. Bloccando subito l'import di petrolio, carbone, ma anche gas, soprattutto alla luce della provocazione di Putin sul pagamento in rubli.

 

L'altro fronte in discussione riguarda l'invio di armi all'Ucraina: «Ne metteremo a disposizione altre» ha assicurato il cancelliere Olaf Scholz. La Polonia - attraverso il vicepremier Jaroslav Kaczynksi - ha invece lanciato un invito alla Nato e in particolare agli Stati Uniti.

 

olaf scholz

«Se gli americani ci chiedessero di ospitare le loro armi nucleari in Polonia, noi saremmo aperti perché questo rafforzerebbe in modo significativi la deterrenza su Mosca». Kaczynski, che durante il suo viaggio a Kiev aveva chiesto l'intervento della Nato sul terreno, ha precisato che l'ipotesi non è stata ancora discussa con Washington, «ma le cose potrebbero cambiare presto».

 

Olaf Scholz E Vladimir Putin

2 - DRAGHI AL BIVIO SUL BLOCCO DEL GAS "SE SI FA, NON CI TIRIAMO INDIETRO" CARTABIA STRINGE SUL NUOVO CSM VERTICE A OLTRANZA

Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

Enrico Letta è il primo e unico leader italiano a chiedere lo stop del gas russo. Lo fa in un tweet, in inglese, interrogando l'Europa, ancora prima che il governo italiano, chiuso in un silenzio tattico e attendista.

ucraina la mano di un civile ucciso

 

«Quante altre Bucha prima di un pieno embargo a petrolio e gas russi?» si chiede il segretario del Pd. La domanda è una crepa dentro i timori che fino a ieri hanno compattato i partiti della maggioranza, terrorizzati di rimanere senza più le forniture russe che contano il 40% dei consumi italiani.

 

L'invito di Letta sposta subito l'interrogativo su Palazzo Chigi. Per Mario Draghi «le immagini dei crimini commessi a Bucha e nelle altre aree liberate dall'esercito ucraino lasciano attoniti». La crudeltà dei massacri di civili inermi «è spaventosa e insopportabile» e «le autorità russe - accusa il premier - dovranno rendere conto di quanto accaduto».

ucraina civili uccisi a bucha

Draghi non fa il passo in più che chiede Letta.

 

Parla di «autorità russe», non di Vladimir Putin, con il quale forse già questa settimana avrà un'altra telefonata. La reazione all'orrore restituito dalle fotografie di Bucha non cambia - per ora - la linea sul gas.

 

«Ogni iniziativa sarà coordinata nella cornice europea» spiegano fonti vicine al premier. Il che non esclude nessuno scenario. Se l'Ue opterà per il blocco totale come sanzione definitiva contro il Cremlino, il governo italiano non si tirerà indietro. Draghi, però, vuole conservare un metodo.

GASDOTTO TAP PUTIN ERDOGAN ALIYEV

 

Capire cosa intende fare la Germania, l'altro Paese che ha una decisa dipendenza energetica da Mosca, e calcolare tutte le conseguenze. La proposta del price cap, il tetto al prezzo del gas, resta in piedi secondo i collaboratori del presidente del Consiglio, anche se ci sono complicazioni sulla condivisione della misura a livello europeo che rendono più facile, a questo punto, arrivare addirittura a uno stop completo.

 

ucraina un civile ucciso a irpin

Ieri, per la prima volta, un membro del governo tedesco, dello stesso partito del cancelliere, la ministra della Difesa del Spd Christine Lambrecht, ha apertamente fatto riferimento a questa opzione in sede europea.

 

Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio lo ha ammesso: «Non escludiamo che nelle prossime ore ci possa essere un dibattito sullo stop all'import del gas russo». Dovesse essere così, «l'Italia non si volterà dall'altra parte». La sensazione tra i ministri è che si stia inesorabilmente scivolando verso una tagliola che sembra ogni giorno sempre più l'unico epilogo possibile. La macchina della distruzione di Putin non si ferma.

