L’ASCESA DI VITO CRIMI, IL “GERARCA MINORE” - IMPIEGATO DEL TRIBUNALE DI BRESCIA, GODEVA FONDAMENTALMENTE DELLA FIDUCIA DI GIANROBERTO CASALEGGIO - E’ UN FINTO BUONO AMATO DA TANTI MAGISTRATI - HA LASCIATO LA MOGLIE PER FIDANZARSI CON LA DEPUTATA M5S PAOLA CARINELLI. PER LEI E’ DIMAGRITO E SI È FATTO CRESCERE LA BARBA, METTENDO LE LENTI - IL "COMPLOTTO DEI PIEDINI", L'ACCANIMENTO CONTRO I FINANZIAMENTI A RADIO RADICALE, LA LAUREA MANCATA IN MATEMATICA, L’ODIO PER I GIORNALISTI (“MI STANNO SUL CAZZO”)…

1 - CRIMI, IL FINTO BUONO AMATO DA TANTI MAGISTRATI CHE DA "GERARCA MINORE" DIVENNE REGGENTE

Jacopo Iacoboni per “la Stampa”

 

alberto perino vito crimi

Sarebbe sbagliatissimo - benché la tentazione sia forte - farsi ingannare dalla faccia da pacioccone e raccontare Vito Crimi, nuovo reggente grillino, solo attraverso alcune ridicole prodezze, tipo quando si fece beccare a ronfare sui banchi del Senato o sul Frecciarossa, o quando postò su Facebook una foto di un bambino coi piedini sporchi di polvere nel bresciano, il figlio di un suo amico, ipotizzando un misterioso deterioramento della qualità dell' aria bresciana: passò alla storia come il complotto dei piedini. Tuttavia Crimi non è Toninelli.

 

VITO CRIMI

E bisogna semmai capire come mai, in molti momenti importanti della storia grillina, ce lo troviamo sempre davanti, ufficiale in qualunque stagione, paffuto ma a volte feroce, forse sovranista nel sovranismo, forse filopiddino nell'epoca del Conte2. «Gerarca minore», lo definì Massimo Bordin. Non fu mai chiaro se metteva l'accento sull' aggettivo comico o l'inquietante sostantivo. Crimi guidava l'attacco a Radio radicale, Bordin è morto, e non si può più andare alla fonte.

 

Impiegato del tribunale di Brescia - nel curriculum ci informa che si occupò anche di «organizzazione delle operazioni di trasloco degli uffici giudiziari» - Crimi godeva fondamentalmente della fiducia di Gianroberto Casaleggio, sebbene in posizione totalmente remota e subordinata rispetto a quell' autorità. Gianrobertò gli fece fare il primo capogruppo parlamentare del M5S nel 2013. I maligni dicono perché non aveva altri. Ma Crimi è uomo di straordinaria mimesi.

 

vito crimi intimo

Come sapete, toccò a lui andare a maltrattare in streaming il povero Bersani, «veramente non ce la sentiamo di poterci fidare di voi del Pd, siamo in una fase in cui vogliamo le prove». Lo fece con meno livore di Roberta Lombardi, il che bastò ai media a far di lui "il moderato". Totale cliché e abbaglio, come si capirà anni dopo, quando Crimi fu il più crudele combattente nella battaglia grillina contro Radio radicale, e in generale contro i fondi all' editoria. Del resto aveva già detto: «I giornalisti e le tv li rifiuto perché mi stanno veramente sul cazzo».

 

vito crimi e i piedi zozzi

Ecco. Oggi Crimi, che diceva a Bersani non mi fido del Pd, traghetta la fase in cui si tenta di fare del M5S una costola del Pd (o viceversa). Ma il punto non è la contraddizione, fosse solo quello: è che a Crimi, chissà come, vengono affidate da sempre cose delicate, nel M5S. Perché? È lui, quando si deve eleggere il presidente della repubblica, nell' aprile 2013, che - nel giorno in cui Prodi viene proposto dal Pd a Grillo (e Grillo lo stoppa brutalmente, prima di un comizio in Friuli) - va a casa di Stefano Rodotà a dirgli «resti in campo, professore».

 

Risultato: non si elesse né Rodotà né Prodi. La sera della rielezione di Napolitano, quando Grillo annunciò (e stava per metterla in pratica) la «marcia su Roma», Crimi era nella stanza in cui Nicola Biondo telefonò a Grillo convincendolo a non venire, cosa che avrebbe configurato uno sconsiderato assedio della folla al Palazzo.

