nicola zingaretti concita de gregorio michele serra

RADICAL TILT! - MOLTE PARLAMENTARI DEL PD SONO RIMASTE A BOCCA APERTA QUANDO HANNO LETTO LA REPLICA DI ZINGARETTI A CONCITA DE GREGORIO: “VERGOGNOSA PROVA DI MACHISMO, E PROPRIO CONTRO UNA DONNA DI SINISTRA” – E ANCHE MICHELE SERRA SI INCAZZA CON IL SEGRETARIO DEL PD: “IL TERMINE ‘RADICAL CHIC’ È SCHIETTAMENTE DI DESTRA. NON PER CASO LO USANO A RAFFICA I LEGHISTI, CHE ADOPERANO UNO DEI LINGUAGGI POLITICI PIÙ POVERI DAI TEMPI DI ODOACRE. LA SCONFITTA CULTURALE DELLA SINISTRA È PERFETTAMENTE LEGGIBILE IN QUESTA LENTA, INESORABILE SOTTOMISSIONE”

NICOLA ZINGARETTI

 

1 – ZINGARETTI FA ARRABBIARE LE DEM

Estratto dell’articolo di Gianfranco Ferroni per “il Tempo”

 

Non si placa la polemica nel Partito democratico, dopo il testo che Concita De Gregorio ha dedicato a Nicola Zingaretti. Il segretario deve sapere che molte tra le parlamentari dem sono contro lui: discutono animatamente, e la prima critica riguarda “il tono della replica di Nicola, che non avrebbe mai fatto una cosa simile se a scrivere quel fondo fosse stato un uomo. Vergognosa prova di machismo, e proprio contro una donna di sinistra”. Ed è solo il primo gol per Concita.

NICOLA ZINGARETTI REPLICA A CONCITA DE GREGORIO

 

Poi: “Nicola deve ricordarsi che Concita sta pagando di tasca sua tutte le condanne per le querele a carico dei giornalisti de l’Unità, per la fine che è stata fatta fare alla testata fondata da Antonio Gramsci. Sono tutti scappati, Concita no. Almeno un po’ di rispetto ci vuole, per come è stata trattata”. Secondo gol per la De Gregorio.

 

CONCITA DE GREGORIO

Ma non finisce qui, perché si arriva alla tripletta: “Nel partito si era parlato, e a lungo, della direzione di Rai3 proprio per Concita, sia per il suo valore professionale che per quanto sta patendo da anni per colpa nostra, ma inspiegabilmente quella nomina è stata affondata da qualcuno che sta sempre in mezzo a noi”.

 

concita de gregorio l'unita' 3

Alla fine, qualcuno dica a Zingaretti che i social è meglio lasciarli a chi li sa maneggiare, e dai grillini su questo tema può iniziare ad imparare. Un tweet sbagliato può rovinare anche chi guida un partito apparentemente tranquillo come quello dei dem. E se cominciano ad arrabbiarsi le parlamentari...

 

2 – ZINGARETTI E I RADICAL CHIC

Michele Serra per "la Repubblica"

 

Il segretario del Pd, per il suo stesso ruolo, è un riferimento importante per la parte (non piccola) di italiani che si sente di sinistra. Dunque anche per molti dei lettori di questo giornale. Proprio per questo mi ha molto colpito, nell' irritato post su Facebook contro Concita De Gregorio e il suo articolo su Repubblica , che Nicola Zingaretti abbia usato il termine "radical chic".

 

MICHELE SERRA SULL'AMACA

Quel termine non aveva alcuna attinenza con l' articolo di De Gregorio (tra l' altro molto più severo con Renzi che con l' attuale reggenza del Pd) e nemmeno con la sua autrice, che lavora da una vita nell' ambito, un tempo molto pop, oggi comunque legato al senso comune del Paese, del giornalismo quotidiano. È stata direttrice dell' Unità , non di Ville&Casali .

 

Ma soprattutto quel termine, che nel breve testo di Zingaretti suona come il vero capo d' imputazione, è schiettamente di destra. Da molti anni è largamente e impropriamente usato dalla destra - politici e giornalisti - per bollare di snobismo, di irrealismo, di classismo malcelato, chiunque abbia da obiettare qualcosa alla demagogia populista, sia esso un professore di liceo che difende la consecutio temporum o una comandante di nave che soccorre i migranti o un elettore urbano che vota secondo urbanità.

 

nicola zingaretti ballerino

Qualunque buona causa, secondo questa lettura rozza (e falsificante), è solo il vezzo ipocrita di persone viziate e annoiate.

 

Anche una cosa un tempo considerata iper-popolare come la democrazia, secondo gli assalitori di Capitol Hill, è un inganno dell' establishment. È radical chic. Inventato mezzo secolo fa in un contesto molto specifico (la Manhattan degli artisti che flirtava, per moda, con l' estremismo delle Pantere Nere) dallo scrittore dandy Tom Wolfe (che era molto più snob dei suoi bersagli: ma questo è un altro discorso), il termine è diventato poi uno dei più abusati luoghi comuni, la classica arma spuntata, un blabla in mezzo a tanti.

NICOLA ZINGARETTI

 

Non per caso lo usano a raffica i leghisti, che adoperano uno dei linguaggi politici più poveri dai tempi di Odoacre. È un poco come quando la sinistra, nei tempi ormai molto remoti della sua egemonia culturale, amava dare del "qualunquista" o del "fascista" a chiunque non appartenesse al proprio giro.

 

Nel momento in cui anche il capo della sinistra italiana bolla di radical chic una giornalista anch' essa di sinistra, viene dunque da chiedersi: ma dove sono finite le parole "di sinistra"? La celebre invocazione di Nanni Moretti (D' Alema, di' qualcosa di sinistra!) è del 1998. Sono passati più di vent' anni: è una generazione. Molte delle parole vecchie, si sa, sono state ingoiate dalla storia, che le ha ruminate fino a farle sparire.

concita de gregorio pane quotidiano

 

Padroni e proletariato, per esempio, hanno un suono otto-novecentesco che le rende quasi impronunciabili, e anche se il loro oggetto (il dominio del capitale sulle persone) è palesemente ancora in essere, non le si usa più per le stesse ragioni per le quali non si portano più le ghette, o non si arano più i campi con i buoi. Il tempo passa e ci rimette in riga, come è normale che sia.

 

NICOLA ZINGARETTI

Sono le parole nuove che evidentemente difettano, a sinistra, tanto che il linguaggio della destra ha un visibile, anzi udibile sopravvento nel discorso pubblico. La sconfitta culturale della sinistra è perfettamente leggibile in questa lenta, inesorabile sottomissione, che sia ben chiaro non riguarda solo il Pd e il suo segretario, riguarda il grande corpo della sinistra nel suo complesso, compresi giornali e giornalisti.

GIOVANNA ZUCCONI E MICHELE SERRA

 

E dire che di lavoro da fare ce ne sarebbe molto, anche se risalendo la corrente come i salmoni. Cominciando con una generale restituzione di senso alle parole, a ciascuna parola: operazione che, mi rendo conto, renderebbe quasi impossibile il lavoro dei vari staff social, nonché dei digitatori in proprio, perché la velocità compulsiva è nemica delle parole. (Se qualcuno avesse avuto il tempo di rileggere quel post di Zingaretti, magari lo stesso Zingaretti, avrebbe avuto il tempo di pensare: radical chic lo dicono Salvini, Feltri e Belpietro, dunque è meglio cercare un' altra parola).

 

ANDREA ORLANDO NICOLA ZINGARETTI

Eppure si può fare. Coraggio, si può fare. Per finire con una nota di ottimismo, un solo esempio: quando il Pd oppone allo slogan "dalla parte degli italiani" lo slogan "dalla parte delle persone", fa e dice una cosa di sinistra.

