roberto gualtieri giuseppe conte luigi di maio

IL RITORNO DEI CONTAGI SPIANA LA STRADA AL MES - ANCHE I GRILLINI CI STANNO PENSANDO MA PRETENDONO DI CAMBIARNE LE REGOLE: “DEL MES SE NE PUÒ PARLARE SOLO SE SI SCRIVE NERO SU BIANCO CHE NON CI SARANNO CONDIZIONALITÀ IN USCITA. ALTRIMENTI, RISCHIEREMMO DI VEDERCI IMPORRE, TRA QUALCHE ANNO, DEI TAGLI PER RIENTRARE DEL PRESTITO CHIESTO. MAGARI, DA FARE PROPRIO SULLA SANITÀ…”

Federico Capurso per “la Stampa”

 

Gualtieri Conte

Se i dati dei contagi continueranno a crescere, potrebbe esserci bisogno di investimenti rapidi e sostanziosi sulla sanità italiana. Giuseppe Conte non esclude alcuno scenario e uno di questi passa anche dall'attivazione del Mes, finora allontanato con forza da palazzo Chigi per mettere al sicuro la tenuta della maggioranza da possibili fibrillazioni. Perché il Movimento 5 stelle, finora, sull'argomento ha alzato un muro. Durante l'emergenza - è il ragionamento portato avanti dai big pentastellati - si prendono contromisure emergenziali, altrimenti si pianifica la manovra per i prossimi tre anni e si lavora sulla strada che porta al Recovery fund europeo.

 

giuseppe conte e ursula von der leyen a bruxelles

Un'oasi ancora lontana, da 209 miliardi di euro, che si vorrebbe raggiungere coinvolgendo le grandi partecipate di Stato nei progetti da presentare a Bruxelles. Colossi come Terna, Snam o Cassa depositi e prestiti, svolgerebbero un ruolo centrale nei piani di spesa per il rilancio del Paese, con investimenti per l'acqua pubblica, le energie rinnovabili, la conversione delle grandi aziende in crisi e una nuova rete di trasporti che unisca il Mezzogiorno al resto del Paese.

 

Prima però, sarà necessario che le commissioni parlamentari di Camera e Senato producano delle risoluzioni per i loro ministri di riferimento, indicando la direzione degli interventi, da sottoporre poi a via XX settembre e al Consiglio dei ministri. Un lavoro che dovrebbe concludersi a metà ottobre. Motivo per cui si chiederà, con ogni probabilità, di posticipare ai primi di novembre la presentazione della nota di aggiornamento al Def.

 

conte gualtieri

Ma adesso, mentre cresce la preoccupazione per una seconda ondata pandemica, anche le posizioni granitiche di qualche mese fa iniziano a essere più sfumate, almeno tra le anime pragmatiche e governiste del Movimento. Quelle, in altre parole, più lontane dalle posizioni da pasdaran di Alessandro Di Battista. Resta un problema "comunicativo", oltre che di sostanza.

di battista

 

«Se si continua a pensare al Pandemic crisis support come se fosse il Mes, non potremo mai dire di sì», fa notare un membro dell'esecutivo M5S. Si vorrebbe, quindi, esercitare pressione sull'Europa a settembre per «chiedere la nascita di un nuovo strumento», con finalità identiche (legate a investimenti sulla sanità), ma privato di condizionalità in uscita. Anche perché, finora, nessun Paese europeo ne ha chiesto l'attivazione, e questo - nei ragionamenti dei vertici Cinque stelle, dovrebbe essere un segnale che la Commissione europea sarà costretta a prendere in considerazione.

 

pierpaolo sileri

«La crescita dei contagi in autunno è una possibilità concreta, che valuteremo osservando anche l'andamento della curva nel Nord Europa in queste settimane - ragiona Pierpaolo Sileri, viceministro della Sanità in quota M5S -, ma non credo che una seconda ondata sarà forte come quella della primavera scorsa, perché ci sono regole e dispositivi che rendono le catene di contagio meno forti». Ci sarà comunque bisogno, prosegue Sileri, «di circa 25 miliardi di euro da investire sulla sanità, per aumentare i macchinari di diagnostica e recuperare i ritardi accumulati durante il lockdown. Ma del Mes se ne può parlare solo se si scrive nero su bianco che non ci saranno condizionalità in uscita.

 

Altrimenti, rischieremmo di vederci imporre, tra qualche anno, dei tagli per rientrare del prestito chiesto. Magari, da fare proprio sulla sanità». Il nodo per i Cinque stelle resta dunque la base giuridica sulla quale poggia il Pandemic crisis support, e in particolare l'articolo 14 del trattato istitutivo del Mes, attraverso il quale, se uno Stato che richiede un prestito ha problemi di liquidità, si attiva un sistema d'allarme con meccanismi e condizionalità considerati pericolosi.