 

Christine Lambrecht

La frustrazione di una vittoria mutilata se non impossibile alimenta la violenza e la rabbia militare di trovarsi di fronte a una resistenza che ha unificato l'Occidente e richiamato la difesa dei Paesi Nato. Il cancelliere Olaf Scholz ha annunciato l'invio di nuove armi a Kiev, e dalla Difesa confermano che l'Italia farà altrettanto, come chiesto dagli alleati americani.

Ma per il governo ucraino l'arma che a questo punto può davvero piegare Putin per costringerlo verosimilmente a un negoziato più credibile sono le sanzioni sul gas.

 

URSULA VON DER LEYEN OLAF SCHOLZ MARIO DRAGHI

In Italia è il Pd a spingere per rompere ogni esitazione. Bucha è il punto di non ritorno, secondo Letta. «Non è più tempo di compromessi», sostiene. E la previsione della segreteria, alla luce anche di quanto ha dichiarato la ministra della Difesa tedesca, è che «l'embargo totale sarà l'approdo inevitabile». È una scelta che non va subita, secondo i dem, o «una decisione altrui cui accodarsi».

 

È un messaggio diretto a Draghi e agli alleati di governo che temono i contraccolpi sul fabbisogno italiano. Ieri, l'indignazione tra i leader è stata totale, solo Matteo Salvini ha scelto di non commentare preferendo invece farlo sulla vittoria di Orban. Per il presidente Giuseppe Conte «non dobbiamo rassegnarci all'ineluttabilità della guerra, non possiamo accettare questa carneficina».

ENRICO LETTA

 

Per Giorgia Meloni, Fratelli d'Italia, «una barbarie che riemerge dalle epoche più buie della storia europea». Nessuno, però, a parte Letta ha voluto esporsi fino a chiedere l'addio del metano di Putin. Come Stato fondatore dell'Ue, della Nato e come membro del G7, l'Italia, secondo il Pd, deve misurarsi con il proprio destino.

 

Al Nazareno si discute di un pacchetto di proposte per far fronte all'emergenza e si parla esplicitamente di prepararsi a un'«economia di guerra», espressione che fino a ieri il presidente del Consiglio ha evitato in tutti i modi di pronunciare. Ma è un orizzonte che tiene comunque in considerazione. In queste settimane il governo ha lavorato a un eventuale choc energetico conseguente al blocco russo.

 

GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA

E in previsione, se la situazione dovesse richiederlo, resta la riattivazione delle centrali a carbone. La scommessa, intanto, è sugli stoccaggi, sulla bella stagione che tra qualche giorno riporterà temperature più calde e sui nuovi approvvigionamenti. Ieri l'amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi era ad Algeri, per parlare di una partnership con Sonatrach e per definire l'accordo per un aumento delle forniture del gasdotto TransMed che sarà poi Draghi a celebrare nei prossimi giorni con la prevista visita nel Paese nordafricano.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa

DAGOREPORT - LA RISSA CONTINUA DI LA RUSSA - L’ORGOGLIOSA  CELEBRAZIONE DELL’ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL MOVIMENTO SOCIALE, NUME TUTELARE DEI DELLE RADICI POST-FASCISTE DEI FRATELLINI D'ITALIA, DI SICURO NON AVRÀ FATTO UN GRANCHÉ PIACERE A SUA ALTEZZA, LA REGINA GIORGIA, CHE SI SBATTE COME UN MOULINEX IN EUROPA PER ENTRARE UN SANTO GIORNO NELLE GRAZIE DEMOCRISTIANE DI MERZ E URSULA VON DER LEYEN - DA MESI 'GNAZIO INTIGNA A FAR DISPETTI ALLE SORELLE MELONI CHE NON VOGLIONO METTERSI IN TESTA CHE A MILANO NON COMANDANO I FRATELLI D'ITALIA BENSI' I FRATELLI ROMANO E IGNAZIO LA RUSSA – DALLA SCALATA A MEDIOBANCA ALLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA, DAL CASO GAROFANI-QUIRINALE ALLO SVUOTA-CARCERI NATALIZIO, FINO A PROPORSI COME INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI DI ‘’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ E IL MAGNATE GRECO IN NOME DELLA LIBERTÀ D’INFORMAZIONE – L’ULTIMO DISPETTUCCIO DI ‘GNAZIO-STRAZIO ALLA LADY MACBETH DEL COLLE OPPIO… - VIDEO

