vladimir putin

L’AUTUNNO CALDO DI MOSCA (FORSE PUTIN NON FINISCE IL QUARTO MANDATO IN SCADENZA NEL 2024) - IGOR PELLICCIARI: “LE ELEZIONI DELL’8 SETTEMBRE PER IL CONSIGLIO COMUNALE DI MOSCA POTREBBERO SEGNARE UN SEGNO DI SVOLTA NELL’EVOLUZIONE DEL SISTEMA POLITICO RUSSO - LE PROTESTE DI QUESTI GIORNI POTREBBERO APRIRE LA PORTA AD UNA SVOLTA REAZIONARIA CHE TRA QUALCHE ANNO PORTEREBBE A RIMPIANGERE NON SOLO IL CARISMA DI PUTIN MA ANCHE…”

Igor Pellicciari

Igor Pellicciari (Università di Urbino e Università MGIMO per le Relazioni Internazionali, Mosca) per Dagospia

 

Sembra preannunciarsi un autunno politico insolitamente caldo in Russia. Il save the date è l’8 settembre, quando si terranno le elezioni per il consiglio comunale di Mosca (il Sindaco Sabyanin è stato confermato l’anno scorso con un plebiscitario 70% dei consensi).

 

Sabyanin Putin

 

 

 

 

 

 

 

 

E’ un appuntamento che in altri periodi sarebbe passato inosservato – soprattutto ai Media Internazionali, che si muovono solo per consultazioni parlamentari o presidenziali.

Eppure queste elezioni potrebbero segnare un segno di svolta nell’evoluzione del sistema politico Russo, ancora di difficile comprensione al Mainstream Occidentale, tutto proteso alla facile equazione Russia = Putin e a quella ancora più scontata Putin = Zar.

 

mosca l'arresto di lyubov sobol

La vicenda delle elezioni comunali si incrocia con quella delle rinnovate proteste di piazza di questi mesi a Mosca, che  - pur limitate nei numeri rispetto ad Hong Kong - sono state il tema più gettonato di questa estate sulla Russia, dopo lo scandalo Metropol/Lega. 

 

contestazioni a mosca

Nelle ultime cronache per Dagospia dicevamo dei filoni che animano questa Piazza (regionalismo, ecologismo, Millenials etc.) e del fatto che l’Opposizione è molto più variegata di quanto dicano le narrazioni qui da noi – tutte concentrate sul dato quantitativo del numero degli immancabili fermi di polizia e sulle gesta del solo Alexei Navalny.

Sabyanin

 

E – diciamocelo – è difficile che le narrazioni Occidentali siano bilanciate perché da sempre tradiscono a monte un pregiudizio sulla Russia “Dittatura delle Spie” e a valle una speranza di un cambio di leadership che è stato periodicamente evocato come imminente in questi due decenni di presidenza Putin. 

 

Sappiamo poi come è andata a finire.

mosca l'arresto di lyubov sobol 1

Dal periodo zarista passando per quello sovietico fino ad oggi, l’Occidente non e mai riuscito a prevedere ne la tempistica ne i protagonisti dell’avvicendamento al vertice in Russia – prendendone atto sempre il giorno dopo che questo si e realizzato.

 

In altri tempi, le elezioni comunali sarebbero state un passaggio formale per il partito del Sindaco e del suo gruppo di tecnocrati – diventato popolare per avere, su mandato del Cremlino, rimesso a lucido la città senza badare a spese, attirandosi però anche dall’Opposizione una importante serie di accuse di corruzione, rimaste senza risposta.

Sabyanin Putin

 

In realtà questa consultazione di settembre si sta rivelando un ostacolo molto più duro ed insidioso.

A rendere rischiosa una situazione che sembrava incanalata verso una facile riconferma del partito del Sindaco è stata la contestatissima (ed un po' goffa) esclusione dalla competizione comunale di alcuni candidati dell’opposizione che ha risvegliato una Piazza che oramai ogni sabato nel centro di Mosca protesta rumorosa (anche se non sempre numerosa) e che ha preannunciando altre azioni eclatanti nei giorni a ridosso del voto.

putin sobyanin

 

Mentre l’Occidente si interroga sulle possibilità di successo di queste proteste (per dirla alla Dagospia - ciao core) – in realtà la partita politica è un’altra, tutta interna alla alta funzione pubblica (e quindi leadership) del paese.

 

L’inesperienza politica dei tecnocrati nel gestire la piazza (al contempo troppo hard e troppo soft, assenza di dialogo, gaffe, noncuranza alle accuse di corruzione) ne ha indebolito la credibilità e ridimensionato le ambizioni politiche future (Sabyanin stesso era stato indicato tra i possibili successori di Putin).

mosca arresti durante le proteste anti putin 1

 

Sta crescendo un orientamento trasversale del Deep State – in Russia molto più radicato e tradizionale del nostro – che poco tollera le aperture liberali di questi anni, portate avanti anche da rappresentanti governativi alla Alexei Kudrin (ex Ministro delle Finanze, tutt’ora con un forte seguito), che sono riusciti ad essere al contempo “di-lotta-e-di-governo”.

 

Sono posizioni di apertura e modernizzazione che i tecnocrati hanno assunto con la copertura del Cremlino e hanno spiazzato il Mainstream occidentale che ancora considera la Russia di oggi come automatica continuazione del periodo sovietico e dei suoi impolverati tic-istituzionali.