GENTILONI DOMBROVSKIS

 

«Non basta la dichiarazione dei commissari europei Dombrovskis e Gentiloni, con cui si dice, a parole, che non ci sono condizioni in uscita», sottolinea la sottosegretaria agli Affari europei Laura Agea, M5S. Ma se dall'Europa continueranno a esserci resistenze rispetto all'eventualità di modificare il trattato istitutivo del Mes, o di costruire una nuova linea di credito da zero, «dovremo continuare ad affidarci al Quantitative Easing della Bce, il migliore strumento che abbiamo a disposizione», sostiene Agea.

 

«Potrebbe capitalizzare 400 miliardi di euro per l'Italia, da qui al suo esaurimento. In caso di una nuova emergenza, quindi, la nostra principale soluzione deve essere quella di continuare a fare aste di Btp: il modo più adatto per arrivare in sicurezza alla prima tranche del Recovery Fund, nel 2021».

Ultimi Dagoreport

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

sergio mattarella guido crosetto galeazzo bignami adolfo urso giorgia meloni

FLASH! - SULLA QUESTIONE GAROFANI-BELPIETRO, RIMBOMBA IL SILENZIO ASSORDANTE DI GUIDO CROSETTO. CHE LA LINEA DEL MINISTRO DELLA DIFESA E COFONDATORE DI FRATELLI D’ITALIA SIA PIÙ IN SINTONIA CON IL COLLE CHE CON I CAMERATI DI “PA-FAZZO” CHIGI DI VIA DELLA SCROFA, NON È UNA NOVITÀ. D’ALTRONDE, NEL 2022 FU MATTARELLA A VOLERE CROSETTO ALLA DIFESA, DOPO AVER BOCCIATO IL NOME DI ADOLFO URSO PROPOSTO DA MELONI. ED È SEMPRE STATO CONSIDERATO UN “INTERLOCUTORE” DEL COLLE, TANT’È CHE GUIDONE SMISE DI PARTECIPARE  AI CONSIGLIO DEI MINISTRI POICHÉ TUTTI DAVANTI A LUI TENEVANO LA BOCCUCCIA CHIUSA…

maurizio belpietro giorgia meloni galeazzo bignami francesco saverio garofani sergio mattarella

GIORGIA MELONI NON ARRETRA! DOPO L'INCONTRO AL QUIRINALE CON MATTARELLA, LA DUCETTA HA RIBADITO LA VERSIONE DEL CAMERATA GALEAZZO BIGNAMI: “RAMMARICO PER LE PAROLE ISTITUZIONALMENTE E POLITICAMENTE INOPPORTUNE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI” – AL CONSIGLIERE DI MATTARELLA SARÀ SFUGGITA UNA PAROLA DI TROPPO, MA DA UNA BANALE OSSERVAZIONE POLITICA SUL CENTROSINISTRA AL GOLPE QUIRINALIZIO, CI PASSA UN OCEANO – PERCHÉ BELPIETRO NON PUBBLICA L'AUDIO IN CUI GAROFANI EVOCAVA UN “PROVVIDENZIALE SCOSSONE” (AMMESSO CHE LO "SCOSSONE" NON SI RIFERISSE AL CENTROSINISTRA)? SE LO FACESSE, LA QUESTIONE SAREBBE CHIUSA: PER GAROFANI SAREBBE DIFFICILE RESTARE AL SUO POSTO – IL QUIRINALE AVEVA FATTO SAPERE CHE DOPO L’INCONTRO CI SAREBBE STATO UN COMUNICATO. PER ORA L’HA FATTO LA MELONI: CI SARÀ UN’ALTRA NOTA DAL COLLE? - BIGNAMI INSISTE: "CI HA SORPRESO LA REAZIONE SCOMPOSTA DEL PD, GAROFANI HA CONFERMATO I CONTENUTI E NON HO VISTO PIATTI VOLARE DAL QUIRINALE..."

consiglio supremo difesa mattarella meloni fazzolari bignami

DAGOREPORT - CRONACA DI UN COMPLOTTO CHE NON C’È: FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, CONSIGLIERE DEL QUIRINALE, SI SARÀ ANCHE FATTO SCAPPARE UNA RIFLESSIONE SULLE DINAMICHE DELLA POLITICA ITALIANA IN VISTA DELLE ELEZIONI 2027. MA BELPIETRO HA MONTATO LA PANNA, UTILE A VENDERE QUALCHE COPIA IN PIÙ E A DARE UN ASSIST A FRATELLI D’ITALIA, SEMPRE PRONTA ALLA LAGNA VITTIMISTA – A QUEL TORDO DI GALEAZZO BIGNAMI È SCAPPATA LA FRIZIONE. E DOPO IL SUO ATTACCO AL COLLE, IL SOLITAMENTE CAUTO GIOVANBATTISTA FAZZOLARI È INTERVENUTO PRECIPITOSAMENTE PER SALVARGLI LA FACCIA (E LE APPARENZE CON IL COLLE) - BELPIETRO ESONDA: "ISTITUZIONALMENTE SCORRETTA LA REPLICA DEL QUIRINALE"