zaia salvini giorgetti draghi

L’OK DI SALVINI A DRAGHI E’ FRUTTO DELLA PRESSIONE DEL “PARTITO DEL PIL” NELLA LEGA, CHE FA CAPO A ZAIA, CHE SE NE SBATTE DEL SOVRANISMO MA VUOLE FATTURARE - GIOVANNI MALANCHINI, RESPONSABILE DEGLI ENTI LOCALI LOMBARDI DEL PARTITO: “LA GENTE CHE HA PERSO IL LAVORO E CHIEDE AIUTO. NON È PIÙ TEMPO DI FARE GLI SCHIZZINOSI O DI CAMPAGNE ELETTORALI. QUESTO È IL MOMENTO DI LAVORARE TUTTI INSIEME PER USCIRE DALLA CRISI”

1 - "LA MAGGIORANZA DRAGHI È IL PARTITO DEL PIL" COSÌ SALVINI HA CONVINTO I SUOI ALLA SVOLTA

Amedeo La Mattina per “la Stampa”

 

GIANCARLO GIORGETTI E MATTEO SALVINI

Uno dei "miracoli" che dovrà fare Mario Draghi è quello di far convivere l' ambientalismo dei 5 Stelle e il partito del cantiere sempre aperto interpretato dalla Lega, da Italia Viva e da una buona parte del Pd. Non sarà facile per Beppe Grillo ottenere quel ministero per la Transizione Ecologica ipotizzato nei 10 punti programmatici proposti al presidente incaricato: un super dicastero che dovrebbe fondere l'Ambiente e lo Sviluppo economico. Non sarà facile soprattutto per la visione del Green Deal che ha il fondatore di M5S. Sicuramente diversa da quella della Lega. Bisognerà vedere se coincide con quella dell'ex numero uno della Banca centrale europea.

 

GIANCARLO GIORGETTI MATTEO SALVINI 1

Matteo Salvini è convinto che Mario Draghi abbia una visione dell'Italia e di come rimettere in moto l'economia italiana che coincide con la sua. Lo ha detto sabato dopo avere incontrato l'ex presidente della Bce, lo ha ripetuto a tutti i dirigenti della Lega che lo hanno chiamato per capire le vere impressioni del capo, al di là delle dichiarazioni di rito. E tutti si sono sentiti ripetere di avere trovato Draghi molto pragmatico, attento al tema delle opere pubbliche da far partire presto, sia quelle vecchie rimaste ferme al palo e le nuove da finanziare con il Recovery Fund. «La pensa come noi: va bene l'ambientalismo ma senza ideologie», ha confidato il capo del Carroccio.

 

Giorgetti Salvini

La Lega è pronta alle larghe intese per vari motivi, ma tra gli obiettivi di fondo c'è la spinta dei una base elettorale, di un mondo economico di riferimento che vuole vedere aprire i cantieri delle infrastrutture e neutralizzare l' ideologia ambientalista dei «signor no» che ispira i 5 Stelle, la stessa che ha portato al fallimento del primo governo Conte, quello della maggioranza giallo-verde.

 

Ne sa qualcosa l' ex viceministro leghista Edoardo Rixi che per un anno ha dovuto ingaggiare un corpo a corpo quotidiano con Danilo Toninelli, allora responsabile delle Infrastrutture e i Trasporti. «Bloccava ogni iniziativa - ricorda il capo dei leghisti liguri - non nominava i commissari. Sono ancora fermi 14 miliardi di investimenti privati, nessuna iniziativa fino ad oggi sull' alta velocità, i corridoi europei, la Gronda, l'Ilva.

 

zaia salvini

Ecco - osserva Rixi - Draghi non è Conte: ha l'autorevolezza di mandare avanti tutti i nodi non risolti per crescere il Pil e creare occupazione. Per questo io sono d' accordo con Salvini che dobbiamo partecipare al governo Draghi». Rixi è convinto che anche Giorgia Meloni alla fine voterà i «provvedimenti giusti».

