alfredo belli paci paolo borsellino msi

RITORNO DI FIAMMA – LILIANA SEGRE CHIEDE ALLA MELONI DI TOGLIERE LA FIAMMA DAL SIMBOLO DI FRATELLI D’ITALIA, MA DEVE ESSERSI DIMENTICATA CHE SUO MARITO, ALFREDO BELLI PACI, SI CANDIDÒ CON IL MSI DI ALMIRANTE. E NON FU IL SOLO: ANCHE ALTRI IDOLI DELLA SINISTRA, COME PAOLO BORSELLINO, ERA ORGOGLIOSAMENTE MISSINO E NON LO RINNEGÒ MAI…

Alberto Busacca per “Libero quotidiano”

 

GIORGIA MELONI E LA FIAMMA DI FDI - BY CARLI

La Meloni deve togliere la fiamma dal simbolo di Fdi. Così è deciso, l'udienza è tolta. La sinistra ha trovato la sua nuova battaglia, perfetta per il Ferragosto.

 

Ed è partito un pressing asfissiante, come solo i compagni sanno fare. Giovedì, a buttarla lì, sono stati i parlamentari del Pd, subito seguiti da altri esponenti dell'area progressista. «Se la Meloni vuole consegnare il fascismo alla storia», ha detto Andrea Romano, «ha un'occasione d'oro per dimostrarlo: faccia togliere dal simbolo di Fratelli d'Italia la fiamma del Movimento sociale». Poi, tra gli altri, Laura Boldrini: «Meloni dice che abiura il fascismo?

 

Ci spieghi perché nel simbolo di Fdi compare la fiamma tricolore, raffigurazione del regime che risorge dalla tomba del dittatore. Non basta dichiararsi non-fascisti». Ed Elly Schlein, che ha fatto pure un'ulteriore richiesta: «Se lasci la fiamma nel simbolo non bastano due minuti di video per smarcarsi dalle ambiguità. Non l'ho sentita dire che non ci saranno fascisti e nostalgici nelle sue liste».

 

segre alfredo belli paci

PRIMA PAGINA

Ieri, come prevedibile, è stata la volta di Repubblica, che in prima pagina, sotto a una grande foto di Giorgia, ha titolato: «La vecchia fiamma». Spiegando: «La Meloni contestata per il simbolo neofascista che evocala tomba di Mussolini». Quindi l'uscita più "pesante", quella di Liliana Segre su Pagine Ebraiche: «Nella mia vita ho sentito di tutto e di più, le parole pertanto non mi colpiscono più di un tanto. A Giorgia Meloni dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito».

 

PAOLO BORSELLINO

La replica, a stretto giro, è arrivata da Ignazio La Russa: «Con tutto il dovuto rispetto per la signora senatrice Segre, che stimo, mi permetto di ricordare che la fiamma presente nel simbolo di Fdi non è in alcun modo assimilabile a qualsiasi simbolo del regime fascista. Spero, inoltre, di non essere irriguardoso nel ricordare che il marito della stessa senatrice Segre, che ho personalmente conosciuto e apprezzato, si candidò con Almirante sotto il simbolo della fiamma con la scritta Msi senza ovviamente rinunciare alla sua lontananza dal fascismo».

 

FIAMMA TRICOLORE NEL SIMBOLO DEL MSI

Già, Alfredo Belli Paci, avvocato e marito della Segre, si candidò alla Camera nelle liste missine alle elezioni politiche del 3 e 4 giugno 1979. Sesto in lista nella Circoscrizione Milano-Pavia. «Mio marito», ha spiegato lei in passato, «per un certo periodo aderì a una destra in cui c'era anche Almirante. Io ho molto sofferto e ci fu una grande crisi. Per fortuna lui rinunciò per amore a una eventuale carriera politica. E fummo insieme per altri 25 anni».

 

Va detto che la fiamma che compare nel logo di Fdi non è esattamente quella del Movimento sociale. La base trapezoidale con la scritta Msi, infatti, non c'è più. Ma la vera domanda da porsi è: perché questo logo continua a fare così paura? In realtà non c'è motivo, visto che sotto la fiamma si sono candidati due vicepremier (Giuseppe Tatarella e Gianfranco Fini), un ministro degli Esteri (ancora Fini) e numerosi altri ministri (da Publio Fiori ad Altero Matteoli, da Francesco Storace a Mirko Tremaglia, noto per le battaglie in difesa degli italiani all'estero), senza contare governatori e sindaci.

giorgio assunta almirante

 

 Insomma, si tratta di un simbolo che con le istituzioni ha una certa confidenza. Ma non c'è solo questo...

