draghi mattarella governo

"IL GOVERNO DRAGHI NON È UN GOVERNO DI EMERGENZA" - ORSINA: "STA PRENDENDO E PRENDERÀ DECISIONI CHE CONDIZIONERANNO IL PAESE PER ANNI SE NON DECENNI, E DRAGHI STESSO, IN UNA FORMA O NELL'ALTRA, NON POTRÀ USCIRE DI SCENA TANTO PRESTO. O LE FORZE POLITICHE COMINCIANO AD ADEGUARSI A QUESTO POSSIBILE FUTURO, O RISCHIANO DI NON TOCCARE PALLA PER PARECCHIO TEMPO…"

GIOVANNI ORSINA

Giovanni Orsina per "la Stampa"

 

Labile e destrutturato, da quasi trent' anni ormai lo spazio pubblico italiano ha bisogno di condensarsi intorno a un leader. Per diciassette anni (1994-2011) il marchingegno ha ruotato intorno a Silvio Berlusconi. Poi il tempo storico ha subito un'accelerazione: Matteo Renzi è durato solo dal 2014 al 2016. Nel 2019 il centro ha cercato di occuparlo Matteo Salvini, con un blitz, ma l'operazione non è andata a buon fine. In assenza di un pivot, il sistema politico non può che mostrare tutta la propria dissonante e caotica frammentazione, mentre cerca faticosamente di trovare un nuovo catalizzatore intorno al quale riaddensarsi.

 

silvio berlusconi con matteo salvini

Catalizzatore che, a oggi, rischia fortemente di essere Mario Draghi. Il centrodestra dell' ultimo quarto di secolo, collocato là dove Mani Pulite aveva lasciato in piedi soltanto due tradizioni minoritarie come la post-fascista e la leghista, non sarebbe neppure immaginabile senza Berlusconi. Al quale però, per lunghi anni, si è robustamente appoggiato pure il centrosinistra, traendo dall' antiberlusconismo una coesione e una forza identitaria che di per sé non avrebbe avuto.

 

La fine della centralità del Cavaliere, con la crisi del debito sovrano del 2011, ha così messo in movimento sia lo schieramento di destra, bisognoso d' un nuovo leader che supplisse alle sue storiche carenze di organizzazione, cultura e personale politico, sia l' intero spazio pubblico nazionale che, perduto il cardine intorno al quale oscillava, si è imbarcato in una metamorfosi sempre più disordinata.

berlusconi salvini renzi

 

Esattamente due anni fa, alle elezioni europee, il 34 per cento della Lega ha attribuito a Salvini la posizione sia di leader della destra post-berlusconiana, sia di nuovo pivot del sistema politico. Il leader leghista ha cercato di cristallizzare immediatamente quest' acquisizione portando il Paese al voto, ma il suo tentativo è andato a vuoto. Non ha mancato di portare, a suo modo, un certo ordine e una certa stabilità, però: senza lo spauracchio-Salvini non sarebbe potuto nascere il governo Conte 2 né ci sarebbe stata la convergenza - sia pur parziale e tutt' altro che pacifica - fra il Partito democratico e il Movimento 5 stelle.

 

draghi berlusconi

Per quanto in queste ultime settimane, nello sforzo di precisare l' identità del Partito democratico, Enrico Letta abbia ancora riconosciuto la centralità di Salvini scegliendolo come proprio obiettivo polemico, comincia in realtà a prender forma l' impressione sempre più marcata che la politica italiana stia entrando in una nuova era.

 

DRAGHI BERLUSCONI

Non solo la leadership di Salvini è insidiata da Giorgia Meloni, mentre la nascita di Coraggio Italia di Brugnaro e Toti mostra quanto profonda si stia facendo la crisi di Forza Italia. Soprattutto, dopo cento giorni, e a campagna vaccinale ormai ben avviata, comincia a farsi sentire sempre di più il peso del governo Draghi.

 

Per un verso, come risorsa alla quale non può fare a meno di guardare la vasta e composita area centrista cui appartengono berlusconiani e post-berlusconiani, ma nella quale, più a sinistra, si muovono anche altri soggetti assai dinamici e in cerca di collocazione. Per un altro, come robusto incentivo a Salvini perché ripensi in profondità la propria collocazione in Europa e, di conseguenza, anche in Italia. La proposta di federare i gruppi di centro destra al Parlamento europeo che il leader leghista ha lanciato ieri in Portogallo rappresenta un primissimo tentativo di rimescolare le carte. Fallimentare, per il momento. Ma è lecito presumere che altri ne seguiranno.

silvio berlusconi mario draghi

 

Oggi i processi di riposizionamento sono più evidenti a destra, ma è chiaro, per quel che s' è detto finora, che presto gli effetti cominceranno a farsi sentire anche a sinistra. È sempre più evidente che il governo Draghi non è un governo di emergenza. Ha preso, sta prendendo e prenderà decisioni che condizioneranno il Paese per anni se non decenni, e Draghi stesso, in una forma o nell' altra, non potrà uscire di scena tanto presto. O le forze politiche cominciano ad adeguarsi a questo possibile futuro, o rischiano di non toccare palla per parecchio tempo.

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."