giuseppe conte

LA RESURREXIT DI GIUSEPPI CONTE - IL PREMIER SALE NEI SONDAGGI. ANZI NO. LA FIDUCIA È A UN BUON 51%, IN CRESCITA RISPETTO A FINE LUGLIO (45%) MA NON AI LIVELLI DI GIUGNO (58%). SE IL GOVERNO È FLUIDO, L'ELETTORATO LO È ANCORA DI PIÙ, E SI ACCENDE E SI SPEGNE IN POCHI GIORNI - SALVINI PERDE UN PUNTO (36) MENTRE RENZI È SGRADITO A UN'AMPIA MAGGIORANZA

Andrea Mainardi per www.startmag.it

 

Il ritorno del Bisconte

Giuseppe Conte sale al Colle, ma non fa troppa breccia nel gradimento degli italiani. La fiducia nel premier incaricato tocca oggi il 51%. È certo in crescita rispetto al 45% di fine luglio, eppure in calo: a giugno – governo gialloverde in sella – l’avvocato poteva contare sulla simpatia del 58% degli elettori.

È la fotografia scattata dal report Swg datato 3 settembre.

 

ABBASTANZA. SENZA APPLAUSI

Il sondaggio dell’istituto di ricerca di Trieste certifica nel dettaglio un 17 per cento di molta fiducia per Conte. È al 34% la fetta degli “abbastanza”. Chi si dichiara poco fiducioso tocca il 32%. Stroncatura netta secondo il 17% del campione. Nella torta Swg, la zona grigia dei critici si intavola per il 49% rispetto al 51 dei supporter più o meno convinti. È davvero uno scarto così evidente?

 

 

GIUSEPPI LAZZARO. IL RESURREXIT

La resurrezione di Giuseppi (copyright Donald Trump) pare dovuta in particolare al cambio di opinione degli elettori Pd: le settimane della crisi di agosto hanno fatto crescere la stima nei suoi confronti di 49 punti. Ne fanno in complesso un 65 di approvazione dem. 

PAPA FRANCESCO INCONTRA GIUSEPPE CONTE

 

Conte piace ancora di più a sinistra, dove conquista il 68%. Significativo: in confronto al pre crisi l’incremento è più modesto, marcando una moderata ascesa del 25%. Gli elettori di sinistra non Pd evidentemente da tempo manifestano feeling verso il già “esecutore” di un contratto di governo Salvini-Di Maio che oggi al Quirinale si presenta per allenare una squadra differente. Ma non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Figurarsi un commissario tecnico–presidente del consiglio.

 

LE STELLE BRILLANO A SUON DI CLIC

Tra i cinquestelle il consenso è ovviamente pieno: 94% complessivo (più 8 rispetto al 29 luglio). Altrettanto ovvia la disistima degli elettori leghisti, che raggelano l’ex studente della vaticana Villa Nazareth al meno 38.

 

IL VISCONTE SI PETTINA E NON SI SPEZZA

giuseppe conte contro salvini in senato

Il visconte che fu e che adesso si pettina al ruolo di Conte pieno – iconica la fuitina da Palazzo Chigi di ieri pomeriggio tra una riunione e l’altra per un veloce salto dal barbiere inseguito dai cameramen – si pigliava il 53% di consensi per la sua azione di governo in giugno. Oggi crolla al 40. Colpa dell’impiccio Lega, sasso di scandalo tolto dal cammino? Forse. Sì. Non del tutto.

 

SALVINI SCENDE DI UN PUNTO E NON HA FREDDO

Il defenestrato Matteo Salvini conquista ancora la fiducia del 36 percento degli elettori. Il segretario dem Nicola Zingaretti si ferma al 26. Al pari col capo politico 5s, Luigi Di Maio.

 

MONTALBANO NON SONO

Il fratello del commissario Montalbano non conquista i cuori. Il 74% degli elettori negano fiducia a Zingaretti. Conquista qualche punticino, ma non alza il cuore di un 46% che continua a dubitarne.

 

FIORENTINO IN BILICO

zingaretti renzi

Peggio di lui il grand commis del nuovo governo, Matteo Renzi. Il fiorentino può contare sulla maggioranza dei deputati a lui fedeli, ma in due mesi gli italiani continuano a confermare uno sguardo in tralice: il 56% certifica una “bassa fiducia”. Renzi cala del 15. Zingaretti, partito già sfavorevole, è in flessione solo del 5. Il derby al Nazareno è apertissimo.

 

POLTRONE SI FA

Il Conte bis – o due che dir si voglia – parte con un 59% di scontento. È un’intesa M5s-Pd “momentanea per garantire le poltrone” per il 29% degli elettori. Il 28% lo definisce “solito teatrino della politica come gia avvenuto nella Prima Repubblica”. Solo il 20% descrive il nuovo governo come “nuova visione della politica dopo l’oscurantismo della Lega”. Sulla durata del nuovo esecutivo scommettono in pochi: appena il 6 percento.

