davide bordoni fotografa l assessore calabrese che dorme

A ROMA L'ASSESSORE AI TRASPORTI DORME (CE N'ERAVAMO ACCORTI) - PIETRO CALABRESE SI ABBIOCCA DURANTE I LAVORI DELL'ASSEMBLEA CAPITOLINA, E VIENE IMMORTALATO DAL CONSIGLIERE LEGHISTA DAVIDE BORDONI: ''E CHE UN PISOLINO NON TE LO FAI? TANTO LE COSE FUNZIONANO COSÌ BENE. FORSE AVRÀ LAVORATO MOLTO PER FAR RIPARTIRE LE SCALE MOBILI DI BARBERINI, OPPURE STAVA SOGNANDO LA DOMENICA ECOLOGICA O IL RIMEDIO PER I BUS CHE BRUCIANO''

 

ROMA, LA FOTO DENUNCIA DI BORDONI ALL'ASSESSORE AI TRASPORTI CALABRESE: «SI È ADDORMENTATO IN AULA, D'ALTRONDE VA TUTTO BENE»

Flavia Scicchitano per www.leggo.it

 

DAVIDE BORDONI fotografa L ASSESSORE CALABRESE che dorme

«E che un pisolino non te lo fai? Durante i lavori dell'Assemblea capitolina l'assessore ai Trasporti e alla Mobilità ha pensato bene di farsi una dormita, tanto le cose funzionano così bene». Davide Bordoni in versione paparazzo ha pizzicato il responsabile dei trasporti romani mentre sonnecchiava all'ombra di Giulio Cesare. «Avrà lavorato molto per far ripartire le scale mobili di Barberini - continua il rappresentante della Lega in Campidoglio - oppure stava sognando la domenica ecologica o il rimedio per i bus che bruciano». Sonno o non sonno l'immagine dell'assessore della Raggi non è delle migliori.

 

 

LA STRAORDINARIA CARRIERA DI PIETRO CALABRESE, DA ARTISTA DEL “RUGGINE SU TELA” ALL’ASSESSORATO AI TRASPORTI

Giovanni Drogo per www.nextquotidiano.it del 24 Settembre 2019

 

 

È autunno e per i più meticolosi è tempo di iniziare il cambio degli armadi. In quest’ottica va letta la strage di assessori a Roma nella giunta Raggi. Ecco così che nel complicato domino degli incarichi Linda Meleo lascia l’assessorato ai trasporti per andare ai Lavori Pubblici, dove speriamo non le venga in mente di fare promesse con date precise. Al suo posto arriva il consigliere comunale, e già presidente della Commissione Mobilità Pietro Calabrese.

 

Pietro Calabrese, un quasi architetto assessore ai Trasporti

E già c’è chi si chiede come mai la scelta sia ricaduta proprio su Calabrese. Uno che dal curriculum non sembra essere proprio il candidato ideale a rivestire la carica di assessore ai Trasporti della Capitale. C’è chi si sofferma sui titoli di studio di Calabrese, che è diplomato al liceo artistico e ha frequentato senza laurearsi la facoltà di Architettura fermandosi a due esami dalla laurea.

PIETRO CALABRESE VIRGINIA RAGGI ENRICO STEFANO

 

Come spiega nel suo profilo su Rousseau la scelta di abbandonare gli studi intrapresa per «poter ideare con qualità spazi pubblici in cui le persone potessero vivere con piacere» si è infranta con la realtà che «ogni romano ha potuto vedere negli ultimi decenni» ovvero «la corruzione politica ha totalmente impedito». Da qui, spiega, «la perdita di passione, e la scelta di non laurearmi». C’è da chiedersi con quale pelo sullo stomaco i giovani d’oggi riescano a laurearsi.

 

In realtà non è quello il problema, anche se è quello che oggi viene sollevato da certe paginette Facebook che fino a qualche tempo fa tiravano la carretta del M5S romano. Uno può anche non essere “studiato” ma aver acquisito lavorando le competenze utili a dirigere un assessorato così importante e che deve quotidianamente affrontare i disastri del trasporto pubblico locale. Ad esempio Calabrese magari è uno che ha lavorato per decenni in ATAC, che ha fatto il sindacalista, che si è fatto il proverbiale “mazzo” sul campo. Ma è impossibile non soffermarsi su un dettaglio: nella sua carriera lavorativa Calabrese non si è mai occupato di trasporto pubblico.

