francesco starace luigi gubitosi

DALLA RETE AI MATERASSI - COME MAI GUBITOSI SI E’ PERMESSO DI SFANCULARE IL GOVERNO: “TIM FARÀ LA RETE UNICA PER L’ITALIA. MA VOGLIAMO IL CONTROLLO DELLA NUOVA SOCIETÀ”? (SU OPEN FIBER HA ANCHE DATO DEL BUGIARDO A BASSANINI E QUINDI A STARACE) - IL 31 AGOSTO TIM ANDRÀ AVANTI CON L'OPERAZIONE FIBERCORP CON KKR E FASTWEB. IL GOVERNO POTREBBE USARE IL GOLDEN POWER PER BLOCCARE L'INGRESSO DI KKR PUNTANDO SULL'ITALIANITÀ DELLA SOCIETÀ. PERÒ SI TRATTA DI UN FONDO ISTITUZIONALE AMERICANO CHE, NELLE SCORSE SETTIMANE, SI È FATTO ACCREDITARE NEI PALAZZI DELLA POLITICA DALL'AMMINISTRAZIONE USA. DIFFICILE CHE GIUSEPPE CONTE POSSA O VOGLIA FARE UNO SGARBO DEL GENERE A WASHINGTON

gubitosi tim

1. GUBITOSI FA INCAZZARE IL GOVERMO: “TIM FARÀ LA RETE UNICA PER L’ITALIA. MA VOGLIAMO IL CONTROLLO DELLA NUOVA SOCIETÀ”.

Sara Bennewitz e Francesco Manacorda per “la Repubblica” - estratto

 

Facendo ancora più concorrenza a Open Fiber...

«A dire il vero Open Fiber è in ritardo di tre anni nei suoi programmi di investimento nelle aree bianche, mentre noi saremo pronti a chiudere il “digital divide” in queste aree entro il 2021. E sempre nel 2021 porteremo la fibra ottica anche ai distretti industriali che ancora non l’hanno».

 

LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI

Anche voi nel 2015 avete promesso obiettivi non raggiunti.

«Non parlo di una Tim che non ho conosciuto e che cinque anni fa aveva un altro management. La società di oggi ha dimostrato di rispettare gli impegni».

 

Resta il fatto che ora intervenite nelle aree bianche dove dovrebbe lavorare Open Fiber.

«Lo facciamo per senso di responsabilità e per servire al meglio i nostri clienti. Fa piacere che i nostri sforzi siano stati riconosciuti da oltre cento sindaci che ci hanno ringraziato per aver portato in pochi mesi la fibra ai cabinet dei loro territori».

 

Ma Open Fiber sostiene di aver connesso con la fibra 9 milioni di abitazioni e che è più efficace di voi nella digitalizzazione del Paese…

caterina balivo luigi gubitosi foto di bacco

«Non dovendo rispondere al mercato Open Fiber fa annunci roboanti seguiti da traguardi non raggiunti. Ai nostri tecnici risultano dati ben diversi. Se, come mi auguro, andremo avanti con un processo di integrazione, la due diligence che andrà fatta risponderà a molti interrogativi. Una cosa però deve essere chiara: noi siamo accanto al Paese per realizzare un grande progetto industriale e siamo pronti ad accelerare la cablatura della banda ultralarga in tutta Italia, risolvendo i ritardi accumulati da Open Fiber di cui si lamentano tanti sindaci e molti distretti industriali. Si può fare con o senza Open Fiber in tempi rapidi».

 

gualtieri conte patuanelli

Secondo lei i numeri sui 9 milioni di abitazioni non sono veritieri?

«Penso che il numero sia inferiore e sono pronto anche a fare una scommessa personale con il presidente di Open Fiber Franco Bassanini. Chi perde la scommessa dà i suoi soldi in beneficenza, secondo la scelta del vincitore. Nel mio caso indico già la comunità di Sant’Egidio».

 

Rete unica anche se questo significherebbe, come chiedono parte della maggioranza e alcuni vostri concorrenti, che Tim scenda sotto il 50% nella società della rete?

patuanelli fraccaro

«No, questo non è possibile. La maggioranza in capo a Tim non è una presa di posizione fine a sé stessa, ma riflette una specifica esigenza industriale che richiede il consolidamento nel nostro gruppo. La rete in fibra è parte di un complesso di tecnologie che permetteranno a Tim di contribuire alla modernizzazione digitale del Paese e di trattare a pari livello con gli altri operatori internazionali e con gli operatori che trasmettono contenuti senza avere rete, i cosiddetti Ott. E poi la differenza di dimensioni tra Tim e Open Fiber è un dato di fatto, quindi non esiste l’ipotesi che Tim scenda sotto il 50,1%».

LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI

 

Potreste essere in maggioranza nel capitale ma in minoranza in cda?

«No, non avrebbe senso, così come non ha senso pensare ad azioni di diverse categorie, con o senza diritto di voto. Si può invece pensare a correttivi di governance, come maggioranze qualificate per alcune decisioni».

 

Come si trova allora una sintesi per unire le due reti, coinvolgere gli altri operatori, i loro azionisti e in particolare Cdp che è socia sia di Tim sia di Open Fiber ?

«Deve esserci ovviamente una convergenza sui valori, che devono essere congrui sia per Open Fiber che per il ramo di azienda che include la rete fissa di Tim. Noi siamo un’azienda infrastrutturale, non abbiamo alcun interesse nel cedere la rete, che è il cuore di qualunque “incumbent”, e trasformarla in una mera partecipazione finanziaria».

 

Molti concorrenti non si fidano. Si chiedono come potrà mai garantire la neutralità e l’autonomia una rete unica sotto il controllo di Tim.

da sx ronald spogli ex ambasciatore usa in italia, giuseppe cerbone ad il sole 24 ore, luigi gubitosi ad tim

«In aggiunta alla sorveglianza esercitata dall’Agcom, siamo pronti a collaborare con il governo per trovare una soluzione condivisa sulla governance nell’interesse del Paese, consapevoli che si tratta di una azienda che rappresenta un asset strategico. Non escludiamo di andare oltre il modello pubblico inglese che ad oggi, con Open Reach, è quello considerato più autonomo e indipendente, permettendo di condividere scelte, indirizzi e obiettivi come nessun altro “incumbent” fa. Non posso entrare nei dettagli, nei giorni scorsi abbiamo presentato la nostra posizione a Cdp e siamo in attesa di una risposta».

 

Ma non c’è il rischio che - fatta la rete unica -Telecom indugi a investire come in passato, per preservare la rete in rame?

gennaro vecchione luigi gubitosi foto di bacco

«È un rischio che non esiste, lo abbiamo già dimostrato intervenendo tempestivamente nelle aree bianche e la migrazione sarà ancora più veloce e puntuale con l’arrivo di Kkr che si inserisce nell’ambito del nostri piano industriale, con l’obiettivo di sostituire il rame con la fibra».

 

2.  LA REPLICA DI OPEN FIBER "RISPONDIAMO SOLO AI SOCI"

Da “la Repubblica”

 

Suscita polemiche e provoca reazioni l'intervista a Repubblica dell'ad di Tim, Luigi Gubitosi. Al manager, che ha spiegato come Tim intenda procedere a costruire la rete in fibra mantenendone la maggioranza, e che ha messo in discussione numeri e strategia della concorrente Open Fiber, replica prima di tutto il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli: «La rete unica la fa lo Stato».

ENEL STARACE

 

Confermando che i 5 Stelle sono contrari a un operatore verticalmente integrato (ossia che possieda la rete e al tempo stesso fornisca il servizio di Tlc), a cui punta invece Tim. Sì a Gubitosi, che è anche vice presidente della Confindustria, arriva invece dagli industriali a cominciare da quelli di Milano. Piccata la replica di Open Fiber: «La società non risponde dei suoi risultati e dei suoi conti al Dott. Gubitosi ma ai suoi azionisti e al pool delle 14 primarie banche che la finanziano».

open fiber fibra ottica

 

Anche il presidente di Open Fiber Franco Bassanini, al quale Gubitosi aveva proposto una scommessa sul reale numero di abitazioni raggiunte dalla fibra della società, replica su Twitter: «Scommettiamo che negli ultimi tre anni, la neonata Open Fiber ha connesso in fibra ottica più del doppio delle unità immobiliari connesse dalla "grande" Tim? Così la scommessa è alla pari...». 

 

3 - TIM, SCONTRO SULLA RETE UNICA PATUANELLI: «LA FARÀ LO STATO»

Andrea Bassi Alberto Gentili per “il Messaggero”

 

audizione del ministro stefano patuanelli in commissione trasporti alla camera 6

L'irritazione del governo sta tutta nelle parole pronunciate da Stefano Patuanelli. «La rete unica - ha detto ieri il ministro dello Sviluppo economico - la fa lo Stato». Una risposta di pancia all'intervista rilasciata ieri a Repubblica dall'amministratore delegato di Tim, Luigi Gubitosi.