 

mosca l'arresto di lyubov sobol 4

Le sanzioni prolungate, il Russiagate, le campagne russofobiche – ma soprattutto queste proteste gestite alla meno peggio - danno nuovo slancio e legittimità ai falchi della funzione pubblica, che in questi anni sono rimasti defilati ma non inattivi, per sbarazzarsi del gruppo dei tecnocrati in auge, tornare al primatus politicae e giustificare un ritorno a metodi di governo e controllo all’antica.

mosca arresti durante le proteste anti putin 10 6

Dove i fermi di manifestanti che sanno di essere rimessi di li a poco in libertà e che si fanno il selfie dietro le sbarre – lascerebbero la strada a veri e propri arresti e ad un importante giro di vite sui diritti dell’ opposizione.

vladimir putin

 

Alcuni provvedimenti approvati di recente dalla Duma, come da un lato l’obbligo di indossare distintivi di identificazione per la guardia nazionale durante eventi pubblici (vedi proteste) ma dall’altro la possibilità data alla polizia di operare alla stregua dei servizi di sicurezza e procura in maniera preventiva, si contraddicono apertamente e sono il segno che le varie anime interne alla leadership stanno tornando a farsi opposizione reciproca.

 

mosca arresti durante le proteste anti putin 10 1

Alla fine – per uno di quei paradossi cui la Storia ci ha abituato – le proteste di questi giorni potrebbero aprire la porta ad una svolta reazionaria che tra qualche anno – forse anche prima della scadenza naturale del suo IV mandato nel 2024 (…) – porterebbe a rimpiangere non solo il carisma di Putin ma anche tutto sommato la sua sostanziale moderazione sul piano interno.

 

putin salvini

In ogni caso, più che il nudo dato numerico dei risultati, sarà il livello di tensione in cui si svolgeranno queste imminenti elezioni comunali a suggerirci quanto caldo sarà l’autunno di Mosca.

 

 

PS - Per il commentatore italiano di vicende russe c’è da rallegrarsi che la Russia non abbia partecipato al recente G7 tenutosi in Francia.

Ci siamo risparmiati fiumi di inchiostro ad interrogarci se un tweet di Trump a favore di Conte valga più di un brindisi con Putin nella formazione di un nuovo governo a Roma.

VLADIMIR PUTIN E GIANLUCA SAVOINI

Come la vicenda Savoini ha dimostrato, ahimè, oggi vale più il selfie con il Presidente che il libro scritto per accreditarsi come esperti sulla Russia.

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ignazio la russa matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – LE REGIONALI SONO ANDATE A FINIRE COME NON VOLEVA, SALTELLANDO FUNICULÌ-FUNICULÀ, GIORGIA MELONI: LA "STATISTA DELLA SGARBATELLA", CHE RISCHIA DI NON TORNARE A PALAZZO CHIGI TRA DUE ANNI, ACCELERA SULLA DOPPIETTA PREMIERATO-LEGGE ELETTORALE, MA NON TUTTO FILA LISCIO A PALAZZO CHIGI: SALVINI E TAJANI SPUTERANNO SANGUE PUR DI OPPORSI ALL’INDICAZIONE DEL NOME DEL PREMIER SULLA SCHEDA ELETTORALE, CHE FINIREBBE PER CANNIBALIZZARLI - LA LEGA È CONTRARISSIMA ANCHE AL PREMIO DI MAGGIORANZA ALLA COALIZIONE (CON LA SOGLIA AL 40%, LA LEGA DIVENTEREBBE SACRIFICABILE) – ALTRA ROGNA: IGNAZIO LA RUSSA SCENDE IN CAMPO IN MODALITÀ SCASSA-MELONI: HA RINFOCOLATO LA POLEMICA SU GAROFANI E SE NE FOTTE DEI DIKTAT DELLA DUCETTA (FIDANZA SINDACO DI MILANO? NO, MEJO LUPI; PRANDINI GOVERNATORE DELLA LOMBARDIA? NO, QUELLA È ROBA MIA)

francesco de tommasi marcello viola daniela santanche ignazio leonardo apache la russa davide lacerenza pazzali

DAGOREPORT - CHE FINE HANNO FATTO LE INCHIESTE MILANESI SULLA SANTANCHE', SUL VISPO FIGLIO DI LA RUSSA, SUL BORDELLO DELLA "GINTONERIA" AFFOLLATA DI POLITICI, IMPRENDITORI E MAGISTRATI, OPPURE SULL'OSCURA VENDITA DELLA QUOTA DI MPS DA PARTE DEL GOVERNO A CALTAGIRONE E COMPAGNI? - A TALI ESPLOSIVE INDAGINI, LE CUI SENTENZE DI CONDANNA AVREBBERO AVUTO UN IMMEDIATO E DEVASTANTE RIMBALZO NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, ORA SI AGGIUNGE IL CASO DEL PM FRANCESCO DE TOMMASI, BOCCIATO DAL CONSIGLIO GIUDIZIARIO MILANESE PER “DIFETTO DEL PREREQUISITO DELL’EQUILIBRIO” NELL’INDAGINE SUL CASO DI ALESSIA PIFFERI – MA GUARDA IL CASO! DE TOMMASI È IL PM DELL’INCHIESTA SUI DOSSIERAGGI DELL’AGENZIA EQUALIZE DI ENRICO PAZZALI, DELICATISSIMA ANCHE PER I RAPPORTI DI PAZZALI CON VERTICI GDF, DIRIGENTI DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA MILANESE E 007 DI ROMA - SE IL CSM SPOSASSE IL PARERE NEGATIVO DEL CONSIGLIO GIUDIZIARIO, LA CARRIERA DEL PM SAREBBE FINITA E LE SUE INDAGINI SUGLI SPIONI FINIREBBERO NEL CESTINO - LA PROCURA DI MILANO RETTA DA MARCELLO VIOLA, CON L'ARRIVO DELL'ARMATA BRANCA-MELONI, E' DIVENTATA IL NUOVO ''PORTO DELLE NEBBIE''?

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”