 

«Grillo e i grillini cercheranno di bloccare tutto, come hanno fatto nel primo Conte e nel secondo dove c' era un Pd accondiscendente». Non sarà facile per Draghi mettere d' accordo tutti, ma Salvini si è fatto due conti: c' è una maggioranza schiacciante a favore del partito del Pil, della riapertura delle attività economiche, dei cantieri aperti sparsi per tutto lo Stivale. Somma i parlamentari della Lega, quelli di Renzi, ovviamente FI e buona parte dei Democratici. «Dietro quel partito c' è un mondo economico emiliano-toscano che non vede l' ora di mettersi a lavorare», spiega Salvini ai suoi.

MATTEO SALVINI E EDOARDO RIXI

 

2 - "NON È TEMPO DI FARE GLI SCHIZZINOSI" E LA BASE SUPERA I MAL DI PANCIA

Paolo Colonnello per “la Stampa”

 

Per capire perché la base della Lega, nonostante qualche mal di pancia e nonostante tutto, alla fine non si metterà di traverso alla scelta di Matteo Salvini di appoggiare il governo Draghi, basta andare nelle anticamere dei sindaci del Nord. «E vedere - come spiega Giovanni Malanchini, ex sindaco di Spirano (Bergamo) e attuale responsabile degli enti locali lombardi del partito, 228 sindaci sul territorio - la gente che ha perso il lavoro e chiede aiuto. Allora si capisce che non è più tempo di fare gli schizzinosi o di campagne elettorali. Questo è il momento di lavorare tutti insieme per uscire dalla crisi».

 

salvini giorgetti

E le liti col Pd? E le incomprensioni con i 5Stelle? E la alleanza con la Meloni? La crisi morde le caviglie a tutti, ma tra il pragmatismo della Lega lombarda e le rivendicazioni autonomiste della "Liga" veneta, le differenze sono palpabili. «Loro, i lombardi, hanno meno problemi con queste cose...», dice Claudio Silvestrin, partita Iva e segretario di sezione di Oderzo, Treviso. Il quale, tossisce a lungo prima di rispondere: «Mi scusi, sono i postumi del Covid ma anche l' argomento, insomma».

 

«Se devo essere sincero, è una decisione che mi sorprende questa di Salvini: abbiamo sempre dichiarato che eravamo contro l'euro e adesso andiamo a governare con il padre dell' euro? Diventa difficile da giustificare, soprattutto alla base Se poi andiamo a vedere le dichiarazioni di Borghi, mi cascano le braccia: prima Draghi era l' uomo nero dell' euro, ora dovrebbe essere il nostro allenatore Per me la via principale era andare al voto».

 

zaia salvini

Il segretario Silvestrin la vede dura: «Su Salvini bisogna stendere un velo pietoso, che poi non è tanto lui quanto Giorgetti. Non so come ne usciremo, ti voglio vedere governare col Pd e venire a parlare di assistenzialismo ai veneti. Oppure coi 5Stelle: il governo con loro è stato un abominio. Per non parlare delle autonomia, che solo noi siamo rimasti a volere».

 

Non tutti ovviamente sono così duri e puri come Silvestrini. Il segretario della lega di Ormelle, sempre in provincia di Treviso è, per esempio, possibilista con riserva: «Io direi di aspettare martedì e vediamo cosa esce davvero da questo governo». Perché fidarsi e bene ma poi si sa a Roma le cose come vanno

 

«Spero che si mettano in chiaro nomi e principi, che ci siano dei paletti sul recovery, che questo Draghi sia un po' diverso da Monti e che i ministri non siano tutti "i loro". » Dove per "loro, s' intende il Pd, il partito con cui bisognerà digerire il governo. «Ma cosa ci possiamo fare, fijoi! Io per me rimarrei fuori e andrei a votare».