 

Dall'area missina, infatti, provengono diverse persone di cui il nostro Paese dev' essere orgoglioso. Al primo posto, tra questi, c'è naturalmente Paolo Borsellino, in gioventù esponente del Fuan, il movimento degli universitari di destra vicino al Msi. Il giudice non ha mai rinnegato il suo passato. Anzi. «Alcuni suoi veri amici», scriveva nel 1993 il collega Giuseppe Ayala, «erano gli stessi che frequentava negli anni dell'università. Penso a Giuseppe Tricoli, il professore di storia con il quale passò l'ultimo giorno della sua vita.

 

O ad Alfio Lo Presti, un bravo ginecologo. A Guido Lo Porto, il deputato del Msi». E concludeva: «Queste amicizie forti di Paolo mi hanno fatto riflettere su un punto, sulla assurda criminalizzazione dei missini, fra i quali ci sono tantissime persone perbene. Perché non dirlo anziché attardarsi nel retaggio delle sciocche generalizzazioni?». Giriamo la domanda a Pd e Repubblica...

 

PAROLA DI SCIASCIA

LA FIAMMA NEI SIMBOLI DI FDI E FRONT NATIONAL

Sempre restando in Sicilia, veniva dagli ambienti missini anche Beppe Alfano, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993, così come l'avvocato Enzo Fragalà, già parlamentare di An, ammazzato dalle cosche nel 2010 perché cercava di convincere i suoi assistiti a collaborare con la giustizia.

 

E va ricordato Beppe Niccolai, deputato del Msi dal 1968 al 1976 e autore di una relazione alla Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul fenomeno della mafia in Sicilia che fu definita «una cosa seria» da Leonardo Sciascia. Da Palermo a Bari. Dove ancora oggi un busto ricorda Araldo di Crollalanza, al quale si devono i lavori di riqualificazione del lungomare del capoluogo pugliese.

Alfredo belli paci il marito di liliana segre

 

Podestà della città dal 1926 al 1928, poi sottosegretario e ministro dei Lavori pubblici, seguì in particolare i soccorsi e la ricostruzione in occasione del terremoto del Vulture del 1930. Per poi, nel dopoguerra, fare per decenni il senatore del Msi. Sotto la fiamma, infine, sono passati anche parecchi sportivi (come il pugile Nino Benvenuti), cantanti (come Sergio Caputo) e giornalisti (come Almerigo Grilz, inviato di guerra morto in Mozambico, e i direttori del Secolo d'Italia Alberto Giovannini e Giano Accame). E vanno ricordati i tanti giovani militanti uccisi durante gli Annidi Piombo, da Sergio Ramelli a Mikis Mantakas, da Carlo Falvella a Paolo Di Nella, per citarne solo alcuni. Davvero per qualcuno è una storia di cui la destra dovrebbe vergognarsi?

GIORGIA MELONI COME ALMIRANTE - NOI POSSIAMO GUARDARVI NEGLI OCCHIGIORGIO ALMIRANTE E DONNA ASSUNTAPAOLO BORSELLINO - LA STRAGE DI VIA D AMELIOgiorgio almirante e nicola trerotola, padre di carloSANDRO GOZI CON GIORGIO ALMIRANTE E I RAGAZZI DEL FRONTE DELLA GIOVENTUGENNARO SANGIULIANO GIORGIO ALMIRANTEIL MANIFESTO ELETTORALE DI GIORGIO ALMIRANTEGIORGIO ALMIRANTE CON DONNA ASSUNTA E PINO RAUTI

Ultimi Dagoreport

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)

emmanuel macron friedrich merz giorgia meloni donald trump volodymyr zelensky vladimir putin

