giorgia meloni matteo zuppi

L’ATTACCO DI GIORGIA MELONI AL CARDINALE ZUPPI E’ IL SEGNALE DELL’INSOFFERENZA DI PALAZZO CHIGI VERSO LA CEI CHE IN PASSATO HA “OSATO” CRITICARE IL GOVERNO SUI MIGRANTI E ORA LO FA SU PREMIERATO E AUTONOMIA – ZUPPI NON È CONSIDERATO UN ALLEATO: CONTA LA SUA APPARTENENZA A SANT'EGIDIO E I BUONI RAPPORTI CON PRODI – MELONI, GIA’ IRRITATA PER IL SOSTEGNO DEL MONDO CATTOLICO ALLE EUROPEE AD ALCUNI CANDIDATI DI CENTROSINISTRA, TEME CHE LA CEI SI SCHIERI CONTRO IL PREMIERATO IN UN FUTURO REFERENDUM E LA REAZIONE DI STIZZA E’ UN SEGNALE AL PAPA: TIENI I VESCOVI AL GUINZAGLIO – ZUPPI IRONIZZA: “MELONI FORSE MI HA CONFUSO CON ROBERTO BENIGNI CHE VOLEVA FARE IL CAMPO LARGO CON IL PAPA…”

1 - PREMIERATO, ZUPPI: «L'ATTACCO DI MELONI? FORSE MI HA CONFUSO CON BENIGNI»

Estratto dell’articolo di www.corriere.it

 

meloni mantovano

Il cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente dei vescovi italiani, non ha risposto formalmente all’attacco della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Tuttavia, intervistato da Aldo Cazzullo davanti ai parrocchiani di Sala Bolognese, non si è sottratto alla questione.

 

E ha detto, sorridendo, che forse la Meloni «è stata tratta in inganno da Roberto Benigni che voleva fare il campo largo con il Papa… La Chiesa ovviamente non si schiera con una parte o con l’altra. Io non sono entrato nel merito della riforma, non ho dato giudizi sul rafforzamento dei poteri del premier. Ho solo espresso una preoccupazione: le riforme costituzionali richiedono la partecipazione più ampia possibile.

 

matteo maria zuppi alla manifestazione di cgil e uil a bologna2

Proprio perché gli equilibri costituzionali sono delicati. Questo non significa che tutti la debbano pensare allo stesso modo, ma che devono partecipare al dialogo, ritrovare lo spirito costituente. Nel dopoguerra comunisti, liberali e comunisti non la pensavano allo stesso modo, ma scrissero la Costituzione insieme. Oggi il richiamo vale per tutti, per la maggioranza come per l’opposizione».

 

Ma non è irrituale che la presidente del Consiglio attacchi il capo dei vescovi? «Non me lo spiego. Abbiamo sempre avuto buoni rapporti. Recupereremo. Forse le hanno riferito male quel che avevo detto. […]».

 

matteo maria zuppi alla manifestazione di cgil e uil a bologna 3

2 - ATTACCO DI MELONI A ZUPPI UN SEGNALE ALLA SANTA SEDE NELLA PARTITA DELLE RIFORME

Estratto dell’articolo di di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”

 

Non un colpo di testa, ma un attacco lucido e pianificato. Da diversi giorni, Giorgia Meloni aveva in mente di "punire" la Conferenza episcopale italiana per le recenti prese di posizione contro le riforme del governo. Il bersaglio polemico non è casuale, ma ha un nome e cognome: Matteo Zuppi. Una strategia che si alimenta di antichi rancori e recenti sospetti nel cerchio magico meloniano.

alfredo mantovano giorgia meloni

 

Per storia personale e pastorale, infatti, il presidente dei vescovi italiani — almeno nel chiuso di Palazzo Chigi — non è considerato un alleato. Conta la sua appartenenza a Sant'Egidio e l'arcidiocesi di provenienza: Bologna, epicentro del cattolicesimo democratico. Pesa, in questa logica di contrapposizione totale che domina al vertice dell'esecutivo, l'attivismo di alcuni movimenti ecclesiali in una regione chiave come il Lazio, che è anche culla di Fratelli d'Italia, dunque centro nevralgico degli interessi elettorali del partito.

 

PAPA FRANCESCO E GIORGIA MELONI - MEME BY EDOARDO BARALDI

Sezionando le parole della Meloni contro Zuppi, è possibile rintracciare il senso di questa offensiva. Ha detto la presidente del Consiglio: «Non so cosa esattamente preoccupi la Cei, visto che la riforma del premierato non interviene nei rapporti tra Stato e Chiesa. Non mi sembra che lo Stato Vaticano sia una repubblica parlamentare: nessuno ha mai detto che si preoccupava per questo. E quindi facciamo che nessuno si preoccupa». Il piano più superficiale riguarda come detto l'ostilità a Zuppi.