«Se le cose vanno male, qui ci arrestano a tutti», disse Crimi a Biondo, poco dopo aver smesso di imprecare in siciliano. E fu sempre Crimi nel 2014, quando si fecero le prima trattative M5S-Pd per l' elezione del membro laico del Csm, a entrare in campo. Tutto il M5S (e Casaleggio) avevano già un nome, Nicola Colaianni. Crimi mediò politicamente, in mezzo a Pd e togati, e spuntò il nome di Alessio Zaccaria (peraltro di lì a poco "ripudiato" dal M5S). È come se, tra Pd e una parte della magistratura, in qualche modo si fossero sempre fidati dell' ex impiegato di tribunale.

Vito Crimi, Paola Carinelli

 

Pacioccone mica tanto, insomma. Che sa dire cose di imbarazzante virulenza verbale.

Di Berlusconi, scrisse: «Vista l'età, il progressivo prolasso delle pareti intestinali, e l' ormai molto probabile ipertrofia prostatica, il cartello di cui sopra con "Non mollare" non è che intende "Non rilasciare peti e controlla l'incontinenza"?». Di Napolitano, che solo Grillo era stato «capace di tenerlo sveglio».

 

Dell' osceno video sessista sulla Boldrini («cosa fareste con lei in auto?»), apparso sul blog di Grillo quando il comico non era ancora assurto a padre nobile del nuovo centrosinistra Pd-M5S di Conte e Zingaretti, Crimi scrisse: «Video ironico, satirico, senza alcuna volgarità ma simpatico anche». Ecco, è quello il genere di simpatia del Crimi addormentato.

VITO CRIMI E ROBERTA LOMBARDI

 

2 - DAL MEET-UP AL VIMINALE L'ASCESA DI CRIMI, IL TRAGHETTATORE SCOUT

Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

 

Da ieri è il nuovo capo politico del Movimento, ufficialmente «reggente», ma in realtà con un potere decisivo nel traghettare la nuova struttura verso gli Stati generali del 13 maggio.

Vito Crimi è uno degli esponenti più longevi del Movimento, passato dal meet-up Beppe Grillo di Brescia nel 2007 al ruolo di senatore, sottosegretario nel Conte 2. Molti da lungo tempo gli pronosticano un avvenire da capo vero. Quel che è certo è che Vito Crimi ha fatto molto parlare di sé in questi anni, con scelte discutibili, come l' accanimento contro i finanziamenti a Radio Radicale, ma anche con una tenacia che ne hanno fatto uno degli uomini meno mediatici ma più attivi del Movimento.

grillo e crimi

 

Bresciano ma cresciuto in parrocchia al Brancaccio di Palermo, boy scout con una passione per Ken Follett e per i fumetti, laurea mancata in matematica e lavoro come assistente giudiziario alla Corte di Appello di Brescia. Queste le sue credenziali quando nel 2013 diventa senatore. E proprio il 27 marzo del 2013 diventa protagonista, insieme a Roberta Lombardi, di uno degli episodi più clamorosi del recente passato: le trattative in diretta streaming che umiliarono i tentativi di dialogo della delegazione dem guidata da Pier Luigi Bersani.

 

Crimi lascia la moglie per fidanzarsi con la deputata M5S Paola Carinelli. Per lei dimagrisce, si fa crescere la barba, mette le lenti. A Un giorno da pecora , pericoloso ed esilarante confessionale radiofonico nei quale i politici dicono quello che non dovrebbero, Crimi confessa di aver votato nel tempo Rifondazione, Alleanza Nazionale, Verdi e Ulivo (ma mai Partito democratico). Una certa fluidità nell' identità politica o forse semplicemente i prodromi di quello che sarebbe stato il futuro dinamismo dei 5 Stelle, pronti a passare dalla Lega di Matteo Salvini al Pd di Nicola Zingaretti. Nello stesso programma, Roberta Lombardi lo chiama ripetutamente, in segno d' affetto, «Vito orsacchiotto Crimi».

VITO CRIMI CON IL MEGAFONO

 

La delega all'Editoria gli porta qualche guaio, soprattutto sulla questione di Radio Radicale, contro la quale si accanisce, non seguito fino in fondo dal resto dei 5 Stelle. La battaglia gli vale un memorabile epiteto del compianto Massimo Bordin: «Gerarca minore».

