sergio mattarella mario draghi quirinale

QUIRINALE DELLE MIE TRAME - L’EUROPA E GLI AMBIENTI ECONOMICI INTERNAZIONALI VOGLIONO DRAGHI A PALAZZO CHIGI A LUNGO. AGGIUNGETECI IL FATTO CHE I PEONES SONO TERRORIZZATI DALL’IDEA DI VEDER FINIRE LA LEGISLATURA PRIMA DEL LUGLIO 2022 (SONO PREOCCUPATI SOLO DI ARRIVARE AL RISCATTO DELLA PENSIONE). È VERO: LA PARTITA PER IL COLLE È TUTTA NELLE MANI DEL DUO DRAGHI-MATTARELLA. NEL SENSO CHE IL PRIMO È L’UNICO CHE PUÒ CONVINCERE IL CAPO DELLO STATO E FAVORIRNE LA RIELEZIONE (AUSPICATA DA TUTTI TRANNE BETTINI-CONTE-TRAVAGLIO)

Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

sergio mattarella e mario draghi

Se oggi la corsa per il Colle è vissuta come una partita a due tra Mattarella e Draghi, è perché oggi fuori da questo schema si intravede solo il caos. È vero che all'elezione del nuovo capo dello Stato mancano ancora cinque mesi, ma è altrettanto vero - come sostiene un ministro - che «nel Paese si va consolidando l'idea di una rielezione dell'attuale presidente della Repubblica o dell'avvento al Quirinale dell'attuale presidente del Consiglio».

 

mattarella chiama draghi

E allora, più che attardarsi a capire cosa si dicono i segretari dei partiti, andrebbe capito cosa si dicono sul tema Mattarella e Draghi, che attualmente rappresentano il punto di equilibrio istituzionale del sistema: il primo ha espresso la volontà di chiudere la sua esperienza al termine del settennato, il secondo - racconta un dirigente del Pd - «è chiaro a cosa ambisce ma finora dinnanzi a ogni sollecitazione non ha mai mosso un muscolo».

 

dario franceschini con la mascherina

E si capisce il motivo, vista la delicatezza della sua posizione che si unisce alla farraginosità del quadro politico, con un Parlamento balcanizzato dove i leader discutono di nomi mentre i peones discutono di date, terrorizzati di veder cessare la legislatura prima del luglio 2022 e preoccupati solo di arrivare al riscatto della pensione, dato che in tanti sanno già di non tornare. Non a caso Quagliariello ricorda che «a votare non saranno i partiti ma i parlamentari. A scrutinio segreto».

 

gaetano quagliariello

Il rischio insomma è che gli accordi possano rivelarsi scritti sulla sabbia se dopo le elezioni presidenziali si aprissero le urne per le elezioni anticipate. Così tornano in mente le parole pronunciate da Franceschini in tempi non sospetti, quando spiegò ai compagni di partito che, «qualora si puntasse su Draghi, bisognerebbe prima stringere un patto di ferro con le altre forze per un governo fino al termine della legislatura».

 

mattarella draghi

Fu una lezione di metodo quella del ministro della Cultura, memore che ogni intesa su un candidato al Colle passa da una serie di caveat stabiliti prima del voto: e in questo caso i punti da sottoscrivere sarebbero la data del voto e il sistema elettorale da adottare. Siccome al momento il patto non c'è, è chiaro perché il premier non voglia esporsi.

 

MATTARELLA COME DANAERYS TARGARYEN INVOCA DRAGHI

«Ma il gioco è nelle mani di Draghi e Mattarella», spiega chi ha partecipato a molte trattative per il Quirinale. Ed è vero che stavolta non è come le altre volte, che la forza di maggioranza relativa non gioca un ruolo da protagonista ma agisce di risulta, e che i partiti alla vigilia della corsa arrivano a dividersi in pubblico, visto che il leader del Pd vuole la permanenza dell'ex presidente della Bce a palazzo Chigi «fino al 2023» - e di fatto non è propenso a votarlo per il Colle - mentre Bettini propone Draghi al Quirinale per andare subito alle urne. Così si torna al nodo delle elezioni che sarà lo snodo della sfida per il capo dello Stato.

 

MATTEO RENZI PIERFERDINANDO CASINI

E le Amministrative incideranno sulla scelta. «Lì si capirà - secondo Lupi - chi avrà interesse ad accelerare verso il voto e si muoverà di conseguenza sulla presidenza della Repubblica». Lì si giocheranno «i destini di Salvini e Letta», dicono all'unisono personalità di schieramenti opposti. Perciò il patto che il capo della Lega avrebbe sottoscritto con la Meloni ha il sapore della mossa tattica in vista del voto nelle grandi città.

