schlein ruffini

L’IDEA DELL’ESATTORE ERNESTO RUFFINI COME “NUOVO PRODI” NON CONVINCE IL PD – “MISTER FISCO” E’ PRONTO A LASCIARE L’AGENZIA DELLE ENTRATE (DOVE FU NOMINATO DA RENZI) E VIENE ACCREDITATO COME POSSIBILE FEDERATORE DEL RASSEMBLEMENT CENTRISTA NEL CAMPO LARGO ANTI-MELONI – MA CI SONO DIVERSI DUBBI TRA I DEM: IN ITALIA SI VINCONO LE ELEZIONI PARLANDO DI TASSE COME “PIZZO DI STATO” E POI C’E’ IL CAMPO MINATO DEL CENTRO DOVE CALENDA BALLA DA SOLO E RENZI È “INFEDERABILE”, COME HA DETTO BEPPE SALA…

Alessandro De Angelis per la Stampa - Estratti

 

ernesto maria ruffini

Pare passato un secolo, eppure solo pochi mesi fa, a sinistra, si parlava del modello «Front national» o della «Kamala italiana» cercando fuori ciò che si voleva essere in casa. Vecchio vizio, la nevrosi esterofila, che ha accompagnato un po’ tutte le stagioni nell’ultimo trentennio: dall’Ulivo mondiale con Clinton fino a Macron, per qualcuno, Tsipras per qualcun altro, Obama per tutti, passando – e andò di gran moda – per la lezione spagnola: todos Zapatero.

 

È andata male, in Francia e Stati Uniti, ed ecco l’altro, eterno riflesso pavloviano, tutto domestico: il Papa straniero, alias il «nuovo Prodi». E nella formula c’è anche quel mood proustiano da tempo perduto, quantomeno per quella classe dirigente un po’ agé che ricorda la volta e mezzo in cui vinse col Cavaliere (la seconda non fu scintillante).

ELLY SCHLEIN A POMIGLIANO D ARCO

 

Per quelle strane curve che fa la storia, il «nuovo» di cui si parla ha anche a che fare col «vecchio» Professore, quantomeno come affinità culturale, visto che gli ha scritto una prefazione a un libro. L’altra (a un altro libro) gliel’ha scritta Sergio Mattarella.

 

Ed ecco tutta una ridda di pensieri e retropensieri su Ernesto Ruffini, figlio di Attilio – partigiano, vicesegretario della Dc, più volte ministro –, nipote di Ernesto, arcivescovo di Palermo, fratello di Paolo, prefetto del dicastero della Santa Sede. Attualmente, capo dell’Agenzia delle Entrate, dove, sceso dal palco della Leopolda, fu nominato da Renzi e lì è rimasto con i governi successivi. Polemicamente è stato già ribattezzato dai giornali di centrodestra «Mr fisco», gioco facile, ma anche bel problema per gli altri, in un paese dove si vincono le elezioni parlando di tasse come «pizzo di Stato».

ELLY SCHLEIN A POMIGLIANO D ARCO

 

 

Pare, raccontano i ben informati, che proprio per essere più libero scioglierà il rapporto a breve. E comunque c’è tutto un sottobosco, non più di primo pelo e lontano dai riflettori, che alimenta la chiacchiera, in quel mondo cosiddetto di centro, grande o piccolo che sia, alla ricerca perenne di un interprete. Bastava farsi un giro in Parlamento: il telefono di Bruno Tabacci ha ricominciato a squillare, i capannelli riuniti attorno a Dario Franceschini per capire se la cosa è seria, con annessa risposta double face: stima ma cautela su quanto sia «prematura» la discussione. Perché poi, bene la suggestione, che non è ancora una trama, ma fare un partito non è fare un convegno e di fumate nere sono pieni i conclavi del centrosinistra.

 

ernesto maria ruffini ricevimento quirinale 2 giugno 2024

La verità è che, essendo per ora appunto una suggestione, alimentata ad arte nel gioco interno, tra correnti e gelosie democristiane, c’è un irrisolto sul “che cosa federare”: se la famosa nuova Margherita - qualcuno, di recente, ha pure evocato Francesco Rutelli - con l’idea di riequilibrare al centro una coalizione spostata a sinistra oppure l’intera compagnia. E né l’una né l’altra impresa è un pranzo di gala per un professionista stimato ma privo di una forza propria (e altrui). Anatomia del federatore: la discesa in campo di Romano Prodi non fu l’effetto del suo pellegrinaggio ciclistico a Compostela, di qualche giorno prima, ma una scelta dell’allora principale partito della coalizione e di una scissione della post-Dc, nel pieno di una temperie politica.

