luigi di maio e giancarlo giorgetti ad atreju

"SALVINI IN QUESTO MOMENTO NON SO QUANTO POSSA ESSERE AFFIDABILE. SICURAMENTE IO REPUTO PIÙ AFFIDABILE GIORGIA MELONI" - OSPITE DI "ATREJU", DI MAIO ALLISCIA LA "DUCETTA" E METTE IN IMBARAZZO GIORGETTI, CON LUI SUL PALCO - I DUE SI PUNGONO SUL REDDITO DI CITTADINANZA: "LA CITTADINANZA CE L'HAI SE HAI LA POSSIBILITÀ DI LAVORARE, NON SE RICEVI UN SUSSIDIO", "NESSUNO SARÀ IN GRADO DI ABOLIRLO, AL MASSIMO GLI CAMBIERANNO IL NOME"

1 - DI MAIO ATTACCA SALVINI "È POCO AFFIDABILE MI FIDO PIÙ DI MELONI"

Francesco Olivo per "la Stampa"

 

ATREJU 2021 - IL NATALE DEI CONSERVATORI

La partita del Quirinale è lunga ed è nella fase della pretattica. Si gioca ovunque, anche al di fuori del Parlamento. Da ieri uno dei centri del dibattito è Atreju, la festa organizzata nei minimi dettagli da Giorgia Meloni, ideata come un villaggio di Natale, con presepe, Santa Klaus e pista di pattinaggio, a ridosso del colonnato di San Pietro. Per compiacere la padrona di casa, ma non solo, Luigi Di Maio nel primo talk show di Atreju (si prosegue fino a domenica) ha detto: «Matteo Salvini in questo momento non so quanto possa essere affidabile. Sicuramente io reputo più affidabile Giorgia Meloni».

 

GIORGIA MELONI E LUIGI DI MAIO

La leader di FdI, in platea, tace compiaciuta, ma la frase, nata su una considerazione sulla spaccatura del centrodestra, ha lasciato il segno. Alla manifestazione di FdI si parlava delle prossime tappe della politica, a partire dal lavoro, il tema dalla scelta del prossimo presidente della Repubblica è arrivato solo alla fine. La frase su Salvini ha finito per mettere in imbarazzo il vicino di palco di Di Maio: Giancarlo Giorgetti.

 

I due ministri fino a quel momento avevano chiacchierato a lungo, protetti dalle mascherine, un'intesa evidente, come le serate in pizzeria avevano dimostrato. Ma al ministro dello Sviluppo è seccato un po' per la situazione: il rivale politico amico, che delegittima ancora una volta il segretario del suo partito. Il dito nella piaga sulle tensioni nella Lega. Sul palco c'erano anche Antonio Tajani, coordinatore di Forza Italia e Francesco Lollobrigida, capogruppo di FdI alla Camera. L'atmosfera natalizia ha nascosto solo in parte una divisione all'interno della coalizione sulla sfida più importante degli ultimi anni.

 

LUIGI DI MAIO AD ATREJU

Sul Quirinale ognuno la vede a modo suo. Tajani insiste che «se Draghi diventasse presidente della Repubblica, non ci sarebbe nessun altro governo con questa maggioranza». Giorgetti chiede discrezione in questa fase e fa un'analisi: «Temo ci aspetti un anno di campagna elettorale in cui ciascuno combatterà per le proprie bandiere, così diventa difficile governare».

 

Individua come uno scoglio forse insormontabile per la legislatura i referendum, dalla giustizia, alla cannabis, che saranno un momento di scontro tra le forze di maggioranza. Lollobrigida, con il pubblico dalla sua, fa un appello agli alleati: «Se si dovesse votare nel 2023 speriamo di evitare equivoci, e invitiamo gli alleati a sgombrare il campo, bisognerà scegliere da che parte stare».

LUIGI DI MAIO E GIANCARLO GIORGETTI AD ATREJU

 

Un modo per dire a Tajani e Giorgetti che non si deve uscire dal perimetro della coalizione. Il coordinatore di Forza Italia tenta di rassicurare: «Si troverà la sintesi e governeremo insieme», ma nei Fratelli d'Italia restano molti sospetti. «È pretattica», commenta dalla platea un dirigente di FdI, «la candidatura vera o presunta di Berlusconi sta generando confusione».

 

Il Cavaliere d'altronde anche ieri ha mandato segnali ai grillini, sempre con l'ambizione di allargare la sua base di voti: «Il Movimento ha dato voce a un disagio reale che merita rispetto, attenzione e risposte», ha detto in un'intervista a Milano Finanza. Parole che, come già sul reddito di cittadinanza, spiazzano gli alleati e, al contrario, fanno piacere a Di Maio, «una svolta significativa», che però non basta per avere l'appoggio del M5S per il Quirinale. Oggi Berlusconi si collegherà con Atreju, nella pista di pattinaggio montata dietro al tendone, si proverà con fatica a non scivolare.