 

Un intervento nel quale il numero uno del gruppo telefonico ha ribadito cose già dette dopo il consiglio di amministrazione del 4 agosto scorso, quello che doveva finalizzare la nascita di FiberCorp, la società della rete secondaria, nella quale sarebbero entrati anche Fastweb con il 4,5% e gli americani di Kkr con il 37,5%.

 

luigi gubitosi gianni letta

Un'operazione sospesa fino al 31 agosto dopo una irrituale richiesta dei ministeri dell'Economia e dello Sviluppo arrivata a cda in corso, con la proposta di valutare l'inserimento della società della rete di Tim nel contesto di una rete unica nazionale. Una unione, insomma, anche con Open Fiber, la società creata da Enel e partecipata da Cdp.

 

Nonostante Tim avesse detto di accogliere con «entusiasmo» il negoziato con il governo, la trattativa non è però mai decollata. Su due questioni soprattutto: la valutazione di Open Fiber e la governance della nuova società. Gubitosi lo aveva già detto e lo ha ribadito, Tim non può accettare di andare in minoranza, sotto il 50%, nella società della rete. L'infrastruttura è parte integrante della società ed è a garanzia del debito e del rating.

LUIGI GUBITOSI FRANCO BASSANINI

 

IL COMPROMESSO

Nei giorni scorsi, tuttavia, Tim avrebbe inviato a Cdp una sua proposta di compromesso: alcune decisioni strategiche potrebbero essere prese con maggioranze qualificate all'interno del board di FiberCorp. Quali decisioni? Soprattutto quelle sui tempi e sulla destinazione degli investimenti per portare la fibra dagli armadietti in strada fin dentro le abitazioni dei clienti. Per il governo è troppo poco.

LUIGI GUBITOSI IN VERSIONE BLUES BROTHER ALLA FESTA DI DESIREE COLAPIETRO FOTO DA IL MESSAGGERO

 

Palazzo Chigi spinge per avere il controllo di fatto della nuova creatura. Per Tim è inaccettabile. Su questo le trattative si sono arenate. Ma la verità è anche un'altra: all'interno dello stesso governo convivono diverse posizioni, con molte sfumature.

 

Semplificandole al massimo le si potrebbe ridurre a due principali. La prima è spinta soprattutto dal Tesoro con il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri. L'idea sarebbe di far entrare Cdp con una quota nel capitale di FiberCorp. Le ipotesi sono anche qui diverse. Far entrare la Cassa con una quota ridotta, del 5% per esempio, per poi arrivare al conferimento di OpenFiber.

 

starace renzi

Oppure, in alternativa, pareggiare la partecipazione degli americani di Kkr che, dunque, dovrebbero ridurre la loro quota. Ma questa soluzione non piace ai Cinquestelle di governo e nemmeno a un pezzo del Pd. Che spingerebbero per una soluzione più radicale: far salire la Cassa direttamente nella controllante Tim, in modo da risolvere il problema alla radice. Soluzione non semplice e soprattutto decisamente costosa.

GIUSEPPE CONTE E DONALD TRUMP

 

Se non accade però nulla, il 31 agosto Tim andrà avanti con l'operazione FiberCorp con Kkr e Fastweb. Gubitosi sostiene che i colloqui potranno proseguire anche dopo, ma è evidente che una volta perfezionata l'operazione le armi del governo sarebbero spuntate.

LOGO KKR

 

La verità è anche che, al momento, il governo non sembra avere altre buone carte da giocare. Potrebbe usare il golden power per bloccare l'ingresso di Kkr puntando sull'italianità della società. Però si tratta di un fondo infrastrutturale istituzionale americano che, nelle scorse settimane, si è fatto accreditare nei Palazzi della politica dall'amministrazione Usa.

 

giuseppe conte e donald trump al vertice nato di londra

Difficile che Giuseppe Conte possa o voglia fare uno sgarbo del genere a Washington. L'altro nodo difficile da sciogliere, come detto, è la valutazione di OpenFiber, la società di Enel-Cdp. Il gruppo guidato da Francesco Starace ha sul tavolo un'offerta di Macquarie che valuta la società 7 miliardi. Ieri Gubitosi ha messo duramente in discussione conti e risultati di OpenFiber, auspicando presto una due diligence. Insomma, non proprio le prove generali di un matrimonio.

 

 

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."