 

MAURIZIO LEO ERNESTO MARIA RUFFINI

Qui invece c’è il capo del partito più forte che se la vuole giocare e non si sente affatto figlia di un Dio minore. Se parli con i suoi, ti dicono pure di «non stare a perdere tempo, perché al prossimo giro a palazzo Chigi o c’è Giorgia o Elly, punto». Dalla sua ha pure i numeri che azzerano la discussione interna e il racconto finora trionfalistico di chi l’ha intronata, prima di accorgersi che non era governabile in modo classico e, invece di sfidarla sulla politica, si è messo cercare altre figure più gestibili. Altra specialità della casa: prima tutti col segretario, poi i tentativi di condizionarlo, poi il dibattito sui Papi e sul riequilibrio.

 

romano prodi elly schlein

E poi c’è quel campo minato del centro, dove Calenda balla da solo e Renzi è «infederabile». Ha detto proprio così Beppe Sala, altro aspirante federatore – della parte o del tutto – che ha cominciato a muoversi anche lui: il nord, i moderati, la battaglia dell’Anci per marcare una posizione. Ed effettivamente ha ragione Sala su quanto sia ingestibile Renzi. Fosse per lui, rientrerebbe nel Pd, per questo è diventato il principale sponsor di Elly Schlein.

ELLY SCHLEIN GIUSEPPE CONTEELLY SCHLEIN A POMIGLIANO D ARCO

Ultimi Dagoreport

francesco saverio garofani sergio mattarella giorgia meloni maurizio belpietro

DAGOREPORT - MA QUALE “COMPLOTTO DEL COLLE CONTRO GIORGIA MELONI”! DIETRO ALLA DIFFUSIONE DELLE PAROLE DI FRANCESCO SAVERIO GAROFANI ALLA “VERITÀ” DI BELPIETRO C'E' UNA “GOLA PROFONDA” UN PO’ PASTICCIONA, CHE SI E' FATTA SGAMARE IN MEZZA GIORNATA - DAGOSPIA È IN GRADO DI AGGIUNGERE ALCUNI DETTAGLI SULLA CENA DI GIOVEDÌ 13 NOVEMBRE ALLA TERRAZZA BORROMINI. A TAVOLA C’ERANO SEDICI PERSONE: OLTRE ALL’ORGANIZZATORE, LUCA DI BARTOLOMEI, E A FRANCESCO GAROFANI C’ERANO MANAGER, CONSULENTI, UN AD DI UNA BANCA, DUE CRONISTI SPORTIVI E…UN GIORNALISTA CHE IN PASSATO HA LAVORATO IN UN QUOTIDIANO DI DESTRA, GIA' DIRETTO DA BELPIETRO. SARÀ UN CASO CHE LA MAIL A FIRMA “MARIO ROSSI”, DA CUI È NATO LO “SCANDALO”, SIA STATA INVIATA ANCHE AL MELONIANO "IL GIORNALE" (CHE PERO' L'HA IGNORATA) - IL CONTESTO ERA CONVIVIALE, SI PARLAVA DI CALCIO E DEL PD, MA GAROFANI NON HA MAI PRONUNCIATO LA PAROLA “SCOSSONE”, CHE INFATTI NELLA MAIL ORIGINALE NON C’È - L’AUDIO? FORSE NON ESISTE. D'ALTRONDE SE CI FOSSE, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA?

maurizio belpietro giorgia meloni la verita

DAGOREPORT - IL GIOCO DI PRESTIGIO DI MAURIZIO BELPIETRO: LO "SCOOP" SUL PRESUNTO “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È BASATO SULLE PAROLE “PROVVIDENZIALE SCOSSONE”, CHE IL CONSIGLIERE DEL COLLE, FRANCESCO SAVERIO GAROFANI, AVREBBE PRONUNCIATO ALLA CENA DOPO L’EVENTO IN RICORDO DI AGOSTINO DI BARTOLOMEI. MA NELLA MAIL ANONIMA CHE SEGNALA LA VICENDA A "LA VERITA'" QUELLE DUE PAROLE NON SONO VIRGOLETTATE: SEMBRANO ESSERE UN RAGIONAMENTO DELL’AUTORE, IL MISTERIOSO "MARIO ROSSI" – “LINKIESTA”: “PER CAPIRE COSA PENSI MELONI BISOGNA LEGGERE ‘LA VERITÀ’, ESATTAMENTE COME PER CAPIRE COSA PENSI GIUSEPPE CONTE BISOGNA LEGGERE ‘IL FATTO’. QUANTI SI BEVONO OGGI LA FAVOLA DELLA SVOLTA ATLANTISTA ED EUROPEISTA DI MELONI, FAREBBERO BENE A LEGGERE ‘LA VERITÀ’, SMACCATAMENTE FILO-PUTINIANO, NO VAX E NO EURO. LA VERITÀ DEL GOVERNO MELONI STA LÌ”