 

meloni mantovano

Tra le colpe del cardinale, quella di aver permesso alla Cei di criticare in passato l'esecutivo sui migranti. E di aver bocciato personalmente i due pilastri della maggioranza nel campo delle riforme istituzionali: l'autonomia e, soprattutto, il premierato caro a Meloni.

 

Da questa molla scatta l'attacco della presidente del Consiglio, che brucia i ponti con la Cei alla vigilia del voto delle Europee. Una mossa che racconta di un timore, spiegano fonti vicine alla presidente del Consiglio: che il sostegno del mondo cattolico di base, storicamente radicato nelle grandi città e alimentato da esperienze come quelle di Sant'Egidio e dei movimenti d'area, si concentri sulle forze politiche ostili al governo.

GIORGIA MELONI E PAPA FRANCESCO - MEME BY OSHO

 

Tanto più che, sottolineano le stesse fonti, questa galassia si starebbe spendendo informalmente per alcuni nomi di centrosinistra. Che questo accada dove Meloni ha costruito il suo potere, nel Lazio, aggrava il risentimento.

 

Ma non basta. A rendere pesantissimo l'affondo di Meloni è soprattutto il passaggio dedicato allo "Stato Vaticano" e al paragone (grossolano, va detto) tra la Santa Sede e il modello italiano di repubblica parlamentare. Perché chiamare direttamente in causa Papa Francesco, con il quale il rapporto si è andato consolidando?

matteo zuppi ai funerali della moglie di romano prodi flavia franzoni

 

Perché citare direttamente il Vaticano, visto che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano […] è riuscito a costruire nel tempo un dialogo solido con la segreteria di Stato di Pietro Parolin? La ragione è legata sempre al ruolo della Cei. […] Palazzo Chigi — con una mossa al limite del brutale — spera di provocare un'azione di "contenimento" della Santa Sede rispetto ai vescovi. Il timore è che si oppongano al premierato, complicando il referendum. […]

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni maurizio belpietro francesco saverio garofani sergio mattarella

DAGOREPORT - IL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE MELONI” NON ESISTE: LO “SCOOP” DELLA “VERITÀ” È STATO CONFEZIONATO CON L’OBIETTIVO DI PRENDERE DI MIRA SERGIO MATTARELLA, COME MASSIMA RAPPRESENTANZA DI QUEL "DEEP STATE" CHE I CAMERATI DI PALAZZO CHIGI HANNO SUL GOZZO – LA STATISTA DELLA SGARBATELLA SOGNA L’EGEMONIA ISTITUZIONALE: BOCCIATO IL PREMIERATO, VUOLE CAMBIARE CON LA FORZA IL SISTEMA MODIFICANDO LA LEGGE ELETTORALE E INSERENDO IL NOME DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SULLA SCHEDA (COSI' DA BYPASSARE DI FATTO I POTERI DI NOMINA DEL PREMIER CHE SPETTANO AL COLLE) - MA NON TUTTO FILA LISCIO: LEGA E FORZA ITALIA SI OPPONGONO PERCHE' NON VOGLIONO ESSERE CANNIBALIZZATI DA FDI E IN CAMPANIA E PUGLIA SI PROSPETTA UNA BATOSTA PER IL CENTRODESTA - DA QUESTO DERIVA QUEL NERVOSISMO, CON VITTIMISMO PARACULO ANNESSO, CHE HA SPINTO GIORGIA MELONI A CAVALCARE IL “COMPLOTTO DEL COLLE” – E SE FDI, PER BOCCA DI BIGNAMI E MALAN, NON AVESSE RINCULATO, DAL QUIRINALE SAREBBE PARTITO UN SILURO A TESTATA MULTIPLA...

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL QUIRINALE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI E A FRANCESCO GAROFANI, C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA)? - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? ANCHE SE CI FOSSE, BELPIETRO NON POTREBBE PUBBLICARLO PERCHÉ SAREBBE STATO CARPITO ILLEGALMENTE...

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

tommaso cerno antonio giampaolo angelucci alessandro sallusti il giornale

FLASH! – COME PREVISTO, ANTONIO E GIAMPAOLO ANGELUCCI HANNO DECISO CHE, A PARTIRE DAL PRIMO DICEMBRE, AVVERRÀ IL CAMBIO DI DIREZIONE DE “IL GIORNALE” CON L’ARRIVO DI TOMMASO CERNO CHE, A SUA VOLTA, VERRÀ RIMPIAZZATO A “IL TEMPO” DA DANIELE CAPEZZONE – MALGRADO LA PROPOSTA DI ANDARE ALLA DIREZIONE EDITORIALE DE “IL GIORNALE”, AL POSTO DI VITTORIO FELTRI, CHE PASSEREBBE A QUELLA DI “LIBERO”, ALESSANDRO SALLUSTI NON L’HA PRESA BENE: IL BIOGRAFO DI GIORGIA MELONI LO CONSIDERA UNA DIMINUTIO PER IL SUO PRESTIGIO E MIREREBBE A DARE VITA A UN PROGETTO MEDIATICO CON NICOLA PORRO…