letta orlando

"ANCHE SE PERDO, RESTO SEGRETARIO DEL PD” – IL SOTTI-LETTA NON VUOLE SCHIODARE DAL NAZARENO MA ORLANDO (SINISTRATO DI SFONDAMENTO DELLA 'COSA ROSSA' CON PROVENZANO E BETTINI) HA GIA’ APERTO IL CONGRESSO PD RILANCIANDO L’ASSE CON IL M5S - PECCATO CHE ENRICHETTO DICA: “CON I 5 STELLE LA ROTTURA È IRREVERSIBILE”. DUE LINEE CHE VERRANNO AL PETTINE DOPO IL VOTO – RENZI ATTACCA L’EX SODALE NARDELLA: “PENSI A FIRENZE INVECE CHE ALLA CORSA PER LA SEGRETERIA PD”

Carlo Bertini per “la Stampa”

 

LETTA GIOCA A CALCIO

Non se ne tornerà a Parigi anche in caso di sconfitta, Enrico Letta. È fiducioso piuttosto in una rimonta sul filo di lana, le sonde dem piazzate in giro per l'Italia mandano segnali confortanti: Salvini crolla al sud, una ventina di collegi al Senato potrebbero fare la differenza. Continua a martellare Giorgia Meloni, il segretario dem, perché «proverà a cambiare da sola la Costituzione nata dalla resistenza e dall'antifascismo, ma gli italiani con il loro voto glielo impediranno».

 

Evoca lo strappo alle istituzioni per convincere i dubbiosi. Ed evoca «l'aumento della disoccupazione giovanile dal 21 al 31% quando lei era ministro, dunque l'abbiamo già provata». Per dare il colpo finale, la accusa di «strizzare l'occhio ai no vax, dicendo stop al modello Speranza, mettendo in mezzo la Cina con parole agghiaccianti».

 

 

Ma tanto per sgombrare il campo da appetiti prematuri, Letta assicura che anche se il Pd andrà all'opposizione lui continuerà a fare politica: «In questo momento punto a domenica, poi continuerò anche dopo, non si discute nemmeno», risponde a Bruno Vespa che lo incalza

 

ORLANDO GIOCA A CALCIO

Renzi attacca Nardella

Una risposta diretta anche a Renzi e Salvini, che evocano un suo ritorno a Parigi «a dare lezioni di strategia politica», lo apostrofa il leader di Iv. Che prevede «un congresso o una scissione del Pd» e che invita il suo ex sodale Dario Nardella, sindaco di Firenze, «a pensare alla città invece che alla corsa per la segreteria». Nardella non la prende bene e neanche dalle parti di Letta, dove ancora aspettano «l'uscita dalla politica di Renzi e Boschi, dopo le loro ripetute promesse in tivù...».

 

Schermaglie, a certificare la tensione di chi non sa davvero come finirà. In mezzo, c'è un filo di speranza tra i dem di riscattarsi, dovuta anche a rilevazioni riservate in mano al partito, che non possono essere rese note. «Stiamo rimontando - sostiene il segretario - si è rotto il sortilegio: gli indecisi sono tra la nostra gente e tra quelli che prima votavano Pd e i 5stelle. Per farli uscire di casa dobbiamo puntare molto sui ragazzi». Da qui l'appello ai diciottenni, quel «non vi lamentate poi se le cose non vanno come volete», corteggiati anche incontrando quelli dei movimenti ambientalisti ieri insieme ad Elly Schlein.

 

 

enrico letta

Gli alleati di Putin e Orban Letta si prepara a caricare le sue truppe stasera in piazza del Popolo, «la piazza dell'Italia che vuole andare avanti su ambiente, diritti, lavoro, sanità», contro «quella della Meloni, quella di chi vuole tornare indietro». Chiede unità dei partiti italiani «contro i ricatti di Putin». Attacca «l'euroscetticismo di Meloni, mentre l'Italia deve stare nel cuore d'Europa e non con Orban, l'alleato di Putin in Europa».

A tre giorni dal voto e alla vigilia di una chiusura in piazza del Popolo, «dove ci saranno tutti, le nuove leve, i big e i nostri amministratori», al Nazareno battono sul tasto delle divisioni della destra, plasticamente rappresentate nella stessa piazza ieri sera. «Perché la piazza della Meloni non aveva bandiere della Lega e il gelo nei rapporti può incidere su un tasso di astensione a destra». È questa la speranza del segretario, perché la composizione del corpo elettorale inciderà sulle percentuali finali. E se resteranno a casa molti simpatizzanti di destra, per il Pd sarebbe una manna dal cielo.

 

bettini orlando

Il rilancio di Orlando Per questo il ministro del lavoro Andrea Orlando indica pure uno scenario di governo, utile a stimolare gli indecisi: «Se la destra non sfonderà alle elezioni, il Pd deve essere pronto al dialogo con tutte le forze che non si sono riconosciute nel campo della destra: su un asse politico e programmatico di contrasto alle diseguaglianze sociali». Perché «ciò che divide Pd e M5S non è un dissenso programmatico, è un dissenso politico sulla caduta del governo Draghi. Può diventare programmatico se si continua a usare il reddito di cittadinanza, che anche noi abbiamo difeso, come unica ricetta». Peccato che Letta dica che «con M5s la rottura è irreversibile». Due linee che verranno al pettine dopo il voto.

renzi nardellaMATTEO RENZI DARIO NARDELLA

enrico letta cartabianca 1

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