 

Un artista della ruggine all’assessorato ai Trasporti

Anche in questo caso ci aiuta il suo curriculum dove tra le principali esperienze lavorative troviamo quella di portiere d’albergo (in un periodo in cui era iscritto all’università e doveva pagarsi gli studi), quello di progettista di scenografie, di carpenterie in ferro e cemento armato e di design e arte contemporanea. Ma principalmente lui è un artista, pittore, artigiano. Come spiega nel suo profilo su Rousseau ha messo a punto una tecnica personale: «ruggine su tela, essendo l’unico al mondo ad averne sviluppato un percorso decennale». Visto lo stato pietoso in cui versa la flotta di ATAC forse l’esperienza con la ruggine può tornare buona.

 

 

PIETRO CALABRESE

 

Non sfuggirà un altro piccolo particolare, stando al curriculum dal 2007 il nuovo assessore ai trasporti svolge esclusivamente la professione di artigiano, pittore di arte contemporanea. E forse è per questo che all’atto della nomina a consigliere comunale della Capitale dichiarava di non aver percepito redditi nel corso del 2015. Ed è un dato di fatto che dalle dichiarazioni dei redditi degli anni successivi alla sua elezione Calabrese dichiari un imponibile lordo pari al totale dei gettoni di presenza erogati mensilmente ai componenti del consiglio (duemilaquattrocento euro lordi al mese).

 

 

 

Ma anche qui non c’è nulla di male, in fondo la vita è dura per tutti – laureati e non, competenti o meno – ed è giusto che persone come Calabrese abbiano il diritto di rappresentare la cittadinanza in consiglio comunale esattamente come gli altri eletti.

 

Il meglio del meglio del consigliere Calabrese

pietro calabrese

Si dirà che in ogni caso è ingiusto e classista valutare Calabrese da queste poche informazioni biografiche e fiscali. Vero. Sicuramente un politico va valutato per quello che fa. Ad esempio nel dicembre del 2016 Pietro Calabrese rilasciò un’intervista al Messaggero nella quale spiegava perché c’era un complotto ai danni del M5S di Roma. Un complotto ordito dai magistrati, s’intende, che all’epoca indagavano su Paola Muraro (poi defenestrata dalla sindaca) e sulle nomine del caso Marra.Qualche tempo dopo lo ritroviamo su Twitter a discutere con NextQuotidiano della giravolta del M5S sulla Metro C.

 

 

Sempre in quel periodo Calabrese su Twitter si era lamentato perché Stefano Fassina non aveva fatto complimenti sul cambiamento epocale fatto in ACEA in soli 4 mesi con il CdA a nomina M5S. Poi venne fuori che in quel CdA a nomina M5S c’era uno come Luca Lanzalone (nominato presidente della multiutility nella primavera del 2017) e travolto dall’inchiesta su Parnasi e lo Stadio della Roma

 

Più di recente Calabrese si è distinto per aver annunciato l’arrivo dei 70 bus israeliani a noleggio. Quelli che non hanno mai fatto nemmeno un chilometro nella Capitale perché non sono stati immatricolati. In Commissione Calabrese chiese ad ATAC di individuare i responsabili e venne fuori che era stato il MIT, il Ministero di Toninelli a bloccare le immatricolazioni.

 

Sempre in Commissione Mobilità il neo assessore fu protagonista di uno scontro con ATAC per la storia delle scale mobili rotte alle stazioni della Metro. Durante la seduta del 13 settembre l’assessora Linda Meleo non si presentò (e nemmeno l’Ad della municipalizzata dei trasporti Simioni) e Calabrese spiegò ai comitati di cittadini delle stazioni  Barberini e Repubblica «Mi prendo io le responsabilità per non essere andato a richiedere la presenza dell’Assessore. Avrebbe detto le stesse cose che sto dicendo io».

 

linda meleo giuliano pacetti veronica mammi, valentina vivarelli, pietro calabrese con virginia raggi

Sempre Calabrese si disse indignato per l’assenza di ATAC all’incontro: «la Commissione è indignata, perché è la terza volta che Atac non si presenta. Questa volta non ci hanno nemmeno dato una risposta sulla partecipazione o meno. La nostra attività, come Comissione, di controllo è sacrosanta e oggi apriamo comunque i lavori perché ci sono i comitati dei cittadini delle due stazioni» e a chi gli faceva notare che i vertici dell’Azienda erano stati nominati proprio dal M5S, il suo partito, il neo assessore rispondeva «Se Atac non c’è, non posso dare dati per conto loro, non è mia responsabilità. O convocheremo di nuovo Atac, o potrebbero fare un comunicato». Chissà se ora che è assessore ai Trasporti quelli di ATAC gli daranno retta.

 

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”