brunello cucinelli giorgia meloni giuseppe tornatore

A PROPOSITO DI…. TORNATORE – CRISI DEL CINEMA? MA QUALE CRISI! E DA REGISTA TAUMATURGO, NOBILITATO DA UN PREMIO OSCAR, CIAK!, È PASSATO A PETTINARE IL CASHMERE DELLE PECORE DEL SARTO-CESAREO CUCINELLI - MICA UN CAROSELLO DA QUATTRO SOLDI IL SUO “BRUNELLO IL VISIONARIO GARBATO”. NO, MEGA PRODUZIONE CON UN BUDGET DI 10 MILIONI, DISTRIBUITO NELLE SALE DA RAI CINEMA, ALLIETATO DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON TAX CREDIT DI 4 MILIONCINI (ALLA FINE PAGA SEMPRE PURE PANTALONE) E DA UN PARTY A CINECITTA' BENEDETTO DALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI - ET VOILÀ, ECCO A VOI SUI GRANDI SCHERMI IL “QUO VADIS” DELLA PUBBLICITÀ (OCCULTA) SPACCIATO PER FILM D’AUTORE - DAL CINEPANETTONE AL CINESPOTTONE, NASCE UN NUOVO GENERE, E LA CRISI DELLA SETTIMA ARTE NON C’È PIÙ. PER PEPPUCCIO TORNATORE, VECCHIO O NUOVO, È SEMPRE CINEMA PARADISO…

theodore kyriakou la repubblica mario orfeo gedi

FLASH! – PROCEDE A PASSO SPEDITO L’OPERA DEI DUE EMISSARI DEL GRUPPO ANTENNA SPEDITI IN ITALIA A SPULCIARE I BILANCI DEI GIORNALI E RADIO DEL GRUPPO GEDI (IL CLOSING È PREVISTO PER FINE GENNAIO 2026) - INTANTO, CON UN PO’ DI RITARDO, IL MAGNATE GRECO KYRIAKOU HA COMMISSIONATO A UN ISTITUTO DEMOSCOPICO DI CONDURRE UN’INDAGINE SUL BUSINESS DELLA PUBBLICITÀ TRICOLORE E SULLO SPAZIO POLITICO LASCIATO ANCORA PRIVO DI COPERTURA DAI MEDIA ITALIANI – SONO ALTE LE PREVISIONI CHE DANNO, COME SEGNO DI CONTINUITÀ EDITORIALE, MARIO ORFEO SALDO SUL POSTO DI COMANDO DI ‘’REPUBBLICA’’. DEL RESTO, ALTRA VIA NON C’È PER CONTENERE IL MONTANTE ‘’NERVOSISMO’’ DEI GIORNALISTI…

john elkann lingotto fiat juventus gianni agnelli

A PROPOSITO DI… YAKI – CHI OGGI ACCUSA JOHN ELKANN DI ALTO TRADIMENTO NEL METTERE ALL’ASTA GLI ULTIMI TESORI DI FAMIGLIA (“LA STAMPA” E LA JUVENTUS), SONO GLI STESSI STRUZZI CHE, CON LA TESTA SOTTO LA SABBIA, IGNORARONO CHE NEL FEBBRAIO DEL 2019, SETTE MESI DOPO LA SCOMPARSA DI MARCHIONNE, IL NUMERO UNO DI EXOR E STELLANTIS ABBANDONÒ LA STORICA E SIMBOLICA “PALAZZINA FIAT”, LE CUI MURA RACCONTANO LA STORIA DEL GRUPPO AUTOMOBILISTICO. E SOTTO SILENZIO (O QUASI) L’ANNO DOPO C’ERA STATO LO SVUOTAMENTO DEL LINGOTTO, EX FABBRICA EMBLEMA DELLA FIAT – LA PRECISAZIONE: FONTI VICINE ALLA SOCIETÀ BIANCONERA SMENTISCONO QUALSIVOGLIA TRATTATIVA CON SAUDITI...

giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT – ESSÌ, STAVOLTA BISOGNA AMMETTERLO: SULLA LEGGE DI BILANCIO MATTEO SALVINI HA PIÙ DI QUALCHE SACROSANTA RAGIONE PER IMPEGNARSI A MORTE NEL SUO RUOLO DI IRRIDUCIBILE SFASCIACARROZZE DELLA MARCHESINA DEL COLLE OPPIO (“IL GOVERNO SONO IO E VOI NON SIETE UN CAZZO!’’) - DIETRO UNA FINANZIARIA MAI COSÌ MICRAGNOSA DI 18 MILIARDI, CHE HA AFFOSSATO CONDONI E PENSIONI CARI A SALVINI, L’OBIETTIVO DELLA DUCETTA È DI USCIRE CON UN ANNO IN ANTICIPO DALLA PROCEDURA DI INFRAZIONE PER DEFICIT ECCESSIVO ATTIVATA DALL'EUROPA NEL 2024. COSÌ SARÀ LIBERA E BELLA PER TRAVESTIRSI DA BEFANA PER LA FINANZIARIA 2026 CHE SARÀ RICCA DI DEFICIT, SPESE E "MENO TASSE PER TUTTI!", PROPRIO IN PERFETTA COINCIDENZA CON LE ELEZIONI POLITICHE 2027 – OVVIAMENTE LA “BEFANA MELONI” SI PRENDERÀ TUTTO IL MERITO DELLA CUCCAGNA, ALLA FACCIA DI LEGA E FORZA ITALIA…

moravia mussolini

‘’CARO DUCE TI SCRIVO...’’, FIRMATO ALBERTO MORAVIA - “AMMIRO L'OPERA DEL REGIME IN TUTTI I VARI CAMPI IN CUI SI È ESPLICATA E IN PARTICOLARE IN QUELLO DELLA CULTURA. DEBBO SOGGIUNGERE CHE LA PERSONALITÀ INTELLETTUALE E MORALE DELLA ECCELLENZA VOSTRA, MI HA SEMPRE SINGOLARMENTE COLPITO PER IL FATTO DI AVERE NEL GIRO DI POCHI ANNI SAPUTO TRASFORMARE E IMPRONTARE DI SÉ LA VITA DEL POPOLO ITALIANO” (1938) - LE 998 PAGINE DEI “TACCUINI” DI LEONETTA CECCHI PIERACCINI SONO UNA PREZIOSISSIMA MEMORIA, PRIVA DI MORALISMO E DI SENTIMENTALISMO, PER FICCARE IL NASO NEL COSTUME DELL’ITALIA LETTERARIA E ARTISTICA FINITA SOTTO IL TALLONE DELLA DITTATURA FASCISTA - DAL DIARIO DI LEONETTA PIERACCINI, SPICCANO LA VITA E LE OPERE E LA SERVILE E UMILIANTE LETTERA A MUSSOLINI DEL “SEMI-EBREO” ALBERTO PINCHERLE, IN ARTE MORAVIA – ALTRA NOTA: “SIMPATIA DI MORAVIA PER HITLER. EGLI DICE CHE DEGLI UOMINI POLITICI DEL MOMENTO È QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE PERCHÉ GLI PARE NON SIA MOSSO DA AMBIZIONE PERSONALE PER QUELLO CHE FA...”