TAJANI - DI MAIO - GIORGETTI AD ATREJU

 

2 - REDDITO GIORGETTI ATTACCA «PENSIAMO AL LAVORO» DI MAIO: NON LO ABOLIRETE

Giusy Franzese per "il Messaggero"

 

Giancarlo Giorgetti va subito al punto: «La cittadinanza ce l'hai se hai la possibilità di lavorare, non se ricevi un sussidio». Seduto accanto a lui, Luigi Di Maio senza scomporsi replica secco: «Nessuno sarà in grado di abolire il reddito di cittadinanza, al massimo gli cambieranno il nome». È subito scontro sul palco romano della kermesse Atreju organizzata da Fratelli d'Italia che torna quest' anno, dopo la pausa Covid, in versione natalizia. La prima tavola rotonda, che dà il via alla settimana della manifestazione, ha come tema il lavoro.

LUIGI DI MAIO E GIANCARLO GIORGETTI AD ATREJU

 

Ci sono le statistiche, che indicano un tasso di occupazione in crescita a seguito della ripresa (anche se in modo decisamente non uniforme tra generi, tipologia e territori), e ci sono le opportunità (e le sfide) del Pnnr. Sul palco, il dibattito moderato dal direttore del Messaggero Massimo Martinelli, non può non concentrarsi sul futuro del reddito di cittadinanza. Una misura che anche Di Maio è costretto ad ammettere necessita di correttivi.

 

Come il potenziamento dell'incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Per l'ex capo politico dei Cinquestelle e attuale ministro degli Esteri del governo Draghi, si può spingere anche sugli incentivi alle imprese che assumono i beneficiari del sussidio, ma lo strumento deve rimanere e proprio la pandemia ha dimostrato quanto sia utile e necessario. «In questa fase storica, bisogna fare attenzione alle tensioni sociali, questo è uno strumento che aiuta una fascia di popolazione che per due terzi non è abile al lavoro e non ci sono solo nel Sud ma in tutte le aree periferiche del nostro Paese. Credo che i correttivi arriveranno sempre di più».

 

LUIGI DI MAIO E GIANCARLO GIORGETTI AD ATREJU

Sul palco le critiche fioccano: «Il reddito è un fallimento» dice Francesco Lollobrigida (Fdi). «Il lavoro lo creano le imprese e gli investimenti. Dobbiamo ricreare un ambiente che stimoli il clima imprenditoriale: è la sola ricetta che può garantirci lo sviluppo per il futuro» dice il ministro dello Sviluppo Economico. Il quale comunque auspica quantomeno un «ruolo decisivo alle agenzia private» per far in modo che i beneficiari trovino davvero un'occupazione, visto anche «il letargo» dei centri per l'impiego e i navigator «che non hanno mai navigato».

 

Per Giorgetti le correzioni introdotte sulla condizionalità legata alle due offerte di lavoro «dovevano essere più incisive». Comunque - ammette - se sarà dato più spazio alle agenzie private «si potrà cambiare lo spartito del Reddito di cittadinanza». Non calca troppo la mano invece Antonio Tajani. D'altronde il leader del suo partito, Berlusconi, si è appena dichiarato tra i sostenitori della misura.

 

GIANCARLO GIORGETTI AD ATREJU

«Una svolta che considero positiva» commenta Di Maio. Sullo sfondo, è chiaro, ci sono i posizionamenti in vista delle elezioni del Capo dello Stato. «Si può cambiare idea, anche io l'ho fatto tante volte, non c'è nessuna dietrologia...» minimizza il ministro pentastellato.

 

IL QUIRINALE

Della partita per il Quirinale, di eventuali elezioni anticipate, si parla a lungo sul palco di Atreyu. Il nome di Draghi è evocato più volte. Per Antonio Tajani però l'attuale premier deve rimanere esattamente lì dove è ora: a Palazzo Chigi. «Dobbiamo uscire dall'emergenza Covid, dobbiamo realizzare il Pnnr. E sul palcoscenico politico non c'è nessuna persona in grado di sostituire Draghi e tenere insieme questa maggioranza».

 

Quindi, pur riconoscendogli il primato di «migliore candidato per il Quirinale», Tajani chiude le porte a una sua successione a Sergio Mattarella. Non la pensano così Di Maio, Giorgetti e la Meloni. Tra i tre alla festa di Atreju aleggia una sintonia per portare Draghi al Colle. Di Maio vede la prospettiva nel segno del prosieguo della legislatura, fino alla scadenza naturale del 2023. Deve però vedeRsela con Conte che, a dispetto delle dichiarazioni ufficiali, vorrebbe il voto anticipato (così raccontano i suoi). Un percorso, quello delle urne, auspicato anche dalla Meloni. Nel frattempo Di Maio la butta lì: per gli accordi sulla partita Quirinale è «più affidabile» la leader di Fratelli d'Italia che Matteo Salvini.

 

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