giuseppe conte renzi

RENZI SFASCIA, CONTE TREMA - IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO E’ PREOCCUPATO PER LA SCISSIONE PD E HA ANNUSATO I PIANI DI MATTEUCCIO: “VUOLE PARTECIPARE AL GRAN BALLO DELLE NOMINE, DELLE GRANDI AZIENDE PUBBLICHE, CHE SI TERRANNO IN PRIMAVERA” - RENZI VUOLE DIRE LA SUA, CON LA SUA TRUPPA DI PARLAMENTARI, QUANDO SI FARANNO IN NOMI DEI CANDIDATI PER IL QUIRINALE…

renzi conte

1 - PALAZZO CHIGI, PERPLESSITÀ SU SCISSIONE DI RENZI

(ANSA) - "Il presidente Conte, nel corso della telefonata ricevuta ieri sera da Matteo Renzi, ha chiarito di non volere entrare nelle dinamiche interne a un partito. Ha però espresso le proprie perplessità su una iniziativa che introduce negli equilibri parlamentari elementi di novità, non anticipati al momento della formazione del governo. A tacer del merito dell'iniziativa, infatti, rimane singolare la scelta dei tempi di questa operazione, annunciata subito dopo il completamento della squadra di governo”. Lo sottolineano fonti di Palazzo Chigi

 

2 - P.CHIGI, QUADRO PIÙ CHIARO SE SCELTA RENZI PRIMA DEL GOVERNO

matteo renzi al senato

(ANSA) - "Se portata a compimento prima della nascita del nuovo esecutivo, questa operazione, niente affatto trascurabile, avrebbe assicurato un percorso ben più lineare e trasparente alla formazione del governo. Il Presidente incaricato avrebbe potuto disporre di un quadro di riferimento più completo per valutare la sostenibilità e la percorribilità del nuovo progetto di governo che ha presentato al Paese". Lo sottolineano, in merito alla scissione dal Pd dei renziani, fonti di Palazzo Chigi. "Le considerazioni del Presidente del Consiglio si fermano qui. Virgolettati o ragionamenti che in questo momento vengono attribuiti dai mezzi di informazione al Presidente Conte sono destituiti di ogni fondamento", sottolineano le stesse fonti.

 

3 - LA RABBIA DI CONTE: "ALLIBITO VUOLE SOLO POTERE E NOMINE"

Ilario Lombardo per “la Stampa”

RENZI E IL NO ALLA FIDUCIA A CONTE

 

«Spiazzato», «preoccupato», «allibito». Gli aggettivi che condensano l' umore e i sentimenti di Giuseppe Conte di fronte all' accelerazione di Matteo Renzi sono questi, frutto di un' altalena emotiva che il presidente del Consiglio per tutto il giorno deve dissimulare. Non ci può credere. Non vuole crederci e fino a sera attende la telefonata, prevista, con l' ex premier sperando in un suo ripensamento all' ultimo secondo. Che non avviene. Renzi gli comunica che lascia il Pd, assicurandogli un «sostegno». Ma il capo del governo non si fida. «Perché lo fa? Perché ora?».

 

Con i suoi collaboratori, Conte si fa domande e cerca di darsi anche le risposte. Quelle che può avere, provando a entrare nella sua testa, e che vanno al di là delle rassicurazioni di rito che Renzi gli ha offerto. Secondo il presidente del Consiglio è evidente che il suo obiettivo sia quello di sganciarsi per contare di più all' interno della maggioranza che sostiene il governo, stravolgere i rapporti di forza, costringere il premier, il Pd e il M5S a sedersi con lui al tavolo, a guardarlo in faccia, a riconoscergli una legittimità che il corteggiamento tra grillini e democratici aveva già accantonato.

giuseppe conte 1

 

«Potere, potere, potere»: Conte non si dà altre ragioni per spiegare la mossa a sorpresa di Renzi. Sì, a sorpresa. Perché così è percepita per i tempi scelti. Renzi vuole partecipare al gran ballo «delle nomine, delle grandi aziende pubbliche, che si terranno in primavera». E ancora. «Sta guardando in prospettiva, a quando potrà pesare di più sulla nomina del futuro presidente della Repubblica».

