enrico gianni letta silvio berlusconi

"NESSUN CAPO POLITICO È MAI STATO PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA. SONO STATE TUTTE FIGURE ISTITUZIONALI" - ENRICO LETTA AFFOSSA LE AMBIZIONI DI SILVIO BERLUSCONI: "IL RUOLO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA RAPPRESENTA UN ARBITRO, UN GARANTE CHE DÀ VOCE A TUTTI I CITTADINI. RICHIEDE UNA FIGURA DI SPICCATA SENSIBILITÀ DELLE ISTITUZIONI. LE FORZE POLITICHE NON REGGEREBBERO 20 VOTAZIONI, IL PRESIDENTE O LA PRESIDENTE SARÀ ELETTO NELLE PRIME 4 O 5 VOTAZIONI E SARÀ UN BENE…"

Da www.repubblica.it

 

enrico letta atreju

"Nessun capo politico è mai stato presidente della Repubblica. Sono state tutte figure istituzionali e se è sempre avvenuto così non è un caso, perché è un ruolo che richiede una figura di spiccata sensibilità istituzionale. Questo secondo me è importantissimo, perché già disegna il profilo fondamentale nella scelta del presidente". Il segretario del Pd, Enrico Letta, analizza gli ultimi 70 anni e la storia dei 12 presidenti della Repubblica.

 

"Il ruolo del presidente della Repubblica è unico, così lo hanno disegnato i costituenti. Rappresenta un arbitro, un motore, un garante che dà voce a tutti i cittadini. Da qui si capisce la delicatezza del profilo che deve avere il presidente della Repubblica e rivedendo i 12 presidenti viene fuori che non c'è mai stato nessun leader o capo politico. E non è un caso. Richiede una figura di spiccata sensibilità delle istituzioni. Questo non sarà banale nella scelta - dice il segretario dem a ilSole24ore.it. - Dobbiamo continuare con presidenti istituzionali, consensuali, in grado di rappresentare tutto il Parlamento".

 

BERLUSCONI SALVINI MELONI AL QUIRINALE

In vista delle prossime elezioni per scegliere il successore di Sergio Mattarella, Enrico Letta e Giuseppe Conte fanno asse. Senza fare nomi. Uno in campo però c'è, ovvero Silvio Berlusconi. Il segretario Pd ieri ha detto: "Io lo dico più netto che posso: l'elezione di un presidente della Repubblica con 505 voti, modello Leone, sarebbe una grave ferita istituzionale al Paese. Chi si assume la responsabilità di portare avanti un simile progetto fa un grande danno". Il metodo, per Letta e il presidente del M5S, è quello di una personalità condivisa dalla più ampia maggioranza. Fdi compresa.

 

giuseppe conte enrico letta

Negli ultimi giorni "il centrodestra sta confluendo la sua scelta a maggioranza stretta verso la figura di Silvio Berlusconi" e di fronte a una tale candidatura "è evidente il livello di sorpresa che in molti osservatori stranieri sta emergendo. Posso dire che i presidenti passati sono stati tutte figure istituzionale super partes e non un capo politico. Oggi dobbiamo continuare con la storia dei presidenti susseguitesi fino ad ora.

 

Il Colle deve essere in grado di rappresentare l'intera forza politica, un luogo inclusivo e non escludente", osserva Letta. E sulla sua apertura a Giorgia Meloni aggiunge: "È un atteggiamento dovuto da parte di tutti noi in una logica di maggior dialogo possibile: l'elezione del presidente della Repubblica è il momento più alto in cui l'unità del Paese e l'unità delle istituzioni devono definirisi e serve dialogo, correttezza e riconoscimento reciproco".

 

giorgia meloni atreju 2021

Ma proprio sul Quirinale, la leader di Fdi chiudendo domenca scorsa Atreju aveva allontanato ogni dubbio su possibili accordi con gli esponenti del centrosinistra per il futuro del governo e le prossime elezioni del capo dello Stato. "Il centrodestra ha i numeri per essere determinante per l'elezione del presidente. Vogliamo un patriota e non accetteremo compromessi", aveva detto Meloni. Un chiaro segnale al centrosinistra. "Il Pd cerca un presidente della Repubblica che sia gradito ai francesi, io rimango di sasso ma tragicamente non mi stupisce, perché la sinistra ha fatto il procacciatore degli interessi per il governo francese in maniera tragicamente palese".

