RIMESCOLIAMO LE CARTE? - LA TELEFONATA TRA CONTE E ZINGARETTI ALLENTA LA TENSIONE PER IL “NO” SUL MES - I DUE SI DANNO APPUNTAMENTO PER UNA “VERIFICA” PER RISCRIVERE IL PROGRAMMA E TIRARE AVANTI FINO AL 2023 - MA CRESCONO I TIMORI PER IL RIASSETTO INVOCATO DA RENZI: IL RIMPASTO NON SAREBBE COSÌ ASSURDO…

-

Condividi questo articolo


Ilario Lombardo per “la Stampa”

NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE NICOLA ZINGARETTI E GIUSEPPE CONTE

 

È appena passata l'ora di pranzo quando sullo smartphone di Nicola Zingaretti appare il nome di Giuseppe Conte. I due devono chiarirsi ed è meglio farlo subito, prima che la giornata sfugga di mano. In mattinata il leader Pd era stato quasi brutale verso il premier, ammonito per aver ridotto a una battuta la questione lacerante del Mes.

 

Non ha voglia di ulteriori incomprensioni, Conte, non nel bel mezzo di una pandemia e così si mette d'accordo con Zingaretti sull'annuncio che avrebbe dato qualche ora dopo, in serata, durante la conferenza stampa sulla manovra: un patto di legislatura da siglare a un tavolo di maggioranza dopo che i 5 Stelle avranno fatto i conti con le proprie pulsioni autodistruttive agli Stati Generali del 7-8 novembre.

 

roberto gualtieri roberto gualtieri

Il presidente del Consiglio non cambia idea sul fondo salva-Stati e lo conferma a Zingaretti. Anzi, i toni questa volta molto più netti della chiusura sul Mes servono a Conte per mettere a tacere chi, sia in maggioranza sia all'opposizione, lo accusa di rimanere volutamente ambiguo.

 

BASTA RINVII

La lite sul fondo e sul mancato coinvolgimento del Parlamento si trasforma così nell'occasione per non rimandare più un appuntamento già dettagliato cinque giorni fa, prima che il Covid si riprendesse completamente la scena della politica italiana.

 

Conte Zingaretti Conte Zingaretti

Zingaretti e Conte erano già d'accordo sulla necessità di vedersi, confrontarsi e riscrivere il patto che ha dato vita alla coalizione, ma sulla base di un metodo nuovo e di nuove proposte: «È opportuno che ci sia questo confronto nella maggioranza per definire un patto di qui alla fine della legislatura - dice il premier - M5s ha già fissato gli Stati generali tra qualche giorno ed è giusto offrire prima al M5s la possibilità di definire questo passaggio.

 

renzi di maio renzi di maio

A meno che il Movimento non voglia anticipare (il confronto, ndr)». Da fonti grilline non viene escluso che possa accadere ma per adesso il capo politico Vito Crimi non prende in considerazione la cosa. Certamente, per il premier e gli alleati ha un senso aspettare che il M5s risolva la sua crisi interna. Perché solo così si capirà chi sarà l'interlocutore, e se sarà ancora Luigi Di Maio, riconosciuto da un sondaggio tra gli elettori 5S ancora come il leader più probabile.

 

L'idea di darsi un orizzonte con un'agenda condivisa fino al 2023 era stata rilanciata per primo da Matteo Renzi, il più scalpitante nelle fasi meno drammatiche della pandemia. Affossare il voto ai diciottenni per il Senato, la scorsa settimana, è stata la sua prova di forza. Un messaggio che è arrivato chiaro al Pd, stufo di procedere zoppicando tra le mine lasciate dagli alleati di maggioranza a ogni provvedimento.

 

RIMPASTO E PROGRAMMA

ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO

Nessuno la vuole chiamare verifica, perché è un termine che evoca subito l'altro ancora più insidioso del rimpasto, ma il vertice, agli occhi di Zingaretti, serve a fissare un programma di 10-20 punti per i prossimi tre anni. Alcuni temi uniscono, altri, come il Mes e lo ius soli, dividono la maggioranza. Ci sono i programmi del Recovery fund, le leggi da fare su parità di genere, salario minimo e riforma fiscale. Il menù è ricco e va trovata una sintesi. Di certo, il leader dem non vuole più vedere estenuanti balletti di mesi per accordi già impacchettati, come è successo per la legge elettorale (con Renzi) e per i decreti sicurezza (con i grillini). «Il patto servirà a cambiare l'Italia, a dare una visione, ad avere sicurezza» spiega Zingaretti, e sarà utile anche «a rafforzare il premier».

 

RENZI CONTE RENZI CONTE

Litigare su tutto o non condividere gli annunci sta slabbrando la maggioranza. Sempre che qualcuno non abbia questo obbiettivo e voglia sfruttare l'apertura di un confronto sui temi per scatenare una resa dei conti su nomi e posti. Tranne i renziani, nessuno osa chiamarlo come va chiamato: rimpasto.  

 

 

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING... 

FLASH! - FACILE FARE I PATRIOTI CON LE CHIAPPE ALTRUI – INDOVINATE CHE AUTO GUIDA ADOLFO URSO, IL MINISTRO CHE PER DIFENDERE L'ITALIANITÀ HA “COSTRETTO” ALFA ROMEO A CAMBIARE NOME DA “MILANO” A “JUNIOR”? UN PRODOTTO DELL’INDUSTRIA MADE IN ITALY? MACCHÉ: NELLA SUA DICHIARAZIONE PATRIMONIALE, SPUNTANO UNA VOLKSWAGEN T-CROSS E UNA MENO RECENTE (MA SOSTENIBILE) TOYOTA DI INIZIO MILLENNIO. VEDIAMO IL LATO POSITIVO: ALMENO NON SONO DEL MARCHIO CINESE DONFGENG, A CUI VUOLE SPALANCARE LE PORTE...

DAGOREPORT – ANCHE I DRAGHI, OGNI TANTO, COMMETTONO UN ERRORE. SBAGLIÒ NEL 2022 CON LA CIECA CORSA AL COLLE, E SBAGLIA OGGI A DARE FIN TROPPO ADITO, CON LE USCITE PUBBLICHE, ALLE CONTINUE VOCI CHE LO DANNO IN CORSA PER LA PRESIDENZA DELLA COMMISSIONE EUROPEA - CHIAMATO DA URSULA PER REALIZZARE UN DOSSIER SULLA COMPETITIVITÀ DELL’UNIONE EUROPEA, IL COMPITO DI ILLUSTRARLO TOCCAVA A LEI. “MARIOPIO” INVECE NON HA RESISTITO ALLE SIRENE DEI MEDIA, CHE TANTO LO INCENSANO, ED È SALITO IN CATTEDRA SQUADERNANDO I DIFETTI DELL’UNIONE E LE NECESSARIE RIFORME, OFFRENDOSI COME L'UOMO SALVA-EUROPA - UN GRAVE ERRORE DI OPPORTUNITÀ POLITICA (LO STESSO MACRON NON L’HA PRESA BENE) - IL DESTINO DI DRAGHI È NELLE MANI DI MACRON, SCHOLZ E TUSK. SE DOPO IL 9 GIUGNO...