 

Non è solo il presidente del Consiglio, dopotutto, a pensarlo. Nessuno, tra maggioranza e opposizione, si nasconde il fatto che il governo giallorosso nato per costruire un argine a Matteo Salvini, ha tra i suoi principali motivi di esistere la scelta, da parte della coalizione demogrillina, del successore di Sergio Mattarella. Colui che si porrà a garanzia dei futuri equilibri. Renzi vuole dire la sua, contare, quando si faranno in nomi dei candidati, con la sua truppa di parlamentari. La scissione più annunciata dalla storia (e più smentita dal diretto interessato) alla fine avviene a freddo, con la passione di una stipula notarile, nel giorno in cui a Palazzo Chigi sfilano i sottosegretari e i viceministri per il giuramento.

giuseppe conte luigi di maio

 

Non attende nemmeno un giorno in più, Renzi, autorizzando così il sospetto che tutto fosse già preparato. Ottenuti i suoi ministri e i suoi sottosegretari, infilati nel governo in quota correntizia attraverso il Pd, l' ex segretario è passato alla fase successiva del suo piano.

 

Ma è proprio il tempismo scelto a far infuriare più di ogni altra cosa Conte e a convincerlo ad abbozzare una nota pronta a uscire nel caso in cui Renzi avesse ufficializzato già ieri l' addio. L'operazione sarebbe stata più pulita, sostiene il premier, se fosse avvenuta prima della nascita del nuovo governo. Sarebbe stata «più lineare, più trasparente», perché non avrebbe influito «sull' azione dell' esecutivo».

 

sergio mattarella giuseppe conte 1

Renzi è diventato il terzo uomo con cui far i conti. La maggioranza non è più a due, con tutto quello che può significare innanzitutto per il M5S. Luigi Di Maio non ha avuto neanche il tempo di far digerire l' alleanza con gli storici avversari del Pd, che ora si trova di fronte alla possibilità molto concreta di essere fotografato allo stesso tavolo con Renzi. I 5 Stelle alla Camera seduti accanto a Maria Elena Boschi, quasi sicuramente capogruppo a Montecitorio degli scissionisti dem.

 

A nulla sono valsi gli sfottò nelle chat del Pd arrivate fino agli smartphone dei grillini dove Renzi viene paragonato a Francesco Rutelli, e la sua operazione a quella che portò alla nascita della fallimentare Alleanza per l' Italia (Api), il cui battesimo si tenne al Palazzo delle Esposizioni, a pochi passi dall' abitazione romana dell' ex rottamatore.

luciano nobili

 

Capo segreteria di Rutelli era lo stesso Luciano Nobili che ora muove le fila per Renzi. «Non mi siederò certo a trattare con lui» risponde Di Maio durante la riunione con ministri e sottosegretari del M5S. «Con i renziani del Pd abbiamo già avuto modo di parlarci durante le trattative del governo. Niente di straordinario. Ma per noi gli interlocutori restano il segretario Nicola Zingaretti e il capodelegazione Dario Franceschini».

Ultimi Dagoreport

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

giuseppe conte rocco casalino marco travaglio roberto fic o todde paola taverna elly schlein

DAGOREPORT - DOVE STA ANDANDO A PARARE QUELL’AZZECCAGARBUGLI DI GIUSEPPE CONTE? ALL’INTERNO DEL M5S SI CONTRAPPONGONO DUE POSIZIONI: LA LINEA MOVIMENTISTA ED EUROSCETTICA SQUADERNATA DAGLI EDITORIALI DI MARCO TRAVAGLIO, CONVINTO COM'È CHE IL "CAMPOLARGO" SIA UNA DISGRAZIA PEGGIORE DELL'ARMATA BRANCA-MELONI; CHE HA UNA CERTA PRESA SULLA BASE DEGLI ELETTORI EX GRILLINI - DALL’ALTRA, LA LINEA DI TAVERNA, FICO, PATUANELLI E TODDE, IN SINTONIA CON LA BASE PARLAMENTARE DEI CINQUE STELLE, FAVOREVOLE A UN ACCORDO PROGRAMMATICO DI GOVERNO CON IL PD, ANCHE AL DI LÀ DEL FATTO CHE CONTE SIA, VIA PRIMARIE, IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE DI CENTROSINISTRA (GOVERNARE SIGNIFICA CONQUISTARE POTERE, POSTI E PREBENDE) – PERCHÉ CONTE ZIGZAGHEGGIA BARCAMENANDOSI CON SUPERCAZZOLE PRIMA DI STRINGERE UN APERTO ACCORDO PROGRAMMATICO COL PD? - COME MAI TA-ROCCO CASALINO, L’APPRENDISTA STREGONE RASPUTINIANO CHE HA CONFEZIONATO PER ANNI LE MASCHERE DEL CAMALEONTISMO DI “CONTE PREMIER”, HA MOLLATO ''LA POCHETTE DAL VOLTO UMANO'' PER FONDARE UN GIORNALE ONLINE?

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...