 

Basta una parola per cambiare significato a una intera politica. E non è che non lo si nota: lo si nota. Non è che non lo si capisce: lo si capisce. E ci si sente meglio rappresentati. Ci si sente un poco meno soli, che in questo momento è davvero una cosa di sinistra.

michele serra (2)CONCITA DE GREGORIO

Ultimi Dagoreport

sigfrido ranucci giovambattista fazzolari

DAGOREPORT - UCCI UCCI, TUTTO SUL CASO RANUCCI: DAI PRESUNTI CONTATTI DI SIGFRIDO CON I SERVIZI SEGRETI PER L'INCHIESTA DI "REPORT" SUL PADRE DI GIORGIA MELONI AL PEDINAMENTO DI SIGFRIDO, CHE COINVOLGEREBBE FAZZOLARI, IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DI LADY GIORGIA – RANUCCI, OSPITE IERI SERA DI BIANCA BERLINGUER, HA PRECISATO, MA CON SCARSA CHIAREZZA, COSA E' ACCADUTO NELLE DUE VICENDE: “NON SONO STATO SPIATO DA FAZZOLARI. SO CHE È STATO ATTIVATO UN MECCANISMO PER CAPIRE CHI FOSSE IL NOSTRO INFORMATORE. SI TEMEVA FOSSE QUALCUNO DEI SERVIZI, MA NON È ACCADUTO” - SULL'ALTRA VICENDA DEL PEDINAMENTO: "NON SO SE SONO STATO SEGUITO MATERIALMENTE" – RIGUARDO L'ATTENTATO: "NON HO MAI PENSATO CHE DIETRO CI FOSSE UNA MANO POLITICA" - DAGOSPIA CERCA DI FAR LUCE SUI FATTI E I FATTACCI... - VIDEO

giorgia meloni marina berlusconi antonio tajani

DAGOREPORT – IL DESIDERIO DI FARSI INCORONARE REGINA D'ITALIA, PER IL MOMENTO, LA MELONA LO DEVE RIPORRE NEL CASSETTO DEI SOGNI - L’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, BOCCIATA DA TUTTI I PARTITI CHE NON INTENDONO FINIRE CANNIBALIZZATI DALLA MELONI, STA MANDANDO IN PEZZI FORZA ITALIA - TAJANI FA IL POSSIBILISTA E GLI AZZURRI ESPLODONO. LASCIAMO POI PERDERE LA FAMIGLIA DI ARCORE CHE VEDREBBE SPARIRE IL NOME BERLUSCONI DAL SIMBOLO DEL PARTITO - A MILANO SI VOCIFERA DI UN TERRIBILE SCAZZO AL CALOR BIANCO TRA UN TAJANI IN MODALITA' RIBELLE E CRISTINA ROSSELLO, VICINISSIMA A MARINA - L'IDEONA DI FARSI INCORONARE "SUA MAESTA' GIORGIA I" FA STORCERE IL NASO ANCHE AI VARI POTENTATI SOTTERRANEI DEI FRATELLINI D’ITALIA (LOLLOBRIGIDA-LA RUSSA-RAMPELLI)...

zaia stefani salvini meloni fico schlein de luca

DAGOREPORT – L'ESITO DELLE REGIONALI IN VENETO, CAMPANIA E PUGLIA E' GIA’ SCRITTO MA SARA' IMPORTANTISSIMO PER “PESARE” OGNI PARTITO IN VISTA DELLE STRATEGIE PER LE POLITICHE DEL 2027 – I VOTI DELLE VARIE LISTE POTREBBERO CAMBIARE GLI EQUILIBRI INTERNI ALLE COALIZIONI: SE IN CAMPANIA E PUGLIA LE LISTE DI DECARO E DI DE LUCA FARANNO IL BOTTO, PER L'EX ROTTAMATRICE DI ''CACICCHI'' ELLY SCHLEIN SAREBBE UNO SMACCO CHE GALVANIZZEREBBE LA FRONDA RIFORMISTA DEL PD - ANCHE PER CONTE, UN FLOP DEL SUO CANDIDATO ALLA REGIONE CAMPANIA, ROBERTO FICO, SCATENEREBBE LA GUERRIGLIA DEI GRILLINI CHE DETESTANO L'ALLEANZA COL PD - LADY GIORGIA TIENE D’OCCHIO LA LEGA: SE PRECIPITA NEI CONSENSI IN VENETO, DOVE E' STATA FATTA FUORI LA LISTA ZAIA, PROVEREBBE A SOSTITUIRE IL MALCONCIO CARROCCIO CON AZIONE DI CARLETTO CALENDA...