maurizio belpietro giorgia meloni francesco saverio garofani

A CIASCUNO LA SUA “VERITÀ” - L’ARTICOLO PUBBLICATO DAL QUOTIDIANO DI BELPIETRO SUL "PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” È PRATICAMENTE IDENTICO ALLA MAIL RICEVUTA DA MOLTI ALTRI QUOTIDIANI, DA UN ANONIMO CHE SI FIRMAVA "MARIO ROSSI", CHE HANNO DECISO DI IGNORARE LA VICENDA PERCHÉ NON VERIFICABILE - PERCHE' BELPIETRO HA DECISO DI DARE SPAZIO E RISALTO A UNA STORIA COSI' AMBIGUA? HA IN MANO ANCHE UN AUDIO O CI SONO ALTRE RAGIONI? DI CERTO, L'EX ALLIEVO DI VITTORIO FELTRI È UN PO' IN DIFFICOLTÀ: LE COPIE VENDUTE DAL SUO GIORNALE CALANO E "LA VERITÀ" STA DIVENTANDO POST-VERITÀ, CON LO SPAZIO CONCESSO A COMPLOTTISTI, NO VAX E PUTINIANI - FORSE CREARE UN PO’ DI CACIARA CON IL GAROFANI-GATE SERVE A RIPORTARE IL QUOTIDIANO SOTTO I RIFLETTORI - DI SICURO HA FATTO UN FAVORE A GIORGIA MELONI. DEL RESTO, FU LEI NEL 2023 A OPPORSI ALLA VENDITA DEL GIORNALE AD ANGELUCCI, E A TROVARE IN FEDERICO VECCHIONI, AD DI "BONIFICHE FERRARESI" E CARO A LOLLOBRIGIDA, IL "SALVATORE" PRONTO A RILEVARE IL 25% DELLA SOCIETA' EDITRICE BY BELPIETRO - DA ALLORA FIOCCANO INSERZIONI DELLE PARTECIPATE E PEZZI PRO-GIORGIA...

matteo salvini giorgia meloni donald trump vladimir putin sergio mattarella

DAGOREPORT - COME MAI GLI ARTICOLI DELLA “VERITÀ” SUL “PIANO DEL QUIRINALE PER FERMARE LA MELONI” ARRIVANO IL GIORNO DOPO LA RIUNIONE DEL CONSIGLIO SUPREMO DI DIFESA, DI CUI GAROFANI È SEGRETARIO, IN CUI SI È RIBADITA LA LINEA DI “PIENO SOSTEGNO ITALIANO ALL’UCRAINA”? - LA LINEA PRO-KIEV DI GIORGIA MELONI SI E' AFFIEVOLITA DA TEMPO (HA MESSO IN “PAUSA” L'ADESIONE DELL'ITALIA AL PIANO PURL PER LE ARMI USA A KIEV) E SALVINI E' IL SOLITO "FIGLIO DI PUTIN" CHE SI OPPONE A OGNI SOSTEGNO A ZELENSKY - NON SOLO: MATTARELLA, ORMAI DA ANNI, INFIOCINA I SOVRANISMI DI MEZZO MONDO, HA PIU' VOLTE CRITICATO TRUMP, PUTIN, ORBAN, NETANYAHU E AFD (GUARDA CASO TUTTI AMICI DI MELONI E SALVINI) - SE L'AUDIO DI GAROFANI ESISTE, E CERTIFICA UN "COMPLOTTO" E NON UN SEMPLICE RAGIONAMENTO POLITICO, PERCHÉ BELPIETRO NON LO PUBBLICA? IL COLLOQUIO DELL'EX DEPUTATO DEL PD È STATO CARPITO AL RISTORANTE IN UNA "CHIACCHERATA TRA AMICI". SE ESISTE L'AUDIO, CHI LO HA REGISTRATO? UN AMICO? UN PRIVATO CITTADINO CHE HA RICONOSCIUTO GAROFANI, NONOSTANTE FOSSE UN VOLTO POCO NOTO? O IL CONSIGLIERE DI MATTARELLA ERA "ATTENZIONATO"? DA CHI?

tommaso foti galeazzo bignami

CHIAGNI E FOTI – A VOLERE QUEL FENOMENO DI GALEAZZO BIGNAMI COME CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA FU TOMMASO FOTI, CHE SCELSE IL CAMERATA BOLOGNESE COME SUO SUCCESSORE. QUANDO CI FU IL PASSAGGIO DI CONSEGNE, FOTI ASSICURÒ CHE NON AVREBBE POTUTO SCEGLIERE UN SUCCESSORE MIGLIORE (PENSA COM'ERANO GLI ALTRI PRETENDENTI) - DI SICURO BIGNAMI NON È MAI STATO TROPPO ISTITUZIONALE NEGLI INTERVENTI IN AULA: SPESSO PROVOCATORIO, OGNI VOLTA CHE PARLA IRRITA L'OPPOSIZIONE. PARE CHE UNA TELEFONATA DA PALAZZO CHIGI E UN CONSIGLIO “PATERNO” BY FOTI LO AVESSERO INDOTTO A MAGGIOR EQUILIBRIO. SINO A IERI…