mattarella meloni

QUI RADIO COLLE - MATTARELLA È IN PERICOLO, COME ACCUSA ENRICO LETTA? LA DESTRA VUOLE MANDARLO A CASA CON LA RIFORMA PRESIDENZIALISTA? DAL COLLE UN ASSOLUTO NO COMMENT – UGO MAGRI: “SEMMAI SARÀ LA MELONI A CHIARIRE NELLE POSTURE E NEI COMPORTAMENTI COME INTENDE ATTEGGIARSI NEI CONFRONTI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA DEL QUALE, 4 ANNI FA, AVEVA CHIESTO L'IMPEACHMENT. DIVERSAMENTE DA DI MAIO, SENZA POI NEMMENO CHIEDERE SCUSA…”

Ugo Magri per “La Stampa”

 

mattarella meloni 2

Sergio Mattarella è in pericolo, accusa un leader prudente come Enrico Letta.

Questa destra vuole «mandarlo a casa» perché rappresenta un ostacolo ai suoi piani; cambiare l'inquilino del Quirinale per rimpiazzarlo con qualche figura più malleabile è il «vero obiettivo» della riforma presidenzialista, come lo stesso Cavaliere s' è lasciato sfuggire. Ma «noi ci opporremo in ogni modo», promette il segretario Pd dalle colonne del nostro giornale, suonando la diana della resistenza democratica e alzando idealmente una barricata proprio alle pendici del Colle.

 

Cosicché chiunque, dopo queste parole certo non buttate lì per caso, è autorizzato a immaginarsi un Mattarella ansioso, turbato, in allarme quanto può esserlo chi si sente nel mirino dei futuri padroni politici e magari già con le valigie in mano; o viceversa determinato a resistere facendo leva sui suoi poteri istituzionali e sulla vasta popolarità di cui gode nel Paese.

mattarella meloni

 

Due scenari che si riassumono in una domanda: come viene vissuto l'assedio nella trincea quirinalizia? Con quali stati d'animo ci si prepara all'assalto? E con che spirito sono state accolte le rassicurazioni di Giorgia Meloni la quale ieri ha gettato acqua sul fuoco («allarmismi senza senso», li ha definiti) come se Letta avesse le traveggole?

 

Porsi queste domande porta a sbattere contro un muro: la proverbiale riservatezza di Mattarella. Il capo dello Stato è in viaggio tra Albania e Macedonia, per una visita che vuole restituire ai Balcani fiducia nell'Europa, sottraendoli alle sirene dello Zar di Russia e alle ambizioni del Sultano turco (Erdogan anche lui, guarda caso, è in visita da quelle parti). Quando il presidente è all'estero, le beghe domestiche rimpiccioliscono. Interpellati su ciò che lassù si dice della denuncia di Letta, ambienti presidenziali oppongono un «assoluto no comment» che, in quanto tale, non autorizza a pensare nulla né in un senso né in un altro.

 

giorgia meloni applaude mattarella

Zero carbonella. Del resto una decina di giorni addietro il Quirinale, quando la Meloni era già in pressing per il futuro incarico di governo, e lanciava messaggi che potevano suonare come ingiunzioni, una nota particolarmente secca aveva stroncato sul nascere qualunque tentativo di attribuire a Mattarella piani, strategie, propositi, giudizi o anche solo trepide emozioni. Non solo: il portavoce del presidente, Giovanni Grasso, aveva replicato per lettera al direttore responsabile di Libero, Alessandro Sallusti, che maliziosamente si domandava a chi dar credito, tra i tanti interpreti del Colle. Risposta perentoria di Grasso: a nessuno.

 

Nel senso che lassù «si opera lealmente sulla base esclusivamente delle indicazioni» fornite dal Capo, che è Mattarella e lui soltanto. Il che facilmente si spiega con la campagna elettorale in corso, con l'importanza anche internazionale della posta in gioco, con la ferma determinazione di non interferire nella dialettica dei partiti, nelle sguaiate polemiche di certi protagonisti, nelle dinamiche (legittime) che le governano; ma nemmeno di farsene fagocitare, di venirne travolto, di finire nel tritacarne mediatico a rischio di compromettere la propria autorevolezza quando, tra poco, di Sergio Mattarella più ci sarà bisogno.

mattarella meloni

 

I capi partito guardano al 25 settembre e tarano tutte le loro mosse su quella data-spartiacque, che per alcuni di loro sarà una sentenza; il presidente della Repubblica, viceversa, ha come orizzonte il dopo, cioè quanto potrà accadere dal 26 mattina in avanti, quando si tratterà di affidare l'incarico, di sovrintendere secondo Costituzione la nomina dei ministri, di vigilare sui primi passi del nuovo esecutivo, di dare consigli e all'occorrenza una mano qualora gli venisse richiesto. Guai a strattonarlo, a trascinarlo nella mischia, a farne la bandiera di una fazione contro l'altra: si finirebbe per indebolirne il ruolo super partes.