 

Ora si appresta a diventare un capo vero, sia pure pro tempore. Del resto è stato uno scout e, come si sa, scout si rimane per sempre. Non è un caso che tra le sue frasi preferite di sempre ci sia il motto di Lord Baden Powell «estote parati». E lui pare decisamente pronto. C' è chi dice che stia studiando da capo politico da tempo, tanto da mettersi nella sua segreteria due ex parlamentari, come Bruno Marton ed Enrico Cappelletti. È la sua grande occasione e Crimi è pronto a coglierla. Perché, come dice lui stesso, «fuori è il nulla».

vito crimi roberta lombardi due capogruppo tutti da ridere crimi vito VITO CRIMI VITO CRIMI VITO CRIMIroberta lombardi con vito crimiGRILLO Lombardi e Vito A ROMA Vito Crimi jpegENRICO LETTA ROBERTA LOMBARDI E VITO CRIMI

Ultimi Dagoreport

ignazio la russa matteo salvini giorgia meloni maurizio lupi

DAGOREPORT: HOMO HOMINI “LUPI” - DIVENTATO UN BRAVO SOLDATINO DELLA FIAMMA, PER LA SERIE "IN POLITICA NON SI SA MAI...", IL MODERATISSIMO CIELLINO MAURIZIO LUPI SI BARCAMENA TRA I FRATELLI LA RUSSA E I FRATELLI D'ITALIA - ALLE LUSINGHE DI CANDIDARLO NEL 2027 A SINDACO DI MILANO DI 'GNAZIO, ORA AGGIUNGONO LE COCCOLE DELLA DUCETTA CHE SI E' SCAPICOLLATA ALL’ASSEMBLEA DEL NANO-PARTITO FONDATO DAL SOSIA DELLA FIGLIA DI FANTOZZI - ESSI': SE PASSA LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, CON SOGLIA DEL 40%, ANCHE L’1% DI “NOI MODERATI” POTREBBE SERVIRE ALLA MELONA PER DE-SALVINIZZARE LA MAGGIORANZA... - VIDEO

antonio tajani pier silvio berlusconi marina roberto occhiuto deborah bergamini pietro labriola alessandro cattaneo

DAGOREPORT – QUALCOSA DI GROSSO SI STA MUOVENDO IN FORZA ITALIA: STUFA DI ESSERE PRESA PER I FONDELLI DAL PARACULISMO POLITICO DI TAJANI E DEI SUOI COMPARI SETTANTENNI GASPARRI E BARELLI, MARINA BERLUSCONI DA' IL VIA LIBERA AL CAMBIO DI LEADERSHIP IN FORZA ITALIA: IL PRESCELTO E' ROBERTO OCCHIUTO, REDUCE DA UNA TRIONFALE RICONFERMA ALLA PRESIDENZA DELLA REGIONE CALABRIA - IL PROSSIMO 17 DICEMBRE IL 56ENNE GOVERNATORE LANCERÀ LA SUA CORRENTONA NAZIONALE IN UN LUOGO SIMBOLO DEL BERLUSCONISMO, PALAZZO GRAZIOLI, CONTORNATO DAI FEDELISSIMI DELLA CAVALIERA DI ARCORE, i "NORDISTI" DEBORAH BERGAMINI E ALESSANDRO CATTANEO - CHE C'AZZECCA ALL'EVENTO DI OCCHIUTO, LA PRESENZA DELL'AD DI TIM, PIETRO LABRIOLA? C'ENTRA LO SMANTELLAMENTO DEL SERVIZIO CLIENTI "TELECONTACT" DI TIM...

antonio angelucci tommaso cerno alessandro sallusti

FLASH – UCCI UCCI, QUANTI SCAZZI NEL “GIORNALE” DEGLI ANGELUCCI! NON SI PLACA L’IRA DELLA REDAZIONE CONTRO L’EDITORE E I POCHI COLLEGHI CHE VENERDÌ SI SONO ZERBINATI ALL'AZIENDA, LAVORANDO NONOSTANTE LO SCIOPERO CONTRO IL MANCATO RINNOVO DEL CONTRATTO NAZIONALE E PER CHIEDERE ADEGUAMENTI DEGLI STIPENDI (ANCHE I LORO). DOPO LO SCAMBIO DI MAIL INFUOCATE TRA CDR E PROPRIETÀ, C’È UN CLIMA DA GUERRA CIVILE. L’ULTIMO CADEAU DI ALESSANDRO SALLUSTI, IN USCITA COATTA (OGGI È IL SUO ULTIMO GIORNO A CAPO DEL QUOTIDIANO). AL NUOVO DIRETTORE, TOMMASO CERNO, CONVIENE PRESENTARSI CON L'ELMETTO DOMANI MATTINA...