villa casa giorgia meloni antonio tajani matteo salvini

DAGOREPORT - AH, CHE STREGONERIA È IL POTERE: TRAFIGGE TUTTI. SOPRATTUTTO I PARVENU. E COSÌ, DA PALAZZO GRAZIOLI, CHE FU LA SEDE INFORMALE DI GOVERNO E DI BUNGA-BUNGA DI BERLUSCONI PREMIER, SIAMO PASSATI A "VILLA GRAZIOLI" CON LA NUOVA DOVIZIOSA DIMORA DELL’EX ABITANTE DELLA GARBATELLA, DOVE OCCUPAVA CON MADRE E SORELLA DUE DISGRAZIATE CAMERE E CUCINA - UN IMMOBILE CHE STA SOLLEVANDO UN POLVERONE DI POLEMICHE: VILLA O VILLINO? COL SOLITO AGOSTINO GHIGLIA CHE AVREBBE SOLLECITATO GLI UFFICI DELLA PRIVACY DI TROVARE UN MODO PER LIMITARE LE INFORMAZIONI DA RENDERE PUBBLICHE ALLA CAMERA, IN RISPOSTA A UN’INTERROGAZIONE DELLA BOSCHI SULLA RISTRUTTURAZIONE DELLA VILLA – LA SINDROME DI "IO SO' GIORGIA E NUN ME FIDO DE NESSUNO!" HA POI TRASFORMATO LA MAGIONE NEL SUO BUNKER PERSONALE, LONTANO DAGLI SGUARDI E ORECCHIE INDISCRETE CHE INFESTANO PALAZZO CHIGI - TUTTO BENE QUANDO VENGONO CHIAMATI A RAPPORTO I SUOI FEDELISSIMI, MOLTO MENO BENE QUANDO TOCCA AGLI ALTRI, AGLI “ESTRANEI” DELLA CONVENTICOLA MELONIANA. DAL CENTRO DI ROMA PER RAGGIUNGERE “VILLA GRAZIOLI” CI VOGLIONO, IN LINEA D’ARIA, BEN 40 MINUTI DI MACCHINA. ANCHE DOTATI DI SIRENE E LAMPEGGIANTI, È “UN VIAGGIO”…. - VIDEO

simone canettieri giorgia arianna meloni

DAGOREPORT - MASSÌ, CON I NEURONI SPROFONDATI NELLA IRRITABILITÀ PIÙ SCOSSA, ARIANNA MELONI AVEVA URGENTE BISOGNO, A MO’ DI SOLLIEVO, DELL’ARTICOLO DI DEBUTTO SUL “CORRIERONE” DI SIMONE CANETTIERI - MESSA DALLA SORELLA GIORGIA A CAPO DELLA SEGRETERIA DI FDI, ARIANNA NON NE HA AZZECCATA UNA - ALLA PARI DI QUALSIASI ALTRO PARTITO DI MASSA, OGGI FDI SI RITROVA ATTRAVERSATO DA UNA GUERRIGLIA INTESTINA FATTA DI COLPI BASSI, RIPICCHE E SPUTTANAMENTI, INTRIGHI E COMPLOTTI – DALLA SICILIA (CASINO CANNATA-MESSINA) A MILANO (AFFAIRE MASSARI-LA RUSSA), FINO AL CASO GHIGLIA-RANUCCI, DOVE IL FILO DI ARIANNA SI È ATTORCIGLIATO PERICOLOSAMENTE INTORNO AL COLLO - CHE LA SORELLINA NON POSSIEDA LA ‘’CAZZIMMA’’ DEL POTERE, FATTA DI SCALTREZZA E ESPERIENZA, SE N'E' AMARAMENTE ACCORTA ANCHE LA PREMIER. E PUR AMANDOLA PIÙ DI SE STESSA, GIORGIA L’AVREBBE CHIAMATA A RAPPORTO PER LE SCELTE SBAGLIATE: SE IL PARTITO VA AVANTI COSÌ, RISCHIA DI IMPLODERE… - VIDEO