mario draghi giuseppe conte

UNA RIFORMA, MILLE DOGLIE - E' STATO GIORGETTI A MEDIARE SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA TRA 5STELLE E LEGA - A LANCIARSI CAVILLI E TECNICISMI C'ERANO TRE AVVOCATI, L'UNO CONTRO L'ALTRO: GIUSEPPE CONTE, GIULIA BONGIORNO E NICCOLÒ GHEDINI - QUANDO LA SITUAZIONE E' ARRIVATA AL LIMITE E' INTERVENUTO ANCHE BEPPE GRILLO CON LUNGHE TELEFONATE A DI MAIO - L'ATTACCO DI CONTE A SALVINI: "LA LEGA IN PUBBLICO USA SLOGAN CONTRO LA MAFIA E POI, LONTANO DALLE TELECAMERE, CI HA FATTO DURISSIMA OPPOSIZIONE"

Ilario Lombardo per "la Stampa"

 

MARIO DRAGHI GIANCARLO GIORGETTI

È il tono della voce - di solito controllato, pacato, piatto - che tradisce con il passare delle ore il nervosismo di Mario Draghi. La voce, raccontano i ministri che hanno partecipato in prima linea alle trattative, si indurisce e rompe gli argini della pazienza quando il presidente del Consiglio capisce che nessuna delle due parti è disposta a cedere sulla riforma del processo penale. Né il M5S che si impunta su un comma, contenitore di molti reati-satellite di mafia, per neutralizzare il più possibile la prescrizione. Né la Lega, Italia Viva e Forza Italia, decisi a non concedere più nulla ai 5 Stelle.

 

RIFORMA DELLA GIUSTIZIA - CONTE BONGIORNO GHEDINI

La mediazione alla fine arriverà, e Draghi per questo ringrazierà soprattutto il ministro leghista Giancarlo Giorgetti, per aver trovato il modo di rendere conciliabili posizioni inconciliabili. Sulla scena principale ci sono tre avvocati: da una parte Giuseppe Conte per il M5S, dall'altra Giulia Bongiorno, senatrice della Lega, difensore di Giulio Andreotti e di Matteo Salvini, e Niccolò Ghedini, senatore di Forza Italia e legale di Silvio Berlusconi. Sono loro a sfidarsi a distanza sui tecnicismi dell'improcedibilità.

beppe grillo giuseppe conte luigi di maio

 

Ma concentrarsi troppo su quel punto dell'articolo del Codice di procedura penale, il 416 bis 1, che riguarda l'aggravante mafiosa di particolari delitti, sarebbe riduttivo per spiegare cosa davvero è avvenuto in una mattina e in un pomeriggio dove fino all'ultimo si è rischiato di scivolare nell'ennesima crisi di governo agostana. Una tensione arrivata talmente al limite da aver trascinato dentro le trattative il Quirinale e Beppe Grillo.

 

mario draghi marta cartabia 1

Interessi, strategia, propaganda: è la politica, pura, che si riprende la scena, e si impone su un'armonia artificiale, creando una profonda smagliatura al governo di unità nazionale. Non è quello che si aspettava Draghi per il 29 luglio, a quattro giorni all'inizio del semestre bianco, quando non sarà più possibile sventolare la minaccia dello scioglimento del Parlamento e delle elezioni anticipate. Il premier aveva promesso all'Europa per la fine del mese il via libera a tre riforme: giustizia, concorrenza, fisco.

 

anna macina 3

Le prime due sono considerate da Bruxelles vincolanti per i soldi del Recovery. Al mattino, dopo una notte di trattative che sembrano non portare a nulla, davanti al premier si materializza l'incubo di non veder approvata nessuna delle tre. Non il fisco e la concorrenza, rinviate a settembre, né, forse, la giustizia sulla quale la maggioranza è nello stallo più totale.

 

È il motivo che spinge Draghi a tentare una forzatura. Convoca il Consiglio dei ministri alle 11.30, ma senza ordine del giorno. Vuole piegare Conte e i 5 Stelle, che ancora insistono ad avere correttivi alla legge e non si sentono abbastanza garantiti sui reati di mafia, terrorismo e violenza sessuale. Il Cdm inizierà solo un'ora e mezza dopo e verrà quasi subito interrotto per una lunga sospensione. Le riunioni con il M5S sono continue. Per Conte è la prima vera trattativa. La segue dalla Camera, in contatto continuo con i ministri e la sottosegretaria alla Giustizia Anna Macina. Attorno a lui ci sono i capigruppo, e diversi parlamentari. Sa che il confronto sarà durissimo e iper-tattico.

 

marta cartabia mario draghi.

«Se il testo della riforma rimane quello per noi è no», fa sapere al premier, con cui si sente ripetutamente. Ancora nessuno ha il coraggio di pronunciare la parola «astensione». I 5 Stelle lo faranno all'ora di pranzo, prima dell'inizio del Cdm. «Sei sicuro?» chiedono i ministri a Conte.

 

«Sì - è la risposta - sulla mafia non si transige». Ce l'ha soprattutto con la Lega e le resistenze che oppone, come gli spiegano Draghi e la ministra Marta Cartabia. La crisi, fino a quel momento poco più che una fantasia estiva, diventa realtà sulla bocca di Luigi Di Maio. È lui a chiedere a Conte fino a che punto intende spingersi. Ed è sempre lui a chiarire a Draghi il rischio che sta correndo. Non sarà come è avvenuto quando la Lega si astenne in Consiglio dei ministri sul decreto delle riaperture, a fine aprile. L'astensione dei 5 Stelle sarà seguita da un voto contrario in Parlamento, anche nel caso in cui il governo dovesse imporre la fiducia sul testo.

MARIO DRAGHI E SERGIO MATTARELLA - FOTOMONTAGGIO DI BEPPE GRILLO

 

«Sarebbe la fine del governo di unità nazionale». È in quel momento che Draghi capisce che fanno sul serio e interrompe il Cdm per trovare una mediazione. Scongiurare il peggio diventa l'imperativo di tutti. Del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, secondo quanto riportano fonti qualificate, si informa di quello che sta accadendo con Palazzo Chigi, con Di Maio e con Conte.

 

Ma anche Di Beppe Grillo che sente al telefono il ministro degli Esteri e viene aggiornato dall'ex premier sulla decisione, condivisa con ministri e parlamentari, di astenersi in caso di mancato accordo. Conte entra ed esce continuamente dall'ufficio della Camera, per rispondere al telefono. Lo chiamano anche dal Pd.

mario draghi giuseppe conte

 

Lo implorano di concedere una mediazione. Trovano un compromesso fissando per i reati del 416 bis 1 l'improcedibilità solo dopo 5 anni. Di fatto è un'eternità e ai 5 Stelle può andar bene, ma solo a patto che emerga come si è comportata la Lega: «Mi rammarica il comportamento della Lega - dice Conte - che in pubblico usa slogan contro la mafia e poi, lontano dalle telecamere, ci ha fatto una durissima opposizione».

Ultimi Dagoreport

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO