SALVINI HA UN GRANDE NEMICO: GIANNI LETTA - SA CHE “L’EMINENZA AZZURRINA” È IL REGISTA DI UN PIANO POLITICO CHE PUNTA A SFANCULARE I SOVRANISTI E AD AVVICINARE IL CAV AL GOVERNO - NON SOLO: SA CHE LETTA DISCUTE SUI FUTURI VERTICI DELL'ARMA CON IL MINISTRO DELLA DIFESA, CI SONO I SUOI BIGLIETTINI SUI TAVOLI DOVE SI DECIDE UNA NOMINA, LO RITIENE IL CREATORE DI GRUPPI “RESPONSABILI” - UN TERRORE FINALE LO ASSILLA: “NON È CHE GIANNI LETTA STA PUNTANDO AL QUIRINALE?”

-

Condividi questo articolo


Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

matteo salvini silvio berlusconi matteo salvini silvio berlusconi

È quando vede il volto di Gianni Letta sovrapporsi a quello di Berlusconi che Salvini perde i lumi. È accaduto anche stavolta al leader della Lega di scambiare il Cavaliere con il «mio nemico». Perché ai suoi occhi Letta è l'interprete di un disegno politico ostile, che vive come una minaccia. E l'ex sottosegretario alla Presidenza non fa nulla per smentire questa tesi: insiste con Berlusconi affinché abbracci il proporzionale così da affrancare Forza Italia, posizionarla al centro dei giochi, trasformarla nell'ago della bilancia dei nuovi equilibri e far saltare i disegni di governo al capo dei sovranisti.

 

letta berlusconi letta berlusconi

D'altronde quelli di Letta e Salvini sono mondi inconciliabili: il primo raramente incrocia il secondo, e di certo parla più con Conte, Zingaretti e Di Maio di quanto non faccia con il segretario del Carroccio. Salvini vede impronte del «mio nemico» dappertutto. A parte i colloqui riservati al Colle, scopre che Letta discute sui futuri vertici dell'Arma con il ministro della Difesa, viene a sapere sempre dei suoi bigliettini sui tavoli dove si decide una nomina, lo ritiene il regista di certe manovre parlamentari per la nascita di gruppi «responsabili», lo considera l'artefice delle interviste da «padre della Patria» di Berlusconi a cui «guarda caso il giorno dopo risponde Bettini».

 

salvini berlusconi salvini berlusconi

Ecco cosa intendeva quando ha gridato agli «inciuci». Cosa che stava per fare all'ultimo vertice di centro-destra, prendendo a pretesto la storia del doppio relatore per la Finanziaria: «Silvio, questa cosa non mi sta bene. E poi scusa, prima ti irrigidisci con il governo e mi dici che non hai risposto al telefono a Conte, e poi ti metti a fare il dialogante?».

 

È che a «Silvio» piace la ritrovata centralità politica, questo corteggiamento dei vecchi nemici che ora lo trattano da statista. Persino Bersani aspetta di capire «cosa farà in futuro, perché è del Ppe e non c'entra nulla coi sovranisti. Certo poi bisogna impostare il dialogo con cautela, perché il modo in cui è stato scritto l'emendamento su Mediaset è un po' naif...».

gianni letta e berlusconi gianni letta e berlusconi

 

Dietro quella norma Salvini ha rivisto la sagoma di Letta, e siccome da Arcore nessuno lo aveva informato per tempo l'ha considerata la prova del tradimento. «Ma non l'hanno fatta per noi», ha provato a giustificarsi Berlusconi. Che gli ha detto la verità solo quando ha scagionato «Gianni», contrario in effetti alla soluzione sostenuta dall'azienda, perché a suo dire «provoca scalpore e rimanda il problema solo di sei mesi». Il fatto è che Salvini addebita a Letta ogni complotto, e in ogni caso l'altro giorno era intenzionato a dare un segnale al Cavaliere «perché i miei non li tengo più».

 

berlusconi salvini berlusconi salvini

Perciò ha attaccato senza calcolare la proporzionalità del gesto e il fatto che - spaccando plasticamente la coalizione - forniva il destro alle teorie di Letta e al gioco del Pd. Raccontano che Berlusconi abbia accolto la notizia con un moto di fastidio e insieme di compiacimento: «Davvero vuole colpire Mediaset? Ma se lui vive nelle mie tivvù».

 

Il giorno dopo però ha accondisceso a trovare una mediazione, perché solo il Colle varrebbe forse l'unità del centrodestra. E non è nemmeno detto, siccome al Cavaliere - impegnato a contare i voti necessari per il più alto incarico - Salvini aveva già dato garanzie. Tranne poi cadere di nuovo vittima del raptus: «Non è che al Quirinale sta puntando Gianni Letta?».

 

LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI GIANNI LETTA LA CONDANNA DI BERLUSCONI PELLEGRINAGGIO A PALAZZO GRAZIOLI GIANNI LETTA

Questa sovrapposizione di volti è un'ossessione, che forse gli allevia i pensieri di partito. E lì le divergenze con Giorgetti non sono un gioco delle parti, viste le obiezioni confidate dall'ex sottosegretario alla Presidenza a un compagno di partito: «Matteo è stato formidabile nel far crescere la Lega. Ma vorrei ricordare che la Lega governava quando aveva il 4%».