 

SETTEMBRE MATURA I FRUTTI IRRIGATI. E SECCA

Difatti lo scenario politico, stando al sondaggio Swg, non corrisponde ai titoli affrettati. La Lega è certamente in calo. Ma di qui a parlare di choc è affrettato. L’ultimo dato elettorale (Europee di maggio), certificavano dalle urne un Salvini al 34,3. Il sondaggio dell’istituto triestino lo posiziona oggi al 33,6. Non sono i picchi di luglio quando il ministro uscente leggeva al Papeete di Milano Marittima sondaggi favorevoli fino al 38. Ma non è nemmeno crollo.

meloni

 

Il Pd quattro mesi fa aveva 22,7 di voti reali. Scivola nei sondaggi della vigilia di governo al 21,1.  Semmai crescono i Cinquestelle: 17,1 alle Europee, risalita settembrina (nei sondaggi) al 21,4. Stabile e in lenta, ma costante ascesa Fratelli d’Italia, che mantiene il tesoretto del 6,5 delle urne e oggi sfiora il 7 (Swg dà il partito della Meloni al 6,9). Perde terreno Forza Italia (scende dal 8,8 di maggio al 6,2 di settembre).

 

Ultimi Dagoreport

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…

andrea orcel unicredit giorgiia meloni giovanbattista fazzolari giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone lovaglio milleri

DAGOREPORT - SUL RISIKO BANCARIO, DI RIFFA O DI RAFFA, L’ARMATA BRANCA-MELONI HA FATTO L’ENNESIMA FIGURA DI MERDA - DI SICURO, NON POTRÀ PIÙ FAR RIDERE I POLLI BLATERANDO CHE UNICREDIT È UNA BANCA STRANIERA, QUINDI L’OPA SU BANCO BPM VA STOPPATA PERCHÉ È UNA MINACCIA PER LA ‘’SICUREZZA NAZIONALE’’ - PROSSIMAMENTE IL CEO DI UNICREDIT, ANDREA ORCEL, AVRÀ MANI LIBERE PER SCEGLIERE QUALE BANCA PAPPARSI, MENTRE NEI PROSSIMI DUE MESI I GENI DI ‘’PA-FAZZO” CHIGI AVRANNO I NEURONI MOLTO IMPEGNATI PER RISPONDERE CON UNA MODIFICA DELLA LEGGE (CHISSÀ SE AVRÀ EFFETTO RETROATTIVO) ALLA PROCEDURA D'INFRAZIONE DI BRUXELLES - SE POI ORCEL SARÀ COSTRETTO DAL GOVERNO DI BERLINO A VENDERE LA SUA PARTECIPAZIONE IN COMMERZBANK, UNA VOLTA INTASCATO IL RICCO BOTTINO, LE OPZIONI SULLA SUA SCRIVANIA PER EVENTUALI ACQUISIZIONI SAREBBERO SENZA FRONTIERE. E NULLA VIETEREBBE A UNICREDIT DI LANCIARE UNA RICCA OPA SU MPS DI LOVAGLIO-CALTAGIRONE-MEF, OBIETTIVO GENERALI: SAREBBE LA MASSIMA RIVINCITA DI ORCEL SUL GOVERNO SMANDRAPPATO DEL GOLDEN POWER…

beatrice venezi secolo d italia libero verita italo bochino fenice venezia

DAGOREPORT - DI PIÙ STUPEFACENTE DELLA DESTRA CI SONO SOLO I SUOI GIORNALI MALDESTRI. SULLA VICENDA VENEZI A VENEZIA, PRODUCONO PIÙ BUFALE CHE NELL’INTERA CAMPANIA - SI SORRIDE SULLA RINASCITA DEL TEATRO LA FENICE CON “LIBERO” E “LA VERITÀ” MA LA RISATA (PIU’ PERNACCHIO) ARRIVA COL “SECOLO D’ITALIA”: “BUONA LA PRIMA: 7 MINUTI DI APPLAUSI PER VENEZI”. PECCATO CHE NON DIRIGESSE AFFATTO LEI, LA “BACCHETTA NERA”, MA IVOR BOLTON, COME C’È SCRITTO PERFINO NEL PEZZO. INCREDIBILE MA VERO. PERÒ LÌ SOTTO C’È LA GERENZA DEL GIORNALE, DOVE SI SCOPRE CHE NE È DIRETTORE EDITORIALE TALE BOCCHINO ITALO. E ALLORA TUTTO SI SPIEGA