 

sergio mattarella e mario draghi

I numeri peraltro evidenziano come in Parlamento non ci siano margini per soluzioni di blocco, cioè per candidati di schieramento: servirà invece un vasto accordo per compensare i franchi tiratori. Insomma è anche per esclusione che oggi si accreditano Mattarella e Draghi, per quanto - come si lascia sfuggire un esponente della segreteria dem - i partiti stiano lavorando a «figure di cerniera». I quirinabili non mancano, «già tra i nostri la lista è più lunga dei richiedenti il reddito di cittadinanza», sorride un dirigente del Pd.

Mattarella Draghi

 

Ma a detta di un rappresentante del governo «non si può escludere una strada alternativa per un nome di ricomposizione, che restituisca ai partiti uno spazio altrimenti occupato da Draghi». In Parlamento Renzi è all'opera, e non fa nulla per dissimularlo. Mentre chi sta in Consiglio dei ministri segnala «l'attivismo silenzioso di Giorgetti».

 

mattarella dracarys

La dead line per l'operazione è «metà gennaio» e non esclude il rischio di una serie infinita di votazioni senza soluzioni, una sequenza di «bianca, bianca, bianca» che indebolirebbe ulteriormente i partiti e metterebbe a repentaglio il quadro di governo. Ecco perché oggi prevale lo schema Mattarella-Draghi. Anche se, a dar retta a uno dei partecipanti alla gara, «la corsa al Colle è da sempre una giocata da tripla».

pierferdinando casini matteo renzidario franceschini con la mascherina 4dario franceschini ritiro del pd all'abbazia di contigliano 3 1gaetano quagliariello MARIO DRAGHI E SERGIO MATTARELLA

Ultimi Dagoreport

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…

antonio pelayo bombin juan carlos

DAGOREPORT: COME FAR FUORI IL SACERDOTE 81ENNE ANTONIO PELAYO BOMBÌN, CELEBERRIMO VATICANISTA CHE PER 30 ANNI È STATO CORRISPONDENTE DELLA TELEVISIONE SPAGNOLA "ANTENA 3", CUGINO DI PRIMO GRADO DELL’EX RE JUAN CARLOS? UN PRETE CHE A ROMA È BEN CONOSCIUTO ANCHE PERCHÉ È IL CONSIGLIERE ECCLESIASTICO DELL'AMBASCIATA SPAGNOLA IN ITALIA, VOCE MOLTO ASCOLTATA IN VATICANO, CAPACE DI PROMUOVERE O BLOCCARE LA CARRIERA DI OGNI ECCLESIASTICO E DI OGNI CORRISPONDENTE SPAGNOLO – PER INFANGARLO È BASTATA UNA DENUNCIA AI CARABINIERI DI ROMA DI UN FINORA NON IDENTIFICATO CRONISTA O PRODUCER DI REPORT VATICANENSI CHE LO ACCUSA DI VIOLENZA SESSUALE, IMPUTAZIONE DIVENTATA NELLA DISGRAZIATA ERA DEL METOO L’ARMA PIÙ EFFICACE PER FAR FUORI LA GENTE CHE CI STA SUL CAZZO O PER RICATTARLA – IL POVERO PELAYO È FINITO IN UN TRAPPOLONE CHE PUZZA DI FALSITÀ PIÙ DELLE BORSE CHE REGALA DANIELA SANTANCHÉ E DELLE TETTE DI ALBA PARIETTI – IL SOLITO E BIECO SCHERZO DA PRETE, PROBABILMENTE USCITO DALLE SACRE MURA DELLA CITTÀ DI DIO…

