virginia raggi giuseppe conte luigi di maio

RAGGI CALANTI – ANCHE BEPPE GRILLO PENSA CHE LA SINDACA USCIRÀ CON LE OSSA ROTTE DALLE URNE, E LO FA CAPIRE CHIARAMENTE: “NEL CASO NON VINCESSI, NON SPARIRAI DAL MOVIMENTO, SEI NEL COMITATO DEI GARANTI” – "CONTE? È IL NOSTRO MAGO DI OZ, CHE ORA SI RENDE CONTO DELLE PIAZZE. È ORA CHE LA MIA VOCE TORNI A FARSI SENTIRE…” – L’INTERVENTO IN COLLEGAMENTO (SENZA FARSI VEDERE) AL COMIZIO DI "VIRGINIK", DOVE SFILANO TUTTI I BIG PENTASTELLATI E RISPUNTA ADDIRITTURA TA-ROCCO CASALINO - VIDEO

 

 

 

virginia raggi giuseppe conte

1 - M5S, GRILLO: "È ORA CHE LA MIA VOCE TORNI A FARSI SENTIRE NELLE PIAZZE". E A RAGGI: "ANCHE SE PERDI NON SPARIRAI"

Da www.repubblica.it

 

Beppe Grillo torna a parlare in collegamento con la Bocca della Verità, il luogo dove Virginia Raggi chiude la campagna elettorale. Manda messaggi alla prima cittadina uscente ma anche a tutto il Movimento. "Tu non sparirai nel caso non vincessi la carica di sindaco, non sparirai dal Movimento, sei nel comitato dei garanti", dice il fondatore con una frase rivolta a Raggi (già dipinta come una "legionaria") che non sembra proprio benaugurante.

 

BEPPE GRILLO VIRGINIA RAGGI

E ancora: "Se andrai al ballottaggio e vincerai, sarà una vittoria non solo per Roma, per tutta l'Italia e l'Europa. Abbiamo fatto anche cazzate, ci siamo fidati di persone di cui non dovevamo fidarci". Sempre rivolto a Raggi: "Io ci sono per rimarcare la mia lealtà nei tuoi confronti. In qualsiasi modo possa andare questa elezione io con le persone sono leale". Poi, quasi un'autocritica: "Sono sempre leale con le persone, non con le idee".

 

Infine annuncia: "È ora che la mia voce torni a farsi sentire nelle piazze. Quello che mi fa paura è la rabbia fredda che può esplodere da un momento all'altro e che nasce anche da come procede l'informazione: c'è un terrapiattismo culturale che ci circonda". E sembra l'avviso di un ritorno in campo.

 

luigi di maio virginia raggi

Nei confronti di Giuseppe Conte pronuncia parole di miele, dopo gli scontri degli ultimi mesi: "Io ti auguro tutto il bene possibile, lo auguro anche a Luigi Di Maio, alla Taverna, al nostro mago di Oz Conte, che ora si rende conto delle piazze. Ora gira nei mercati e gli dicono: 'ao, quanto sei bono'.

virginia raggi

 

Lui viene dal mondo accademico, è un professore, ora capisce dove è nato il movimento, comincia a capire il senso del Movimento". E conclude con qualche riflessione su Roma, sempre sul filo dell'ironia: "Una città straordinaria ma perversa, Roma vive nel passato, ogni romano è un Nerone in miniatura, suona e se la canta, dice 'li mortacci' e dietro le spalle ha l'apocalisse".

virginia raggi giuseppe conte

 

La risposta di Raggi a Grillo

"Anche io sono sempre stata leale con te". Lo ha detto la sindaca uscente Raggi rivolgendosi a Grillo nel corso comizio conclusivo della campagna elettorale.

 

 

2 - L'ERA CONTE AL PRIMO TEST I 5 STELLE SI BATTONO CONTRO L'INCUBO TRACOLLO

Tommaso Labate per il “Corriere della Sera”

 

rocco casalino tra bonafede e azzolina

Quando si sono ritrovati in piazza della Bocca della Verità, Virginia Raggi con Giuseppe Conte e Luigi di Maio in presenza più Beppe Grillo e Roberto Fico in collegamento, tutti assieme a mo' di rappresentazione plastica di un gruppo che smentisce divisioni e fratture, a più d'uno - tra i militanti del Movimento 5 Stelle - è tornata in mente la canzone con cui Claudio Santamaria aveva fatto ballare il popolo pentastellato riunito per la chiusura della prima campagna elettorale della sindaca uscente.

