giorgia meloni alfredo mantovano sergio mattarella

IL QUIRINALE CI HA MESSO UNA PEZZA – È STATA LA MORAL SUASION DEL COLLE, “MEDIATA” DAL SOTTOSEGRETARIO ALFREDO MANTOVANO, A RESTRINGERE IL DECRETO LEGGE SUI MIGRANTI: LA VERSIONE FINALE HA UN SOLO ARTICOLO CON LA LISTA DEI PAESI SICURI (CHE SI RIDUCONO A 19). SOLO COSI' POTREBBE SUPERARE IL VAGLIO DEL CAPO DELLO STATO – MATTARELLA TACE, MA LE FORZATURE DEI GIORNI SCORSI NON SONO PASSATE INOSSERVATE – LA NUOVA LEGGE FA DIVENTARE “NORMA PRIMARIA” LA LISTA DEI PAESI, MA I GIUDICI POTREBBERO RITENERE COMUNQUE CHE A PREVALERE SIA IL DIRITTO COMUNITARIO…

ALFREDO MANTOVANO

Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco e Concetto Vecchio per “la Repubblica”

https://www.repubblica.it/politica/2024/10/22/news/migranti_decreto_albania_governo_mattarella-423569707/?ref=RHLF-BG-P2-S2-T1

 

Pochi minuti prima del consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano chiude pragmaticamente la partita. «Voglio essere chiaro: è molto probabile che i giudici […] disapplicheranno anche il decreto». Si tratta di un solo articolo con la lista dei Paesi sicuri, non dell’intreccio normativo creativo […] ipotizzato alla vigilia.

 

SERGIO MATTARELLA CON ALFREDO MANTOVANO IN VATICANO

È la riduzione del danno, perché evita la deflagrazione del conflitto con il Colle. Ed è proprio la moral suasion del Quirinale a spingere l’esecutivo al varo di un “decreto mini”: il testo non mette infatti al riparo da nuove sentenze che negano i trattenimenti. Giorgia Meloni acconsente comunque: «Andiamo avanti, non possiamo non lanciare un segnale politico».

 

[…] Mantovano è impegnato nell’opera di tessitura con il Colle, lunga molte ore. Ha ingaggiato gli uffici giuridici della presidenza del Consiglio, tenendo fuori tutti gli altri: nessuna riunione con i capi di gabinetto dei ministeri, nessun testo diffuso ai ministri.

 

giorgia meloni edi rama - hotspot per migranti in albania

Mentre gli uffici del Colle lavorano a pieno ritmo, Sergio Mattarella tace. Ma, come trapela da Palazzo Chigi, non avrebbe gradito l’escalation di proposte e forzature - circolate negli ultimi giorni che andavano contro l’Europa e contro la magistratura. Rese ancora meno digeribili dai propositi di riformare la Costituzione enunciati ieri su Repubblica da Ignazio La Russa. Per questo, il capo dello Stato avrebbe fatto valere il peso del suo orientamento.

 

IL DECRETO LEGGE SUI PAESI SICURI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

Non è detto che la frenata dell’esecutivo basti. Solo oggi Mattarella vedrà il testo definitivo del governo. Se dovesse davvero limitarsi a contenere la mera elencazione di diciannove Paesi ritenuti sicuri, trapela, potrebbe superare il vaglio del presidente della Repubblica. E verosimilmente non impedirebbe ai giudici di continuare a ritenere che a prevalere sia il diritto comunitario.

 

Saltano invece le ipotesi più ardite: quelle che puntavano a estromettere i tribunali per l’immigrazione – sostituendoli con i giudici di pace o le Corti d’Appello – e quelle che prevedevano nuove regole per costringere i migranti a restare in Albania.