 

salvini giorgetti

C' è sempre qualcuno più puro degli altri. Ma anche più pratico, come Guido Dussin, sindaco di San Vendemiano (Treviso) un comune che, come si capisce dal nome, è leader nella produzione del prosecco docg «Ma è anche un distretto industriale dell' acciaio. E qui pensiamo che Draghi presidente del Consiglio sia una buona idea, penso che la virata fatta fare da Giorgetti sia una cosa giusta. È un momento storico e va interpretato così. Siamo tutti in difficoltà e piuttosto che rimanere in queste condizioni, vanno abbattuti gli steccati e messe in sicurezza le realtà produttive».

 

giovanni toti marco bucci edoardo rixi matteo salvini

Entusiasta, a conferma però delle differenze tra Lombardia e Veneto, è Matteo Bianchi, ex sindaco di Morazzone (Varese) parlamentare e segretario provinciale della Lega. «Questa è una svolta che condivido. Abbiamo colto l' occasione per mostrare il nostro senso di responsabilità verso il Paese. Ora dobbiamo sederci a tavolino e cercare le cose che ci accomunano non quelle che ci dividono». Per esempio? «La necessità di far ripartire il mondo del lavoro. Dopodiché, continueranno a dividerci i temi e i valori di natura ideologica ma prima di arrivare a quello bisogna sistemare l' essenziale».

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni regionali de luca zaia salvini conte stefani decaro fico

DAGOREPORT: COME SI CAMBIA IN 5 ANNI - PER CAPIRE COME SIA ANDATA DAVVERO, OCCORRE ANALIZZARE I VOTI ASSOLUTI RIMEDIATI DAI PRINCIPALI PARTITI, RISPETTO ALLE REGIONALI DEL 2022 - LA LEGA HA BRUCIATO IL 52% DEI VOTI IN VENETO. NEL 2020 LISTA ZAIA E CARROCCIO AVEVANO OTTENUTO 1,2 MILIONI DI PREFERENZE, QUESTA VOLTA SOLO 607MILA. CONSIDERANDO LE TRE LE REGIONI AL VOTO, SALVINI HA PERSO 732MILA VOTI, IL 47% - TONFO ANCHE PER I 5STELLE: NEL TOTALE DELLE TRE REGIONI HANNO VISTO SFUMARE IL 34% DELLE PREFERENZE OTTENUTE 5 ANNI FA – IL PD TIENE (+8%), FORZA ITALIA IN FORTE CRESCITA (+28,3%), FDI FA BOOM (MA LA TENDENZA IN ASCESA SI È STOPPATA) – I DATI PUBBLICATI DA LUIGI MARATTIN....

luca zaia matteo salvini alberto stefani

DAGOREPORT – DOPO LA VITTORIA DEL CENTRODESTRA IN VENETO, SALVINI NON CITA QUASI MAI LUCA ZAIA NEL SUO DISCORSO - IL “DOGE” SFERZA VANNACCI (“IL GENERALE? IO HO FATTO L'OBIETTORE DI COSCIENZA”) E PROMETTE VENDETTA: “DA OGGI SONO RICANDIDABILE” – I RAS LEGHISTI IN LOMBARDIA S’AGITANO PER L’ACCORDO CON FRATELLI D’ITALIA PER CANDIDARE UN MELONIANO AL PIRELLONE NEL 2028 - RICICCIA CON PREPOTENZA LA “SCISSIONE” SUL MODELLO TEDESCO CDU-CSU: UN PARTITO “DEL TERRITORIO”, PRAGMATICO E MODERATO, E UNO NAZIONALE, ESTREMISTA E VANNACCIZZATO…