 

salvini meloni e berlusconi in conferenza stampa

Insomma, aveva concluso Meloni, "Palazzo Chigi è di fatto l'ufficio stampa dell'Eliseo e Letta è il Rocco Casalino di Macron. Ma vi rendete conto? Questo è l'europeismo a cui dovremmo piegarci? No grazie". Ora parlando del segretario dem, la laeder di Fdi osserva: "Enrico Letta è distante anni luce da me e da FdI ma lo considero un avversario degno di assoluto rispetto per autorevolezza e preparazione. Per questo mi è dispiaciuto che una battuta che probabilmente mi è uscita male, sia stata interpretata come una mancanza di rispetto perché non lo avrei mai fatto: per me lo scontro politico può essere aspro ma non deve mai cadere nell'attacco personale. E io so cosa significa perché purtroppo ne sono spesso bersaglio".

giovanni leone

 

Sulla sua partecipazione ad Atreju, l'evento di Fratelli d'Italia della scorsa settimana, il segretario dem commenta: "Se n'è parlato anche troppo, non è stato niente di più che una partecipazione, sono stato anche contestato per le cose dette lì, fa parte della normalità della dialettica tra le forze politiche, nulla di eccezionale, oggi è importante la correttezza e il dialogo perchè aiuti ad arrivare a quel momento nel miglior modo possibile nell'interesse del paese".

 

Letta torna a ripercorrere la storia. "Dopo Leone, si è andati sempre a un presidente della Repubblica con larghe maggioranze, anche se nei numeri il primo Napolitano e Mattarella sono stati eletti con meno voti di quanti consensi poi ottennero sia nel Parlamento che nel Paese.

 

enrico letta atreju

Da Pertini in poi ci sono stati presidenti della Repubblica consensuali, istituzionali, con largo consenso in partenza o subito dopo", ha spiegato il segretario del Pd sottolineando ancora: "La storia di Leone insegna che dobbiamo continuare anche oggi con questa storia di un presidente della Repubblica istituzionale, consensuale, in grado di interpretare il volere di un intero Parlamento in seduta comune, di tutte le forze politiche per essere il Quirinale la casa di tutta la Repubblica italiana, un luogo inclusivo e non escludente che i costituenti hanno disegnato. La chiave la si trova nella storia e nei profili dei 12 presidenti".

 

Guardando l'attuale Parlamento, Letta osserva: "Siamo di fronte ad un Parlamento frammentato, diverso da quelli passati, che vede il gruppo misto come un attore fondamentale e questo ci racconta l'anomalia in cui ci troviamo. L'iper frammentazione del Parlamento deve caratterizzare l'elezione del presidente della Repubblica. Questa situazione ci spinge a dover prendere in considerazione un'unica via maestra, nei confronti di una figura eletta a larga maggioranza e non da una stretta minoranza".

 

E il Partito democratico? Nelle ultime scelte per il Quirinale "il Pd era il king maker, cosa che non può essere questa volta con il Pd che ha il 12-13% della rappresentanza parlamentare in questo Parlamento. Questa volta non può che essere un king maker collettivo, condiviso, per individuare il percorso, il nome del presidente e portare all'elezione", spiega il segretario dem.

giorgia meloni enrico letta atreju

 

Che si lancia in una previsione sulla prossima elezione: "Le forze politiche non reggerebbero 20 votazioni, il presidente o la presidente sarà eletto nelle prime 4 o 5 votazioni e sarà un bene. Non credo sia immaginabile che il presidente della Repubblica sia eletto alla 23esima votazione dopo 15 giorni di conclave. Non lo vedo possibile, non mi sembra ci sia la possibilità", conclude Letta.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…