 

MEME GIORGIA MELONI MATTEO SALVINI

È il risultato dell’aspro confronto tra gli uffici: nel testo solo l’elenco con diciannove Paesi in cui consentire il rimpatrio. È Mantovano a spiegare il problema a Meloni, dopo aver consultato diversi giuristi ed essersi confrontato anche con Francesco Marini, consigliere giuridico candidato alla Consulta. Le direttive europee, è l’analisi, attribuiscono al singolo Paese membro dell’Unione la titolarità della scelta della lista di Paesi sicuri.

 

Ma garantiscono nello stesso tempo ai giudici la valutazione dei singoli casi e gli eventuali rischi per il migrante. E dunque, si torna indietro, al punto di partenza: il magistrato è pienamente legittimato a disapplicare un rimpatrio. Valeva per il decreto interministeriale, varrà per il decreto varato ieri.  Che, sostanzialmente, potrebbe non servire a nulla.

 

Serve però a Meloni, politicamente. Perché mette la premier nelle condizioni di gridare allo scandalo al prossimo pronunciamento di un magistrato. E di attribuire ai giudici la responsabilità di avversare le politiche sull’immigrazione decise dall’esecutivo, rendendo così inutilizzabile il centro in Albania.

 

ALFREDO MANTOVANO

Per Meloni è proprio questo il terreno migliore per guadagnare consenso e distrarre dai guai della legge di bilancio. Nelle ore in cui Mantovano tratta con il Colle, la premier lascia trapelare altre dure parole d’ordine contro le toghe. Sostiene che alla base dello scontro sull’hub albanese ci sia in realtà la battaglia ingaggiata da Magistratura democratica contro il governo. Che la vera posta in gioco sia la separazione delle carriere. E che non sia disposta ad accettare il compromesso che le avrebbero proposto dal fronte della magistratura alcuni “ambasciatori”: va bene la riforma, a patto che si eviti il meccanismo del sorteggio del Csm. Meloni sarebbe però convinta ad andare avanti, perché «soltanto così si può togliere potere alle correnti».

 

ellekappa vignetta meloni albania

Minacce politiche. Propaganda. E voglia di mettere pressione al potere giudiziario. Anche perché i sondaggi riferiscono di un lieve calo nel consenso: Fratelli d’Italia, riporta YouTrend, scende al 28,2%(-0,2%). […]

giorgia meloni edi rama - hotspot per migranti in albaniaGIORGIA MELONI E LA VLORA migranti in albania - vignetta by vukic

Ultimi Dagoreport

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - COSA FRULLAVA NELLA TESTA TIRATA A LUCIDO DI ANDREA ORCEL QUANDO STAMATTINA ALL’ASSEMBLEA GENERALI HA DECISO IL VOTO DI UNICREDIT A FAVORE DELLA LISTA CALTAGIRONE? LE MANGANELLATE ROMANE RICEVUTE PER L’OPS SU BPM, L’HANNO PIEGATO AL POTERE DEI PALAZZI ROMANI? NOOO, PIU' PROBABILE CHE SIA ANDATA COSÌ: UNA VOLTA CHE ERA SICURA ANCHE SENZA UNICREDIT, LA VITTORIA DELLA LISTA MEDIOBANCA, ORCEL HA PENSATO BENE CHE ERA DA IDIOTA SPRECARE IL SUO “PACCHETTO”: MEJO GIRARLO ALLA LISTA DI CALTARICCONE E OTTENERE IN CAMBIO UN PROFICUO BONUS PER UNA FUTURA PARTNERSHIP IN GENERALI - UNA VOLTA ESPUGNATA MEDIOBANCA COL SUO 13% DI GENERALI, GIUNTI A TRIESTE L’82ENNE IMPRENDITORE COL SUO "COMPARE" MILLERI AL GUINZAGLIO, DOVE ANDRANNO SENZA UN PARTNER FINANZIARIO-BANCARIO, BEN STIMATO DAI FONDI INTERNAZIONALI? SU, AL DI FUORI DEL RACCORDO ANULARE, CHI LO CONOSCE ‘STO CALTAGIRONE? – UN VASTO PROGRAMMA QUELLO DI ORCEL CHE DOMANI DOVRA' FARE I CONTI CON I PIANI DELLA PRIMA BANCA D'ITALIA, INTESA-SANPAOLO…