luca zaia roberto vannacci matteo salvini

NON HA VINTO SALVINI, HA STRAVINTO ZAIA – IL 36,38% DELLA LEGA IN VENETO È STATO TRAINATO DA OLTRE 200 MILA PREFERENZE PER IL “DOGE”. MA IL CARROCCIO DA SOLO NON AVREBBE COMUNQUE VINTO, COME INVECE CINQUE ANNI FA: ALLE PRECEDENTI REGIONALI LA LISTA ZAIA PRESE DA SOLA IL 44,57% E IL CARROCCIO IL 16,9% - SE SALVINI PIANGE, MELONI NON RIDE: NON È RIUSCITA A PRENDERE PIÙ VOTI DELLA LEGA IN VENETO E IN CAMPANIA È TALLONATA DA FORZA ITALIA (11,93-10,72%). PER SALVINI E TAJANI SARÀ DIFFICILE CONTRASTARE LA RIFORMA ELETTORALE - PER I RIFORMISTI DEL PD SARÀ DURA DARE UN CALCIO A ELLY SCHLEIN, AZZERATE LE AMBIZIONI DI GIUSEPPE CONTE COME CANDIDATO PREMIER - "LA STAMPA": "IL VOTO È LA RIVINCITA DELLA ‘LEGA NORD’ SU QUELLA SOVRANISTA E VANNACCIANA: LA SFIDA IDEOLOGICA DA DESTRA A MELONI NON FUNZIONA. IL PARTITO DEL NORD COSTRINGERÀ SALVINI AD ESSERE MENO ARRENDEVOLE SUI TAVOLI DELLE CANDIDATURE. SUL RESTO È LECITO AVERE DUBBI…”

xi jinping vladimir putin donald trump

DAGOREPORT – L'INSOSTENIBILE PIANO DI PACE DI TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA UMILIANTE RESA DELL'UCRAINA, HA L'OBIETTIVO DI  STRAPPARE LA RUSSIA DALL’ABBRACCIO ALLA CINA, NEMICO NUMERO UNO DEGLI USA - CIÒ CHE IL TYCOON NON RIESCE A CAPIRE È CHE PUTIN LO STA PRENDENDO PER IL CULO: "MAD VLAD" NON PUÒ NÉ VUOLE SFANCULARE XI JINPING - L’ALLEANZA MOSCA-PECHINO, INSIEME AI PAESI DEL BRICS E ALL'IRAN, È ANCHE “IDEOLOGICA”: COSTRUIRE UN NUOVO ORDINE MONDIALE ANTI-OCCIDENTE – IL CAMALEONTISMO MELONI SI INCRINA OGNI GIORNO DI PIÙ: MENTRE IL VICE-PREMIER SALVINI ACCUSA GLI UCRAINI DI ANDARE “A MIGNOTTE” COI NOSTRI SOLDI, LA MELONI, DAL PIENO SOSTEGNO A KIEV, ORA NEGA CHE IL PIANO DI TRUMP ACCOLGA PRATICAMENTE SOLO LE RICHIESTE RUSSE ("IL TEMA NON È LAVORARE SULLA CONTROPROPOSTA EUROPEA, HA SENSO LAVORARE SU QUELLA AMERICANA: CI SONO MOLTI PUNTI CHE RITENGO CONDIVISIBILI...")

donald trump volodymyr zelensky vladimir putin servizi segreti gru fsb cia

DAGOREPORT - L’OSCENO PIANO DI PACE SCODELLATO DA TRUMP, CHE EQUIVALE A UNA CAPITOLAZIONE DELL’UCRAINA, ANDAVA CUCINATO BENE PER FARLO INGOIARE A ZELENSKY - E, GUARDA LA COINCIDENZA!, ALLA VIGILIA DELL’ANNUNCIO DEL PIANO TRUMPIANO SONO ESPLOSI GLI SCANDALI DI CORRUZIONE A KIEV, CHE VEDONO SEDUTO SU UN CESSO D’ORO TIMUR MINDICH, L’EX SOCIO DI ZELENSKY CHE LO LANCIÒ COME COMICO - PER OTTENERE ZELENSKY DIMEZZATO BASTAVA POCO: È STATO SUFFICIENTE APRIRE UN CASSETTO E DARE ALLA STAMPA IL GRAN LAVORIO DEI SERVIZI SEGRETI CHE “ATTENZIONANO” LE TRANSIZIONI DI DENARO CHE DA USA E EUROPA VENGONO DEPOSITATI AL GOVERNO DI KIEV PER FRONTEGGIARE LA GUERRA IN CORSO…