 

SALVINI MELONI LETTA AL MEETING DI RIMINI

Insomma: se dell'affondo di Letta il presidente si è rallegrato o, viceversa, ne avrebbe fatto volentieri a meno è - parafrasando Churchill - un rebus avvolto in un enigma all'interno di un mistero, destinato a restare tale. Con qualche conseguenza pratica. Nell'ottica della Meloni, ad esempio, nulla autorizza Giorgia o i suoi avanguardisti a ritenere che Mattarella negherebbe la propria leale collaborazione istituzionale, mai rifiutata da questo presidente a tutti quanti si sono via via succeduti sulla poltrona di premier, da Renzi a Conte, da Gentiloni a Draghi.

 

Se per caso qualcuno cercava appigli per scatenare una campagna di delegittimazione preventiva basata su pregiudizi tipici di una destra anti-sistema, tali pretesti il Colle non li fornisce e stop. Non ci casca. Semmai sarà la Meloni a doversi definire, a chiarire nelle posture e nei comportamenti come intende atteggiarsi nei confronti delle figure di garanzia come il presidente della Repubblica del quale, quattro anni fa, aveva chiesto l'impeachment con espressioni che, rilette oggi, mettono i brividi. Diversamente da Luigi Di Maio, senza poi nemmeno chiedere scusa.

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI CON MATTARELLA

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa theodore kyriakou pier silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini

DAGOREPORT - LA TRATTATIVA DI ELKANN PER LA VENDITA DEL GRUPPO GEDI AL GRECO THEO KYRIAKOU STA SCOMBUSSOLANDO IL GOVERNO MELONI E DINTORNI - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” VEDE DI BUON OCCHIO LA TRANSIZIONE ELLENICA E SALVINI HA BEN GRADITO LA PROSPETTIVA CHE IL GRECO ANTENNATO SISTEMI PER LE FESTE I “COMUNISTI” DI ‘REPUBBLICA’ E ‘STAMPA’, PER FORZA ITALIA C’È STATO IL VEEMENTE INTERVENTO DEL ‘’PRESIDENTE IN PECTORE’’ DEL PARTITO, PIER SILVIO BERLUSCONI, CHE VEDE IN KYRIAKOU UN COMPETITOR PERICOLOSISSIMO, ALFIERE DI QUEL CAPITALISMO DI STAMPO LIBERISTA, PER NULLA “LIBERAL”, CHE PREDICA IL PRIMATO DELL’ECONOMIA SULLA POLITICA - COSI', DIMENTICANDO IL SUO ATTIVISMO IN GERMANIA PER CREARE UN GIGANTE EUROPEO DELLA TV COMMERCIALE, L’EREDE DEL BISCIONE NON HA TROVATO DI MEGLIO CHE RISPOLVERARE LA BANDIERINA DELL’ITALIANITÀ (“CHE UN PEZZO DI STORIA DELL'INFORMAZIONE DEL NOSTRO PAESE VADA IN MANI STRANIERE UN PO' DISPIACE’’) - MA IL COLPO DI SCENA ARRIVA DAL CO-FONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA E SECONDA CARICA DELLO STATO, IGNAZIO LA RUSSA, QUANDO SI È DICHIARATO DISPOSTO A FARE DA INTERMEDIARIO TRA I GIORNALISTI “COMUNISTI” DI GEDI E IL GRECO USURPATORE (ULTIMA USCITA DELLA GUERRIGLIA DI ‘GNAZIO IN MODALITÀ ''LA RISSA'' CONTRO LA DITTATURA DELLE SORELLE MELONI...)

2025agnoletti

CAFONAL ''AGNOLETTI & TORTELLONI'' – AL CIRCOLO CANOTTIERI ANIENE, PER IL PARTY DI “JUMP COMUNICAZIONE” DI MARCO AGNOLETTI, EX PORTAVOCE DI RENZI, E "SOCIAL COM" DI LUCA FERLAINO, UNA MARIA ELENA BOSCHI IN MODALITA' PIN-UP SI PRESENTA CON LA SUA NUOVA FIAMMA, L'AVVOCATO ROBERTO VACCARELLA, CHE QUI È DI CASA (SUA SORELLA ELENA È LA COMPAGNA DI MALAGÒ, GRAN VISIR DEL CIRCOLO DELLA “ROMA BENISSIMO”) – UN GRAN MISCHIONE ALLA ROMANA DI DESTRA E SINISTRA E TIPINI INTERMEDI HA BRINDATO AL NATALE, STARRING: LUCIO PRESTA, PEPPE PROVENZANO, ANTONELLA GIULI, FITTIPALDI, ALESSIA MORANI, FAUSTO BRIZZI, PAOLO CORSINI, NELLO MUSUMECI, SIMONA SALA, ALBERTO MATANO, SALVO SOTTILE, MYRTA MERLINO E MARCO TARDELLI, MICHELA DI BIASE, ITALO BOCCHINO, LAURA TECCE CON VESTITUCCIO SBRILLUCCICANTE CHE NON AVREBBE SFIGURATO AL MOULIN ROUGE, GIORGIA CARDINALETTI IN LOVE... 

alfredo mantovano papa leone xiv italia agenti servizi segreti

OGGI ALLE 11 ALFREDO MANTOVANO E I VERTICI DELL’INTELLIGENCE ITALIANA SONO STATI RICEVUTI IN UDIENZA DA PAPA LEONE XIV, A CITTÀ DEL VATICANO – SARANNO PRESENTI I COMPONENTI COPASIR, IL DIRETTORE GENERALE DEL DIPARTIMENTO DELLE INFORMAZIONI PER LA SICUREZZA (DIS), VITTORIO RIZZI, I DIRETTORI DELLE AGENZIE INFORMAZIONI E SICUREZZA ESTERNA (AISE), GIOVANNI CARAVELLI, E INTERNA (AISI), BRUNO VALENSISE. È LA PRIMA VOLTA DI UN PAPA TRA GLI SPIONI (DI CERTO NON E' LA PRIMA VOLTA DI SPIE INTORNO A UN PAPA...) - PREVOST: "MAI USARE INFORMAZIONI PER RICATTARE" (SI VEDE CHE L'INTELLIGENCE NON È IL SUO FORTE)

brunello cucinelli giorgia meloni mario draghi massimiliano di lorenzo giuseppe tornatore nicola piovani

DAGOREPORT - L’AUTO-SANTIFICAZIONE DI BRUNELLO CUCINELLI È COSTATA CARA, NON SOLO AL “SARTO CESAREO” DEL CACHEMIRE, MA ANCHE ALLE CASSE DELLO STATO - IL CICLOPICO DOCU-FILM “IL VISIONARIO GARBATO”, DIRETTO DAL PREMIO OSCAR GIUSEPPE TORNATORE E BATTEZZATO CON TANTO DI PARTY ULTRACAFONAL IN UNO STUDIO DI CINECITTÀ ALLA PRESENZA DI GIORGIA MELONI E MARIO DRAGHI, È COSTATO LA SOMMETTA DI 9.987.725 MILIONI DI EURO. DI QUESTI, I CONTRIBUTI RICEVUTI DAL MINISTERO DELLA CULTURA CON IL MECCANISMO DEL TAX CREDIT RAGGIUNGONO LA CIFRA DI 3.955.090 MILIONI - DA PARTE SUA, PEPPUCCIO TORNATORE AVREBBE INTASCATO 2 MILIONI PER LA REGIA E 500 MILA PER SOGGETTO E SCENEGGIATURA – A PRODURLO, OLTRE A BRUNELLO STESSO, LA MASI FILM DI MASSIMILIANO DI LUDOVICO, CHE IN PASSATO HA LAVORATO SPESSO CON IL PRODUTTORE MARCO PEROTTI, COINVOLTO NEL CASO KAUFMANN (FU LUI A INOLTRARE LA DOMANDA DI TAX CREDIT PER IL FILM “STELLE DELLA NOTTE” DEL FINTO REGISTA-KILLER) - IL MONUMENTO A SE STESSO GIUNGE AL MOMENTO GIUSTO: DUE MESI FA, UN REPORT DI ''MORPHEUS RESEARCH'' ACCUSO' L'AZIENDA DI CUCINELLI DI VIOLARE LE SANZIONI UE ALLA RUSSIA…

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin valery zaluzhny

DAGOREPORT - ZELENSKY, FINITO NELLA TENAGLIA PUTIN-TRUMP E SOSTENUTO SOLO PARZIALMENTE DA UNA UNIONE EUROPEA BALCANIZZATA, CERCA LA MOSSA DEL CAVALLO PER SPARIGLIARE LE CARTE E SALVARE IL SALVABILE: PORTARE L’UCRAINA A ELEZIONI NEL GIRO DI 2-3 MESI. SAREBBE UNA VITTORIA DI PUTIN, CHE HA SEMPRE CHIESTO DI RIMUOVERE IL PRESIDENTE (DEFINITO “DROGATO”, “TOSSICOMANE”, “MENDICANTE”). IN CAMBIO “MAD VLAD” DOVREBBE ACCONSENTIRE A UNA TREGUA PER PERMETTERE IL VOTO, SOTTO ATTENTO CONTROLLO DEGLI OSSERVATORI OCSE – IN POLE POSITION L’EX CAPO DI STATO MAGGIORE, VALERY ZALUZHNY. MA SIAMO SICURI CHE UN INTEGERRIMO GENERALE COME LUI SIA DISPOSTO A METTERE LA FACCIA SULLA RESA?