giorgia meloni gennaro sangiuliano

DAGOREPORT - LE RESURREZIONI DI “LAZZARO” SANGIULIANO NON SI CONTANO PIÙ: “BOCCIATO” DA MINISTRO, RIACCIUFFATO IN RAI E SPEDITO A PARIGI, ORA SBUCA COME CAPOLISTA ALLE REGIONALI CAMPANE - ESSÌ: DIVERSAMENTE DAGLI IRRICONOSCENTI SINISTRATI, A DESTRA LA FEDELTÀ NON HA SCADENZA E GLI AMICI NON SI DIMENTICANO MAI - DURANTE I TRE ANNI A PALAZZO CHIGI, IL “GOVERNO DEL MERITO COME ASCENSORE SOCIALE” (COPY MELONI) HA PIAZZATO UNA MAREA DI EX DEPUTATI, DIRIGENTI LOCALI, TROMBATI E RICICLATI NEI CDA DELLE AZIENDE CONTROLLATE DALLO STATO - COME POTEVA LA STATISTA DELLA GARBATELLA DIMENTICARE SANGIULIANO, IMMARCESCIBILE DIRETTORE DEL TG2 AL SERVIZIO DELLA FIAMMA? IL FUTURO “GENNY DELON” ‘’ERA SALITO TALMENTE TANTO NELLE GRAZIE DELLA FUTURA PREMIER DA ESSERE CHIAMATO A SCRIVERE PARTE DEL PROGRAMMA DEI MELONIANI, INVITATO A CONVENTION DI PARTITO E, ALLA FINE, RICOMPENSATO ADDIRITTURA CON UN POSTO DI GOVERNO’’ - E’ COSÌ A DESTRA: NESSUNA PIETÀ PER CHI TRADISCE, MASSIMO PRONTO SOCCORSO PER CHI FINISCE NEL CONO D’OMBRA DEL POTERE PERDUTO, DOVE I TELEFONINI TACCIONO E GLI INVITI SCOMPAIONO… - VIDEO

giorgia meloni sigfrido ranucci elly schlein bomba

DAGOREPORT – DOBBIAMO RICONOSCERLO: GIORGIA MELONI HA GESTITO IN MANIERA ABILISSIMA IL CASO DELL'ATTENTATO A RANUCCI, METTENDO ANCORA UNA VOLTA IN RISALTO L'INETTITUDINE POLITICA DI ELLY SCHLEIN - GETTARE INDIRETTAMENTE LA RESPONSABILITA' DELL'ATTO TERRORISTICO ALLA DESTRA DI GOVERNO, COME HA FATTO LA SEGRETARIA DEL PD, È STATA UNA CAZZATA DA KAMIKAZE, ESSENDO ORMAI LAMPANTE CHE LE BOMBE SONO RICONDUCIBILI AL SOTTOMONDO ROMANO DEL NARCOTRAFFICO ALBANESE, OGGETTO DI UN'INCHIESTA DI "REPORT" - E QUELLA VOLPONA DELLA PREMIER HA RIBALTATO AL VOLO LA FRITTATA A SUO VANTAGGIO: HA CHIAMATO RANUCCI PER MANIFESTARGLI SOLIDARIETÀ E, ANCORA PIÙ IMPORTANTE, HA INVIATO TRE AUTOREVOLI ESPONENTI DI FRATELLI D’ITALIA (TRA CUI BIGNAMI E DONZELLI) ALLA MANIFESTAZIONE INDETTA DAL M5S PER RANUCCI E LA LIBERTÀ DI STAMPA - DOPO L’ATTENTATO, NESSUNO PARLA PIÙ DI UN POSSIBILE PASSAGGIO DI "REPORT" A LA7: SIGFRIDO, ORA, È INTOCCABILE… - VIDEO

giorgia meloni antonio tajani maurizio casasco marina pier silvio berlusconi salvini

DAGOREPORT - TAJANI, UNA NE PENSA, CENTO NE SBAGLIA. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CI HA MESSO 24 ORE AD ACCORGERSI CHE GIORGIA MELONI HA STRACCIATO UNO DEI SUOI CAVALLI DI BATTAGLIA IN EUROPA: IL SUPERAMENTO DEL DIRITTO DI VETO. IL MINISTRO DEGLI ESTERI È RIUSCITO A PARTORIRE SOLO UNA DICHIARAZIONE AL SEMOLINO (“HA DETTO LA SUA OPINIONE, IO PENSO INVECE CHE SI DEBBA FARE QUALCHE PASSO IN AVANTI”), MENTRE È STATO ZITTO DI FRONTE ALLE INVETTIVE ANTI-RIARMO E CONTRO L’UE DEI PARLAMENTARI LEGHISTI. IL POVERINO È ANCORA STORDITO DALLA PROMESSA, SCRITTA SULLA SABBIA, CON CUI L'HA INTORTATO LA DUCETTA: SE FAI IL BRAVO, NEL 2029 TI ISSIAMO AL QUIRINALE AL POSTO DI MATTARELLA (E CI CREDE DAVVERO) – IN TUTTO QUESTO BAILAMME, TAJANI PROVA A METTERE LE MANI SULLA CONSOB CON UNA MOSSA DA ELEFANTE IN CRISTALLERIA: NOMINARE IL DEPUTATO AZZURRO MAURIZIO CASASCO. MA SI È DIMENTICATO DI COORDINARSI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI, CHE NON L’HA PRESA BENE…