DAGOREPORT – ET VOILA', ANCHE SULLA SCENA INTERNAZIONALE, IL GRANDE BLUFF DI GIORGIA MELONI È STATO SCOPERTO: IL SUO CAMALEONTISMO NON RIESCE PIÙ A BARCAMENARSI TRA IL TRUMPISMO E IL RUOLO DI PREMIER EUROPEO. E L'ASSE STARMER-MACRON-MERZ L'HA TAGLIATA FUORI – IL DOPPIO GIOCO DELLA "GIORGIA DEI DUE MONDI" HA SUPERATO IL PUNTO DI NON RITORNO CON LE SUE DICHIARAZIONI A MARGINE DEL G20 IN SUDAFRICA, AUTO-RELEGANDOSI COSÌ AL RUOLO DI “ORBAN IN GONNELLA”,  CAVALLO DI TROIA DEL DISGREGATORE TRUMP IN EUROPA - DITE ALLA MELONA CHE NON È STATO SAGGIO INVIARE A GINEVRA IL SUO CONSIGLIERE DIPLOMATICO, FABRIZIO SAGGIO… - VIDEO

barigelli cairo

DAGOREPORT - PANDEMONIO ALLA "GAZZETTA DELLO SPORT"! IL DIRETTORE DELLA “ROSEA” STEFANO BARIGELLI VIENE CONTESTATO DAL COMITATO DI REDAZIONE PER LE PRESSIONI ANTI-SCIOPERO ESERCITATE SUI GIORNALISTI – LA SEGRETARIA GENERALE FNSI DENUNCIA: “I COLLEGHI DELLA 'GAZZETTA' CHE VOGLIONO SCIOPERARE VENGONO RINCORSI PER I CORRIDOI DAI LORO CAPIREDATTORI E MINACCIATI: ‘NON TI FACCIO FARE PIÙ LA JUVENTUS…” - BARIGELLI AVREBBE RECLUTATO UNA VENTINA DI GIORNALISTI PER FAR USCIRE IL GIORNALE SABATO E DIMOSTRARE COSI' ALL’EDITORE URBANETTO CAIRO QUANTO CE L’HA DURO – LA VICE-DIRETTRICE ARIANNA RAVELLI AVREBBE PURE DETTO IN MENSA A BARIGELLI: “STIAMO ATTENTI SOLO CHE NON CI SPUTTANI DAGOSPIA...” - VIDEO

luigi lovaglio giuseppe castagna giorgia meloni giancarlo giorgetti francesco gaetano caltagirone milleri monte dei paschi di siena

DAGOREPORT - È VERO, COME SOSTENGONO "CORRIERE" E “LA REPUBBLICA”, CHE L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA È “PERFEZIONATA E IRREVERSIBILE”? PIU' SAGGIO ATTENDERE, CON L'EVENTUALE AVANZAMENTO DELL'INCHIESTA GIUDIZIARIA MAGARI (IERI ED OGGI SONO STATI PERQUISITI GLI UFFICI DEGLI INDAGATI), QUALE SARÀ LA RISPOSTA DEGLI INVESTITORI DI PIAZZA AFFARI (GIA' MPS E' STATA MAZZOLATA IN BORSA) - POTREBBERO ANCHE ESSERCI RIPERCUSSIONI SUL COMPAGNO DI AVVENTURE DI CALTARICCONE, FRANCESCO MILLERI, CHE GUIDA L'HOLDING DELFIN LA CUI PROPRIETÀ È IN MANO AI LITIGIOSISSIMI 8 EREDI DEL DEFUNTO DEL VECCHIO - MA IL FATTO PIÙ IMPORTANTE SARA' IL RINNOVO AD APRILE 2026 DELLA GOVERNANCE DI GENERALI (PER CUI È STATA ESPUGNATA MEDIOBANCA) E DI MPS DEL LOQUACE CEO LUIGI LOVAGLIO (VEDI INTERCETTAZIONI) - INFINE, PIÙ DI TUTTO, CONTANO I PASSI SUCCESSIVI DELLA PROCURA DI MILANO, CHE PUÒ SOSPENDERE L’OPERAZIONE DELLA COMBRICCOLA ROMANA FAVORITA DA PALAZZO CHIGI SE INDIVIDUA IL RISCHIO DI REITERAZIONE DEI REATI (DA PIAZZA AFFARI SI MOLTIPLICANO LE VOCI DI NUOVI AVVISI DI GARANZIA IN ARRIVO PER I "FURBETTI DEL CONCERTINO''...)