donald trump ursula von der leyen giorgia meloni

DAGOREPORT - UN FACCIA A FACCIA INFORMALE TRA URSULA VON DER LEYEN E DONALD TRUMP, AI FUNERALI DI PAPA FRANCESCO, AFFONDEREBBE IL SUPER SUMMIT SOGNATO DA GIORGIA MELONI - LA PREMIER IMMAGINAVA DI TRONEGGIARE COME MATRONA ROMANA, TRA MAGGIO E GIUGNO, AL TAVOLO DEI NEGOZIATI USA-UE CELEBRATA DAI MEDIA DI TUTTO IL MONDO. SE COSÌ NON FOSSE, IL SUO RUOLO INTERNAZIONALE DI “GRANDE TESSITRICE” FINIREBBE NEL CASSETTO, SVELANDO IL NULLA COSMICO DIETRO AL VIAGGIO ALLA CASA BIANCA DELLA SCORSA SETTIMANA (L'UNICO "RISULTATO" È STATA LA PROMESSA DI TRUMP DI UN VERTICE CON URSULA, SENZA DATA) - MACRON-MERZ-TUSK-SANCHEZ NON VOGLIONO ASSOLUTAMENTE LA MELONI NEL RUOLO DI MEDIATRICE, PERCHÉ NON CONSIDERANO ASSOLUTAMENTE EQUIDISTANTE "LA FANTASTICA LEADER CHE HA ASSALTATO L'EUROPA" (COPY TRUMP)...

pasquale striano dossier top secret

FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI PALAZZI E NELLE PROCURE, CHE IL TENENTE DELLA GUARDIA DI FINANZA, AL CENTRO DEL CASO DOSSIER ALLA DIREZIONE NAZIONALE ANTIMAFIA (MAI SOSPESO E ANCORA IN SERVIZIO), POSSA INIZIARE A “CANTARE” – LA PAURA SERPEGGIA E SEMBRA AVER "CONGELATO" LA PROCURA DI ROMA DIRETTA DA FRANCESCO LO VOI, IL COPASIR E PERSINO LE STESSE FIAMME GIALLE. L’UNICA COSA CERTA È CHE FINCHÉ STRIANO TACE, C’È SPERANZA…

andrea orcel francesco milleri giuseppe castagna gaetano caltagirone giancarlo giorgetti matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - IL RISIKONE È IN ARRIVO: DOMANI MATTINA INIZIERÀ L’ASSALTO DI CALTA-MILLERI-GOVERNO AL FORZIERE DELLE GENERALI. MA I TRE PARTITI DI GOVERNO NON VIAGGIANO SULLO STESSO BINARIO. L’INTENTO DI SALVINI & GIORGETTI È UNO SOLO: SALVARE LA “LORO” BPM DALLE UNGHIE DI UNICREDIT. E LA VOLONTÀ DEL MEF DI MANTENERE L’11% DI MPS, È UNA SPIA DEL RAPPORTO SALDO DELLA LEGA CON IL CEO LUIGI LOVAGLIO - DIFATTI IL VIOLENTISSIMO GOLDEN POWER DEL GOVERNO SULL’OPERAZIONE DI UNICREDIT SU BPM, NON CONVENIVA CERTO AL DUO CALTA-FAZZO, BENSÌ SOLO ALLA LEGA DI GIORGETTI E SALVINI PER LEGNARE ORCEL – I DUE GRANDI VECCHI DELLA FINANZA MENEGHINA, GUZZETTI E BAZOLI, HANNO PRESO MALISSIMO L’INVASIONE DEI CALTAGIRONESI ALLA FIAMMA E HANNO SUBITO IMPARTITO UNA “MORAL SUASION” A COLUI CHE HANNO POSTO AL VERTICE DI INTESA, CARLO MESSINA: "ROMA DELENDA EST"…