elly schlein giuseppe conte giorgia meloni rocco casalino

DAGOREPORT - QUESTA VOLTA, ROCCO CASALINO HA RAGIONE: ELLY SCHLEIN SULLA QUESTIONE ATREJU “HA SBAGLIATO TUTTO” - LA GRUPPETTARA DEL NAZARENO, CHIEDENDO UN FACCIA A FACCIA CON GIORGIA MELONI, HA DIMOSTRATO DI ESSERE ANCORA UNA VOLTA UN’ABUSIVA DELLA POLITICA. HA SERVITO SUL PIATTO D’ARGENTO ALLA DUCETTA L’OCCASIONE DI FREGARLA, INVITANDO ANCHE GIUSEPPE CONTE PER UN “THREESOME” IN CUI LA PREMIER AVREBBE SPADRONEGGIATO – IN UN CONFRONTO A TRE, CON ELLY E PEPPINIELLO CHE SI SFANCULANO SULLA POLITICA INTERNAZIONALE, DAL RIARMO ALL’UCRAINA, E FANNO A GARA A CHI SPARA LA “PUTINATA” O LA “GAZATA” PIÙ GROSSA, LA DUCETTA AVREBBE VINTO A MANI BASSE – QUEL FURBACCHIONE DI CONTE NON SI TIRA INDIETRO: NONOSTANTE LA DEM SI SIA SFILATA, LUI CONFERMA LA SUA PRESENZA AL DIBATTITO: "MI DISPIACE DEL FORFAIT DI ELLY, PER ME È IMPORTANTE CHE CI SIA UN CONFRONTO E POTEVAMO FARLO ANCHE INSIEME. POTEVAMO INCALZARE LA PREMIER..."

alessandro giuli beatrice venezi gianmarco mazzi

DAGOREPORT - A CHE PUNTO SIAMO CON IL CASO VENEZI? IL GOVERNO, CIOÈ IL SOTTOSEGRETARIO ALLA CULTURA GIANMARCO MAZZI, HA SCELTO LA STRATEGIA DEL LOGORAMENTO: NESSUN PASSO INDIETRO, “BEATROCE” IN ARRIVO ALLA FENICE DI VENEZIA NEI TEMPI PREVISTI, MENTRE I LAVORATORI VENGONO MASSACRATI CON DISPETTI E TAGLI ALLO STIPENDIO. MA IL FRONTE DEI RESISTENTI DISPONE DI UN’ARMA MOLTO FORTE: IL CONCERTO DI CAPODANNO, CHE SENZA L’ORCHESTRA DELLA FENICE NON SI PUÒ FARE. E QUI STA IL PUNTO. PERCHÉ IL PROBLEMA NON È SOLO CHE VENEZI ARRIVI SUL PODIO DELLA FENICE SENZA AVERE UN CURRICULUM ADEGUATO, MA COSA SUCCEDERÀ SE E QUANDO CI SALIRÀ, NELL’OTTOBRE 2026 - CI SONO DUE VARIABILI: UNA È ALESSANDRO GIULI, CHE POTREBBE RICORDARSI DI ESSERE IL MINISTRO DELLA CULTURA. L’ALTRA È LA LEGA. ZAIA SI È SEMPRE DISINTERESSATO DELLA FENICE, MA ADESSO TUTTO È CAMBIATO E IL NUOVO GOVERNATORE, ALBERTO STEFANI, SEMBRA PIÙ ATTENTO ALLA CULTURA. IL PROSSIMO ANNO, INOLTRE, SI VOTA IN LAGUNA E IL COMUNE È CONTENDIBILISSIMO (LÌ LO SFIDANTE DI SINISTRA GIOVANNI MANILDO HA PRESO UNO 0,46% PIÙ DI STEFANI)