 

Un modo per dire che non bastano i consensi, servono anche interlocutori e una linea credibile. Specie in politica economica. «Perché il debito pubblico - ha detto Giorgetti alla presentazione del libro di Giacalone Addio Mascherine - non ci rende sovrani. Di questo passo la legge di Bilancio non verrà più scritta dal governo ma la decideranno magari un olandese, un lettone o un tedesco. Buona parte della classe politica non l'ha capito». Compresi gli economisti in voga nella Lega...

confalonieri berlusconi letta confalonieri berlusconi letta

            

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

MADONNA? EVITA-LA! – QUELLA VOLTA CHE MADONNA VENNE A ROMA PER LA PRIMA DI “EVITA’’ E SI INCAZZÒ FACENDO ASPETTARE IL PUBBLICO PER UN’ORA E MEZZO - IL PATTO ERA CHE SUA FIGLIA, LOURDES, VENISSE BATTEZZATA NEGLI STESSI GIORNI DAL PAPA ALLA PRESENZA DEL PADRE, CHE SI CHIAMAVA JESUS - IL PRODUTTORE VITTORIO CECCHI GORI CONOSCEVA UN CARDINALE: “PRONTO, AVREI MADONNA, L’ATTRICE, CHE VORREBBE BATTEZZARE LA FIGLIA, LOURDES, COL PADRE, JESUS… E SE FOSSE DISPONIBILE IL PAPA…” – VIDEO

DAGOREPORT - CON AMADEUS, DISCOVERY RISCHIA: NON È UN PERSONAGGIO-FORMAT ALLA STREGUA DI CROZZA E FAZIO. È SOLO UN BRAVISSIMO CONDUTTORE MA SENZA UN FORMAT FORTE CHE L’ACCOMPAGNI, SARÀ DURISSIMA FAR DIGITARE IL TASTO 9. NELLA TV DI OGGI I PRODUTTORI DI CONTENUTI VENDONO CHIAVI IN MANO IL PACCHETTO FORMAT+CONDUTTORE ALLE EMITTENTI - ALLA CRESCITA DI DISCOVERY ITALIA, NEL 2025 SEGUIRA' ''MAX'', LA PIATTAFORMA STREAMING DI WARNER BROS-HBO CHE PORTERÀ A UNA RIVOLUZIONE DEL MERCATO, A PARTIRE DALLA TORTA PUBBLICITARIA. E LE RIPERCUSSIONI RIMBALZERANNO SUI DIVIDENDI DI MEDIASET E LA7 - A DIFFERENZA DI RAI E IN PARTE DI MEDIASET, DISCOVERY HA UNA STRUTTURA SNELLA, SENZA STUDI DI REGISTRAZIONE, SENZA OBBLIGHI DI ASSUNZIONI CLIENTELARI NÉ DI FAR TALK POLITICI - LIBERI DI FARE UN CANALE5 PIÙ GIOVANE E UN’ITALIA1 PIÙ MODERNA, IL PROSSIMO 9 GIUGNO DOVRANNO DECIDERE SE FARE O MENO UNO SPAZIO INFORMATIVO. NEL CASO IN CUI PREVARRA' IL SÌ, SARÀ UN TG MOLTO LEGGERO, UNA SORTA DI ANSA ILLUSTRATA (E QUI RICICCIA L'OPZIONE ENRICO MENTANA)    

DAGOREPORT L’INTELLIGENCE DI USA E IRAN HANNO UN PROBLEMA: NETANYAHU - L'OPERAZIONE “TERRORISTICA” CON CUI IL MOSSAD HA ELIMINATO IL GENERALE DELLE GUARDIE RIVOLUZIONARIE IRANIANE NELL'AMBASCIATA IRANIANA A DAMASCO E LA SUCCESSIVA TENSIONE CON TEHERAN NON È SPUNTATA PER CASO: È SERVITA AL PREMIER ISRAELIANO A "OSCURARE" TEMPORANEAMENTE LA MATTANZA NELLA STRISCIA DI GAZA, CHE TANTO HA DANNEGGIATO L'IMMAGINE DI ISRAELE IN MEZZO MONDO - NETANYAHU HA UN FUTURO POLITICO (ED EVITA LA GALERA) SOLO FINCHÉ LA GUERRA E LO STATO D'ALLARME PROSEGUONO...

DAGOREPORT – BIDEN HA DATO ORDINE ALL'INTELLIGENCE DELLA CIA CHE LA GUERRA IN UCRAINA DEVE FINIRE ENTRO AGOSTO, DI SICURO PRIMA DEL 5 NOVEMBRE, DATA DEL VOTO PRESIDENZIALE AMERICANO - LO SCENARIO E' QUESTO: L’ARMATA RUSSA AVANZERÀ ULTERIORMENTE IN TERRITORIO UCRAINO, IL CONGRESSO USA APPROVERÀ GLI AIUTI MILITARI A KIEV, QUINDI PUTIN IMPORRÀ DI FARE UN PASSO INDIETRO. APPARECCHIATA LA TREGUA, FUORI ZELENSKY CON NUOVE ELEZIONI (PUTIN NON LO VUOLE AL TAVOLO DELLA PACE), RESTERA' DA SCIOGLIERE IL NODO DELL'UCRAINA NELLA NATO, INACCETTABILE PER MOSCA – NON SOLO 55 MILA MORTI E CRISI ECONOMICA: PUTIN VUOLE CHIUDERE PRESTO IL CONFLITTO, PER NON DIVENTARE UN VASSALLO DI XI JINPING...