 

virginia raggi giuseppe conte 2

Era il 3 giugno del 2016, allora come oggi un venerdì; per l'occasione era stato scelto un pezzo di Rino Gaetano, opportunamente rivisitato. «Renzusconi / nun te reggae cchiu' / Renzi in tv /con l'aereo blu», cantava l'attore romano dal palco di una piazza del Popolo gremita, con l'allora candidata che divideva il palco con Alessandro Di Battista. Di Maio, all'epoca vicepresidente della Camera, era già il leader del ramo «istituzionale» e preparava la corsa verso il ruolo di capo politico, Beppe Grillo si mostrava in un video mentre camminava sulle acque come Gesù Cristo, Dario Fo preconizzava per le altre forze politiche un futuro in cui «dovranno ingoiare il rospo» e il Financial Times bollava l'intero pacchetto della Raggi per la Capitale alla voce «proposte un po' stravaganti», citando tra queste «i pannolini lavabili e il ritorno del baratto».

virginia raggi in versione gladiatrice twittata da beppe grillo

 

Cinque anni passati sembrano persino pochi. E non solo perché i principali avversari da superare non si chiamano più Renzi o Berlusconi. Adesso c'è la leadership di Giuseppe Conte, all'epoca sconosciuto; Beppe Grillo non cammina più sulle acque (ma si conferma «leale» con la Raggi ricordandole che anche in caso di sconfitta «avrà sempre un ruolo»), Dario Fo è scomparso, Alessandro Di Battista è uscito dal gruppo e i pannolini lavabili sono rimasti nello stesso punto in cui la sindaca ha confinato il ritorno del baratto e anche la famosa funivia, in una via di mezzo tra la carta del vecchio programma elettorale e il dimenticatoio.

 

alessandro di battista virginia raggi

A cinque anni di distanza dal trionfo alle amministrative del 2016 che seguiva di tre anni la clamorosa performance delle Politiche del 2013, i 5 Stelle tornano a misurarsi con l'incubo del tracollo. Nulla che non sia già successo, già vecchie previsioni sul dissolvimento della creatura grillina si sono fermate di fronte ad altrettante vittorie, come alle elezioni del 2018.

 

luigi di maio paola taverna virginia raggi

Adesso però è diverso: perché tre anni di governo nazionale in tutte le forme possibili - da soli con la Lega prima, da soli con Pd e Leu dopo, con tutti tranne che con Fratelli d'Italia adesso - hanno condotto il Movimento a una crisi d'identità non supportata da risultati nelle città: Chiara Appendino non si è ripresentata nel capoluogo piemontese, Raggi è tutt' altro che accreditata della certezza di poter conquistare un posto nel secondo turno.

 

giuseppe conte

In mezzo a tutto questo c'è stato il passaggio dall'antieuropeismo dei gilet gialli all'europeismo più marcato del sostegno a Ursula von der Leyen, l'irrinunciabilità ai governi Conte che s' è trasformata in un sì all'esecutivo Draghi, la guerra furibonda tra Conte-Grillo poi diventata pace, mille disamine su direttori che hanno finito per non comandare, facilitatori che hanno finito per non facilitare, leader che lo sono stati a metà, come dopo il compromesso che tra mille fatiche ha portato i tre - Conte, Di Maio, Raggi - a dividere il palco della chiusura della campagna elettorale.

giuseppe conte virginia raggi

 

«Possiamo ancora rimontare», è l'adagio più gettonato dalle parti della sindaca, dove la chiusura alla presenza del capo politico e del ministro degli Esteri viene considerata come «il segnale» che alla fine non tutto viene considerato perduto. Se così non fosse, già da lunedì, l'incubo di una resa dei conti interna si farebbe decisamente più concreto .

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